“Santa Giovanna dei Macelli di Brecht e la tragedia greca”. Piangere e Ridere… “Santa Giovanna dei Macelli di Brecht e la tragedia greca”.
“Lo spettatore del teatro antico dice: […] Io piango con colui che piange, io rido con colui che ride. Lo spettatore del teatro epico dice: […] Io rido di quello che piange, io piango di quello che ride” da: Brecht, Scritti Teatrali.
La struttura. Generalmente, la tragedia greca suddivideva la vicenda in diversi momenti: Prologo, che apre la vicenda per introdurci alle vicende successive; Parodo, ossia l’entrata del coro che spesso preannuncia una vicenda vicina o esprime giudizi; Episodi, in cui si svolge la vicenda, intervallati da Stasimi (canti di commento del coro). Esodo: il finale, in cui viene espressa la morale della vicenda e la punizione finale si compie. È un finale con intento
Anche in “Santa Giovanna” troviamo una struttura simile (con un coro che muta a seconda del personaggio in scena): Prologo: Mauler riceve una missiva da NewYork e decide di chiudere le fabbriche; Episodi: la lenta discesa “agli inferi” di Giovanna, le contrattazioni alla Borsa Bestiame, lo sciopero fallito, la caduta di Mauler. Esodo: Mauler ricevuto tra i Cappelli Neri, e Giovanna prende coscienza dell’inutilità delle sue parole…è un finale senza insegnamento positivo… Occorre però notare subito che Brecht NON RISPETTA L’UNITÀ DI LUOGO E DI TEMPO prescritta da Aristotele, anzi, procede per QUADRI SEPARATI.
I personaggi. Anche in Santa Giovanna troviamo questa struttura: L’eroe: Giovanna L’antieroe: Mauler Ma, anziché personaggi di contorno (se escludiamo i casi di Marta e di alcuni personaggi-comparsa), abbiamo: 3 Cori. Nella tragedia classica possiamo individuare i seguenti personaggi principali: un eroe, un antieroe i personaggi di contorno, molti dei quali osservano l’azione senza parlare il Coro.
L’eroe: Giovanna Dark. Giovanna ci si presenta come una figura di speranza, che invita gli operai a sollevare la testa dal piatto: “Questa è la soluzione di ogni cosa: tendere verso l’alto e non verso il basso” Ma le risponderanno solo con delle lamentele sulla minestra insipida…
Giovanna continua nella sua predicazione, convinta dei suoi ideali di non violenza e speranza. Caccia “i mercanti dal tempio”, ma ha pronunciato già all’inizio la frase che la condanna: “No! Io voglio sapere!” A nulla serve che Marta le sconsigli di recarsi da Mauler.
“chi troppo domanda, avrà troppe risposte” È proprio in questa frase di Giovanna la “Hybris”, il peccato di arroganza, di credere di poter superare certi limiti imposti da forze superiori, che condanna l’eroe tragico. “chi troppo domanda, avrà troppe risposte” Così Giovanna vuole conoscere chi causa tanta miseria, e salvare sia i poveri sia i ricchi; come Edipo, che nonostante l’indovino lo trattenga decide di voler conoscere la verità. E qui la figura dell’indovino, o se preferiamo, quasi una moderna sorella di Antigone, che sconsigliava la sorella di infrangere le regole scritte dal re, è rappresentata da Marta.
Ma… Giovanna non è D’Arc qui, bensì Dark: precipita in una serie di errori che la portano ad aiutare i proprietari e mandare all’aria i progetti degli scioperanti; si lascia convincere dai collaboratori dei macelli, che ricordano molto i diavoli di Malebolge nel loro tramare trabocchetti per nascondere incidenti. Anche se rifiuta di accettare il denaro di Mauler, la sua morte diventerà strumento di propaganda per i ricchi, che la copriranno con le loro bandiere da morta come da viva la fecero coprire dalle voci dei Cappelli Neri.
L’antieroe: Mauler. È il ricco ed egoista proprietario dei macelli Non esita a mandare in rovina gli altri produttori Gli strilloni lo definiscono “filantropo”, ma sviene davanti ai poveri. Ma alla fine rinuncia a tutto e diventa uno dei Cappelli Neri… Da questo suo cambiamento però arriverà la vera rovina di tutti gli altri…
Il coro… Nella tradizione greca, il coro è formato da cittadini o membri comuni della corte, che fanno delle previsioni su ciò che sta per accadere, oppure esprimono il loro giudizio sui fatti accaduti in base a una morale comune, che lo spettatore di solito già condivideva o che comunque doveva apprendere.
…oppure i cori? Nell’opera di Brecht possiamo individuare TRE cori: Il coro dei poveri, che cerca solo il cibo. Il coro dei proprietari (allevatori, speculatori di borsa, industriali della carne), che si preoccupa solo dei profitti I Cappelli Neri, che tentano di fare da mediatori tra le parti.
Sono i cappelli neri il coro tragico che stiamo cercando? No. Essi non rappresentano il punto di vista della città, ma la realizzazione della teoria marxiana secondo cui la religione è l’“oppio dei popoli”, e infatti, alla fine viene loro proposto un compenso in cambio del mantenimento dell’ordine prestabilito.
Il Coro in “Santa Giovanna”: Potremmo quindi osservare il nuovo uso che del coro fa Brecht: Ogni diverso coro rappresenta una morale comune sì, ma comune a una classe sociale; e paradossalmente all’interno di esso ognuno pensa al proprio bene.
2. Fa previsioni: “"Nero vediamo il tuo destino, è preda della lotta che si mischia a contese terrene, perde la sua purezza e il suo calore chi s'avvicina al gelo onnipotente. Di gradino in gradino, teso l'animo in basso, ricolmerà sozzure le bocche imprudenti che interrogano risposte troppo grandi". Parte I, scena II.
Il coro nel Novecento. Secondo M. Apollonio, già da prima del Novecento il coro tende a sparire dalla scena e sparisce ovviamente da un secolo di sperimentazioni teatrali come il XX. Eppure resta un coro: è il pubblico. In Brecht, il coro ritorna sulla scena, ma come personaggio occasionale, che ha funzione di premonitore oppure di espressione di una morale soggettiva; e spesso è l’esecutore delle canzoni.
Un nuovo contrasto: Catarsi vs. Straniamento La “Catarsi” tragica: Il teatro era uno strumento per vedere le conseguenze di azioni estreme. Attraverso l’IMMEDESIMAZIONE (mimesis) lo spettatore si liberava dai sentimenti troppo forti e imparava la morale da seguire. Lo “Straniamento”: Il teatro deve insegnare allo spettatore, che deve mantenersi DISTACCATO e CRITICO. Così, inserendo soluzioni inaspettate, lo spettatore non si identificava nei personaggi e poteva GIUDICARLI.
Destino, necessità e limite… Sono tre elementi fondamentali nella tragedia classica, motori di tutta la vicenda: Il destino è visto come qualcosa di superiore perfino agli dei e inevitabile; Il limite è il posto assegnato all’uomo, che l’eroe tragico vuole sempre superare (peccando di “Hybris”, superbia, tracotanza) La necessità (Ananche) è un insieme di limite e destino, imperscrutabile ma regolata da giustizia…
…destino, necessità e limite… Chiaramente, anche per la sua formazione culturale un autore come Brecht non può accettare l’idea di “destino”: “Il limite dell’uomo è l’uomo” Ci sono però degli elementi che richiamano queste categorie fondamentali della tragedia classica
Il “destino” imperscrutabile qui esiste, ma non è regolato da una divinità, almeno non una divinità intesa nel senso classico: “Immutabili sopra di noi, stanno le leggi economiche, ignote.” Sono le lettere che Mauler riceve da Wall Street a regolare tutte le sue azioni e le sue emozioni, proprio come un destino-burattinaio che gli uomini non possono comprendere e devono accettare.
Chi non le accetta è, solitamente, l’eroe tragico, e qui è proprio la nostra Giovanna, che come i grandi personaggi classici procede tutta d’un pezzo convinta dei suoi ideali… …ma proprio perché parliamo di un’opera di Brecht e non di una grande tragedia attica, Giovanna ne uscirà sconfitta soprattutto negli ideali; Lasciando lo spettatore nella mancanza di un giudizio almeno suggerito, che viene invece totalmente rimesso a lui.
Uno sguardo d’insieme… TEATRO DRAMMATICO TEATRO EPICO Sentimenti forti Coinvolge lo spettatore Provoca sentimenti Viene immesso in un’azione Presenta un uomo immutabile Tensione verso l’esito Scene utili l’una all’altra Il pensiero determina l’esistenza Ragione critica Spettatore-osservatore Sollecita decisioni Viene posto di fronte a un’azione Presenta un uomo mutabile Attesa per l’andamento Scene indipendenti L’esistenza sociale determina il pensiero.
Un teatro del Novecento che riprende e adatta quello dell’antichità classica, ponendosi in confronto e contrasto continuo con esso, poiché, come direbbe la regista Serena Sinigallia: “Le tragedie greche mi vengono sempre in soccorso, come diceva Calvino, I classici ti servono per definire te stesso in rapporto o magari in contrasto con essi”. Ora che anche Brecht è considerato un “classico” è inevitabile che un dialogo di rapporto/contrasto si sia svolto anche tra Brecht e Ronconi, che porta in scena Santa Giovanna dei Macelli nel 2012…
Un teatro ancora attuale? Questa forma di teatro didattico non fu subito accolto benevolmente, ecco cosa ne pensa il comico di cabaret Valentin: “Come mai i teatri sono vuoti? Solo perché il pubblico non ci va. […] Perché non si istituisce il teatro dell’obbligo? Se ognuno sarà costretto ad andare a teatro, le cose cambieranno immediatamente. Perché credete che abbiano istituito la scuola dell’obbligo?Nessun scolaro andrebbe a scuola se non fosse costretto ad andarci. Per il teatro, anche se non è facile, forse si potrebbe fare lo stesso.”
…Un teatro ancora attuale?... Con teatro didattico Brecht non intendeva un metodo per riempire la sala, ma un modo per formare spettatori consapevoli e critici, che potessero imparare dallo spettacolo non immedesimandosi nel personaggio e condividendo i suoi sentimenti forti, in modo da liberarsene nella vita quotidiana (come accadeva nel teatro greco), bensì creando un pubblico che comprendesse il mondo attraverso lo spettacolo e trovasse la forza di cambiarlo. Il problema del dramma classico era il fatto che il mondo non era personaggio principale, bensì elemento riconosciuto solo in base al rapporto che l’eroe stabiliva con esso.
…Un teatro ancora attuale?... “Il teatro rimane teatro, anche se è teatro d’insegnamento; e, nella misura in cui è un buon teatro, è anche divertente”