Gerusalemme Liberata O Musa, tu che di caduchi allori non circondi la fronte in Elicona, ma su nel cielo infra i beati cori hai di stelle immortali aurea.

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Transcript della presentazione:

Confronto tra i proemi Omerici e quello della «Gerusalemme Liberata» di Torquato Tasso

Gerusalemme Liberata O Musa, tu che di caduchi allori non circondi la fronte in Elicona, ma su nel cielo infra i beati cori hai di stelle immortali aurea corona, tu spira al petto mio celesti ardori, tu rischiara il mio canto, e tu perdona s’intesso fregi al ver, s’adorno in parte d’altri diletti, che de’ tuoi, le carte.

Iliade Canta, o dea, l'Ira d'Achille Pelide rovinosa, che infiniti dolori inflisse agli Achei, gettò in preda all'Ade molte vite gagliarde d'eroi, ne fece il bottino dei cani, di tutti gli uccelli, consiglio di Zeus si compiva da quando prima si divisero contendendo l'Atride signore d'eroi e Achille glorioso

Odissea  Narrami, o musa, dell'eroe multiforme, che tanto vagò, dopo che distrusse la Rocca sacra di Troia: di molti uomini vide le città e conobbe i pensieri, molti dolori patì sul mare nell'animo suo, per riacquistare a sé la vita e il ritorno ai compagni. Ma i compagni neanche così li salvò, pur volendo: con la loro empietà si perdettero, stolti, che mangiarono i buoi del Sole Iperione: ad essi tolse il dì del ritorno. Racconta qualcosa anche a noi, o dea figlia di Zeus. Tutti gli altri, che scamparono la ripida morte, erano a casa, sfuggiti alla guerra e al mare: solo lui, che bramava il ritorno e la moglie, lo tratteneva una ninfa possente, Calipso, chiara tra le dee nelle cave spelonche, vogliosa d'averlo marito. E quando il tempo arrivò, col volger degli anni, nel quale gli dei stabilirono Che a casa tornasse, ad Itaca, neanche allora fu salvo da lotte persino tra i suoi. Gli dei ne avevano tutti pietà, ma non Posidone: furiosamente egli fu in collera con Odisseo pari a un dio, finché non giunse nella sua terra

Commento del proemio della Gerusalemme Liberata Il proemio della “Gerusalemme Liberata” è costituito da 5 ottave che seguono la disposizione classica: proposizione, invocazione e dedica. Già dal primo verso Tasso introduce i temi della sua opera e le caratteristiche stesse. Ne è un esempio il rifacimento a canoni classici che permea tutta la liberata. I riferimenti ad altri autori sono evidenti, tra cui Virgilio.

L’opera rivela delle antitesi e soprattutto lo scontro tra codici diversi in tre ambiti distinti. La liberata tende a configurarsi come un processo di riduzione dal vario all’uno, dal discorde al corale, dalla dispersione alla concentrazione che si svolge su 3 distinti livelli: la condanna eterna degli angeli ribelli alla legge divina, la sconfitta degli infedeli da parte dei crociati, la riconduzione sotto i santi segni dei compagni erranti sotto l’imperio di Goffredo. Ma allo stesso tempo si stabiliscono altre contrasti: il Ciel contro l’Inferno, le armi pietose contro il popolo misto, il capitano contro i compagni erranti.

Alla fine della prima ottava Tasso dice: “e sotto i santi segni ridusse i suoi compagni erranti”. Il tema dell’errare è un tema ariostesco e ancor prima virgiliano. L’errare che per Virgilio (“e quanto errò, quanto sofferse”) era un semplice vagare, per Tasso esso diventa un termine dalla valenza doppia: non solo vagare ma anche nel senso di commettere errori, di deviare dalla morale. Dunque si uniscono il motivo del vagare fisico dell’allontanarsi dal proprio compito e anche errare morale, una colpa. Erranti era stato riferito ai cavalieri della tradizione precedente: essi andavano in cerca di nuove avventure.

L’ultima sezione del proemio è costituito dalla dedica in cui Tasso omaggia il Duca Alfonso  e gli augura una vita come quella del capitano di cui egli canta. Gli augura cioè di farsi capitano di una nuova crociata. Ed è cosi che nonostante il tema della crociata sia antico l’unione con il presente non è forzata. 

Analisi del proemio dell’ «Iliade» Invocazione: (verso 1) Il poeta esordisce invocando la musa per ispirare il suo canto e dargli la forza per narrare i fatti raccontati nel resto del poema. Egli compie quest'azione perché deve diventare lo strumento mediante il quale la Musa canta agli uomini le gesta degli eroi e ciò che è narrato nel poema. Il poeta invoca solamente una musa poiché, ai tempi di Omero, le muse non erano ancora nove a patrocinare le varie ramificazioni dell'arte

Protasi: (versi 1-7) La protasi ha la funzione di spiegare brevemente ciò che verrà narrato ampiamente nell'Iliade. Vengono esposti i motivi che comporteranno tutti gli eventi degli ultimi giorni di guerra: l'Ira di Achille scatenata dall'affronto subito da Agamennone. Il narratore spiega anche che l'Ira di Achille provocherà molti lutti e sofferenze agli Achei (le anime degli eroi vanno nell'Ade, l’oltretomba i cadaveri insepolti vengono sbranati dai cani e dai volatili), pur sancendo il volere di Zeus. Questo proemio, come anche quello dell‘Odissea, altro poema epico attribuito ad Odissea, costituisce il modello per i successivi poemi epici e anche della letteratura cavalleresca.

Struttura del proemio dell’Odissea Invocazione: (verso 1) Come l'altro grande poema epico attribuito ad Omero, l'Iliade, anche l'Odissea si apre con l'epiclesi ( o invocatio), cioè l'invocazione alla musa , affinché ispirasse il poeta nella composizione dell'opera. In tal caso la musa è una sola, poiché in epoca omerica non esisteva ancora la scissione delle muse in nove figure, a patrocinare le varie branchie dell'arte.

Protasi: ( versi 1-21) La protasi ( o propositio), espone in grandi linee gli avvenimenti che successivamente il poeta narrerà nei ventiquattro libri del poema. Vengono brevemente esposte le vicende avventurose di Odisseo: le lunghe peripezie dopo la partenza da Troia, la morte dei suoi compagni successivamente al macello dei buoi del Sole, la segregazione di Odisseo ad Ogigia da parte della ninfa Calipso, il ritorno ad Itaca ostacolato da Posidone ( per l'accecamento del figlio, il ciclope Polifemo), per poi essere sancito dal concilio divino.

I proemi a confronto Entrambe le opere iniziano con l’invocazione alla musa La musa omerica è diversa da quella della Gerusalemme liberata perché una appartenente alla religione greca e una al cattolicesimo Sia nell’ Iliade che nella Gerusalemme Liberata gli autori introducono i temi della loro opera nella protasi Nella Gerusalemme Liberata e nell’Odissea uno dei temi fondamentali è l’errare, anche se c’è una differenza tra le due opere: mentre nell’Odissea il viaggio è inteso come scoperta e conoscenza, nella Gerusalemme Liberata significa anche commettere errori, deviare dalla morale

I protagonisti dell’Odissea e della Gerusalemme Liberata sono diversi tra loro e lo sono anche le loro storie Sia l’Iliade che la Gerusalemme Liberata hanno come tema principale e sfondo delle vicende la guerra Nell’ultima sezione del proemio della Gerusalemme Liberata, al contrario di Omero, Tasso omaggia il Duca Alfonso, pratica piuttosto comune in quel periodo