IL GRANDE MATEMATICO Ipazia.

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Transcript della presentazione:

IL GRANDE MATEMATICO Ipazia

… Mi è stato chiesto di intervistare una grande matematica. Chi meglio di lei, Ipazia, che è stata forse la prima, grande, donna matematica nella storia dell’umanità. Toglierei il forse. Ed aggiungerei che sono stata, oltre che una grande matematica, anche astronoma e filosofa.

… Cominciamo bene … Partiamo dalle note biografiche. Nasco ad Alessandria d’Egitto nella seconda metà del IV secolo dopo Cristo. Non ricordo bene l’anno, ma – capirà – è ormai passato tanto di quel tempo.

… Non ho molti ricordi di mia madre. Mio padre Teone, invece, lo ricordo bene. Era chiamato il “geometra e il filosofo d’Alessandria”. Fu lui a trasmettermi la passione per la matematica. Studiava e insegnava ad Alessandria, dedicandosi in particolare alla matematica e all'astronomia: osservò l'eclisse solare del 15 giugno 364 e quella lunare del 26 novembre. Ricordo con piacere anche mio fratello Epifanio. La sua famiglia?

… Cominciai come allieva di mio padre, poi divenni sua collaboratrice. Revisionai per suo conto, ad esempio, il suo commento al Sistema matematico di Tolomeo. Non vorrei sembrarle immodesta, ma – secondo molti – poi io fui in grado anche di superare il maestro. Oltre alla matematica ed all’astronomia, infatti, io mi dedicai anche alla filosofia. E diventai, a mia volta, istruttrice e maestra di molti allievi. Come le venne trasmessa da suo padre la passione per la matematica ?

… Immodesta lei? Ci mancherebbe… Visto quanto succede al giorno d’oggi, immagino che, un paio di migliaia d’anni fa, non dovesse essere molto facile, per una donna, riuscire ad affermarsi nel campo scientifico. Non fu in realtà poi così difficile. A differenza di quanto si possa pensare, l’Egitto di quel tempo era culturalmente molto aperto, senza troppi preconcetti. Fin dal 393 sono stata a capo della scuola alessandrina, succedendo a mio padre nell’insegnamento di matematica ed astronomia. Ma, beninteso, senza raccomandazioni. Avevo tutti i titoli per succedere a mio padre.

… Ciò che sappiamo di lei, è frutto della tradizione. Non ci sono purtroppo rimaste le sue opere. Già, purtroppo. Non è rimasta traccia del mio commentario all’'Arithmetica di Diofanto di Alessandria, e del mio commentario alle Coniche di Apollonio di Perga. Come non è rimasto nulla della mia opera astronomica Canone astronomico.

… Fu una grande insegnante, oltre che una grande scienziata. Il suo allievo Sinesio, sulla base dei suoi insegnamenti, raggiunse grandi risultati. Già. Il mio caro allievo Sinesio, col quale avevamo a lungo studiato le intuizioni di Tolomeo e Ipparco, fece costruire e concepì l’astrolabio.   Un altro strumento costruito successivamente, ma sulla base delle mie indicazioni, fu l’idroscopio, che Sinesio così descriveva: «un tubo cilindrico avente la forma e la misura di un flauto. In linea perpendicolare reca degli intagli, a mezzo dei quali misuriamo il peso dei liquidi. Da una delle estremità è otturato da un cono fissato strettamente al tubo, in modo che unica sia la base di entrambi. È questo il cosiddetto barillio. Quando s'immerge il tubo nell'acqua, esso rimane eretto e si ha in tal modo la possibilità di contare gli intagli, i quali danno l'indicazione del peso».

… Ciò che ha raccontato Sinesio. Io ho trasmesso a lui i miei insegnamenti: il pensiero neoplatonico, le concezioni filosofiche di Porfirio e Plotino, e - in misura minore - quelle di Giamblico: ho insegnato a Sinesio a considerare la filosofia «uno stile di vita, una costante, religiosa e disciplinata ricerca della verità». Un po’ come è la matematica. Ciò che io ho insegnato, Sinesio ha scritto. Un po’ come avvenuto tra Socrate e Platone, per intenderci. E non è un caso che, secondo la concezione platonica, le scienze matematiche siano le scienze propedeutiche alla filosofia Cosa mi può raccontare del suo interesse per la filosofia?

… Al di là della mia cattedra alla scuola alessandrina, ho sempre voluto diffondere il mio sapere. Mi capitava spesso di prendere il mantello ed andare per le strade a parlare di Platone o Aristotele a chiunque volesse ascoltarmi. In quel periodo, poi, ad Alessandria, il vescovo Teofilo aveva ordinato la distruzione dei templi pagani, e voleva distruggere anche la cultura che i culti pagani portavano con sé. Insegnare per le strade era anche un modo per difendere e diffondere quella cultura che rischiava di essere annientata. Quella per l’insegnamento, insomma, era una vera e propria passione.

… E così, se si può dire, il suo era anche un impegno politico? Diciamo di sì. Sono stata ferma sostenitrice della cultura greca tradizionale, indipendente dalle singoli adesioni ad una particolare religione. E ciò aveva anche un significato politico. Venivo ascoltata e presa in considerazione, anche dai capi della città, che amavano consultarsi con me prima di prendere le decisioni. E così ero apprezzata anche dal popolo.

… Quando Cirillo divenne vescovo di Alessandria, prese a ingerirsi sempre più nella gestione della cosa pubblica, entrando così in conflitto con il prefetto di Alessandria Oreste. Ci fu anche un periodo di forti contrasti tra cristiani ed ebrei. Nel pieno del conflitto giurisdizionale tra il prefetto e il vescovo, dai monti della Nitria intervennero a sostegno di Cirillo un gran numero di monaci, i cosiddetti parabolani. Dicevano fossero degli infermieri, ma di fatto costituivano un vero e proprio corpo di polizia che i vescovi di Alessandria usavano per mantenere nelle città il loro ordine. Durante una manifestazione pubblica, uno di questi parabolani colpì Oreste sulla testa con una pietra. Questo suo impegno politico fu forse, però, anche causa delle sue sventure …

… I parabolani… ecco che torna un concetto matematico. L’abbiamo un po’ abbandonata, in verità, la matematica, andando avanti con l’intervista. La matematica è dappertutto, chi la incontra non la può abbandonare. Altro discorso vale per chi non si è mai nemmeno avvicinato ad essa. Lei per esempio, a intuito, non mi sembra molto ferrata in materia.

… I cittadini di Alessandria accorsero in difesa del prefetto, dispersero i parabolani e catturarono il parabolano che aveva ferito Oreste, portandolo da quest’ultimo. Nel corso del processo pubblico il parabolano fu torturato fino a morire. Ma la sua morte, in realtà, per quanto sconsiderata e ingiusta, non aveva nulla a che vedere con la religione. Tuttavia Cirillo sfruttò questo episodio elevando il parabolano al rango di martire, dicendo che era morto per difendere la sua fede… Ecco, appunto. Torniamo ai parabolani, e al ferimento di Oreste. Cosa successe dopo?

… Ma non capisco cosa c’entrava lei con tutto questo? Io conoscevo molto bene il prefetto Oreste e collaboravo con lui. I miei nemici, però, misero in giro voci infondate circa il fatto che fossi io a non permettere che Oreste si riconciliasse con il vescovo. E così, nel marzo del 415, un gruppo di cristiani mi sorprese mentre facevo ritorno a casa. Mi catturò e mi trascinò fino in una chiesa, per uccidermi, ritenendomi la causa dei conflitti tra il vescovo e il prefetto.

… Brutta storia. I suoi uccisori non vennero processati? Dopo l'uccisione, fu aperta un'inchiesta. Ma il caso fu archiviato – pare – a seguito dell'avvenuta corruzione di funzionari imperiali.

… La sua fama, però, è stata tutt’altro che archiviata. Devo dire che sono stata spesso celebrata in romanzi, poesie, opere teatrali e quadri. Soprattutto dall’illuminismo in poi, mi hanno spesso descritto e ricordato come una vittima del fanatismo religioso e una martire del pensiero scientifico. Ma pensi che c’è anche chi ha raccontato tutta un’altra storia, secondo la quale io mi sarei convertita al cristianesimo e sarei stata uccisa da parte di un sacerdote pagano. Vuole sapere come andarono realmente le cose?

… No, meglio di no. La sua figura è un po’ mitologica, e nel mito non può esserci certezza. Al contrario della matematica.

… Se lo dice lei … …

FINE « Quando ti vedo mi prostro davanti a te e alle tue parole, vedendo la casa astrale della Vergine, infatti verso il cielo è rivolto ogni tuo atto Ipazia sacra, bellezza delle parole, astro incontaminato della sapiente cultura. » (Pallada, Antologia Palatina, IX, 400)