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II Principio della Termodinamica ed Entropia 2

Abbiamo visto che il Primo Principio della Termodinamica estende ai processi termodinamici il principio generale della conservazione dell’energia. Rivediamo allora i passi che ci hanno portato alla formulazione del Primo Principio. Siamo partiti dalla constatazione che il lavoro scambiato da un sistema termodinamico con l’ambiente esterno non dipende solo dallo stato inziale e finale del sistema, ma dipende anche dal percorso seguito dal sistema per passare dallo stato iniziale allo stato finale. 3

4 Abbiamo visto che in effetti ci sono differenti processi attraverso i quali un sistema può passare dallo stato iniziale i allo stato iniziale f. Per esempio, con riferimento alla seguente figura: In un caso la pressione è stata mantenuta costante da i ad a, e poi il volume è stato mantenuto costante da a fino a f. In questo caso il lavoro fatto dal gas è eguale a tutta l’area sotto la linea i-a. Un altro processo potrebbe essere quello che si articola lungo la linea i-b-f. In questo caso il lavoro fatto dal gas è quello individuato dall’area sotto la linea b-f. E i due lavori sono differenti sebbene gli stati iniziale e finale siano uguali.

5 Quindi abbiamo concluso che: il lavoro compiuto da questo sistema dipende non soltanto dagli stati iniziali e finali, ma anche dagli stati intermedi, e cioè dal particolare percorso seguito. Abbiamo anche visto che si perviene alla stessa conclusione se si calcola il calore scambiato durante il processo: Sia T i la temperatura corrispondente allo stato i e T f la temperatura corrispondente allo stato f. Lo scambio di calore avviene a secondo di come il sistema si evolve: si può per esempio scaldare il sistema a pressione costante p i, finché non si raggiunge la temperatura T f, e quindi cambiare la pressione mantenendo la temperatura costante. oppure si può abbassare la pressione fino a raggiungere il valore p f e quindi riscaldare il sistema a pressione costante fino a quando non si raggiunge la temperatura T f

6 Abbiamo visto che questi differenti processi corrispondono a differenti percorsi nello spazio dei parametri termodinamici del sistema: Come per il lavoro, il calore perso o guadagnato dal sistema dipende non soltanto dagli stati iniziali e finali, ma anche dagli stati intermedi, e cioè dal particolare percorso seguito.

7 Quindi : Tanto il calore che il lavoro scambiati da un sistema termodinamico con l’ambiente esterno, dipendono dal cammino percorso e pertanto nessuno dei due può soddisfare da solo ad una legge di conservazione.

8 abbiamo supposto il caso in cui un sistema passa da uno stato iniziale i ad uno stato finale f in un modo ben definito, cosicché il calore scambiato sia Q e il lavoro scambiato sia L. Quindi adottando unità di misura termiche oppure meccaniche per l’energia, abbiamo stabilito di calcolare la differenza: Q − L Abbiamo quindi fatto compiere al sistema una trasformazione dalla stato i allo stato f in modi differenti. Si osserva che: Q − L = costante Cioè, sebbene in ogni percorso sia Q che L possano essere differenti, la quantità Q−L è sempre la stessa, cioè dipende solo dallo stato iniziale e finale ! Per investigare ulteriormente questa problematica:

9 A questo punto, forti dell’esperienza acquisita in meccanica riguardo alla formulazione delle leggi di conservazione, abbiamo considerato con particolare attenzione la circostanza di avere scoperto un grandezza il cui valore dipende solo dallo stato iniziale e finale del sistema. Come ricordiamo dalla meccanica, quando un corpo si muove da uno stato iniziale ad uno stato finale nel campo gravitazionale, il lavoro fatto dipende solo dalla posizione iniziale e finale e non dal percorso seguito. Da questo avevamo dedotto l’esistenza di una funzione delle coordinate spaziali, tale che la differenza fra il suo valore iniziale e il suo valore finale eguaglia il lavoro fatto nel corrispondente spostamento. Avevamo definito questa funzione energia potenziale. In termodinamica si osserva che quando un sistema compie una trasformazione da uno stato i ad uno stato f esiste una quantità Q−L che dipende solo dalle coordinate iniziali e finali dei due stati. Ne deduciamo quindi che esiste una funzione delle coordinate termodinamiche del sistema il cui valore finale meno quello inziale eguaglia la quantità Q−L relativa al processo. Questa funzione viene denominata energia interna del sistema.

10 Ora, poiché Q rappresenta l’energia fornita al sistema durante il trasferimento di calore, mentre L è l’energia fornita dal sistema nel compiere lavoro, Q−L rappresenta il cambiamento di energia interna del sistema. Abbiamo indicato pertanto con U l’energia interna del sistema, e abbiamo scritto: U f − U i = Q−L E abbiamo stabilito che questa formulazione, o anche la seguente : Q = ( U f − U i ) + L costituisce il Primo Principio della Termodinamica. Cioè: la variazione di energia interna di un sistema durante una trasformazione eguaglia la quantità di energia che il sistema riceve/scambia con l’ambiente esterno

11 Il primo principio stabilisce una regola generale per tutti i processi che avvengono in Natura, tuttavia non ci dice se un dato particolare processo può verificarsi. Come abbiamo preannunciato, questo aspetto sarà contemplato dal Secondo Principio della Termodinamica.

Fermo restando quindi che il Primo Principio della Termodinamica estende ai processi termodinamici il principio generale della conservazione dell’energia, si riscontra che questo non è sufficiente per stabilire se alcuni processi possono di fatto avvenire in natura. Questo in quanto ci sono processi che di fatto non sono attuabili, pur conservandosi l’energia, e quindi pur rispettando il I Principio. Per esempio, quando un corpo caldo ed uno freddo vengono messi a contatto, è impossibile che quello caldo si scaldi sempre più e quello freddo si raffreddi sempre più. Eppure, questo non violerebbe il I Principio. Analogamente, il I Principio non pone limite alla quantità di calore che può essere convertita in lavoro, eppure sappiamo dall’esperienza che dei limiti evidentemente ci sono e questo in sostanza rappresenta il cuore del problema energetico globale. 12

Abbiamo già fronteggiato in meccanica il caso in cui il semplice rispetto di una data legge di conservazione non consente di prevedere se un certo processo possa effettivamente verificarsi. Per esempio, abbiamo visto che in base alla sola conservazione della quantità di moto non siamo in grado di prevedere se un processo del genere possa avere effettivamente luogo in natura: Una biglia molto pesante ( m 1 ) in moto a velocità v colpisce in modo elastico una biglia ferma di massa molto piccola ( m 2 ): Abbiamo visto che se m 1 >> m 2 l’esito dell’esperimento non è questo: la biglia pesante NON si ferma, anche nel rispetto della semplice conservazione della quantità di moto. E anzi, in base alla semplice conservazione della quantità di moto, non siamo in grado di prevedere l’esito dell’esperimento, ma lo possiamo fare applicando anche un’altra legge: la conservazione dell’energia cinetica 13

Questo ci dice che evidentemente, in termodinamica, il rispetto del I Principio non é sufficiente per prevedere l’esito di alcuni processi o per stabilire se alcuni processi che possiamo immaginare possano avere effettivamente luogo. Serve qualche altra Legge ! 14

Processi reversibili e processi irreversibili Consideriamo un sistema in equilibrio termodinamico. Abbiamo già stabilito che uno stato termodinamico si definisce di equilibrio se rimane inalterato (cioè non cambiano le sue proprietà macroscopiche) e di conseguenza non cambiano le condizioni esterne. Quindi: a)Il sistema è in uno stato di equilibrio meccanico: non esistono forze esterne che agiscono sul sistema, ne esistono forze interne che non siano equilibrate. b)Il sistema è in equilibrio termico: tutte le parti sono alla stessa temperatura e questa temperatura è la stessa dell’ambiente circostante. c) Il sistema è in equilibrio chimico, cioè non tende a cambiare la sua struttura interna. Per cercare questa nuova Legge, ricordiamo che abbiamo già introdotto il concetto di «processo reversibile». Adesso andiamo oltre: 15

Supponiamo di cambiare lo stato di un sistema. Un cambiamento di stato implica per definizione alcune deviazioni dall’equilibrio termodinamico. Per esempio, supponiamo di cambiare la stato di un sistema da uno stato A caratterizzato da un certo volume, ad uno stato B caratterizzato da un volume pari alla metà. Supponiamo di provocare questo cambiamento di stato molto rapidamente, per esempio muovendo repentinamente un pistone. Operando in questo modo, il sistema non sarà in equilibrio termodinamico: a)Vi sarà un moto relativo delle varie parti a causa della presenza di una forza non equilibrata b)Potrebbero generarsi differenze di temperatura in quanto la compressione nelle varie parti potrebbe influenzare diversamente il riscaldamento c)Potrebbero esserci cambiamenti chimici o cambiamenti di fase, per esempio condensazione Poi il sistema, abbandonato a se stesso tornerebbe lentamente verso uno stato di equilibrio 16

Durante una trasformazione del genere l’equilibrio termodinamico non esiste. Può succedere quindi che sistemi in equilibrio si evolvano attraverso stati di non equilibrio e poi tornino ad un nuovo stato di equilibrio. Lo studio dettagliato degli stadi successivi di questi processi è molto complesso. La termodinamica invece consente di affrontare lo studio di quei processi in cui il sistema passa idealmente e lentamente attraverso stati successivi di equilibrio. Questi processi, come abbiamo già visto, sono denominati processi reversibili. In un processo reversibile, lo stato di un sistema cambia mediante una successione continua di stati di equilibrio. 17

Supponiamo di volere ridurre a metà il volume del gas in un cilindro, con una successione di cambiamenti infinitesimi, per esempio come di seguito: Supponiamo di aumentare la forza che agisce sul pistone di una quantità infinitesima dF. Questo ridurrà il volume del sistema di una quantità infinitesima dV. Il sistema si sposterà dall’equilibrio di quantità infinitesime e in un intervallo di tempo relativamente piccolo tornerà in equilibrio. A questo punto aumenteremo nuovamente la forza sul pistone di una quantità infinitesima dF e così via. Con successive operazioni di questo tipo porteremo il sistema verso il nuovo stato desiderato, senza che durante il processo il sistema si trovi mai in uno stato che differisce in modo apprezzabile da uno stato di equilibrio. 18

Possiamo quindi immaginare un processo ideale in cui il sistema passa lentamente attraverso stati successivi di equilibrio. Questo è un processo reversibile Un processo reversibile può essere approssimato cambiando le condizione esterne del sistema molto lentamente. 19