La dominazione normanna tra storia e cultura

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La dominazione normanna tra storia e cultura I NORMANNI IN SICILIA La dominazione normanna tra storia e cultura A cura della prof.ssa Alessia Gugliandolo

I normanni penetrarono nell'Italia meridionale all'inizio dell'XI secolo. Non è certo come e perché vi siano arrivati; probabilmente furono spinti dal desiderio di indipendenza dai bizantini e dai longobardi ribelli ai greci. Noti per lo spirito di avventura, il coraggio e l'abilità che dimostravano in guerra, i normanni ottennero la loro prima vittoria a Melfi; questa conquista aprì loro la strada verso la Puglia e la Calabria. Tra le file di questi soldati, per lo più mercenari di professione, c'erano gli undici fratelli Altavilla con i propri seguaci. Tra questi vi era Roberto detto il Guiscardo, uomo ambizioso e guerriero impavido: il "più alto del più alto" degli Altavilla. Contro il potere del papato, Roberto tentò di attuare un piano ambizioso che lo vedeva re di un grande stato nell'Italia meridionale. Per aprirsi la strada verso la Sicilia, il Guiscardo si alleò con papa Leone IX rinunciando a Benevento, precedentemente conquistata. Nel 1059 sottoscrisse l'accordo di Melfi con papa Nicolò II ottenendo, tra l'altro, l'investitura come duca di Puglia e Calabria, con l'obbligo di riconoscersi suo vassallo. In questo modo il papa rivendicava il diritto di signoria feudale sulla Sicilia e Guiscardo disconosceva l'autorità religiosa di Costantinopoli. Nel 1061 Ruggero, fratello di Roberto, sbarcò in Sicilia per assoggettarla: soltanto tre anni dopo tutta la parte nord-orientale dell'isola era diventata normanna.    La fine della Sicilia normanna   Quando salì sul trono del Regnum Guglielmo I (detto il Malo), figlio di Ruggero, il momento politico non era dei più facili. La Sicilia era sconvolta dalla crescente opposizione feudale e dalle tensioni sociali che spesso sfociavano in insurrezioni popolari: uno dei bersagli fu Maione di Bari, primo ministro di Guglielmo, vittima del tumulto del 1155. Alla morte di Guglielmo I, avvenuta nel 1166, la Sicilia fu governata dalla madre, Margherita di Navarra, che fu costretta a chiedere aiuto ai propri parenti contro le agitazioni provocate dai baroni. Sotto la reggenza di Guglielmo II (1172), la Sicilia conobbe un periodo relativamente tranquillo e per questo il nuovo re fu detto il Buono. Ritenuto dai più giusto, indulgente e tollerante, Guglielmo II conquistò l'opinione degli storiografi anche perché proteggeva gli intellettuali del tempo, soprattutto i poeti arabi. Da fonti certe è emerso che i musulmani mantenevano una larga rappresentanza di governo e di religione: Palermo era ancora popolata da moschee. Segno visibile del patronato di Guglielmo è ancora oggi la grandiosa abbazia di Monreale cui seguì la costruzione della Cuba e della Zisa a Palermo. Nella stessa città furono edificate la cattedrale e altri monumenti di rilievo architettonico. Impegnatosi nelle spedizioni verso l'Africa e i paesi orientali, Guglielmo II cercò anche l'alleanza di Federico Barbarossa per difendere il suo regno da nord. L'alleanza fu suggellata dal matrimonio di Costanza d'Altavilla ed Enrico, figlio del Barbarossa; questa unione portò però ad un problema di successione in quanto Guglielmo II era senza discendenti maschi e gli imperatori di Germania potevano così diventare re di Sicilia . Guglielmo II morì nel 1189 e al trono successe la zia Costanza, moglie di Enrico Hohenstaufen, che divenne poi imperatore con il nome di Enrico VI . Il governo di Costanza fu inizialmente accettato dai baroni ma, non molto tempo dopo, alcuni di loro scelsero Tancredi, nipote illegittimo di Guglielmo, come loro re. Tra alterne vicende il regno di Tancredi non si rivelò un momento facile per la Sicilia; Enrico VI pianificava di estendere il potere nel Mediterraneo e nell'Europa meridionale. Il suo disegno di conquista venne definito nel 1194, anno del suo sbarco nello stretto di Messina e della sua incoronazione. Tancredi era già morto e sul trono sedeva il figlio Guglielmo III. La flotta siciliana non fece nulla per fermare Enrico e Messina accolse i tedeschi con entusiasmo. Il regno di Enrico VI ebbe vita breve e fu caratterizzato dalle rivolte della nobiltà locale; nel 1197 le sue spoglie furono deposte nella cattedrale di Palermo.

L’ arrivo dei Normanni alla metà del secolo XI

Drakkar imbarcazione tipica dei normanni

Le conquiste normanne

Nel 1071 fu assediata Palermo, che riuscì a resistere per circa sei mesi; gli abitanti di questa città furono costretti a pagare un tributo in cambio di una maggiore autonomia amministrativa e della libertà di culto.Soltanto nel 1088 fu conquistata anche Castrogiovanni e tre anni dopo Noto, ultimo baluardo della Sicilia musulmana. Il Regnum formato, fu considerato modello senza uguali tra gli stati europei di quei secoli: una dinastia normanna che affondava le sue radici nella Francia settentrionale, era riuscita, in un tempo relativamente breve, a governare culture tra loro molto diverse; latini, greci, ebrei e saraceni condividevano, nel rispetto delle religioni e delle tradizioni, un suolo comune secondo l'amministrazione normanna. Rendendosi conto della forza delle tradizioni, il conte Ruggero le seppe sfruttare con abilità, ottenendo un successo comune a pochi sovrani. E' pur vero che al tempo della conquista normanna la Sicilia era già un paese debellato e i vincitori furono facilitati anche dal fatto che non dovevano riconoscere diritti e doveri ai vinti.

Troina (in Sicilia) e Mileto (in Calabria) sono le capitali della contea di Sicilia e Calabria Fortune calanti del ramo di Roberto il Guiscardo

SOLDATI NORMANNI

L'arte e l'architettura arabo-normanna furono, per tutto il 1100, un vivace fenomeno culturale. "Lavori in legno e mosaici, - scrivono Finley, Mack Smith e Duggan in Breve storia della Sicilia - monete e abiti, scultura e letteratura mostrano come un'eterogeneità e una mescolanza di stili possono in effetti diventare uno stile autonomo. Lo stesso avvenne con l'architettura. Con le sue cinque cupole rosse, San Giovanni degli Eremiti sembra tanto una moschea quanto una chiesa cristiana. La chiesa nota come la Martorana (S. Maria dell'Ammiraglio) aveva intorno alla base della cupola un'iscrizione araba di un inno greco. La Cappella Palatina di Ruggero a Palermo…con uno stupendo soffitto arabo dipinto, la cupola bizantina…i mosaici greci…" Ruggero intervenne anche in campo religioso modificando la liturgia: introdusse la liturgia gallicana e nominò a Palermo un arcivescovo latino, decise inoltre il numero delle diocesi ed anche la scelta dei vescovi.

L'incoronazione di Ruggero II (1130) da parte di Cristo in un mosaico della chiesa di S. Maria dell'Ammiraglio (La Martorana) a Palermo. La regalità normanna, come già la bizantina, aspirava a una legittimazione divina che poneva il sovrano su un piano trascendente. «Imitatore del Cristo» in terra, il volto di Ruggero somiglia a quello di Cristo. Questi impugna il rotolo della Legge che Ruggero provvederà a incarnare e trasmettere agli uomini.

 Quando salì sul trono del Regnum Guglielmo I (detto il Malo), figlio di Ruggero, il momento politico non era dei più facili. La Sicilia era sconvolta dalla crescente opposizione feudale e dalle tensioni sociali che spesso sfociavano in insurrezioni popolari: uno dei bersagli fu Maione di Bari, primo ministro di Guglielmo, vittima del tumulto del 1155. Alla morte di Guglielmo I, avvenuta nel 1166, la Sicilia fu governata dalla madre, Margherita di Navarra, che fu costretta a chiedere aiuto ai propri parenti contro le agitazioni provocate dai baroni. Sotto la reggenza di Guglielmo II (1172), la Sicilia conobbe un periodo relativamente tranquillo e per questo il nuovo re fu detto il Buono.

La tomba del re, Palermo, La Martorana

Ritenuto dai più giusto, indulgente e tollerante, Guglielmo II conquistò l'opinione degli storiografi anche perché proteggeva gli intellettuali del tempo, soprattutto i poeti arabi. Da fonti certe è emerso che i musulmani mantenevano una larga rappresentanza di governo e di religione: Palermo era ancora popolata da moschee. Segno visibile del patronato di Guglielmo è ancora oggi la grandiosa abbazia di Monreale cui seguì la costruzione della Cuba e della Zisa a Palermo. Nella stessa città furono edificate la cattedrale e altri monumenti di rilievo architettonico.

Duomo di Monreale

Monreale,il Chiostro del Duomo

Impegnatosi nelle spedizioni verso l'Africa e i paesi orientali, Guglielmo II cercò anche l'alleanza di Federico Barbarossa per difendere il suo regno da nord. L'alleanza fu suggellata dal matrimonio di Costanza d'Altavilla ed Enrico, figlio del Barbarossa; questa unione portò però ad un probleIma di successione in quanto Guglielmo II era senza discendenti maschi e gli imperatori di Germania potevano così diventare re di Sicilia . Guglielmo II morì nel 1189 e al trono successe la zia Costanza, moglie di Enrico Hohenstaufen, che divenne poi imperatore con il nome di Enrico VI . Il governo di Costanza fu inizialmente accettato dai baroni ma, non molto tempo dopo, alcuni di loro scelsero Tancredi, nipote illegittimo di Guglielmo, come loro re. Tra alterne vicende il regno di Tancredi non si rivelò un momento facile per la Sicilia; Enrico VI pianificava di estendere il potere nel Mediterraneo e nell'Europa meridionale. Il suo disegno di conquista venne definito nel 1194, anno del suo sbarco nello stretto di Messina e della sua incoronazione. Tancredi era già morto e sul trono sedeva il figlio Guglielmo III. La flotta siciliana non fece nulla per fermare Enrico e Messina accolse i tedeschi con entusiasmo.

IL DUOMO DI MONREALE Il complesso episcopale di Monreale ha un eccezionale valore in quanto, dopo più di 800 anni sussistono tutti gli elementi che lo componevano: la chiesa, il palazzo reale, l'episcopio e il monastero. Fu costruito in appena 10 anni, dal 1176 al 1186 grazie alla grandi abilità architettoniche arabe e all'ingente somma di denaro messa a disposizione dal re Guglielmo II. Questi volle contrapporre una nuova, meravigliosa diocesi a quella palermitana. La Cattedrale funge da asse dell'intero insieme edilizio. A sud troviamo poi l'episcopio e il monastero, mentre a nord sorge il palazzo reale. In questo modo la massa della chiesa ben bilanciava quella turriforme del santuario e delle torri. Queste, furono lasciate volutamente grezze per far risaltare la bellezza della facciata della chiesa e del suo portone. Vi erano inoltre dei passaggi speciali che collegavano la reggia e l'episcopio con la chiesa. Esternamente, la struttura è decorata con archi a sesto acuto, tipici elementi islamici, che sorgono soprattutto in corrispondenza delle absidi. Il Monastero si divide in due parti principali: il dormitorio e, soprattutto, il chiostro. Questo è un grande atrio a pianta quadrata con una sequenza d'uguali arcate che stanno ad esprimere il concetto islamico di perfezione. E' presente anche un sabil, una fontana tipicamente araba posta vicino al refettorio dei monaci e che era usata per lavare la mani prima dei pasti.

Colonne del duomo di Monreale

Vi sono anche degli elementi stilistici occidentali Soprattutto nei capitelli di cui però non si conoscono le origini. La chiesa è basilicale, a croce latina. Le navate sono separate da due file di nove colonne, tutte di granito ad eccezione della prima di destra che è di cipollino. Esse hanno diverse dimensioni, così come i capitelli raffiguranti Cerere e Proserpina tra foglie d'acanto. Il Santuario ha un ruolo preponderante nel complesso architettonico. Esso si origina intorno al coro, il quale è delimitato da grossi archi innestati sui pilastri e determina anche l'eccessiva larghezza della navata centrale. Il tetto era ligneo, alto e a cupola. In questa chiesa si ha l'incontro di due civiltà artistiche diverse: quell'islamica, dal punto di vista architettonico, e quella bizantina, per quanto riguarda i mosaici. Questi sono raffigurazioni che andavano oltre la semplice immagine cristiana e volevano ben esprimere tutti gli ideali della chiesa di quel periodo e rappresenta tutte le figure secondo una ordinata gerarchia di posizione. Si è scoperto inoltre che sotto manto musivo (= dei mosaici) vi erano degli elementi decorativi islamici puramente architettonici, a testimonianza del fatto che la presenza dei mosaici non era prevista. L'intera abside è occupata da un grande mosaico, il principale, che rappresenta Cristo con una mano alzata, intento a benedire l'umanità, su uno sfondo splendente e dorato

IL PALAZZO DEI NORMANNI Antica fortezza punica, romana e bizantina, fu per qualche tempo,il castello degli emiri arabi, che tuttavia preferirono costruirsi una nuova cittadella fortificata (Al-Halisàn o Kalsa), nelle vicinanze del Porto. L'antico complesso fu ristrutturato ed ampliato dai re siculo-normanni, che vi aggiunsero nuove torri e una splendida Cappella Palatina (v. scheda). L'arabo andaluso Ibn Jubair, cronista - viaggiatore del XII sec. scrisse, di questa reggia normanna, in termini entusistici, descrivendola come un area fortificata, ricca di torri palazzi, sale e giardini eccelsi. Malgrado le pesanti trasformazioni subite durante il Rinascimento ed il Barocco, il palazzo conserva ancora preziose testimonianze, dell'epoca normanna. Citiamo tra tutte, la Cappella Palatina, (v. scheda) e la torre cosidetta Gjoaria (dei gioielli), quest'ultima, costituisce un sincretico esempio di composizione strutturale, tra un donjon normanno, ed una torre arabo-bizantina. Infatti l'edificio al suo interno, è suddiviso verticalmente, da due quadriportici voltati (v. chiese coeve bizantine), che sottendono altrettanti ambienti con deambulatori perimetrali, (Sala dei Venti e Sala degli armigeri) derivati da modelli abitativi.

Palazzo dei normanni

Palazzo dei normanni

Palazzo dei Normanni,stemma porta est

Palazzo dei Normanni,Mosaico

Fondazioni continue simili a travi rovesce, ripartiscono perfettamente i carichi sul terreno. Questo sistema edilizio, riferibile ad una struttura cellulare, anticipa in modo sorprendente, alcune soluzioni tecniche del giorno d'oggi. Altre sale conservano tracce di finissimi mosaici, a testimonianza della ricchezza decorativa del palazzo. Le immagini mostrano: la Torre Pisana, il quadriportico della Sala dei Venti ed i mosaici della Sala di Re Ruggero. (Il Palazzo dei re Normanni, è stato variamente descritto da alcuni cronisti medievali, tra i quali ricordiamo: Idrisi, U. Falcando, R. Salernitano; Ibn Jubair).

Sala di re Ruggero,Mosaico

Palazzo dei normanni particolare del soffitto

Palazzo dei Normanni,I Saraceni

GLI IDIOMI GALLO-SICULI Gli idiomi gallo-siculi, parlati nei cosiddetti "comuni lombardi" di Sicilia, sono la diretta conseguenza degli avvenimenti storici risalenti al periodo normanno che portarono vari centri dell'isola ad appoggiare gli oppositori della politica regia di Guglielmo I il Malo. Questi tuttavia, dopo aver debellato i suoi nemici, si preoccupò di inurbare nelle città ribelli elementi provenienti dal nord Italia e da altre zone peninsulari a lui fedeli. La parlata di tali nuovi sudditi si mantenne a lungo in Sicilia, anche se le isole linguistiche createsi hanno cominciato ad essere erose dall'impatto della televisione e dalla scuola dell'obbligo, prospettando il concreto pericolo di una scomparsa di questa antica e preziosa testimonianza storica e glottologica siciliana.

I centri in cui maggiore è l'uso degli idiomi gallo-italici sono: in provincia di Messina: Acquedolci, Fondachelli-Fantina, Montalbano Elicona, Novara di Sicilia, San Fratello e San Piero Patti. In Provincia di Enna sono: Aidone, Nicosia, Piazza Armerina e Sperlinga. Presenze meno significative sono attestate anche nel Siracusano e nel Palermitano mentre, fuori di Sicilia, tali idiomi idiomi sopravvivono assai parzialmente in Basilicata.

Quando i due condottieri normanni più famosi dell'Italia meridionale, Ruggero I di Sicilia e suo fratello, Roberto il Guiscardo, iniziarono la conquista della Sicilia nel 1061, controllavano già l'estremo sud dell'Italia (la Puglia e la Calabria). A Ruggero sarebbero stati necessari altri 30 anni per completare la conquista della Sicilia (Roberto morì nel 1085). Durante questo periodo, la Sicilia si latinizzò e cristianizzò per la seconda volta. Un gran numero di parole normanne vennero assorbite dalla lingua siciliana, per esempio:

* accattari – comprare (dal normanno acater, francese moderno = acheter ) * ammintuari – accennare, nominare (dal normanno mentevoir') * ammuarru o armaru - armadio (da armoire) * bucceri (vucceri) – macellaio (da bouchier) * buatta - latta (da boîte) * custureri - sarto (da coustrier, francese moderno coutourier) * firranti - grigio (da ferrant) * foddi – pazzo (da fol) * giugnettu - luglio (da juignet) * ladiu o lariu – brutto (da laid) * largasìa - generosità (da largesse) * puseri - pollice (da poucier) * racina - uva (da raisin) * raggia - rabbia (da rage) * testa - testa (da tete) * travagghiari - lavorare (da travaller, francese moderno travailler) * trippari o "truppiccari" o "attruppicari" - inciampare (dal normanno triper; ma anche Provençal e Catalan trepar) * tummari - cadere (da tomber)

I seguenti avvenimenti, durante o subito dopo la conquista normanna, sono stati determinanti nella formazione della lingua siciliana: * I normanni hanno portato con loro non soltanto i propri parenti francofoni (anche se è probabile che il loro numero fosse esiguo), ma anche i soldati di ventura dall'Italia meridionale, soprattutto di origine lombarda (con il loro idioma gallo-italico) ed altri italiani dalla Campania. Questi ultimi avrebbero importato in Sicilia il latino vulgare, una lingua non molto diversa da quelle parlate nell'Italia centrale. * La guerra di conquista, durata trent'anni, e la restaurazione della chiesa cristiana provocarono la cacciata dei Saraceni dalle zone centrali della Sicilia: molti di loro ripararono nell'Africa settentrionale. * Il ripopolamento, specialmente con cristiani dal continente europeo, fu promosso da Ruggero I. Le zone occidentali della Sicilia furono pertanto colonizzate da immigrati della Campania. Le zone orientali-centrali della Sicilia furono ripopolate invece da coloni della Padania che importarono la propria lingua gallo-italica. Dopo la morte di Ruggero I e sotto la reggenza di Adelaide (lei stessa proveniente dall'Italia del nord) durante la minore età di suo figlio, Ruggero II.