secondo don Primo Mazzolari La Chiesa dei poveri secondo don Primo Mazzolari
1- alla parrocchia: nel 1920 dopo la guerra “Il piccolo mondo spirituale di ieri non basta al sacerdote che ritorna dalla guerra. Chi vede una volta soltanto il campo che sta oltre la minuscola cinta non lo può scordare: è il campo dell’apostolo. Gli dissero che di là c’era il male, la menzogna, il fallace godimento, la morte. Egli trovò queste brutte cose; ma accanto al male scorse inesplose sorgenti di bene […]”. Le tre conversioni 2- alla formazione delle coscienze: il decennio a Cicognara “Bisogna nascere poeti e sapersi serbar tali per non disdegnare la cura d’anime di campagna. Senza poesia non c’è fede, senza poesia l’apostolo muore”. 3- alla pastorale missionaria: gli anni di Bozzolo. tema dei lontani
I pericoli e gli errori nella vita ecclesiale 1. Il lasciar fare: la critica senza proposta I pericoli e gli errori nella vita ecclesiale 2. l’attivismo separatista: la creazione di istituzioni confessionali 3. il soprannaturalismo disumanizzante: lo spiritualismo di chi si estranea dal mondo
Problema: difetto di incarnazione
Soluzione: la formazione di un laicato maturo. “Un grave pericolo è la clericalizzazione del laicato cattolico, cioè la sostituzione della mentalità propria del sacerdote a quella del laico, creando un duplicato d’assai scarso rendimento. Non devesi confondere l’anima col metodo dell’apostolato. Il laico deve agire con la sua testa e con quel metodo che diventa fecondo perché legge e interpreta il bisogno religioso del proprio ambiente. Deformandolo, sia pure con l’intento di perfezionarlo, gli si toglie ogni efficacia là dove la chiesa gli affida la missione. Il pericolo non è immaginario”.
“Occorre salvare la parrocchia dalla cinta che i piccoli fedeli le alzano allegramente intorno e che molti parroci, scambiandola per un argine, accettano riconoscenti. (…) In qualche parrocchia sono gli elementi meno vivi, meno intelligenti, meno simpatici che vengono scelti a collaboratori, purché docili e maneggevoli. – Gli altri non si prestano. – Non è sempre vero oppure l’accusa non è vera nel senso che le si vuol dare. In troppe parrocchie si ha paura dell’intelligenza, la quale vede con occhi propri, pensa con la propria testa e parla un suo linguaggio. I parrocchiani che dicono sempre di sì, che son sempre disposti ad applaudire, festeggiare e… mormorare non sono a lungo andare né simpatici né utili”.
La chiesa come casa della carità La predilezione è per i poveri: “la ‘Chiesa’ incomincia dove qualcuno fa posto, nella sua anima e nella sua casa, ai poveri”. La parrocchia come luogo ospitale per tutti;
I poveri Al centro della vita della parrocchia, anche se scomodano; Necessario uno stile di vita essenziale: solo Dio salva. I poveri I poveri sono diventati indifferenti alla chiesa: preoccupazione più per gli edifici e le attività che non per le persone; L’attenzione al povero nasce dal fatto che ognuno si comprende povero;
Solo una Chiesa povera sa parlare ai poveri
L’attenzione ai poveri: Non vergognarsi di stare in mezzo a loro Siano di casa negli ambienti ecclesiali Trasformare la canonica in casa dei poveri Vincere il “male della pietra” (è materialismo) Al centro le PERSONE e le relazioni
Una parrocchia senza poveri cos’è mai?
fine