Missionarietà della famiglia

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Missionarietà della famiglia Percorso di animazione missionaria parrocchiale Diocesi di Bergamo Anno Pastorale 2011-2012 Impegno missionario nelle terre esistenziali

COSA INTEDIAMO PER “MISSIONE”? LA “MISSIONE” APPARTIENE ALLA FAMIGLIA! SOLO NEL “TERZO MONDO”? LA “MISSIONE” APPARTIENE ALLA FAMIGLIA!

Il CONCILIO ci ricorda: MISSIONARIETÀ Il CONCILIO ci ricorda: La Chiesa senza missione non esisterebbe. La missione è il modo di essere e di vivere della Chiesa. Ogni battezzato è chiamato a vivere la missionarietà nella propria realtà, nella propria storia. La missione è chiamata a comprendere e trasformare tutti gli aspetti della vita.

FAMIGLIA Da sempre nel cuore della Chiesa Proposta e vissuta come soggetto dell’azione pastorale. l’EDUCAZIONE è la scelta preferenziale che comprende tutte le dimensione della VITA.

MISSIONARIETÀ della FAMIGLIA Non riduciamo la missionarietà al solo contributo economico: La missionarietà inizia dalla nostra casa

Il racconto fa strada alla missione SPUNTI DI RIFLESSIONE INIZIALI Ogni persona è una storia, è la somma di altre storie, è la sintesi dinamica di un’esperienza che è chiamata a dialogare con il mondo e che si è costruita attraverso una serie di relazioni e di incontri. Anche la fede vive di questa dinamica e si comunica “di generazione in generazione” grazie al racconto fatto di parole, scelte, atteggiamenti, situazioni.

Il racconto fa strada alla missione I punti fermi: Si è missionari già in forza del battesimo. Il sacramento del matrimonio risponde ad una chiamata missionaria. I genitori sono “portatori” del Vangelo. Il “racconto” della fede è una ricchezza personale e familiare.

Il racconto fa strada alla missione Le domande: Una “famiglia cristiana” è per natura missionaria: ci abbiamo mai pensato? Il cammino di fede di ciascuno è dono per l’altro: siamo capaci di condividerlo? Il racconto della fede ha un suo fascino: sappiamo fare tesoro di questa possibilità? ?

Il racconto fa strada alla missione L’ascolto della parola: Luca 2,40-41.51-52 Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui. I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Partì dunque con loro e tornò a Nazareth e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

La missione è scoperta di un cammino SPUNTI DI RIFLESSIONE INIZIALI La vocazione missionaria ci appartiene per il dono della fede, anche le nostre strade sono strade di missione. Proprio nell’esperienza della famiglia maturano i primi tratti di una missionarietà universale che apre al mondo, all’umanità, alle relazioni significative e decisive, che segnano ogni individuo e lo aprono alla socialità.

La missione è scoperta di un cammino I punti fermi: La famiglia è scuola di affetti, luogo dove si impara ad amare. La famiglia educa alla reciprocità: ognuno è chiamato a farsi carico dell’altro. La famiglia è custode della spiritualità.

La missione è scoperta di un cammino Le domande: Paternità e maternità a quale specifica vocazione cristiana rispondono? Genitorialità quale responsabilità famigliare e sociale implica? L’atto di fede, che è incarnazione di una profonda coscienza vocazionale, che tipo di risposta alle situazioni della vita? Il vissuto spirituale, nel dialogo multiculturale e multireligioso, che modalità di vita favorisce? ?

La missione è scoperta di un cammino L’ascolto della parola: Atti 2,46-47; Atti 5,42. Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati. E ogni giorno, nel tempio e nelle case, non cessavano di insegnare e di annunciare che Gesù è il Cristo.

Il cammino è realizzazione di un progetto SPUNTI DI RIFLESSIONE INIZIALI La dimensione della progettualità è costitutiva della famiglia che per il suo carattere temporale è sempre in divenire. Il progetto, originato dalla natura stessa della famiglia, dal suo fondamento sacramentale e dalla sua vocazione missionaria, offre lo spazio educativo che diventa itinerario di comprensione della fede come relazione umana, sociale, politica ed economica, come relazione esistenziale.

Il cammino è realizzazione di un progetto I punti fermi: Dialogo tra la parrocchia e la famiglia per intercettare realmente il bisogno di senso. Condivisione della fede che si manifesta in stile di presenza. La domenica come giorno per essere Chiesa e, dunque, realizzare la missione.

Il cammino è realizzazione di un progetto Le domande: Le scelte della nostra famiglia: su cosa abbiamo costruito la nostra casa? Il tempo dell’ascolto, del dialogo, del confronto: in quali momenti della nostra giornata? La fatica delle scelte condivise: quale stile relazionale? Il “posto” della fede come orizzone per interpretare la vita: quale spazio per la preghiera? ?

Il cammino è realizzazione di un progetto L’ascolto della parola: Matteo 2,13-14.19-23 Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall'Egitto ho chiamato mio figlio. Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va' nella terra d'Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d'Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».

Il progetto ha il cuore nel mondo SPUNTI DI RIFLESSIONE INIZIALI La missionarietà provoca la famiglia ad abitare il mondo come una risorsa che gioca a beneficio della persona, della vita sociale e della missione della Chiesa. La famiglia, “Chiesa domestica”, è a pieno titolo soggetto di quell’azione pastorale che incrocia le strade del mondo e dell’umanità per continuare ad annunciare il Vangelo.

Il progetto ha il cuore nel mondo I punti fermi: Comunicare: la fede che diventa annuncio Incontrare: perseguire giustizia e riconciliazione per giungere alla conversione. Annunciare: scelte concrete nella consapevolezza di partecipare alla creazione.

Il progetto ha il cuore nel mondo Le domande: Globalizzazione, migrazioni, intercultura: che posto occupa il mondo nella nostra casa? Quali scelte per rispondere positivamente alla chiamata missionaria della nostra famiglia? ?

Il progetto ha il cuore nel mondo L’ascolto della parola: Giovanni 1,11-12; Luca 2,40-41.52-52 Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui. Gesù tra i maestri del tempio I suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Scese dunque con loro e venne a Nàzareth e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

Per concludere Missionarietà non è una parola magica Famiglia non è una realtà scontata Il loro incontro si offre come nuova possibilità per l’azione pastorale della chiesa.