Questa sera abbiamo fatto una grande scoperta: raccogliere e gestire i rifiuti in modo intelligente, non impattante e redditizio si può fare. Già, perché in questo nostro paese quando si parla di rifiuti si pensa subito agli inceneritori. Perché? Una volta un parlamentare in TV decantava l’inceneritore di Brescia con una frase del genere: “Fanno sparire i rifiuti e creano anche energia”. Pensate: in una frase così breve due bestialità colossali. Per convincerci che le cose stanno così hanno semplicemente inventato una parola bellissima: termovalorizzatore.
TERMOVALORIZZATORE E’ una parola che non esiste, che non ha alcun senso da un punto di vista fisico; vuole significare che bruciando i rifiuti no li valorizziamo perché produciamo energia elettrica. Già, ma quanta? A Padova i valori del terzo trimestre 2010 fanno pensare ad una produzione di circa 60 GWh l’anno, più o meno quanto la centrale di Fusina in 8 ore. Non è dunque per questo che gli inceneritori vengono costruiti. Uno dice: “Beh, meglio che niente!”.
Recupero di Energia: Riciclaggio contro incenerimento (ICF consulting, 2005) 10.9 volte 4.76 52.09 altre plastiche 26.4 volte 3.22 85.16 PET 10.2 volte 6.30 64.27 Polietilene 4.2 volte 2.25 9.49 Carta mista Energia in più recuperata con il riciclaggio confrontata con l’incenerimento Energia elettr. prodotta con l’incenerimento (GJ/ton) Energia salvata con il riciclaggo materiali Ma non è da qui che dobbiamo partire, perché quando parliamo di valorizzazione c’è evidentemente un confronto e il confronto non è tra l’energia elettrica prodotta e il niente. Il confronto va fatto tra l’energia prodotta e quella che si deve poi consumare per ricostruire il prodotto bruciato, cioè per ricostruire la bottiglia di plastica, le mie vecchie scarpe e così via. E questo costa perché bisognerà estrarre petrolio, utilizzare energia e materie prime, far lavorare le macchine
Consumo di energia e recupero energetico con i vari sistemi di smaltimento (ICP consulting) RECUPERATA ENERGIA PERDUTA DISCARICA INCENERITORE RICICLO RIUSO PRODOTTO NON 0% 100% 90% 57% 7% Ecco che il bilancio diventa un tantino diverso. Se pensiamo che immondizie bruciate contenessero una quantità di energia pari a 100 l’incenerimento ne recupera a stare larghi il 10%. Leggiamola in un altro modo: dell’energia di partenza viene perduto il 90%. Non so a voi, ma a me questa valorizzazione non sembra un granché.
Nulla si crea, nulla si distrugge: tutto si trasforma A. Lavoisier 1743-1794 In un modo O in un altro La seconda bugia della frase è che noi distruggiamo i rifiuti. Molti anni fa uno scienziato francese ha dimostrato che la materia non si può mai distruggere: si può solo trasformare in qualcos’altro. Questo principio che i fisici chiamano di conservazione della massa non ha conosciuto fino ad adesso nessuna smentita. E’ una delle leggi fondamentali dell’universo. Allora la domanda che dobbiamo porci è cosa succede ai rifiuti che entrano nei forni dell’inceneritore; se non possono semplicemente scomparire, cosa diventano?
Le cose vanno più o meno come quando bruciate un pezzo di legno nel caminetto. Alla fine avremo prodotto delle ceneri e un po’ di vapori e gas che si sono mescolati all’aria. E questa non è una bella cosa sia perché dei rifiuti rimane un terzo della loro massa e da qualche parte bisogna pure metterla, sia perché le sostanze prodotte non sono proprio un aerosol di salute. Non sono un medico ma mi sento di dire che il fatto che gli inceneritori non facciano alcun danno è quanto meno opinabile. Abbiamo assistito negli ultimi anni alla chiusura da parte della magistratura di impianti di incenerimento proprio a causa di un “eccesso di diossina” versata nell’ambiente circostante. E’ accaduto in tutta Italia, da Trieste a Montale (PT), a Terni, a Lecce. La diossina dunque c'è. Da Wikipedia/inceneritore
SL7E non è sola, purtroppo SL7E non è sola, purtroppo. La combinazione delle sostanze che nascono dalla combustione con l’Ossigeno e l’Azoto presenti in atmosfera possono produrre una varietà enorme di inquinanti come vediamo nell’immagine. Insomma non c’è da stare tranquilli e quando un eminente scienziato afferma che da quei camini esce solo aria fresca, ricordiamoci che è lo stesso che avrebbe dormito con le scorie nucleari in camera da letto, ma solo prima di Fukushima.
C’è comunque una vasta letteratura di indagini epidemiologiche, che affermano la pericolosità degli impianti ed altre che le negano. Di fronte a questo scenario si vorrebbe che si applicasse (per lo meno) il principio di precauzione. Anche perché la nostra situazione non è tranquilla. Quella che per Bossi è la Padania in realtà è un posto oltremodo malsano dove vivere.
LA QUESTIONE RIFIUTI NON RIGUARDA SOLO I RIFIUTI!!! USA B – F - D CINA S. AFRICA P. PADANA Le 5 zone più inquinate del mondo da NO2. La pianura Padana è quella con il valore massimo. L’immagine mostra l ‘inquinamento da NO2, che è un po’ una cartina di tornasole per l‘inquinamento in generale. Siamo primi nel mondo … che fortuna. E’ chiaro che non si può sostenere che l’inceneritore sia la causa di tutti i mali e che il resto della zona industriale di Padova o le 220 mila automobili che ogni giorno l’attraversano non c’entrino nulla. Non è questo il punto. Il punto è che questa pratica produce inquinamento e, come abbiamo ampiamente visto, è una pratica di cui possiamo fare tranquillamente a meno. Ma torniamo al punto. I 300 kg a tonnellata di cenere viene raffreddata in apposite vasche che utilizzano acqua che si inquina a sua volta e che si spera venga opportunamente depurata prima di essere ributtata da dove è stata presa (da un fiume ad esempio o dal canale Piovego come a Padova). La cenere fredda viene infine spedita ai cementifici perché la utilizzino per realizzare l’impasto per fare cemento. Ci sono poi altre ceneri, più sottili e leggere, le ceneri volatili, che sono raccolte da speciali filtri (a manica). Queste vanno maneggiate con cura perché si tratta di ceneri pericolose che non possono essere semplicemente sepolte nel giardino di casa. Vanno trattate come rifiuti speciali e devono finire in luoghi di raccolta opportuni. Dopo un trattamento di inertizzazione vengono inviate in Germania dove riposano in alcune miniere di salgemma.
Micro e nano particelle Oltre alla diossina, ai furani, agli ossidi di azoto e compagnia cantando, nella combustione si producono particelle molto piccole, quelle che noi siamo abituati a chiamare PM10. Si tratta di particelle non bruciate, metalli pesanti di ogni tipo il cui diametro viene misurato in micron. Un micron è un millesimo di millimetro. Le polveri PM10 sono quelle le cui particelle hanno un diametro massimo di 10 micron, di dieci millesimi di millimetro. Ma 10 micron è solo il valore massimo, perché in quelle polveri ci sono particelle dal diametro ancora più piccolo. E sono pericolose.
“Il solo PM10 causa ogni anno più di 350 “Il solo PM10 causa ogni anno più di 350.000 morti premature in Europa, secondo quanto dichiarato dalla Commissione Europea, mentre in Italia per ogni 10.000 abitanti, più di 15 persone muoiono prematuramente solo a causa delle polveri sottili.” (Legambiente, Mal’aria 2011) Recentemente le normative non si limitano più a controllare i PM10, ma anche i PM2,5, cioè granellini quattro volte più piccoli dei granelli PM10. Ed esistono anche particelle più piccole, molto più piccole, da 1 micron, 0,1 micron, 0,01 micron ovvero 10 nanometri. Sono le cosiddette nanoparticelle. Il fatto che nei fumi siano presenti particelle più o meno grandi dipende essenzialmente dalla temperatura di combustione. Più questa è alta più energia disponibile c’è per spaccare le sostanze in parti sempre più piccole. La prima cosa che a uno viene in mente è quella di mettere delle protezioni, dei filtri che non le lascino passare. Ma i filtri hanno due problemi. Il primo è che trattengono oggetti più grandi delle loro maglie (dei buchi di cui sono fatti) ma non quelli più piccoli. Oggi i filtri usati sugli inceneritori sono davvero ottimi. Essi riescono a filtrare i PM10 con una resa del 99%, che tradotto significa che filtrano tutto, ma cosa accade alle particelle più piccole? Il secondo è che questi filtri prima o poi vanno puliti e lo scarto da qualche parte dev’essere messo. Se prendo una certa quantità di PM10 e la stessa quantità di PM1,nel secondo caso le particelle sono mille volte più numerose; se fossero PM0,01 sarebbero unmiliardo di volte più numerose La massa è la stessa, ma gli effetti sono molto diversi.
PARTICELLA NEL NUCLEO DI UNA CELLULA NANO - PARTICELLE GLOBULO ROSSO Intanto le particelle più piccole non hanno filtri che le trattengano, sono leggere e quindi se ne vanno in giro portate dal vento, si depositano sulle verdure e sui prati e possono finire sulla nostra tavola e dunque nel nostro organismo e soprattutto sono molto più bastarde perché riescono a superare le barriere protettive del nostro organismo e a finire nel sangue, negli organismi, nelle cellule, nello sperma.
1 PARTICELLA PM10 PESA COME: … TANTO SIAMO ENTRO I LIMITI DI LEGGE … 1 PARTICELLA PM10 PESA COME: 64 PARTICELLE PM2,5 1’000 PARTICELLE PM1 1’000’000 PARTICELLE PM 0,1 1’000’000’000 PARTICELLE PM0,01 Però le tabelle ci dicono che siamo comunque sempre entro i limiti di legge. E’ vero ma anche qui c’è un piccolo imbroglio. Questo limite per i PM10 è di 40 mg/m3 e verrà ridotto drasticamente. Il limite fa riferimento alla massa delle polveri contenute in un metro cubo di volume. Ma abbiamo visto che non è affatto lo stesso avere in quel metro cubo 40 mg di PM10 o di PM0,01. Inoltre questi dati non ci dicono tutto: quanti metri cubi di fumi ogni giorno finiscono nell’ambiente circostante un inceneritore e quante particelle più o meno grandi si portano dietro? PER LA LEGGE QUESTE SITUAZIONI SONO TUTTE UGUALI PER IL NOSTRO ORGANISMO INVECE NO!
FONTE RINNOVABILE FONTE ASSIMILATA E’ tutto? No, dobbiamo parlare di soldi, perché un impianto di incenerimento viene costruito anche con soldi pubblici. Fino a qualche anno fa la bolletta dell’energia elettrica era molto esplicita e conteneva una serie di voci aggiuntive ai consumi. Una di queste, classificata come A3, era dedicata all’incentivazione di produzione di energia da fonti rinnovabili. Il 7% della bolletta per costruire impianti eolici, fotovoltaici ed avere energia pulita. La legge relativa è del 1991. Purtroppo accanto all’aggettivo rinnovabili ne è stato aggiunto un altro: “assimilate”. Di cosa si trattava? Di inserire tra le forme finanziabili i rifiuti e gli scarti della lavorazione del petrolio, con soddisfazione di alcuni tra i grandi potenti dell’epoca (Falk, Agnelli, Montedison, ecc.). I rifiuti erano e sono addirittura considerati fonte rinnovabile, nemmeno assimilata. Ci sono voluti 11 anni perché la Commissione Europea si accorgesse dell’inghippo e bacchettasse l’Italia con una nota del 2001 sostenendo che “la frazione non biodegradabile dei rifiuti non può essere considerata fonte di energia rinnovabile”.
Cip 6 Solo per avere un’idea: Inceneritore Brescia 71 milioni € Anno 2006 Inceneritore Brescia 71 milioni € Incentivi fotovoltaico (300MW) 4,5 milioni € Il meccanismo consente alle aziende che producono energia elettrica con questo sistema di venderla a prezzi maggiorati. Non c’è molto da ridere su questa cosa. Quando nel 2006 Prodi si decise ad abolire i CIP6 successe un disastro. La cosiddetta emergenza dei rifiuti di Napoli consigliò il governo cadente ad aprire una gara per la costruzione di inceneritori in Campania. La gara andò deserta fino a quando non vennero ripristinati i benefici precedenti. Questo dimostra credo chiaramente come la costruzione e la gestione di un inceneritore sia esclusivamente una questione economica che con la tutela dell’ambiente e la salute dei cittadini poco ha a che vedere.
A gestire questi impianti sono chiamate oggi società per azioni a partecipazione pubblica. Nel nostro caso si tratta di Acegas APS, le cui azioni sono grossomodo divise in tre parti: la più grossa è del comune di Trieste che possiede il Presidente, la seconda del comune di Padova, che possiede l’A.D. e poi c’è un azionariato diffuso con circa il 30%. La società è quotata in borsa e il suo scopo statutario è di fornire ai suoi azionisti dividendi alla fine dell’anno. Ci sono alcune cose curiose che forse vale la pena di sottolineare.
Bacino Padova 2 Qualcuno sostiene che Padova sia un centro felice perché classificato primo nell’elenco dei comuni ricicloni tra i capoluoghi di provincia con più di 200 mila abitanti alcuni anni fa. Forse non ha letto bene i rapporti successivi. Padova città raggiunge il 42% di RD, pur avendo un settore (il centro storico) in cui viene effettuata la raccolta porta a porta. Sono secoli che questo valore non cambia e i motivi sono stati chiariti questa sera. Provate a guardare dentro un cassonetto qualsiasi del secco indifferenziato e vedrete di tutto: plastica, vetro, carta. Una volta ho trovato un televisore dentro il bidone dell’umido. Perché i cittadini sono così pigri e poco virtuosi? Che dipenda dal fatto che non vedono un vantaggio immediato con la riduzione delle tariffe se differenziano di più? O forse perché è forte la convinzione che comunque tutto finisca nell’inceneritore. Forse perché, dal momento che Acegas APS è responsabile sia della raccolta differenziata che dell’incenerimento, si fa fatica a capire come si possano conciliare due tendenze talmente diverse come quella di cercare di ridurre i rifiuti da una parte e di averne tanti da bruciare dall’altra. O ancora perché perfino onorevoli di sinistra rivendicano con orgoglio la presenza dell’inceneritore e addirittura la primogenitura di questa fantastica idea? Forse un po’ di tutto questo. Magari si pensa che, se si è costruita una terza linea accanto alle prime due, sia per bruciare più rifiuti: ma se la politica è questa che senso ha ridurli avendo comportamenti virtuosi, scegliendo opportunamente le confezioni con meno imballaggi, usando i negozi alla spina? Oppure si pensa alla quarta linea dell’inceneritore che è stata ventilata e poi negata e che non deve passare perché porterebbe altri rifiuti da fuori provincia aumentando il business e mandando in fumo le speranze di un percorso verso la riduzione delle immondizie e dello sperpero di risorse.
4 centri di riciclo tipo Pier96 Con 100 milioni di euro costruisco 1 linea di inceneritore 4 centri di riciclo tipo Pier96 20 tipo Vedelago posti di lavoro: 1200 Un inceneritore moderno, come quello di Acerra costa 400 milioni. Ce ne vogliono altrettanti per i primi dieci anni di funzionamento. Il Pier 96 di San Francisco, città di un milione di abitanti, costa 25 milioni, 16 volte di meno. La sola terza linea padovana è costata 100 milioni ed ha dato lavoro a 60 persone. Il centro di Vedelago è costato 5 milioni ed ha dato lavoro a 60 persone. Il rapporto è di 20 a 1. E poi ci sono i prezzi che tutti noi paghiamo attraverso le tasse. Ogni tonnellata di rifiuti portata in discarica costa circa 70-80€ al comune. Là viene interrata oppure, come accade alla SESA di Este, viene selezionata recuperando il possibile (in particolare l’umido che diventa compost e biogas, col quale produrre energia elettrica e termica). La stessa tonnellata portata all’inceneritore ci costa 131€, ma poi, come azionisti di Acegas ci vediamo costretti a pagare 50€ a tonnellata per mandare le ceneri pesanti ai cementifici e altri soldi per spedire quelle volatili in Germania. Insomma la domanda da farsi è anche questa: ne vale davvero la pena? posti di lavoro: 60
Documento nazionale IdV - 2011 Abbiamo imparato questa sera che parlare di raccolta differenziata è aria fritta se essa non è finalizzata al riciclo e al recupero dei materiali. I partiti non hanno sempre le idee molto chiare su questo aspetto. Noi di Italia dei Valori sì. Un documento nazionale uscito qualche mese fa da una conferenza dei rappresentanti di tutte le regioni fa proprie e amplia le disposizioni comunitarie del 2006 (5 aprile 2006), recepite molto tardivamente dal governo italiano con il decreto legislativo 205 del dicembre 2010. Senza entrare nel merito (magari lo possiamo fare poi se a qualcuno interessa) i principi sono quelli di avere uno smaltimento senza rischi per la salute dei cittadini e per l’ambiente, escludendo il ricorso alla combustione diretta e quindi all’incenerimento. La novità più importante, contenuta nei testi sia comunitario che nazionale, è quella di superare finalmente la demagogia della raccolta differenziata come se fosse il fine ultimo da raggiungere e di porre degli obiettivi in termini di materie recuperate e riciclate: il 50% entro il 2020. Sono questi i dati che ci interessano: quanto vetro, quanto alluminio, quanta carta è stata recuperata, da chi e a che prezzo, altrimenti cosa raccontiamo ai cittadini che arrivano con la sporta e i rifiuti separati da infilare nelle campane colorate? Ci sono alcune novità a Padova. C’è un osservatorio che sta faticosamente nascendo, voluto fortemente dai comitati e sostenuto da noi in ambito amministrativo per monitorare le emissioni dell’inceneritore e provvedere a notificare queste informazioni alla cittadinanza. C’è una sperimentazione di raccolta porta a porta di cui si discute e che dovrebbe partire, che però riguarderà solo un pezzo di un quartiere (quello dell’inceneritore) e 6 mila persone (meno del 3% della popolazione cittadina). Un progetto che nasce tra lo scetticismo di tutti, in primis degli stessi amministratori che giudicano troppo cara questa iniziativa. Andando avanti di questo passo ci vorranno secoli per approdare a qualcosa di concreto.
C’è anche stato di recente, in febbraio, la pubblicazione di una revisione dell’accordo tra comune di Padova e Acegas APS, già revisionato nel 2005, nel quale si conviene, tra le molte altre cose, che l’azienda fornisca al Comune l’elenco delle ditte che collaborano con lei nella gestione dei servizi nonché degli impianti di recupero. Insomma si vuole sapere proprio quello che chiediamo da anni: le quantità riciclate non quelle differenziate. Non più tardi di tre sere fa ad una domanda di un nostro rappresentante in merito, l’assessore all’ambiente diceva di non conoscere i dati. Non possiamo considerare il problema dei rifiuti come una questione a se stante, isolata dal resto del procedere della nostra società. Il processo produttivo sta impoverendo il pianeta delle sue risorse, sostituendole con schifezze inquinanti. E’ tutto legato: l’ecologia, l’economia, le riserve naturali, l’energia, la vita stessa. La domanda che dobbiamo farci è solo una: “E’ questa la società che vogliamo lasciare in eredità ai nostri figli?”.