Aristotele - Etica Nicomachea Introduzione Che cosa è il bene per l’uomo? La domanda fondamentale dell’etica Come conoscere il bene? LA POLITICA – Scienza architettonica in massimo grado La scienza che studia l’uomo in quanto capace di agire consapevolmente e liberamente in vista di un fine e soprassiede a tutte le altre scienze o arti pratiche al fine di determinare e organizzare gli strumenti per il raggiungimento del bene Ne consegue un quesito essenziale: Quale rapporto tra etica e politica?
Morale individuale – Morale collettiva Etica privata – Etica pubblica L’oggetto della morale è il bene dell’uomo Il bene riferito a tutti gli individui L’uomo è un animale sociale, zoon politikòn Il bene individuale non si disgiunge dal bene collettivo Fine della politica è il bene degli individui La politica, dunque, come scienza architettonica per il bene della collettività La politica per la realizzazione morale della collettività La vera politica è la morale, la vera politica è etica
Politica come Etica Pubblica La difficoltà individuale alla vita morale Il ruolo della politica Il ruolo morale del politico La funzione etica del legislatore In conclusione, nel rapporto Etica – Politica, per Aristotele è la politica ad essere in funzione dell’etica e non viceversa
Caratteri dell’etica L’etica come Scienza pratica METODO L’etica come Scienza pratica Che unisce il rigore della conoscenza dimostrativa del necessario alla valutazione dialettica del contingente Una conoscenza caratteristica dunque, scienza e dialettica al tempo stesso, Saggezza Phrónesis SCOPO Scopo dell’etica non è la mera conoscenza del bene Il suo scopo è pratico La conoscenza del bene serve alla sua attuazione Conoscere il bene per attuarlo, per vivere eticamente
Ma cosa dobbiamo intendere per felicità? La Felicità In cosa consiste propriamente il bene per l’uomo? Tra i tanti beni possibili va individuato il bene ultimo, perfetto Il bene perfetto è quello perseguito per se stesso e non in funzione di altro Il bene perfetto è la felicità Ma cosa dobbiamo intendere per felicità? Piacere fisico, benessere materiale, onore e riconoscimenti … Per capire cosa sia il bene perfetto, la felicità, occorre fare riferimento alla funzione propria dell’uomo
La vita L’anima senziente e l’anima razionale L’anima razionale come propria dell’uomo L’attività secondo ragione L’attività secondo ragione nel modo migliore, secondo virtù Il bene consiste nell’attività dell’anima secondo la sua virtù Si danno più virtù e dunque una scala gerarchica delle stesse La più alta è quella riferita alla ragione contemplativa, quella che più avvicina l’uomo al divino
Aristotele delinea l’ideale classico della felicità come vita contemplativa, quale esaltazione della razionalità dell’uomo e della sua libertà intellettuale Ma l’uomo non è soltanto anima razionale, la nostra natura composita di mente e corpo necessita di beni esteriori e materiali. Per il raggiungimento della felicità occorrono anche risorse materiali e beni materiali. Si delinea una figura di uomo morale consapevole e in equilibrio tra dimensione spirituale e dimensione materiale
LA NATURA COMPOSITA DELL’UOMO - CORPO E ANIMA Oggetto della riflessione etica non è, se non incidentalmente, la parte corporale, bensì l’anima. Anima razionale - Anima irrazionale L’anima irrazionale presiede alle funzioni vegetative, nonché alle funzioni affettive. Nello specifico, i moti propri delle passioni, degli affetti: amore, odio, amicizia, coraggio, paura… tutto ciò che muove il comportamento e fa emergere le virtù o i vizi del carattere. Quanto più l’uomo sarà dominato dalle passioni sarà caratterizzato dal vizio, quanto più sarà in grado di contenerle e armonizzarle con la ragione, sarà virtuoso. Le buone disposizioni nei confronti delle passioni sostanziano le VIRTÙ ETICHE
Anche l’anima razionale si suddivide L’una, la parte calcolatrice, è ciò che consente all’uomo di deliberare, calcolando e valutando il rapporto fine – mezzi e dunque di individuare i mezzi per raggiungere i propri fini. L’altra riguarda le funzioni più alte dell’uomo, la conoscenza dei principi e dei fondamenti eterni della realtà Le buone disposizioni dell’anima razionale sostanziano le VIRTÙ DIANOETICHE, o intellettuali
L’ETICA E IL COMPORTAMENTO DELL’UOMO AZIONI INVOLONTARIE AZIONI VOLONTARIE Tipologia delle azioni involontarie e di quelle volontarie Azioni volontarie come azioni con carattere morale L’azione volontaria ha carattere morale quando viene determinata dalla scelta che sostanzia un atto volontario preceduto dalla deliberazione La scelta è intelletto che desidera o desiderio che ragiona, e tale principio è l’uomo Nell’azione volontaria propriamente detta pensiero e desiderio trovano la loro sintesi. Il desiderio è la tensione naturale,ciò che muove l’uomo verso qualcosa; il pensiero è ciò che consente di conoscere, valutare, deliberare,quindi fornisce gli strumenti per procedere verso quel qualcosa che si vuole ottenere. Con la scelta pensiero e desiderio si incontrano nell’atto deliberativo dell’uomo che responsabilmente si muove all’azione. In questo senso l’uomo è propriamente uomo, ente morale, soggetto responsabile delle proprie azioni.
Bene come fine oggettivo vero L’uomo, soggetto responsabile può scegliere. Ma come scegliere il bene? Esatta conoscenza del bene Bene come fine oggettivo vero Bene come ciò che appare bene – relativismo Aristotele opera una sintesi tra questi due termini: l’uomo saggio, l’uomo di valore giudica rettamente ogni cosa ed in ognuna a lui appare il vero. L’uomo di valore si distingue soprattutto per il fatto che vede il vero in ogni cosa, in quanto ne è regola e misura. Nella maggior parte degli uomini, invece, l’inganno sembra avere origine dal piacere: esso appare un bene ma non lo è. Scelgono il piacere come se fosse un bene, e fuggono il dolore come se fosse un male. Aporia morale per l’uomo buono? Sono buono se voglio autenticamente il bene, ma posso volere autenticamente il bene se sono buono
L’uomo saggio come misura del bene: a livello individuale solo il filosofo può volere originariamente il bene e dunque essere propriamente e di per sé virtuoso. Per l’uomo comune torna ad evidenziarsi l’importanza della politica come etica pubblica. La vita in una collettività ispirata ad un agire virtuoso instrada gli individui verso comportamenti virtuosi e verso un vivere consapevolmente virtuoso. Si determinano così abitudini, comportamenti, abiti mentali che, mano a mano che il soggetto matura intellettualmente, lo porteranno sempre più a scegliere autonomamente per il bene.
Le virtù etiche e le virtù dianoetiche LA VIRTÙ Cosa è propriamente la virtù? La virtù è disposizione, la buona disposizione, quella, dice Aristotele, che merita lode. La virtù etica non concerne la componente corporale. La virtù propriamente detta si ha nell’uomo maturo. Le virtù etiche e le virtù dianoetiche Per comprendere in cosa propriamente consista la virtù etica occorre rifarsi al criterio del giusto mezzo, come criterio da utilizzare in modo proporzionale Per ciascun soggetto e per ciascuna situazione.
Il giusto mezzo non è mediocrità, il giusto mezzo è il perfetto equilibrio tra gli eccessi. In questo senso, dal punto di vista qualitativo di una virtù, rappresenta l’ottimo Le virtù dianoetiche riguardano specificatamente la parte razionale dell’anima e sono quelle più importanti. L’anima razionale, come sappiamo, si distingue: una parte calcolatrice, quella che consente all’uomo di deliberare, calcolando e valutando il rapporto fine – mezzi e dunque di individuare i mezzi per raggiungere i propri fini; l’altra riguarda le funzioni più alte dell’uomo, la conoscenza dei principi e dei fondamenti eterni della realtà La virtù propria della prima parte è la saggezza phrónesis, la virtù propria della seconda parte è la sapienza sophía
Se la sapienza è la virtù dianoetica più importante proprio perché è quella che più avvicina l’uomo alle verità eterne, al divino, nella trattazione dell’etica maggiore rilevanza l’acquista la saggezza, proprio perché è la virtù propria della dimensione morale. La saggezza consiste nel saper bene deliberare intorno a ciò è buono ed utile per raggiungere la felicità. Essa è una disposizione all’azione avente per oggetto ciò che è bene e ciò che è male per l’uomo. Bene in concreto, in ogni specifica situazione. Torna evidentemente il carattere pratico della filosofia morale, la sua caratterizzazione metodologica ed il suo scopo nei termini di filosofia pratica. La saggezza riguarda l’individuo ma anche la collettività nel suo insieme. Torniamo così alla politica, alla saggezza politica ed alla saggezza legislativa
LA SAPIENZA Ma, come detto, se la saggezza è la virtù fondamentale nella sfera etica, la virtù più importante per l’uomo, quella che più concerne la sua dimensione razionale, il suo pensiero, è la sapienza. Oggetto della saggezza è l’agire dell’uomo, oggetto della sapienza è la conoscenza delle verità eterne, del divino. La saggezza comanda l’uomo per un vivere etico, ma non comanda alla sapienza dato che questa, come conoscenza del vero è il fondamento di ogni sapere.
La sapienza è, in ultima analisi, METAFISICA. La sapienza è vita contemplativa, è la pura attività di conoscenza speculativa del filosofo. La sapienza è, in ultima analisi, METAFISICA. Ed è l’attività più alta dell’uomo. Non perché mortale l’uomo deve rinunciare alla conoscenza dell’immortale; non perché contingente alla conoscenza del necessario; non perché imperfetto alla conoscenza del perfetto. La via della sapienza è la via del pensiero, di ciò che propriamente rende l’uomo tale, che lo fa esser tale, assolutamente diverso da ogni altro vivente, autenticamente uomo. Il vivere sapiente è il vivere propriamente, massimamente umano. In ciò consiste la massima felicità. Con Aristotele si disegna l’ideale proprio dell’intellettualismo della cultura greca. Un ideale di una aristocrazia del pensiero, dell’uomo che si eleva e si distingue nel pensiero e nella sua libertà intellettuale ed in ciò compie propriamente se stesso, giunge ad essere propriamente se stesso e raggiunge la felicità.