Il dopoguerra italiano (pag. 107-112)
Il primo dopoguerra in Italia Italia e la fine della guerra: grandi manifestazioni di gioia (concordia nazionale e grandi speranze) Il limite all’entusiasmo: dopoguerra simile a quello dei perdenti Fragilità istituzioni liberali Frattura masse popolari e Stato Il ripresentarsi dei vecchi problemi irrisolti: (ritardo industriale, arretratezza agricoltura, ecc.) la crisi di sistema e l’istaurazione di una dittatura I gravi problemi del dopoguerra: (devastazioni, crisi economica, disoccupazione, miseria, inflazione, debito pubblico) Numero vittime: 650.000 caduti, 450.000 invalidi La sproporzione tra i costi e i guadagni dell’impresa Ammodernamento e sviluppo industriale per siderurgia, meccanica e chimica Il fantasma di una vittoria mutilata Scioperi delle sinistre e manifestazioni delle destre Sfiducia nel Parlamento e nel governo
Italia sconvolta da due rivoluzioni: crisi dello stato liberale e 1919 – 1920 Italia sconvolta da due rivoluzioni: crisi dello stato liberale e condizioni per avvento fascismo L’impresa di Fiume : rivoluzione di destra scatenata dal mito della vittoria mutilata Il biennio rosso: rivoluzione di sinistra scatenata da malcontento operai e contadini (lotte sindacali - CGL e CIL- e sociali). Occupazione terre incolte e tumulti popolari contro il carovita. Tolleranza governo Nitti (liberale-riformista): 8 ore lavorative giornaliere x 6 gg., l’imponibile di manodopera, redistribuzione delle terre Il disagio del ceto medio: insoddisfazioni economiche e risentimenti personali, la difficoltà a reinserirsi nella vita sociale e civile
La vittoria mutilata I nazionalisti parlarono per questo di vittoria mutilata. Il governo liberale italiano fu accusato di eccessiva debolezza per aver firmato il trattato di pace. La questione era complicata ancora di più dalle rivendicazioni italiane della città di Fiume: la città era popolata da Italiani, eppure era destinata a diventare una città jugoslava. Il trattato di pace di Versailles (maggio 1919) concedeva all’Italia: Trentino, Alto Adige, Venezia Giulia, Istria. Non le era riconosciuta, come invece prevedeva il Patto di Londra (1915), gran parte della Dalmazia, in quanto popolata da slavi.
contro lo Stato liberale, ritenuto debole e inadeguato. D’Annunzio, eroe della grande guerra, non accettò la firma del trattato di Versailles e occupò militarmente Fiume nel settembre 1919. Tutta la comunità internazionale condannò il gesto. Giolitti, tornato al potere (estate 1920), firmò il Trattato di Rapallo (1920): alla Jugoslavia la Dalmazia, all’Italia Zara, Fiume ‘Stato indipendente’. Ordinò poi all’esercito di assediare Fiume per scacciare il governo rivoluzionario di D’Annunzio Rivoluzione di destra (di tipo nazionalista) condotta contro lo Stato liberale, ritenuto debole e inadeguato. Il suo esempio sarà seguito da Mussolini con la marcia su Roma del 1922
Voti lavoratori italiani contesi da due grandi partiti: PARTITO POPOLARE fondato da Don Luigi Sturzo nel 1919 sviluppo solidarietà sociale difesa della piccola proprietà contadina PARTITO SOCIALISTA fondato da Turati e Bissolati nel 1892 basato sull’ideologia marxista Nel 1919 vince le ELEZIONI col 32% dei VOTI Ala RIFORMISTA con TURATI Ala RIVOLUZIONARIA 1921 a Livorno, nasce il PARTITO COMUNISTA D’ITALIA grazie a un gruppo di dirigenti tra cui Gramsci, Bordiga e Togliatti Partito Socialista unitario di cui diventerà SEGRETARIO l’On. MATTEOTTI
Ppi, 1° partito di ispirazione cattolica (con l’assenso di Benedetto XV) Le origini della dottrina sociale cattolica: la Rerum Novarum (1891) Elezioni 1919: boom per i cattolici, oltre il 20% (100 seggi) Prime con sistema proporzionale: vantaggi rispetto l’uninominale Vittoria al Partito Socialista: prima forza politica con il 32,4% Prima entrata in scena rappresentanza socio-politica delle masse Fallimento potenziale democratico elezioni per conflitti interni partiti Radicalizzazione posizioni Partito Socialista: la linnea massimalista (violenza di classe e dittatura del proletariato) Minoranza dei riformisti nonostante il controllo di CGL e cooperative 1920: aggravamento situazione sociale, avvicendamento Nitti-Giolitti La percezione della necessità di una decisa intransigenza Occupazione fabbriche: il rifiuto degli industriali alle richieste FIOM Le serrate e l’occupazione di 300 stabilimenti da oltre 500.000 operai L’istituzione dei consigli di fabbrica Conclusione lotta con accordo imprenditori-sindacato mediato dal governo Il vagheggiamento di una soluzione reazionaria