Don Tonino Bello.

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Transcript della presentazione:

Don Tonino Bello

Il testimone della sofferenza,

Dio ci ama! Non bisogna incolpare Dio Delle nostre sofferenze.

Dovremmo ringraziarlo Lui ha sacrificato Suo figlio per noi.

E, come Cristo, dovremmo sperimentare la sofferenza,

Che tiene spiritualmente La sofferenza è ciò Che tiene spiritualmente In piedi il mondo;

La sofferenza è fonte di Dobbiamo capire che La sofferenza è fonte di Carità, Fede e Speranza.

La speranza è La forza di rinnovare,

La forza di Cambiare le cose;

L’atteggiamento più giusto Sembrerebbe quello di tacere, Quando si soffre L’atteggiamento più giusto Sembrerebbe quello di tacere,

Ma il silenzio non porta a nulla. Non dobbiamo vergognarci Della malattia Non è un tabù!

Ma bisogna lottare. Mai arrendersi!

scavalcando senza tregua le pareti del volto, vetro ignudo GOCCE DI CERA Diamanti cristallini scendono senza vita scavalcando senza tregua le pareti del volto, vetro ignudo di una pioggia intermittente. Amare illusioni, amari dolori superabili eppure incancellabili. E ti rimane, come soffio di speranza, nell’anima, un abbraccio caldo ed avvolgente: gocce di cera.

Una lacrima cadente in un cielo stellato INFONDO AL CUORE Una lacrima cadente in un cielo stellato affogo nei pensieri dove mi hanno intrappolato. Dormo nelle favole dove non c’è mai fine mi soffoco con una parola ingoiata per non farti male. Soffio il vento che senti nel cuore tocco il battito dell'aria silenziosa.. Ascolto i rumori dell'acqua gocciolante asciugo una lacrima di un' amore perduto. Suono con le corde dei raggi del sole nuoto nel magma di un vulcano rovente riposo su delle spine di rose profumate. Rinuncio alla speranza di poterti incontrare e canto nella solitudine di non poterti avere. Ballo a ritmo di un soldato disperato pulisco la cenere di un fuoco bagnato... Strofino le macchie del disastro del vento distruggo le paure che mi trapassano il corpo. Lavando con forza le croste del cuore guardando l'amore e vedendola morire. Lucidando le schegge della pioggia infuocata camminando nell'aria che mi aveva soffocata. Combattendo con la luce che mi aveva rapita scendendo su una montagna tutta in salita. Salgo le scale del mare profondo trovando una via d'uscita in una prigione infinita chiudendo la porta con la chiave della vita. Senza te dormirò sulla sabbia ghiacciata gelosa di averti implorata di dormire con me sulla rugiada del vento. Accarezzando la vita vigliacca prosciugata dall'assenza dello squillo dell'anima. Sono intrappolata nel buio della notte respirando con forza i problemi del cuore. Cadendo in un pozzo a me sconosciuto sentendo il vuoto di un cuore assassinato. Ceca nella speranza che mi avevi dato muoio nel triste passato e nel futuro peccato.

Le due lettere di Don Tonino Bello sono state scritte in occasione della quaresima e hanno in comune il tema della croce. La prima “Il panorama del Calvario” è un invito a non rimanere indifferenti alla sofferenza e lontani delle croci che colpiscono le persone accanto a noi. Don Tonino vuole farci capire come il dolore ,i problemi, le tragedie della gente, vicina e lontana,è qualcosa che riguarda tutti. Il suo invito è quello di essere solidali con le croci altrui,condividerne i pesi. Ecco perché parla di “croce collettiva”: ogni cristiano deve accogliere la sua croce ma deve anche guardare e riconoscere le croci degli altri e aiutarli a staccarsi dalla croce. Le croci della fame,delle ingiustizie,dell’emigrazione, del capitalismo,dei massacrati,degli umiliati. Noi cristiani abbiamo il dovere morale di correre di correre in aiuto di chi soffre sotto la croce e soprattutto imparare a individuare i luoghi dove si fabbricano queste croci. Cioè ci viene chiesto di essere uomini e donne attivi, che si impegnano per i diritti degli uomini; dobbiamo essere dei cittadini pronti ad alzarci dalle nostre comode case per farci missionari di giustizia, di pace e di uguaglianza. La seconda lettera “Il parcheggio del Calvario” sempre sul tema della croce, è però un messaggio di speranza. Se è vero, come abbiamo già detto, che dobbiamo imparare a farci carico delle croci dei fratelli, in questa lettera don Tonino ci dice che la croce non è una condizione eterna, cioè non è per sempre. Bensì è solo un periodo della vita, un tempo limitato. È una collaborazione provvisoria: per poco tempo, per poche ore. È vero che mentre si vive la pesantezza della croce il tempo sembra non passare mai, ma Don Tonino ci assicura che presto arriva la luce della Resurrezione, la liberazione dalle piccole croci che rendono la nostra vita pesante. Infatti dice che il Vangelo della Passione ci invita proprio a riflettere su questo: la Passione di Gesù durò per un periodo breve: da mezzogiorno alle tre di pomeriggio. Il buio sulla terra durò solo per queste ore. Poi ci fu la deposizione della croce e tra le nuvole si intravide la luce. Anche noi cristiani dobbiamo vivere le nostre croci, i nostri problemi avendo queste certezze nel cuore: la sofferenze è solo una breve parentesi della nostra vita prima del sole. Questa certezze mi fa pensare a un crocifisso particolare: il crocifisso di san Damiano che parlò a san Francesco. Il Cristo su quel crocifisso ha una caratteristica: ha gli occhi aperti. Di solito sui crocifissi il Cristo è rappresentato con gli occhi chiusi, già morto. Invece su quel crocifisso, gli occhi aperti di Gesù sono il simbolo di questa certezza, la certezza che la croce non è la fine, non è la morte ma già contiene la resurrezione, la luce. Proprio nel momento della croce si è a un passo dalla vita nuova. Queste due lettere penso che possano rappresentare le tre virtù teologali: la carità (dividere le croci con i fratelli), la speranza (la croce è un periodo di passaggio), la fede (Dio non ci abbandona mai e ha sempre pronta per noi la luce del sole). Infine vorrei aggiungere che queste lettere, che ho letto con molta calma soprattutto dentro il mio cuore, mi hanno dato la possibilità di una ulteriore mia crescita interiore, essendo un catechista. Vorrei dire grazie a Don Tonino Bello per queste sue parole . 20/02/13

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