Ovvero: “Credevate che fosse finita?”

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Transcript della presentazione:

Ovvero: “Credevate che fosse finita?” La post-scrittura Ovvero: “Credevate che fosse finita?”

Scrivere non basta Rileggere non è un lusso Interventi pesanti e interventi leggeri Qualche verifica minimale Gli esempi Lo stile e il registro La connessione esplicita fra le idee Scrivere non basta

Lo scopo della revisione: mettersi dalla parte del lettore Controllare la correttezza dei termini: si rischia di fare confusione accezione/eccezione, causalità/casualità, convezione/convenzione, calore/colore, precessione/processione, commissione/commistione, scatologico/escatologico, atrofia/eutrofia La revisione

Cambiare l’ordine delle parole: la comprensione può essere più facile Controllare l’ordine degli elementi “Il professore lesse l’articolo sulla clonazione delle cavie del suo dottorando.” “Il professore lesse l’articolo del suo dottorando sulla clonazione delle cavie.” Evitare le preposizioni vicine “Il Premio Nobel sta entrando nell’aula magna con sul viso un’espressione raggiante.” “Il Premio Nobel sta entrando nell’aula magna con un’espressione raggiante sul viso.” Avvicinare gli elementi logicamente correlati “Il gruppo di indigeni nelle prime ore del mattino levò il campo per incalzare la propria preda.” “Il gruppo di indigeni levò il campo nelle prime ore del mattino per incalzare la propria preda.”

Eliminare le parole superflue: un testo è incisivo quando è sintetico Termini inutili “Il piccolo primate mi osserva con due occhi grandi e azzurri.” “Il piccolo primate mi osserva con occhi grandi e azzurri.” Pronomi relativi “Ogni tipo di equazione differenziale ha un particolare procedimento con cui risolverle.” “Ogni tipo di equazione differenziale ha un particolare procedimento di risoluzione.” Doppie negazioni “Il subacqueo non riuscì a non entrare nella grotta che la sua lampada frontale stava illuminando.” “Il subacqueo volle entrare nella grotta che la sua lampada frontale stava illuminando.”

Controllare la coerenza interna La terminologia, i simboli, le unità di misura, le convenzioni tipografiche: tutto dev’essere COERENTE La velocità è aumentata da 80 km/h a 100 chilometri all’ora. La pressione è scesa da 3 atmosfere a 5 x 104 Pa. NO!

Controllare gli ausiliari dei servili Verbi ausiliari: essere e avere Verbi servili: volere, potere, dovere Regola generale: Se il verbo è intransitivo, l’ausiliario del servile è essere Se il verbo è transitivo, l’ausiliario del servile è avere Piovere: È piovuto -> Sarebbe potuto piovere Mangiare: Ho mangiato -> Ho dovuto mangiare Ma attenzione alle eccezioni! Funzionare (intr.): Il motore ha funzionato -> -> Il motore avrebbe dovuto funzionare Sbandare (intr.): L’auto ha sbandato -> L’auto avrebbe potuto sbandare Divorziare (intr.): Mia moglie e io abbiamo divorziato -> -> Mia moglie e io abbiamo voluto divorziare

Eliminare i “che” “La lotta contro i che dev’essere metodica e spietata. Pensate di essere davanti a un videogioco: appena compare un che, pam! fatelo fuori”. (Beppe Severgnini)

Eliminare i “che” “Non c’è più il futuro che c’era una volta”. È una scritta che è comparsa su un muro di Milano, e che è stata riprodotta sulle pagine del “Corriere”. Se è il motto dei trentenni italiani – come pare – bisogna dire che non è male. In fondo è più una constatazione che una lamentela. Capisco che il Paese non abbia tempo d’occuparsi di questi dettagli, ora che è troppo preso dalle disavventure di un galletto sbranato dalla chioccia che l’aveva visto fare il pavone ai Telegatti (un’altra prova che l’Italia è uno zoo). Però c’è in ballo il futuro di una generazione. È una cosa che dobbiamo ricordare, ogni tanto. Qual è il problema? Lo sapete che la flessibilità (necessaria) è diventata incertezza (dolorosa). Il lavoro immobile – ormai impossibile, salvo che nella fantasia degli ultraconservatori di sinistra – ha lasciato il posto all’ottovolante dell’impiego. Su e giù, giù e su, dentro e fuori, sopra e sotto. All’inizio pare che ci si diverta: ma poi, immagino, vien da vomitare. Tempo fa avevo proposto che venisse modificato l’articolo 1 della Costituzione: “L’Italia è una Repubblica fondata sullo stage”. La proposta che ho fatto ha divertito gli interessati, ma è stato un riso amaro. Lo stage – periodo gratuito di lavoro – sta diventando un aiuto stabile che i ragazzi italiani offrono alle aziende. Domanda: ma non doveva essere il contrario? (Da un articolo di Beppe Severgnini)

Eliminare i “che” “Non c’è più il futuro che c’era una volta”. È una scritta che è comparsa su un muro di Milano, e che è stata riprodotta sulle pagine del “Corriere”. Se è il motto dei trentenni italiani – come pare – bisogna dire che non è male. In fondo è più una constatazione che una lamentela. Capisco che il Paese non abbia tempo d’occuparsi di questi dettagli, ora che è troppo preso dalle disavventure di un galletto sbranato dalla chioccia che l’aveva visto fare il pavone ai Telegatti (un’altra prova che l’Italia è uno zoo). Però c’è in ballo il futuro di una generazione. È una cosa che dobbiamo ricordare, ogni tanto. Qual è il problema? Lo sapete che la flessibilità (necessaria) è diventata incertezza (dolorosa). “Non c’è più il futuro di una volta”. È una scritta comparsa su un muro di Milano, riprodotta sulle pagine del “Corriere”. Se è il motto dei trentenni italiani – come pare – non è male. In fondo non è una lamentela: è una constatazione. Capisco: il Paese non ha tempo d’occuparsi di questi dettagli. Al momento è troppo preso dalle disavventure di un galletto sbranato dalla chioccia dopo aver fatto il pavone ai Telegatti (un’altra prova, l’Italia è uno zoo). Però c’è in ballo il futuro di una generazione. Forse è il caso di ricordarsene, ogni tanto. Qual è il problema?

Eliminare i “che” Il lavoro immobile – ormai impossibile, salvo che nella fantasia degli ultraconservatori di sinistra – ha lasciato il posto all’ottovolante dell’impiego. Su e giù, giù e su, dentro e fuori, sopra e sotto. All’inizio pare che ci si diverta: ma poi, immagino, vien da vomitare. Tempo fa avevo proposto che venisse modificato l’articolo 1 della Costituzione: “L’Italia è una Repubblica fondata sullo stage”. La proposta che ho fatto ha divertito gli interessati, ma è stato un riso amaro. Lo stage – periodo gratuito di lavoro – sta diventando un aiuto stabile che i ragazzi italiani offrono alle aziende. Domanda: ma non doveva essere il contrario? Il lavoro immobile – ormai impossibile, se non nella fantasia degli ultraconservatori di sinistra – ha lasciato il posto all’ottovolante dell’impiego. Su e giù, giù e su, dentro e fuori, sopra e sotto. Uno all’inizio si diverte, pare. Ma poi, immagino, vien da vomitare. Tempo fa avevo proposto una modifica all’articolo 1 della Costituzione: “L’Italia è una Repubblica fondata sullo stage”. La mia proposta ha divertito gli interessati, ma è stato un riso amaro. Lo stage – periodo gratuito di lavoro – sta diventando un aiuto stabile dei ragazzi alle aziende. Domanda: ma non doveva essere il contrario?

Eliminare i “che” “Non c’è più il futuro di una volta”. È una scritta comparsa su un muro di Milano, riprodotta sulle pagine del “Corriere”. Se è il motto dei trentenni italiani – come pare – non è male. In fondo non è una lamentela: è una constatazione. Capisco: il Paese non ha tempo d’occuparsi di questi dettagli. Al momento è troppo preso dalle disavventure di un galletto sbranato dalla chioccia dopo aver fatto il pavone ai Telegatti (un’altra prova, l’Italia è uno zoo). Però c’è in ballo il futuro di una generazione. Forse è il caso di ricordarsene, ogni tanto. Qual è il problema? Lo sapete: la flessibilità (necessaria) è diventata incertezza (dolorosa). Il lavoro immobile – ormai impossibile, se non nella fantasia degli ultraconservatori di sinistra – ha lasciato il posto all’ottovolante dell’impiego. Su e giù, giù e su, dentro e fuori, sopra e sotto. Uno all’inizio si diverte, pare. Ma poi, immagino, vien da vomitare. Tempo fa avevo proposto una modifica all’articolo 1 della Costituzione: “L’Italia è una Repubblica fondata sullo stage”. La mia proposta ha divertito gli interessati, ma è stato un riso amaro. Lo stage – periodo gratuito di lavoro – sta diventando un aiuto stabile dei ragazzi alle aziende. Domanda: ma non doveva essere il contrario? (Da un articolo di Beppe Severgnini)

Altre trasformazioni testuali Dalla forma passiva alla forma attiva “A mano a mano che arrivano, i dati provenienti dai sensori vengono processati dal supercomputer del centro di ricerca.” “Il supercomputer del centro di ricerca processa i dati provenienti dai sensori a mano a mano che arrivano.” Evitare i suoni ripetuti “Tutte le altre stelle che costellano la volta stellata sono caratterizzate soltanto da una sigla.” “Tutte le altre stelle che ricoprono la volta celeste sono caratterizzate soltanto da una sigla.”

Eliminare le asimmetrie “La zebra si defilò rapidamente perché aveva sentito l’odore del predatore e per la paura.” “La zebra si defilò rapidamente perché aveva sentito l’odore del predatore e perché ne aveva paura.” “Nonostante la mancanza di risultati certi e sebbene non avesse ancora terminato l’esperimento, il professor XYZ decise di proporre ugualmente l’articolo alla rivista.” “Sebbene gli mancassero dei risultati certi e non avesse ancora terminato l’esperimento, il professor XYZ decise di proporre ugualmente l’articolo alla rivista.” “Una commissione di chirurghi inglesi ha fortemente sconsigliato il trapianto di faccia come possibile cura di persone sfigurate da incidenti o malattie. Questo a causa sia di problemi tecnici che psicologici.” “Una commissione di chirurghi inglesi ha fortemente sconsigliato il trapianto di faccia come possibile cura di persone sfigurate da incidenti o malattie. Questo a causa di problemi sia tecnici sia psicologici.”

I rischi con le asimmetrie… “Ho ereditato un violino e un dipinto che si sono rivelati un Rembrandt e uno Stradivari. Peccato che Rembrandt facesse pessimi violini e Stradivari orribili dipinti.”

La forma finale L’impaginazione non è banale Titolo, autore e titoletti: tre elementi trascurati I paragrafi non sono arbitrari L’equilibrio fra spazi pieni e spazi vuoti: mai troppo piombo Le caratterizzazioni particolari: stiamoci attenti La struttura della pagina: la cartella-standard Il formato del file: cerchiamo la compatibilità Prendiamoci il tempo per un po’ di riflessione La forma finale

La check-list finale L’argomento trattato è di sicuro interesse per il lettore al quale è destinato? La trattazione è consona alle caratteristiche del canale e del destinatario? Sono evidenziati i punti-chiave? L’attacco è abbastanza attraente? Ci sono concetti che andrebbero trattati più ampiamente? Ci sono concetti superflui? Le eventuali interviste forniscono dati pertinenti?

Ci sono dati e termini tecnici che potrebbero essere sostituiti con frasi esplicative di maggior chiarezza? Citazioni e riferimenti sono esatti e appropriati? La forma letteraria è abbastanza pulita e scorrevole? Sono corretti i riferimenti alle eventuali illustrazioni e le relative didascalie? Ci sono termini e parole particolari da segnalare all’editore?

Il materiale supplementare Le immagini: mai più senza! Non c'è articolo senza immagini La risoluzione: basterà? Il formato: cerchiamo (ancora) la compatibilità La consegna: serve una linea veloce Per saperne di più I siti Web La bibliografia Il materiale supplementare