Donne e cittadinanza politica: una prospettiva storica

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Transcript della presentazione:

Donne e cittadinanza politica: una prospettiva storica % %   Donne e cittadinanza politica: una prospettiva storica Breve storia del diritto di voto alle donne in Italia %

Votare significa diventare cittadini e cittadine

...ma un’insidia è nascosta nell’affrontare questo argomento...

Il valore degli uomini e… …il valore delle donne…

In molti paesi in via di sviluppo donne e bambine subiscono gravi discriminazioni nell’alimentazione e nelle cure sanitarie, causando nel rapporto numerico tra i due sessi un tale squilibrio a favore dei maschi da poter parlare di “donne mancanti”, di milioni di donne mancanti... Amartya Sen

€ 17.000,00 € 5.000,00

L’insidia consiste nel trattarlo come un problema settoriale Le leggi di riequilibrio sono a volte necessarie ma non sufficienti Ci vuole dell’altro per superare gli ostacoli di carattere sociale e culturale, alcuni dei quali derivanti anche dai tempi e dalle modalità della politica Ci vuole una trasformazione culturale, un cambiamento di mentalità tra gli uomini e anche tra le donne, che devono assumere un atteggiamento diverso nei confronti di se stesse, delle altre donne e delle regole in vigore; ci vuole una sensibilizzazione diffusa, la conoscenza del problema avviata nelle Aule universitarie, con tutta la forza legittimante che viene data dal luogo della formazione/informazione

l’economia internazionale è donna? John Snow Segretario al Tesoro americano Karl-Heinz Grasser Ministro delle Finanze austriaco Alexei Kudrin Ministro delle Finanze russo Peer Steinbrueck Ministro delle Finanze tedesco Paul Wolfowitz Presidente della Banca Mondiale Angel Gurria Segretario Generale dell’OCSE Gordon Brown Cancelliere dello Scacchiere Tommaso Padoa-Schioppa Ministro dell’Economia italiano l’economia internazionale è donna?

...e la politica internazionale? G8

Insediamento II governo Berlusconi

Entrambi hanno beneficiato delle affirmative actions

«Soggetti politici a pieno titolo le donne non sembrano esserlo nemmeno nei tempi più recenti che hanno visto formalmente riconosciuta la loro cittadinanza, ma non pienamente espressa, al punto da farla apparire ancora incompiuta…» M. FORCINA, Una difficile cittadinanza in una politica indifferente, in Spostando mattoni a mani nude. Per pensare le differenze, a cura di F. Brezzi e G. Providenti, Milano, Franco Angeli, 2003.

Tra i 70 parlamentari dell’ultima Commissione Bicamerale per le riforme istituzionali presieduta da M. D’Alema, si contavano solo le sei donne a fianco raffigurate

XIV Legislatura elezioni 13 maggio 2001 le donne alla Camera e al Senato www.arcidonna.it

Paese Camera bassa o parlamento monocamerale Camera alta Situation as of 30 October 2005 Paese Camera bassa o parlamento monocamerale % Camera alta 81 Maldive U. = 50 D. = 6 12.0 - 82 Repubblica Democratica del Congo U. = 500 D. = 60 U. = 120 D. = 3 2.5 83 Repubblica Siriana U. = 250 D. = 30 84 Burkina Faso U. = 111 D. = 13 11.7 “ Jamaica U. = 60 D. = 7 U. = 21 D. = 4 19.0 Lesotho U. = 120 D. = 14 U. = 33 D. = 12 36.4 85 ITALIA U. = 616 D. = 71 11.5 U. = 321 D. = 26 8.1 86 Indonesia U. = 550 D. = 62 11.3 87 Romania U. = 331 D. = 37 11.2 U. = 137 D. = 13 9.5

XV Legislatura elezioni 10-11 aprile 2006 Camera: totale 630 U. 522 D. 108 Senato: totale 322 U. 278 D. 44 www.arcidonna.it

Global Database of Quotas for Women % of women in Parliament                 Global Database of Quotas for Women A joint project of International IDEA and Stockholm University              n. Country Quota Type(s) Results last election % of women in Parliament 1 RWANDA Africa Constitutional Quota for National Parliaments; Election Law Quota Regulation, National Parliament; Constitutional or Legislative Quota, Sub-National Level 39 of 80 48,8% 2 SWEDEN Europe Political Party Quota for Electoral Candidates 158 of 349 45,3% 3 COSTA RICA South and Central America Election Law Quota Regulation, National Parliament; Constitutional or Legislative Quota, Sub-National Level; Political Party Quota for Electoral Candidates 22 of 57  38,6% 4 NORWAY 64 of 169 37,7%

Global Database of Quotas for Women % of women in Parliament                 Global Database of Quotas for Women A joint project of International IDEA and Stockholm University              n. Country Quota Type(s) Results last election % of women in Parliament 45 EQUATORIAL GUINEA Africa Political Party Quota for Electoral Candidates 18 of 100 18,0% 46 CROATIA Central and Eastern Europe 27 of 152 17,8% 47 UZBEKISTAN Election Law Quota Regulation, National Parliament 21 of 120  17,5% 48 ITALY Europe 109 of 630 17,3%

le donne sono più istruite: DONNE laureate 73,1%; UOMINI laureati 66,4% le donne sono più giovani: camera: D. 50,5 anni; U. 52,5 anni; senato: d. 55,6 anni; U. 58,1 anni le donne sono anche ‘istituzionalmente’ più giovani: new entry DONNE = 55,6%; new entry UOMINI = 39,4%

Partecipazione politica e astensionismo secondo un approccio di genere Ministero per le Pari Opportunità Commissione per le pari opportunità fra uomo e donna Partecipazione politica e astensionismo secondo un approccio di genere Sintesi Roma, 28 febbraio 2006 Palazzo Chigi – Sala Stampa La ricerca è a cura di Linda Laura Sabbadini la presenza delle donne in parlamento è poco conosciuta e sopravvalutata (46,6% contro 15,5%) la maggioranza della popolazione vuole più donne in Parlamento (54%) i motivi indicati dai 27 milioni e 248 mila di persone che ritengono dovrebbe esserci una presenza più alta di donne in parlamento sono i seguenti: - il 64,1% perché le donne devono avere le stesse opportunità degli uomini; - il 38% perché le donne conoscono meglio alcuni problemi; - il 34,6% perché le donne devono essere maggiormente rappresentate; - il 33,5% perché le donne portano idee nuove.

«La presenza di una donna in giunta è vissuta benissimo dalla cittadinanza perché con una donna si parla meglio, perché se una donna si prende un impegno lo porta a termine, perché sono sempre presente, perché è facile trovarmi al mercato, a fare la spesa… Una giunta formata da sei donne amministrerebbe un comune in modo eccellente» Indagine qualitativa promossa dalla Commissione Pari Opportunità della Provincia di Grosseto

E allora perché una così bassa presenza Le donne ‘spariscono’ quando i meccanismi di ascesa sono quelli della cooptazione: in quel caso, «oltre al talento super, devono essere nelle grazie del leader – scrive Giovanna Casadio su “La Repubblica” dell’8 marzo 2006 – oppure restano al palo». E allora perché una così bassa presenza Perché? perché un posto in più ‘riservato’ a una donna significa che lo stesso posto è stato sottratto a un uomo; perché tante donne in politica fanno paura… perché – almeno su certi temi – riescono a fare rete tra loro, diventano ‘massa critica’, esercitano pressione per imprimere cambiamento in alcune regole ‘perverse’ della politica di donne in politica?

Romano Prodi, Io donna, 16 settembre 2006 «Le donne non sono in posizione di svantaggio solo in politica, ma anche nelle imprese private, in quasi tutti i ruoli dirigenziali, tolte le categorie alle quali si accede per concorso pubblico. Dove ci sono concorsi veri e regole chiare le donne vincono, ecco il perché di tante giovani donne in magistratura. Se questa stessa trasparenza si riuscisse a garantire anche in politica le donne stravincerebbero [...] da almeno una decina d’anni mi sono convinto che il passaggio delle quote è inevitabile; una volta cambiato il costume, mutate le regole di selezione si può anche decidere di abbandonarle. Nell’Europa del nord, per esempio, le quote non servono più: i tempi, i modi e i linguaggi cambieranno solo quando ci sarà un numero di elette sufficiente, la c.d. “massa critica”… Il meccanismo si è inceppato e bisogna sbloccarlo; ripeto, serve un momento di rottura, non vedo altro che le quote» Romano Prodi, Io donna, 16 settembre 2006

Su 18 ministri con portafoglio, 2 donne: Salute: Livia Turco Politiche comunitarie e Commercio estero: Emma Bonino Su 7 ministri senza portafoglio, 4 donne: Politiche per la Famiglia = Rosy Bindi Politiche giovanili e attività sportive = Giovanna Melandri Diritti e Pari opportunità = Barbara Pollastrini Affari regionali e Autonomie locali = Linda Lanzillotta

grande spreco di risorse difetto di democrazia grande spreco di risorse

democrazia cittadinanza = “governo del popolo” = “condizione giuridica di chi appartiene a un determinato Stato ed è perciò in esso titolare di un’ampia gamma di diritti e di doveri” cittadinanza

Scrive Alisa Del Re: «Se la cittadinanza è un insieme di diritti e di doveri, per le donne sembra esserci qualche dovere in più – almeno una gran parte dei doveri relativi all’ambito riproduttivo»

La cittadinanza… …se prima descriveva semplicemente la posizione di un soggetto di fronte a uno Stato – rispetto al quale si era per l’appunto o ‘cittadini’ o ‘stranieri’ – oggi è divenuta una sorta di parola-chiave, «un crocevia di suggestioni variegate e complesse che coinvolgono l’identità politico-giuridica del soggetto, le modalità della sua partecipazione politica, l’intero corredo dei suoi diritti e dei suoi doveri» (Pietro Costa, Civitas 1, p. vii)

le 'colonne d'Ercole' della cittadinanza sono rappresentate dalla Rivoluzione francese che determina la grande cesura... E. Delacroix, La libertà che guida il popolo (1830)

nella società d’ancien régime, il soggetto era un ‘cittadino-suddito’ che definiva la propria posizione sulla base di una moltitudine di appartenenze variamente orchestrate: apparteneva alla città, al territorio, al ceto, alla corporazione, al gruppo familiare, al sovrano, in un reticolo di vincoli che definivano il suo status e, quindi, il paradigma dei suoi ‘diritti-privilegi’

Con il crollo dell’Antico regime, questi vecchi legami si spezzano per lasciare spazio a un ‘nuovo ordine’: tra il 1789 e il 1793, la Francia rivoluzionaria dichiara di voler fare dei diritti del soggetto e dell’appartenenza alla nazione il fondamento del ‘nuovo ordine’. Il citoyen si definisce come ‘non più suddito’ e al contempo come membro della nazione, titolare, in quanto tale, di diritti individuali, cioè di diritti che gli sono riconosciuti in quanto singolo individuo e non perché appartenente a un ceto, a una corporazione, a un gruppo familiare etc.

Debitrice dell’illuminismo e della rappresentazione giusnaturalistica del soggetto (l’uomo, per diritto di natura, è libero e uguale), la ‘cittadinanza’, a partire dall’età delle rivoluzioni di fine Settecento, con modulazioni diverse, acquista la moderna configurazione di piena appartenenza ad una comunità politica, con conseguente attribuzione di doveri e di diritti = titolarità di diritti civili, politici e sociali + tutela per il loro godimento effettivo.

Da allora, in senso ampio, essere cittadini significa appartenere alla civitas; un’appartenenza che determina l’identità politica dei suoi membri, attribuendo loro doveri e diritti, stabilendo le forme dell’obbedienza e della partecipazione, dettando le regole dell’inclusione e dell’esclusione (cfr. Costa, Civitas 2, p. vii).

Cittadinanza… …da “fattore di inclusione e di uguaglianza” a “ultimo privilegio di status, ultimo fattore di esclusione e di discriminazione” Thomas H. Marshall Danilo Zolo Luigi Ferrajoli

Tracciare la storia della cittadinanza significa, quindi, raccontare una storia di inclusioni e di esclusioni. Tra queste, la più vistosa è l’esclusione delle donne! Un’esclusione vistosa, che risale alle origini rivoluzionarie della cittadinanza e si pone in assoluto contrasto con la ‘mistica’ dell’universalismo dei diritti proclamati con la Dichiarazione francese del 1789!

Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (26 agosto 1789) Art.1 Gli uomini nascono e vivono liberi e uguali nei loro diritti

Perché? l’evoluzione della condizione giuridica della donna è inevitabilmente connessa, nel corso della storia, alle idee sulla donna, sulla famiglia, sui rapporti tra uomo e donna, radicate nella cultura e nella società

Negli uomini dell’89, del ’91 o del ’93 e, più in generale, nel pensiero illuminista continuava a restare prevalente l’idea che la donna fosse “per natura” inferiore all’uomo e avesse una funzione essenzialmente riproduttiva e domestica.

Benché le donne avessero avuto un ruolo determinante prima e dopo la presa della Bastiglia, nel 1793, la Convenzione (nuova assemblea costituente eletta a suffragio universale maschile dopo la sospensione del re e la caduta della monarchia, nel settembre 1792) avrebbe soppresso tutte le associazioni femminili perché… …(sono parole di Amar dette a nome del Comitato di salute pubblica) «Le donne sono poco capaci di concezioni elevate, di meditazioni serie, e la loro naturale esaltazione sacrificherebbe sempre gli interessi dello Stato a tutto ciò che di disordinato può produrre la vivacità delle passioni».

Olympe de Gouges, “capostipite del pensiero femminile moderno”… …“la sola donna che, al tempo della Rivoluzione, pose il problema della presenza femminile sulla scena politica. La sola che osò immaginarsi «Uomo di Stato»”. Olympe de Gouges, “capostipite del pensiero femminile moderno”…

Perché mai i diritti universali, dichiarati solennemente in Francia come già negli Stati Uniti, riguardano solo i cittadini di sesso maschile? Come mai l’ambigua parola ‘uomo’ definisce anche la donna quando si parla di tasse e di reati da punire e, invece, è circoscritta alla ‘persona di sesso maschile’, escludendo la donna, quando si parla di diritti politici e civili? Olympe de Gouges (1748-1793)

16 ottobre 1793 21 gennaio 1793 "Se la donna ha il diritto di salire sul patibolo, deve avere anche il diritto di salire sulla tribuna" 3 novembre 1793

Mary Wollstonecraft (1759-1797) …in cui rivendicava il diritto delle donne a ricevere la stessa educazione degli uomini, perché – sosteneva – è dalla mancanza di un’adeguata formazione che dipende la loro apparente incapacità. Rivendicava anche il loro diritto all’eguaglianza politica e alla rappresentanza: un uomo può solo arbitrariamente rappresentare una donna, perché i rappresentanti devono avere assolutamente gli stessi interessi dei rappresentati: le donne non potrebbero essere rappresentate che dalle donne! Mary Wollstonecraft (1759-1797)

Olympe - «Se anche gli attori… se addirittura Arlecchino ha ottenuto i suoi diritti costituzionali dopo l’ottantanove, perché noi (donne) non dovremmo ottenerli? Dovrà accadere, prima o poi…». la pittrice - «Quando?» Olympe - «Quando impareremo ad applaudire l’opera di un’altra donna. A essere meno ingrate l’una verso l’altra…»

…quando impareremo a ragionare con autonomia di pensiero, a fare rete tra noi donne e potenziare, così, la nostra presenza nei luoghi in cui si decide anche per noi, ma spesso in nostra assenza, a ricordare a noi stesse e soprattutto alle nuove generazioni di donne che «i diritti … per fondamentali che siano, sono diritti storici, cioè nati in certe circostanze, contrassegnate da lotte per la difesa di nuove libertà contro vecchi poteri, gradualmente, non tutti in una volta e non una volta per sempre» (N. Bobbio, L’età dei diritti, p. xiii).

ripercorreremo la storia del suffragio femminile in Italia analizzando i vari tentativi di riconoscere il voto alle donne che contrassegnano l’età liberale ricordando le battaglie del suffragismo otto-novecentesco approfondendo le modalità con cui, nel 1945, il diritto di voto è finalmente esteso alle donne

Storia emblematica e singolare anche per le contraddizioni che presenta… per tutta l’età liberale = storia di una sconfitta, ma la questione è presente nel dibattito politico e puntualmente registrata nelle fonti parlamentari e nella pubblicistica dell’epoca dopo la caduta del fascismo = storia di una conquista, di un successo, di cui poco si parla sia nelle fonti ufficiali che nei giornali del tempo…

La battaglia delle donne per il diritto di voto inizia a metà ‘800 Negli Stati Uniti, con il Congresso di Seneca Falls del 1848 (il voto alle donne è per la prima volta esteso nel 1848 nello Stato del Wiyoming; a livello federale, sarà riconosciuto nel 1920) In Inghilterra, tra il 1866 e il 1914 (il traguardo è raggiunto nel 1918) In Germania, alla fine dell’800 (voto alle donne nel 1919) In Francia e in Italia più tardi, nel primo decennio del ‘900 (voto alle donne è in entrambi i paesi una conquista del secondo dopoguerra: è riconosciuto nel 1946 in Francia, un anno prima in Italia)

DISEGNI DI LEGGE SUL VOTO ALLE DONNE 1863 1865 1867 e 1877 1871 1876 Peruzzi E' mirato a non far perdere il diritto di voto a chi già l'aveva 1865 Lanza Respinto 1867 e 1877 Morelli Abolire la schiavitù domestica accordando i diritti civili e politici 1871 Insabbiato 1876 Nicotera 1880 Zanardelli Non si nega il voto per principio, ma per opportunità 1881 Coppino Spetterà ad altri e ad altro tempo la concessione del voto alle donne 1884 Depretis Non si nega il voto, ma l'opportunità del suo esercizio 1887 Crispi 1907-1910 Commissione nominata da Giolitti… … sulle condizioni sociali della donna 1919 Martini-Gasparotto Proposta di legge approvata solo dalla Camera  

art. 24 Tutti i regnicoli, qualunque sia il loro titolo e grado, sono eguali dinanzi alla legge. Tutti godono egualmente i diritti e politici, e sono ammissibili alle cariche civili e militari, salve le eccezioni determinate dalle leggi art. 25 Essi (i regnicoli) contribuiscono indistintamente, nella proporzione dei loro averi, ai carichi dello Stato

plausibilità del voto amministrativo sia perché in antico regime le donne erano presenti nelle forme di rappresentanza locale legate agli interessi patrimoniali sia perché nella concezione liberale italiana i poteri degli enti locali non dovevano rivestire significato politico Conclusione: si riusciva a concepire la possibilità che le donne, in quanto contribuenti, potessero essere elettrici per i comuni e le province, visti come agglomerati di interessi

Le donne diventeranno elettrici ed eleggibili… …nei consigli di amministrazione delle congregazioni di carità e di altri istituti di beneficienza (1890) …nei collegi dei probiviri per i conflitti di lavoro (1893) … nelle Camere di Commercio (1910) … negli organi elettivi dell’istruzione elementare e popolare (1911)

Progetto di legge Peruzzi (1863) voto amministrativo alle vedove e alle nubili esercitato per delega o mandato per iscritto perché… “temiamo che la donna sia troppo di leggieri sotto l’ascendente del giudizio altrui” “i nostri costumi non consentirebbero alla donna di frammettersi nel comizio degli elettori per recare il suo voto”

Uno dei temi più diffusi della propaganda suffragista: la ingiusta omologazione delle donne ai criminali e ai malati di mente

1867 «…Per lo scopo di abolire la schiavitù domestica con la reintegrazione giuridica della Donna - accordando alle Donne Italiane i diritti civili e politici che si esercitano dagli altri cittadini del Regno»

Art.1. Riconoscendo nella donna identità di tipo e facoltà eguali all’uomo, giustizia vuole che essa sia eguagliata al medesimo nei diritti civili e politici. Quindi le donne italiane, dalla pubbli-cazione di questa legge, sono facultate ad esercitare i diritti civili e politici nello stesso modo e con le medesime condizioni che li esercitano gli altri cittadini del regno d’Italia. Salvatore Morelli (1867)

1876: Nicotera 1871: Lanza insabbiati

…chiedo di considerare le donne per ciò che sono: cittadine, contribuenti, capaci! «…è la lucida e appassionata protagonista di una strategia di emancipazione che fa dell’eguaglianza il suo punto di forza» e della ridefinizione della soggettività femminile, fino ad allora declinata al maschile, il presupposto di ogni lotta per la conquista dei diritti delle donne (P. Costa, Civitas 3) 1877 Anna Maria Mozzoni (1837-1920)

“Nella sua missione tutta d’educazione e di affetti, a gioia, conforto e altissimo incitamento dell’uomo nella vita domestica e intima, la donna sarebbe spostata, snaturata, involgendosi nelle faccende e nelle gare politiche. Quelle stesse virtù nelle quali vince veramente l’uomo (…) di tenerezza, d’impeto, di passione, ma che traggono nascimento dal fatto incontrastabile che in essa sovrasta il cuore alla mente, il sentimento alla ragione, la generosità alla giustizia, (…) non sono quelle che ai forti doveri della vita civica maggiormente convengono” G. Zanardelli, relatore della “Commissione sulla riforma elettorale politica” (1880)

1881 “la Commissione non discute la eguaglianza dell’uomo e della donna, ma considera questi individui esseri destinati a formare un’unità nel seno della famiglia, e riserva ad altri e ad altro tempo il vedere quali e quanti diritti politici possano essere conferiti alla parte più gentile” Michele Coppino (1822-1901)

“Non credo che questa proposta avrebbe il voto favorevole se la stessa più bella metà dell’umana famiglia fosse direttamente consultata… (ilarità) …La donna ha altri mezzi d’influenza, di azione, assai più potenti del voto! (ilarità prolungata)” E quando viene messo ai voti un emendamento volto a introdurre il voto femminile solo per le maestre e le laureate, è respinto! Agostino Depretis

Francesco Crispi 1887 Progetto Depretis 1884 Non si nega il diritto delle donne al voto, ma l’opportunità del suo esercizio… Francesco Crispi 1887

Progetto di legge presentato dal repubblicano 1904 Progetto di legge presentato dal repubblicano Roberto Mirabelli

1906 Lodovico Mortara (1855-1937)

“Petizione delle donne italiane per il voto politico e amministrativo” 1906 “Petizione delle donne italiane per il voto politico e amministrativo” presentata dal Comitato nazionale pro-suffragio scritta da Anna Maria Mozzoni rivendica il diritto di voto perché – si legge - le donne sono cittadine, pagano tasse e imposte, sono produttrici di ricchezza, pagano “l’imposta del sangue nei dolori della maternità” sottoscritta da oltre 10.000 donne firmata anche da Maria Montessori

Maria Montessori (1870-1952) Giolitti blocca l’esame della petizione e nomina una “Commissione ministeriale sul voto femminile amministrativo”

1908

Filippo Turati Anna Kuliscioff (1853?-1925)

Anna Kuliscioff è decisa a fare della battaglia femminista un momento irrinunciabile del programma socialista

1911-1912: anni di maggiore sviluppo del femminismo socialista “il ragionevole supposto che nella legge elettorale politica s’intendano com-prendere effettivamente tutti gli italiani, indipendentemente da diffe-renze di carattere esclusivamente anatomico e fisiologico” (o.d.g. di Turati presentato l’8 maggio 1912 alla Camera)

On. Bertolini, un medico legato alle teorie del Lombroso… Le reazioni sono diverse: qualche autorevole consenso, ma anche plateali dissensi. Accentuati dal clima culturale del tempo, segnato dal positivismo… … quasi stupefatto della posizione espressa dal Turati, gli rispondeva che non era pensabile concedere il diritto di voto alle donne a causa della loro notoria incapacità, dacché è stato provato che il cervello delle donne è meno pesante di quello degli uomini! On. Bertolini, un medico legato alle teorie del Lombroso…

I reazionari autentici, orgogliosi delle loro convinzioni, hanno il pregio di non nascondersi dietro le parole: sono chiari, espliciti. E in questo testo sull’inferiorità mentale della donna, pubblicato nel 1900 dallo psichiatra tedesco P.J. Moebius, tutto è chiaro; non un’ombra di ambiguità, di dubbio o di sospetto: la donna è fisiologicamente deficiente. Non si tratta – come tiene a precisare l’autore – di un giudizio di valore, ma di una semplice constatazione scientifica: la cruda realtà dei fatti che parlano da sé, risultato di analisi e ricerche rigorose. Quindi, perché lottare contro la realtà? La donna resti nei limiti fissati dalla natura, che, per proteggerne la funzione essenziale – la maternità – la vuole sottomessa, schiava, subordinata. Solo così sarà ben accetta all’uomo, gradita e amata.

…Non vedrei gravi difficoltà per il voto amministrativo (…) Ritengo invece assolutamente prematura qualunque conces-sione di voto politico! Giovanni Giolitti

Il primo paese europeo dove si riconosce il diritto di voto alle donne è la Finlandia: 1906. 1915-1918