Niccolò Machiavelli Appunti di Lett. Italiana - Prof.ssa M. R. Di Deco.

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Niccolò Machiavelli Appunti di Lett. Italiana - Prof.ssa M. R. Di Deco

Niccolò Machiavelli nacque a Firenze il 3 maggio 1469 da una nobile ma non abbiente famiglia di magistrati.

« Della persona fu ben proporzionato, di mezzana statura, di corporatura magro, eretto nel portamento con piglio ardito. I capelli ebbe neri, la carnagione bianca ma pendente all‘ ulivigno; piccolo il capo, il volto ossuto, la fronte alta. Gli occhi vividissimi e la bocca sottile, serrata, parevano sempre un poco ghignare. Di lui più ritratti ci rimangono, di buona fattura, ma soltanto Leonardo, col quale ebbe pur che fare ai suoi prosperi giorni, avrebbe potuto ritradurre in pensiero, col disegno e i colori, quel fine ambiguo sorriso » (Roberto Ridolfi, Vita di Niccolò Machiavelli, p. 22)

Quadro storico 1469- 1492 Lorenzo il Magnifico Politica dell’equilibrio 1494: Carlo VIII in Italia Entrata di Carlo VIII a Firenze

Quadro storico 1494- 1512: Repubblica fiorentina 1498: rogo di Savonarola 1498- 1512: Machiavelli svolge l’incarico di Segretario 1512: rientro dei Medici a Firenze 1494- 1512: Repubblica fiorentina

1513: Sospettato di complicità in una congiura contro i Medici, Machiavelli fu prima imprigionato e poi confinato in una casa di campagna, l’Albergaccio, a San Casciano, poco lontano da Firenze.

A San Casciano Lo scambio epistolare con l’amico Francesco Vettori testimonia l’orgoglio e l’amarezza con cui Machiavelli affrontò l’esilio, confortato solo dallo studio dei classici, in particolare Tito Livio, e dalla scrittura. Durante questi anni, Machiavelli incominciò la sua opera principale, Il Principe, e lavorò ai Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio.

1527: una rivolta a Firenze rovescia nuovamente la signoria dei Medici e ripristina la repubblica. Machiavelli, che aveva sperato di ricoprire nuovamente un incarico prestigioso, incontrò la sfiducia del nuovo governo. Morì a Firenze il 21 giugno 1527.

Il PRINCIPE Stesura nel 1513 e pubblicazione a stampa nel 1532 Dedica a Lorenzo II de’ Medici Obiettivo di impartire consigli per costituire uno Stato moderno e per conservare il potere in situazioni reali Struttura: 26 capitoli e 4 sezioni Stile: Impiego di similitudini e metafore tratte dalla vita quotidiana, procedimento dilemmatico e linguaggio antiletterario Il PRINCIPE Ritratto di Cesare Borgia

STRUTTURA DELL’OPERA CONTENUTO Prima sezione Varie specie di principati: ereditari, nuovi, misti. Seconda sezione Problema delle milizie. Terza sezione Comportamento del principe con sudditi ed amici. Quarta sezione Rapporto tra virtù e fortuna.

Machiavelli Rivalutazione dell’agire umano Elabora una concezione pessimistica della storia subisce l’influenza dell’Umanesimo Rivalutazione dell’agire umano Interesse per il mondo classico Natura malvagia dell’uomo CONSIDERA LA POLITICA AUTONOMA DALLA TEOLOGIA E DALLA MORALE

STATO E POTERE Lo Stato è come un organismo naturale, con un suo ciclo vitale. Il suo funzionamento è regolato da leggi interne e principi propri. Per sopravvivere l’organismo- Stato deve dotarsi dei mezzi utili a difendersi dall’attacco degli agenti esterni. Le buone leggi sono il fondamento positivo di uno Stato, quale che sia la forma di governo che lo regge. Al variare delle condizioni che hanno portato il principe al potere variano le strategie necessarie al mantenimento del governo. Le azioni del principe, sottratto a qualsiasi obbligo morale, devono essere rivolte alla riuscita dei suoi progetti e intenti.

Machiavelli è considerato il fondatore della politica come scienza laica autonoma. La sua analisi politica, basata sui “fatti”, cioè sulla conoscenza diretta e non astratta, analizza gli avvenimenti storici del passato e del suo tempo, ne valuta le conseguenze e ne trae regole che devono guidare il comportamento del principe. VERITA’ EFFETTUALE

STORIA VIRTU’ E FORTUNA La storia (come esperienza degli antichi) fornisce un patrimonio di esempi utile ad orientare e comprendere i comportamenti politici contemporanei. La fortuna è l’agente esterno determinante per la buona riuscita di ogni impresa umana. Unica forza che l’essere umano può opporre alla fortuna è la virtù, da cui dipende la capacità di trarre vantaggio dalle occasioni che la fortuna determina, quando esse siano favorevoli, o di contrastarle, in caso contrario.

L’AMMIRAZIONE PER CESARE BORGIA (detto Valentino) La vicenda politica di Cesare Borgia viene assunta da Machiavelli come modello da imitare: egli, figlio di papa Alessandro VI, sale al potere sfruttando la fortuna e godendo dell’appoggio delle armi altrui. La sua capacità politica si manifesta però nell’abile e attento lavoro volto a rafforzare il suo potere e a dare solide fondamenta al nuovo principato (Il Principe, vii). Le azioni del Valentino possono dunque costituire un autentico manuale di comportamento del principe moderno e dimostrare come un principe virtuoso debba saper controllare razionalmente il piano degli eventi e agire con prudenza per volgerli a proprio vantaggio.

Controversie sul Principe ] « quel grande che temprando lo scettro a' regnatori gli allor ne sfronda, ed alle genti svela di che lagrime grondi e di che sangue » (Ugo Foscolo, Dei sepolcri) La gelida obiettività con cui Machiavelli descriveva il comportamento freddo, razionale ed eventualmente spietato che un capo di stato deve mettere in atto, colpì i critici. Secondo una linea di pensiero tradizionale, "Il Principe" è un trattato di scienza politica destinato al governante, che tramite esso saprà come affrontare i problemi, spesso drammatici, posti dal suo ruolo di garante della stabilità dello stato. Secondo un’altra interpretazione, il trattato di Machiavelli ha come vero scopo quello di mettere a nudo, e quindi chiarire, le atrocità compiute dai principi dell'epoca, a vantaggio del popolo, che di conseguenza avrebbe le dovute conoscenze per attuare le precauzioni al fine di stare in guardia e difendersi quando si dimostra necessario.

Altre opere Nella Vita di Castruccio Castracani (1520), signore di Lucca morto nel 1328, Machiavelli derivò i particolari da fonti incerte e attribuì a Castracani fatti e detti riferiti da Diodoro Siculo e Diogene Laerzio a personaggi antichi. La biografia è, così, il ritratto ideale di un principe accorto e valoroso, un modello di eroe del Trecento valido per il principe del Cinquecento. Castruccio Castracani fu una delle più interessanti figure del periodo delle Signorie italiane fra i secoli XIII e XIV e personaggio di estremo rilievo nella contrapposizione fra Guelfi e Ghibellini di Toscana.

I discorsi sopra la prima deca di Tito Livio Sotto la forma del commento ai primi dieci libri dell’Ab urbe condita di Tito Livio Machiavelli conduce una profonda riflessione sulle forme di governo contemporanee sulla base della storiografia classica. A differenza de Il principe, nei Discorsi Machiavelli ritiene la Repubblica è vista come una soluzione privilegiata.

Le Istorie fiorentine Nel 1520 Machiavelli riceve l’incarico di redigere una storia di Firenze. Sceglie di trattare il periodo compreso tra il 1215 e la morte di Lorenzo il Magnifico, 1492. L’urgenza politica è preponderante sulle esigenze della storia, tanto che Machiavelli non attinge da documenti di archivio e compie una scarsa verifica delle informazioni utilizzate.

Dell'arte della guerra (1519-20) IN quest'opera Machiavelli esalta l'uso delle milizie cittadine, tema fondamentale dei sette libri di dialoghi che si immaginano tenuti a Firenze negli Orti Oricellari (giardini dei Rucellai) nel 1516 e che hanno come interlocutore anche Fabrizio Colonna, il quale esprime le idee dell'autore. Machiavelli non soltanto per eliminare la corruttela militare professionale ma soprattutto per unire politica ed esercito, per fare di questo un elemento di forza sostanziale, è sostenitore delle milizie cittadine. Non pochi temi dei dialoghi derivano dal mondo classico, soprattutto romano.

La mandragola La mandragola di Niccolò Machiavelli è una commedia considerata il capolavoro del teatro del ’500. Composta da un prologo e cinque atti, è una potente satira sulla corruttibilità della società italiana dell'epoca, prende il titolo dal nome di una radice cui vengono attribuite caratteristiche afrodisiache e fecondative. Venne pubblicata la prima volta nel 1524.

La Clizia è una commedia in prosa in cinque atti La Clizia è una commedia in prosa in cinque atti. Basata sulla commedia Casina di Plauto, venne rappresentata a Firenze per la prima volta nel 1525 e pubblicata nel 1537. A differenza delle imitazioni dell'epoca, la Clizia non è una nuova versione od un adattamento della Casina, ma una libera interpretazione. I personaggi subiscono delle modifiche rispetto all'originale latino, c’è maggiore caratterizzazione psicologica; lo stile di Plauto, caratterizzato da un linguaggio metaforico, trivialità e divertenti lazzi, viene meno in favore di una comicità più semplice ed allusiva, con l'unica eccezione di un riferimento osceno alla vicenda di Lucrezia nella Mandragola

Differenze con la Mandragola Il prologo della Clizia, a differenza di quello della Mandragola, è in prosa e non in versi, non delinea così nitidamente lo spazio scenico o i personaggi e manca del tono polemico e aggressivo nei confronti del “tristo tempo”. Questo, invece, è posato e distaccato, e il suo unico intento è quello del classico dilettare e giovare tramite una favola esemplare. Ancora, se nella Mandragola è posta maggiore attenzione sul tema dell'amore e della beffa, qui cardine e centro di tutta la commedia è il conflitto amoroso di Nicomaco, che a differenza della tradizione oscilla tra la classica figura del vecchio fiacco ma prudente e quella dell'innamorato forte ed audace.

Belfagor arcidiavolo Belfagor arcidiavolo è l'unica novella nota, fu scritta tra il 1518 e il 1527 ed è nota anche come La favola di Belfagor Arcidiavolo o Il demonio che prese moglie. Ambientata al tempo di Carlo d'Angiò re di Napoli, si presenta come una sagace satira contro i costumi della Firenze di quegli anni e s'inserisce nella tradizione antifemministica, popolare e morale dell'epoca. Fu pubblicata per la prima volta nel 1545, e poi rimaneggiata, nella raccolta Rime e prose volgari di Monsignor Giovanni Brevio, che la presentò come propria opera originale; fu Bernardo Giunti, nel 1549, a pubblicarla per la prima volta a Firenze attribuendone la paternità a Machiavelli.