POESIA AL BONAZZI Anno 2012 i Fiori nella poesia di tutti i tempi GENNAIO Hanno Collaborato: Gabriella Caponi – Lilia.

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POESIA AL BONAZZI Anno 2012 i Fiori nella poesia di tutti i tempi GENNAIO Hanno Collaborato: Gabriella Caponi – Lilia Foglietta Giovagnoni – Maria Stella Giovannelli – Stefano Sabatini Visconti

“I fiori sono per me una altissima forma di poesia naturale, dove si può trovare colore, ritmo, forma, profumo. Ecco perché mi piace guardare,coltivare e fotografare i fiori.” (Anonino) Fiori di gennaio La stagione invernale e' caratterizzata dalla presenza di alcune piante particolari che in questo periodo mostrano tutto il loro splendore. Il calicanto, ad esempio, che vuol dire Fiore d’inverno,e' un profumatissimo arbusto rustico e vigoroso che fiorisce da metà Dicembre a fine Gennaio ed è caratterizzato da piccoli e delicati fiori di colore giallo e dall’interno color porpora. Originario della Cina, si narra che il primo in Europa a possedere questa pianta fu Lord Coventry il quale così scrisse nel 1799:” La sua bellezza in Inverno, supera ogni descrizione,vestito di fiori dorati dalla cima sino ai rami più bassi, il suo profumo si sente a quaranta metri di distanza." La leggenda narra anche che un pettirosso, intirizzito dal freddo, cercasse riparo tra i rami degli alberi; molte piante gelide e indifferenti, lo ignorarono. Solo il Calicanto offrì un rifugio all'uccellino, fra i suoi rametti, e fu miracolosamente ricompensato per la sua generosità con una pioggia di stelle profumate. %

La sinforina, conosciuta anche col nome di “Lacrime d’Italia” è una pianta che nella stagione fredda ci regala piacevolissime bacche di colore bianco che permangono a lungo sui suoi rami poiché poco gradite agli uccelli. Il Ciclamino è anch’esso un fiore invernale molto delicato e profumato che si trova nei boschi e viene coltivato in vasi per regalarci una nota di colore nella stagione più fredda. L’etimologia del suo nome deriva dal greco Kuklos (cerchio) forse dovuto alla forma rotonda del tubero dal quale si poteva ricavare un veleno nocivo ai pesci. La fantasia popolare alimentata anche da scrittori come Teofrasto, tramanda che la sua essenza eccitasse l’amore e la sensualità, favorisse il concepimento, allontanasse i malefici , fosse un portafortuna. %

Quella che trascrivo qui è una poesia di HERMANN HESSE (1877-1962) Da sempre i fiori sono stati ispirazione di poesia soprattutto, ma anche di prosa e altre opere. Quella che trascrivo qui è una poesia di HERMANN HESSE  (1877-1962) è stato uno scrittore,poeta e pittore tedesco naturalizzato svizzero. Ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura nel 1946.I suoi lavori rispecchiano il suo interesse per l‘esistenzialismo, lo spiritualismo, il misticismo, non meno della filosofia indù e buddhista. Il profumo del giardino, è troppo intenso, per seguire il vento, sale su nuvole dolcissime sonnolento e soave allo stordito come un tenero sogno nella testa. Contributo di Gabriella Caponi

Il calicanto Fiore del verno Mentre ogni altro a lui vicino langue e muore sotto il gelo, solo un fior del mio giardino si dischiude sullo stelo: questo fior, caro a tanto, l'han chiamato Calicanto. Ne' dì lieti quando il sole vita suscita e colori, e s'allegrano le ajuole nel profumo de' lor fiori, al tepor che lo feconda ei non dà che qualche fronda. Ma al redir del verno, allora... Oh, miracolo gentile! Cade il verde, ed ei s'infiora quasi fosse nell'aprile; or chi piange l'altra spoglia s'ei dà un fior per ogni foglia? Non hai d'uopo di cultura, non t'offende il gelo, il vento: qual chi trae dalla sventura e la vita e l'alimento, e così, sui rami ignudi sotto il vento e il gel ti schiudi. la tua tinta gialla e nera è pur squallida, è pur mesta; mi ricorda una bandiera troppo agl'itali funesta... Ma poiché sì dolce odori, Io perdono a’ tuoi colori. Mi ha narrato ch'ogni fiore un'istoria in sé racchiude di speranza o di dolore di vendetta o di virtude; e la musa d'un cortese già più d'una me n'apprese. Ma del fior devoto al verno è l'istoria a me un arcano; ne' suoi stami non la scerno; nello stel la cerco invano; la richiedo a lui talvolta, ma non parla e non m'ascolta. Perché in mezzo al gel s'infiora? Perché forte è mesto è tanto? Dove nacque, e come odora? Perché il chiaman Calicanto? Chi narrarmelo saprà de' suoi fior un serto avrà. Erminia Fuà - Fusinato (Rovigo 1834 – Roma 1876) Appassionata di poesia, ricoprì diversi ruoli pubblici e ufficiali come Ispettrice delle Scuole femminili e come Direttrice della Scuola Superiore femminile della Palombella di Roma. Contributo di Gabriella Caponi

Ciclamino Assisi sul pendìo del patrio colle erano entrambi un dì guardando mesti alle deserti zolle che autunno disfiorì. Ma l'aura che spirava, una fragranza insolita portò non di viola che fra l'erbe stanza, poiché il suo dì passò: sorgea tra sasso e sasso un gracil gambo ed un purpureo fior: si fer dappresso ad ammirarlo entrambe con tacito stupor. che tanto mi fu prodiga di duol. Avea le foglie erette, e volto a terra il calice gentil, da cui tesor d'effluvi si disserta quali non ha l'april. Prendi, egli disse, alla compagna, prendi: dono volgar non è. Perché sorridi e di rossor t'accendi s'io assomiglio a te? Sola per me, come in petrosa sponda, unico fior sei tu: unico fior che intorno a me diffonda un'aura di virtù. Dal sole ha la fragranza e l'alimento quel fior che dal suol, come tu la tua pace e il tuo contento dal cielo avesti sol. Oh! qual gioia può darti, angelo mio, la terra e i suoi tesor, ove si spegne ogni gentil desio appena è sorto in cor. Lascia che il mondo irrida alle tue brame e tien conversa al ciel, come i petali suoi tiene il Ciclame, l'anima tua fedel. E come ei versa l'odorata coppa sull'arido terren tu versa a me, quando l'angoscia è troppa i tuoi conforti in sen. F. DALL'ONGARO (1808- 1873) è stato un poeta, drammaturgo e librettista italiano. Ordinato sacerdote, svestì l'abito talare e dal 1848-49 prese parte ai moti rivoluzionari di Venezia e Roma, entrando in contatto con Giuseppe Mazzini. Nel 1849 riparò a Lugano,dove continuò la sua attività rivoluzionaria finché venne espulso dalla Svizzera, perché coinvolto nelle insurrezioni mazziniane, e riparò in Belgio.Nel 1859 rientrò in Italia. I suoi lavori, in particolar modo Stornelli italiani, hanno un valore di canto patriottico popolare, rievocando in chiave di affettuosa semplicità la storia del Risorgimento. Contributo di Gabriella Caponi

Brevi considerazioni sulla trattazione del fiore nella letteratura europea. Solitamente, l‘immagine floreale è usata come metafora dei grandi temi del tempo che passa veloce e della caducità di ogni cosa fresca, bella e giovane. A questo proposito risultano molto emblematici i componimenti dei poeti umanisti (Lorenzo de‘ Medici e Angelo Poliziano fra tutti), e più genericamente rinascimentali, in particolare francesi, tra cui spicca Pierre de Ronsard. Negli ultimi due secoli, al contrario, si è andato sviluppando un nuovo filone con predominanza simbolica, in cui il fiore, spesso la rosa, trascende la sua essenza di fiore e diventa simbolo dell‘intangibile, dello sfuggente, fino a essere associata alle tenebre (in Mallarmé) e alla morte (in Rilke). I fiori sono anche stati oggetto di correnti letterarie e poetiche e nel tempo di contrapposizione fra lirismo e simbolismo. Assistiamo così al passaggio da liriche classiche di una certa lunghezza, talvolta alquanto prolisse, a certi testi simbolici contemporanei, caratterizzati da un ermetismo che, presumibilmente, deriva dalla presa d‘atto dell‘inutilità – o addirittura dell‘impossibilità – di trattare il fiore ricorrendo alle metafore e analogie di significato tradizionali, tipiche dei secoli precedenti. Contributo di Gabriella Caponi

Angelo Poliziano (1454-1494) Generalmente considerato il maggiore tra i poeti italiani del xv sec. fu membro e fulcro del circolo di intellettuali radunatosi attorno al signore di Firenze, Lorenzo il Magnifico. Ballata delle rose I‘ mi trovai, fanciulle, un bel mattino di mezzo maggio in un verde giardino. Eran d‘intorno violette e gigli fra l‘erba verde, e vaghi fior novelli azzurri gialli candidi e vermigli: ond‘io porsi la mano a còr di quelli per adornar e‘ mie‘ biondi capelli e cinger di ghirlanda el vago crino. I‘ mi trovai, fanciulle, ….. Ma poi ch‘i‘ ebbi pien di fiori un lembo, vidi le rose, e non pur d‘un colore; io corsi allor per empir tutto el grembo, perch‘era sì soave il loro odore che tutto mi senti‘ destar el core di dolce voglia e d‘un piacer divino. I‘ posi mente: quelle rose allora mai non vi potre‘ dir quant‘ eran belle: quale scoppiava della boccia ancora; qual‘ erano un po‘ passe e qual novelle. Amor mi disse allor: -Va‘, cò‘ di quelle che più vedi fiorite in sullo spino.- I‘ mi trovai, fanciulle,….. Quando la rosa ogni suo‘ foglia spande, quando è più bella, quando è più gradita, allora è buona a mettere in ghirlande, prima che sua bellezza sia fuggita: sicchè, fanciulle, mentre è più fiorita, cogliàn la bella rosa del giardino. I‘ mi trovai, fanciulle,….. %

Apparizione di Simonetta Candida è ella, e candida la vesta, ma pur di rose e fior dipinta e d'erba; lo inanellato crin dall'aurea testa scende in la fronte umilmente superba. Ridegli attorno tutta la foresta, e quanto può sue cure disacerba. Nell'atto regalmente è mansueta; e pur col ciglio le tempeste acqueta.  Folgoron gli occhi d'un dolce sereno, ove sue face tien Cupido ascose, l'aer d'intorno si fa tutto ameno ovunque gira le luci amorose. Di celeste letizia il volto ha pieno, dolce dipinto di ligustri e rose. Ogni aura tace al suo parlar divino, e canta ogni augelletto in suo latino. Ell’era assisa sopra la verdura allegra, e ghirlandetta avea contesta (intrecciata) di quanti fior creasse mai natura de’ quali era dipinta la sua vesta. E come prima al giovin prese cura alquanto paurosa alzò la testa: poi con la bianca man ripreso il lembo levossi in piè con di fior pieno un grembo. Angelo Poliziano %

Sonetto Vi mando un mazzo di sontuosi fiori Pierre de Ronsard (1524-1585).Poeta francese, conosciuto come Il principe dei poeti, è celebre anche per la partecipazione al movimento poetico La Pléiade. Sonetto Vi mando un mazzo di sontuosi fiori che scelsero per voi queste mie mani; e chi stasera non li avesse colti, sfatti a terra sarebbero domani. E quest‘esempio vi sia lampante: che le vostre bellezze in gran rigoglio abbasseranno presto il loro orgoglio, come fiori morranno in un istante. Il tempo passa, passa, mia Signora, e non il tempo, ahimè, ma noi passiamo, ben presto nella tomba ci stendiamo. Degli amori di cui parliamo ora non resterà, noi morti, più novella: vogliate amarmi finché siete bella. %

ogni opera in versi o in prosa. Nessuno è mai riuscito a dire Esempio e manifesto della tipologia ermetico-simbolica di poesie sui fiori, in questo caso sulla Rosa, può essere considerata la seguente poesia di Giorgio Caproni (1912-90) Concessione Buttate pure via ogni opera in versi o in prosa. Nessuno è mai riuscito a dire cos‘è, nella sua essenza, una rosa. In questa rassegna di poesie ermetiche a dominante simbolista rientrano a pieno titolo quelle del Premio Nobel spagnolo Juan Ramón Jiménez(1881-1958), che dà inizio al testo intitolato El poema, ovvero La poesia, il quale è, a sua volta, collocato al principio dell‘intera raccolta Piedra y cielo (Pietra e cielo): La poesia Tu non toccarla più! Così è la rosa. Canzone Tutto l‘autunno, rosa, è questo solo petalo che cade. Bimba, tutto il dolore è questa sola goccia tua di sangue. Contributo di Gabriella Caponi

La margherita (Trilussa) Una bella Margherita che fioriva in mezzo a un prato fu acciaccata da un serpente, da un serpente avvelenato. -Si sapessi-disse er fiore- tutto er male che me fai! e er dolore che me dai! quanta gente lo risente! Certamente nu' lo sai! Ogni donna innammorata, Che vo' legge la fortuna, Ner vedemme m'ariccoje pe' decide' da le foje, che me strappa una per una, s'è infelice o affortunata: E vo' vede' se l'amante  Je vo' bene o je vo' male.... Io, peì falla più felice, pe' levalla da le pene, fo der tutto che la foja che je dice: >  sia quell'urtima che sfoja. Dove c'è la Margherita c'è er bon core e la speranza, c'è la fede, c'è l'amore ch'er più bello de la vita.... Ogni fiore a 'ste parole Rispettoso la guardo', e perfino er girasole pianto' er sole e se inchino'. Contributo di Maria Stella Giovannelli

Poeti Perugini a cura di Maria Stella Giovannelli Ugo Taschini Ugo Taschini nacque a Città di Castello, è vissuto Perugia e vi è morto nel 2009. Allievo di Gino Funaioli, Gennaro Perrotta e Natalino Sapegno, Taschini si laurea in Lettere antiche all’Università di Roma. La passione per i classici segnerà costantemente i suoi interessi personali e professionali, tanto da indurlo ad un continuo studio e approfondimento del pensiero e della produzione di autori greci e latini. È stato docente di materie letterarie all’istituto magistrale “A. Pieralli” di Perugia e al liceo classico “S.Properzio” di Assisi. Nel suo lungo percorso professionale ha educato intere generazioni di giovani che sono rimasti legati al magistero e all’umanità della persona. È stato per molti anni preside della prestigiosa scuola media perugina “San Paolo”. Ha pubblicato nel 1995 la silloge poetica Voce dei miei pensieri LA ROSA TARDIVA Tra gli sterpi de l’orto sotto i rami nudi del pesco sorride la rosa tardiva. E’ temeraria sfida de l’estate a l’inverno impietoso che avanza o annuncio precoce di primavera? E mentre lesto le passo dinanzi la guardo e sento che il ricordo s’illumina d’attesa. %

Paolo Piazza ( Perugia) Le rose di Novembre Fioriscono a novembre rosse pennellate sulla siepe spoglia due boccioli di rosa non esplosi a maggio. S’apron incerti sui lunghi steli vecchi innamorati curvi tra ragnatele cariche di brina. %

Raffaella Bottauscio (Perugia) dalla raccolta di autori di poesie e canzoni inedite “Incontro tra le genti”1993 Papaveri Dieci, cento, mille papaveri, un mare ondeggiante nel sole, nel vento, nel silenzio. La mente spazia annegata nel colore e si scontra, nel futile tentativo di fermare il tempo, con la caducità delle cose… Anche questa bellezza finirà, sarà una breve stagione a comprenderne il fulgore… Volevo difendere i papaveri dal tempo, portarli al sicuro dentro una foto ed ero lì, immobile, pronta a catturare un’immagine da conservare dentro di me… Il vento cullava i papaveri e portava serenità allo sguardo, come musica antica si diffondeva intorno sulle colline di velluto, sui campanili in lontananza… Eravamo lì, io e la mia ombra, il vento e la poesia, attori e spettatori di un mondo circostante a cui chiedevamo una tregua per cercare di intrappolare un sogno troppo bello e fugace.

I Poeti del Bonazzi Se penso a un fiore io penso alla mia mamma con i petali per gli anni e la linfa per il dolore. Ma anche a un altro fiore mi viene di pensare un fiore che ho portato per tutta la mia età e questo è il mio papà. Non sono forse fiori i nostri genitori? E noi non siamo le loro gemme? Stefano Sabatini Visconti Artista perugino, cantautore e poeta, ha pubblicato delle raccolte antologiche delle sue composizioni musicali e diverse raccolte di poesie. Ha vinto il Premio Selezione Poesia 1992. Ha ricevuto riconoscimenti positivi delle sue opere da scrittori, critici e poeti fra i quali Rosetta Loy, Dario Bellezza e Alda Merini. %

Il turbinio del vento le solleva e il prato si pavoneggia di giallo. IL CALICANTUS Cadono le foglie e i vialetti si vestono di smaglianti colori. Il turbinio del vento le solleva e il prato si pavoneggia di giallo. Presto verranno raccolte e i rami nudi,come braccia alzate, attendono le nuove gemme. “Buongiorno tristezza” rammenta una vecchia canzone e un velo di malinconia attanaglia l’anima. Il pozzo è là, come un antico guerriero che tacito, attende: tra poco, spoglio di foglie, il calicanto d’inverno si coprirà di piccoli fiori. I suoi petali giallastri e di porpora, emetteranno l’inebriante profumo. Lilia Foglietta Giovagnoni Dalla raccolta di poesie “Nella quiete” Porzi Editoriali 2008. Poetessa dai toni delicati e gentili, amante delle arti,vive a Perugia. Fine