Ireneo di Lione (+ c. 202) Nacque in Asia Minore fu discepolo di Policarpo che era stato discepolo dell’apostolo Giovanni. Percorse l'Oriente e l'Occidente e nel 177 venne a Lione dove fu presbitero e vescovo. * Profondo conoscitore delle Scritture, informatissimo sulle tradizioni Apostoliche delle primissime comunità cristiane, lottò contro gli gnostici con una gnosi cristiana basata sulla Parola di Dio così com'era conservata e letta nella Chiesa. * Ha un'importanza capitale nella teologia e nella mariologia del 2° secolo e per la Chiesa di tutti i tempi: ne è prova il fatto che il suo pensiero soprattutto mariano è entrato nei documenti del Concilio Vaticano II.
La vera e la falsa teologia I veri cristiani del II° secolo più che fare teologia, si impegnarono in una gara di martirio a confessare con la vita quanto professavano con la fede. Gli “gnostici” (Conoscitori) invece, che vivevano ai margini delle comunità cristiane, gareggiavano nel fare teologia. Ma lo sforzo intellettuale di questi primi teologi era veramente il tentativo di creare una teologia “cristiana”? Senza banalizzare il loro sforzo intellettuale potremmo dire che la loro riflessione sul messaggio di Cristo ne era uno stravolgimento. Le varie scuole gnostiche avevano 3 aspetti in comune: il fine, il metodo e il contenuto essenziale. * Il fine era la soluzione del problema del male e la guida degli uomini alla salvezza. * Il metodo, l’esclusione della fede, e quindi della Scrittura e della Tradizione e l’uso preponderante della filosofia platonica. * Il contenuto era un miscuglio di cristianesimo e di filosofia con prevalenza di questa su quello.
Gli gnostici dividevano gli uomini, in ordine alla salvezza, in tre categorie: i pneumatici o gnostici, nei quali prevale l’elemento dello spirito: sono i perfetti che raggiungono certamente la salvezza, i materiali o ilici, nei quali prevale l’elemento della materia: sono destinati alla perdizione, gli psichici o cristiani, nei quali c’è contemperanza tra spirito e materia: possono raggiungere o no la salvezza. Nasceva così una specie di “teologia del mito” che svuotava i contenuti del messaggio di Cristo ed era tanto più pericolosa in quanto non si trattava solo di un sistema filosofico, ma di una teologia travestita da cristianesimo. La reazione della Chiesa fu pronta ed efficace perché i grandi Padri come Ignazio, Giustino e Ireneo sottolinearono l'aspetto ecclesiale della sapienza cristiana. Con Ireneo poi che aveva tutte le doti per essere un teologo, vengono gettate le basi per una sistematizzazione dei dati proposti dalla fede. Con lui nasce la vera teologia cristiana.
La Vergine Madre nel progetto salvifico di Dio Per Ireneo Maria ha un posto unico e insostituibile nell'attuazione del progetto salvifico di Dio Ireneo qualifica l'opera di Cristo e di Maria con due voci diverse: L'opera di Maria, che è agli antipodi di quella di Eva, è definita "ricircolazione" L’opera di Cristo "ricapitolazione" (ricomposizione o ricondurre al punto nodale). Il piano salvifico non è una riparazione o un accomodamento dell'opera prima, ma una ripresa dal principio, una rigenerazione dall'inizio: una ricapitolazione in Cristo. In questa restaurazione radicale, ciascuno degli elementi viziati al momento della caduta viene rinnovato dalla radice.
Per Ireneo, sulla scia di Ignazio, Giustino, Melitone la sapienza è Cristo ma Cristo vive nella Chiesa, perciò vive nella comunione delle Chiese e nella loro tradizione. La sapienza cristiana è essenzialmente la sapienza della fede che trova nella autorità della Chiesa la sua salvaguardia. Ora, l'elemento essenziale dell'ecclesialità della sapienza è la sua apostolicità, che si concreta, si dimostra e si trasmette attraverso la successione degli Apostoli. Ireneo insegna: La sapienza cristiana consiste anzitutto nel credere alla Chiesa, la quale, attraverso l'autorità e la successione dei vescovi, possiede il ‘charisma veritatis certum'.
Fare teologia significa riflettere sulla fede che non si inventa ma si accetta; che è unica per il dotto e per l'ignorante; è "trasmessa" non "trovata"; non è soggetta ad arbitraria speculazione personale, ma custodita nella Chiesa con la "tradizione" ininterrotta che risale a Cristo. Fare teologia significa rifarsi alle Sacre Scritture, ma prendendole quali sono conservate nel grembo della Chiesa universale; ed interpretandole non a proprio capriccio, ma soltanto come vengono interpretate dalla tradizione apostolica dal momento che anch'esse sono “tradizione” accolta nella Chiesa e dalla Chiesa. Solo questa forte sottolineatura della ecclesialità della teologia cristiana ha permesso alla Chiesa di superare il pericolo mortale che le veniva dalle molte e battagliere correnti gnostiche.
La teologia cristiana di Ireneo è costruita attorno alla "storia della salvezza" o "economia di Dio”, attuata nel tempo dal Figlio per riportare l'uomo alla piena unità con Dio Per "Salvezza", Ireneo non intende solo il restauro di una rottura avvenuta tra Dio e l'uomo, ma piuttosto il progetto divino che cala Dio nell'uomo e trasporta l'uomo in Dio
Riflettendo sulle Scritture, egli scopre che l'uomo voluto dal Creatore rifatto dal Salvatore non è una chiusura finita, ma una dimensione aperta verso l’infinito: un essere che in se sintetizza creato ed increato. E' infatti corpo, anima e dono dello Spirito Santo proteso all’eterna comunione col Padre: è un essere che ha ricevuto l’ordine di diventare Dio.
Il peccato di Adamo ed Eva blocca il progetto di Dio Inizia così la storia umana fatta di passioni, di schiavitù, di povertà, priva della comunione con Dio. Ma il peccato originale è stato solo un incidente di percorso che ha momentaneamente interrotto questo processo che Dio ha fissato di realizzare tramite l’incarnazione del Verbo. Il Verbo entra nella storia dell'uomo, nei ritmi umani, segnando della sua presenza il succedersi delle generazioni umane con le sue luci, i richiami, le rivelazioni, le profezie, le leggi… … e finalmente con l'Incarnazione abbiamo lo sblocco e quindi l'attuazione del progetto di Dio, ossia l’umanizzazione di Dio e la divinizzazione dell'uomo
L’Incarnazione L’incarnazione ricapitola la creazione e così la storia umana ricomincia il suo nuovo corso redenta dal Cristo, dalle sue azioni e dal suo stesso "essere" di uomo-Dio che è salvezza. L’Incarnazione Costituisce non un momento, né una premessa all'opera della salvezza, perché si è fatto uomo per patire e risorgere L’incarnazione è la suprema salvezza offerta all'uomo. Perché per mezzo della sua vera incarnazione il Verbo è diventato e sarà per sempre il nostro Salvatore, realtà che salva: Dio-con-noi
e allora emerge anche la Vergine Madre Nell'attuazione del progetto salvifico di Dio Ireneo qualifica l'opera di Cristo "ricapitolazione" anakephalaiosis - ricondurre al punto nodale l'opera di Maria "ricircolazione" anakyklesis = ritorno indietro Non è una divisione di compiti, ma la storia della restaurazione, come quella della caduta, suggerisce la partecipazione della "nuova Eva". Vi è il principio generale che tra caduta e riparazione esiste la correlazione degli opposti. Il piano salvifico di Dio non è una riparazione o un accomodamento fatto alla meglio dell'opera prima, bensì una ripresa dal principio, una rigenerazione dall'inizio: una ricapitolazione in Cristo. In questa restaurazione radicale, ciascuno degli elementi viziati al momento della caduta viene rinnovato dalla radice.
la croce riprende l'albero della caduta Il male contratto dalle origini si trova vinto da un circuito inverso (ricircolazione): Cristo riprende Adamo la croce riprende l'albero della caduta Maria riprende Eva
Assumendo la natura umana, offre ciò che gli è proprio Il Verbo, incarnandosi, "ricapitola" in sé tutti gli uomini Assumendo la natura umana, offre ciò che gli è proprio la natura divina e si costituisce il nuovo Adamo per ridare a quanti l’accolgono la divina somiglianza perduta. Ciò avviene con un parallelo di similitudine e di antitesi con il primo Adamo, che era "tipo del futuro Adamo“ (cf Rm 5,14).
Se Adamo ebbe da Dio una natura composita di materia e anima. Anche Cristo deve avere un’anima razionale in una materia umana, identica in tutto alla natura umana. La donna Maria, pur generando per virtù divina senza concorso di uomo, trasmette al Cristo tutta la realtà umana di Adamo, perché egli sia il nuovo Adamo, il "Figlio dell'uomo": L’uomo Gesù è il compendio di tutti gli uomini sin dal primo uomo.
Dimostrazione della predicazione, 32. Se Adamo fu creato da terra-vergine (non ancora lavorata), per virtù e potenza di Dio (Gn 2, 4b-7), anche il nuovo Adamo deve avere le sue origini da terra-vergine, per la stessa potenza e virtù di Dio. Maria è questa terra-vergine di cui Cristo si fa 'primogenito': Da dove proviene la sostanza del primo uomo? Dalla volontà e dalla sapienza di Dio e dalla terra vergine. Infatti Dio non aveva mandato ancora la pioggia prima che l’uomo fosse plasmato e nessuno lavorava la terra (Gn 2,5). Da questa terra, dunque, ancora vergine, Dio prese del fango e plasmò l’uomo, principio del genere umano. Ricapitolando in se quest’uomo, il Signore, nascendo da una vergine per volontà e sapienza di Dio, riprodusse lo stesso schema di corporeità per dimostare l’identità della sua corporeità con quella di Adamo e per rifare l’uomo ad immagine di Dio. Dimostrazione della predicazione, 32. Come infatti per la disubbidienza di un solo uomo - il primo che fu plasmato da terra non coltivata - tutti divennero peccatori e persero la vita, così bisognava che per l’ubbidienza di un solo uomo - il primo che nacque da Vergine - tutti fossero giustificati e ottenessero salvezza Contro le eresie, III, 18,7: PG 7, 933.
Se inoltre Adamo, tentato da Satana, disobbedì e cadde, per antitesi Cristo, pur essendo tentato da Satana, restò fedele nell'obbedienza al comandamento del Padre, e compensò in sovrabbondanza la disobbedienza di Adamo, perché dove aveva abbondato il peccato sovrabbondasse la grazia.
Analogamente al rapporto Adamo-Cristo, e nello stesso contesto, Ireneo sviluppa la antitesi Eva-Maria già abbozzata da Giustino: In modo analogo noi troviamo che anche Maria è ubbidiente, mentre dice: “Ecco la tua serva, Signore, avvenga di me secondo la tua parola”. Eva invece la troviamo disubbidiente: non ubbidì infatti proprio quand'era ancora vergine. Ora, come Eva, fattasi disobbediente, divenne causa di morte tanto per sé che per tutto il genere umana, così Maria ... obbedendo, divenne causa di salvezza tanto per sé come per tutto il genere umano ... Così il nodo della disubbidienza di Eva fu sciolto dall'obbedienza di Maria: poiché quello che la vergine Eva con la sua incredulità aveva annodato, lo sciolse la Vergine Maria con la sua fede Contro le eresie, III, 22,4: PG 7, 958-960. Maria, accogliendo la Salvezza, divenne "artefice di salvezza".
È chiaro che per Ireneo la presenza e funzione di Maria nell’attuazione della Salvezza è stata “necessaria”: Fu a causa di una vergine disobbediente che l’uomo fu colpito e dopo la caduta divenne soggetto alla morte, similmente è in grazia della Vergine docile alla parola di Dio, che l’uomo è stato rigenerato alla vita… Era giusto e necessario che Adamo fosse restaurato in Gesù Cristo, affinché colui che è mortale fosse assorbito e inghiottito dall’immortalità; e che Eva fosse restaurata in Maria, affinché una vergine divenendo avvocata di una vergine, la disobbedienza dell’una fosse cancellata dall’obbedienza dell’altra. Epideixis 33: PG 7, 958-960.
"Colei che difende" il genere umano. Maria all'Annunciazione svolge il ruolo di "avvocata di Eva" nel senso di "Colei che difende" il genere umano. Il dialogo salvifico tra Maria e Gabriele non solo è visto da Ireneo in contrapposizione netta al colloquio letale tra Eva e il serpente, ma è percepito come gesto solidale di Maria con il genere umano e come azione di difesa: "Se quella fu disobbediente a Dio questa invece seguì volontariamente Dio, affinché la Vergine Maria divenisse avvocata della vergine Eva. E come il genere umano attraverso una vergine fu sottoposto alla morte, così venne salvato attraverso una vergine" (Contro le eresie, V, 19, 1).
La Vergine-Madre è la base storica e la garanzia della Salvezza Se la "salvezza" è il ponte d'unione che cala Dio nell'uomo e trasporta l'uomo in Dio, ne segue che la salvezza è Cristo nel suo essere e per mezzo del suo essersi fatto uomo. in quanto Dio ha il potere di salvare e salva ossia divinizza in quanto uomo, comunica agli uomini la salvezza: la divinizzazione Maria Vergine Madre è la base storica che garantisce che la salvezza si è veramente compiuta Come "Vergine" divinamente feconda garantisce che veramente Dio è nato da lei (e quindi veramente salva) . come vera "madre" garantisce che Dio ha assunto tutto di noi fino a divenire "Figlio dell'uomo" (quindi siamo salvati)
Professare la verginale maternità vuol dire accogliere Cristo come "Emmanuele dalla Vergine", ossia come Salvatore: significa accogliere la salvezza. Ecco perché la verginale maternità costituisce un articolo fondamentale di fede e la condizione indispensabile per partecipare alla salvezza: Quelli che dicono [Gesù] soltanto un puro uomo nato da Giuseppe ... negando l’Emanuele, cioè nato dalla Vergine, sono privati del suo dono che è la vita eterna; e non accogliendo il Verbo elargitore di incorruzione, restano in una carne mortale e sono tributari della morte, perché non ricevono l’antidoto della vita Contro le eresie III, 19,1: PG 7, 938.
Ma la carne di Cristo è da Maria riempie tutte le creature perché è il Dio incarnato. La sua carne umana, da sempre, comunica salvezza Il mistero del Verbo riempie della sua presenza salvatrice tutti i luoghi e tutti i tempi La carne di Cristo è lo strumento della sua comunione con noi e della nostra comunione con Lui. Ma la carne di Cristo è da Maria
Maria è una presenza perenne nella Salvezza ("Vulva regenerans") Quel grembo verginale che ha generato il Capo, ha già in Lui rigenerato a Dio - e continua a rigenerarle - tutte le membra dell’umanità: Coloro che lo preannunziarono Emmanuele da Vergine, manifestavano l'unione del Verbo di Dio con la sua creatura: che cioè il Verbo si sarebbe fatto carne e il Figlio di Dio figlio dell'uomo – Egli puro, in modo puro, aprendo quel puro grembo, che rigenera gli uomini in Dio, fatto puro da lui stesso, ed è Dio forte e ha una generazione inenarrabile. Contro le eresie, IV, 33,11: PG 7, 1080. Per Ireneo è chiaro che il grembo materno di Maria resta la fonte permanente della rigenerazione degli uomini in Dio In qual modo l’uomo potrà abbandonare la generazione di morte se non passa nella nuova generazione, data da Dio in modo meraviglioso e inopinabile, come segno di salvezza, ossia in quella rigenerazione che viene dalla Vergine, per mezzo della fede? Contro le eresie IV, 33,4: PG 7, 1074.
Per Ireneo è chiaro che la rigenerazione dell’uomo a Dio avviene a causa della divina maternità di Maria liberamente accettata per mezzo della fede Se l’uomo viene restaurato in Cristo viene rigenerato in Maria che è la “genitrice di Dio” e quindi anche dell’umanità