I PROMESSI SPOSI (capitolo VIII)

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I PROMESSI SPOSI (capitolo VIII) In questo capitolo Renzo e Lucia, come suggerito da Agnese, con l’appoggio di Tonio, tentano di realizzare il “matrimonio a sorpresa”: presentandosi in canonica e pronunciando la formula nuziale davanti al curato e a due testimoni. La vicenda si svolge venerdì 10 novembre 1628 dalla sera a notte fonda presso la cura, la casa di Lucia, la piazza del paese, al convento di Pescarenico e sul lago.

I personaggi I personaggi che agiscono in questo episodio sono: Renzo, Lucia, Agnese, Perpetua, Tonio, Gervaso, don Abbondio, Ambrogio, gli abitanti del paese, i Bravi, Menico e Fra Cristoforo.

Lucia è una giovane donna, orfana di padre , figlia di Agnese e promessa sposa di Renzo. Appartiene a una classe sociale media infatti lavora in casa e in filanda. E’ una persona umile, buona e disprezza le ingiustizie e le prepotenze.

Renzo È un ventenne, orfano sia di madre che di padre, appartiene alla classe sociale medio-bassa infatti lavora in un telaio e per arrotondare i guadagni di filatore di seta, coltiva un piccolo lotto di terra. E’ una persona buona, umile che però cede all’ira difronte alle ingiustizie e alla prepotenza dei potenti.

Don Abbondio è il curato del paese che ha scelto di diventare prete non per vocazione ma per necessità, poiché aveva notato che nella società in cui viveva era ciò che gli conveniva fare, infatti si paragona a un vaso di terracotta in mezzo a tanti vasi di ferro. Non è un cuor di leone infatti il suo sistema di vita è basato sul tenersi lontano dai conflitti dunque condanna i confratelli che operano a favore degli oppressi e bada soltanto ai fatti propri. Quando i bravi lo minacciano si schiera subito dalla loro parte (al contrario di Fra Cristoforo). Il suo volto, bruno e rugoso, è incorniciato da due folte ciocche di capelli, ed è caratterizzato da due folti sopraccigli, da due folti baffi e da un folto pizzo.

Fra Cristoforo Era un uomo tra i cinquanta e i sessanta, ha il capo raso solo una piccola corona di capelli attorno, ha la barba bianca e lunga, che gli copre le guance e il mento, e due occhi incavati. Un tempo si chiamava Lodovico, figlio di un ricco mercante, il quale desidera che il figlio frequenti la cerchia dei nobili del luogo, i quali però, lo rifiutano poiché non ha origini aristocratiche. Così decide di difendere i più deboli con la violenza (con i suoi bravi) questa contraddizione lo porta più volte a pensare di farsi frate. Un giorno mentre passeggiava in città, un nobile arrogante pretende di avere la precedenza solo perché era aristocratico, allora scoppia un duello tra i due nella piazza del paese dove Cristoforo, servo di Lodovico difende il padrone durante la lotta e muore, allora Lodovico uccide il nobile arrogante per vendicare l’amico. La folla presente lo appoggia e lo giustifica del suo comportamento; Così Lodovico si reca in un convento dei cappuccini e decide di farsi frate prendendo come nome Cristoforo. Inoltre lascia tutto il suo patrimonio alla famiglia del suo fedele servitore e si reca dal fratello del nobile arrogante per ottenere il suo perdono. Il fratello dell’ucciso, commosso per il suo comportamento, lo perdona. Da allora Fra Cristoforo si dedica alla difesa degli oppressi.

Agnese è la madre di Lucia, aiuta i promessi ad affrontare le difficoltà nel modo migliore e questo, la sua capacità di far riflettere le persone e di trovar una soluzione razionale ad ogni problema, la rende l’incarnazione della saggezza popolare. Menico nipote di Agnese, è un ragazzetto di dodici anni, è bravo a giocare a rimbalzello, viene incaricato dalla zia di recarsi al convento, di andare da frate Cristoforo e di portare il suo messaggio.

Perpetua è la serva di don Abbondio, è una donna anziana poiché per non causar scandalo la “perpetua” del curato doveva avere più di quaranta anni. Al contrario di Agnese è considerata la pettegola del paese.

Tonio è in debito con Don Abbondio, gli deve 25 lire; Renzo ne approfitta per coinvolgerlo nel matrimonio a sorpresa in cambio di pagare lui le 25 lire e di pagare da bere e da mangiare sia a lui che a suo fratello Gervaso che farà da testimone con Tonio.

I Bravi Manzoni evidenzia il loro abbigliamento: Sono gli scagnozzi dei potenti del luogo. Criminali che commettono ogni tipo di ingiustizia e di violenza: violentano donne, bastonano padri e mariti, si disseminano nelle vigne, le saccheggiano e rubano l’uva. Manzoni evidenzia il loro abbigliamento: Indossano una rete che termina con un fiocco il quale cade sulla spalla sinistra e sulla fronte un enorme ciuffo, hanno baffi lunghi e folti, una cinta di cuoio con due pistole , un corno con la polvere da sparo che cade sul petto come una collana, pantaloni ampi e gonfi; un coltellaccio nel taschino e uno spadone con l’impugnatura in ottone lavorato.

Come previsto Tonio è accolto da don Abbondio, nonostante l’ora tarda, poiché gli doveva 25 lire e, Agnese riesce a distrarre Perpetua interpellandola a proposito delle sue nozze mancate; così Renzo e Lucia si intrufolano silenziosamente in canonica. Intanto il Griso e i suoi bravi sono entrati in casa di Lucia per rapirla ma non trovano nessuno e sospettano che qualcuno abbia fatto la spia.

Tonio pretende da don Abbondio una ricevuta come prova del debito saldato;così, mentre il curato scrive il documento, lui e Gervaso si pongono davanti il tavolo per impedirgli di vedere l’uscio, da dove entrano, quatti quatti, Renzo e Lucia. Renzo riesce a pronunciare la formula nunziale mentre don Abbondio salta sul tavolo e avvolge in un tappeto la povera Lucia, spavetata e agitata, impedendole di pronunciare la formula nuziale; poi si rinchiude in una stanza e grida aiuto con tutto il fiato che ha in gola.

In questo istante Renzo sembra l’oppressore poiché intrufolato in casa altrui mentre don Abbondio, terrorizzato e chiuso in una stanza, sembrerebbe l’oppresso.

Ambrogio è il segrestano della parrocchia, appena sente le grida di don Abbondio, si precipita alla finestra con gli occhi ancora chiusi per il sonno e poi corre a dare l’allarme a tutto il paese con il suono a martello della campana. L’allarme provoca un comportamento diverso nei vari gruppi …

I paesani si svegliano e accorrono in piazza formando una grande folla, insospettita e caotica.

Perpetua e Agnese, sentendo le urla di don Abbondio e di Menico, si dirigono verso la canonica; poi odono anche il suono delle campane allora di precipitano entrambe spaventate.

Menico, come ordinato da Agnese, torna a casa della zia ma trova i bravi, allora grida terrorizzato e poco dopo suonano le campane. I bravi spaventati e presi dal panico scappano per la casa ma il Griso, li rimprovera e gli ricorda che il loro forte è l’unità, una volta raggruppati tutti si recano verso l’uscio, e presa la strada fuori dal paese, spariscono.

Renzo e Lucia, informano Agnese del fallimento del matrimonio a sorpresa e, approfittando della confusione causata dagli abitanti del paese in piazza, riescono a fuggire attraverso i campi. Durante la fuga incontrano Menico che li informa dell’intrusione dei bravi in casa e del messaggio di Fra Cristoforo, così dopo aver pagato e salutato il ragazzetto, si recano al convento di Pescarenico. Qui li attende il vecchio frate e gli consiglia di lasciare il paese. Prima di salutarli li esorta a pregare con lui soprattutto per don Rodrigo, causa dei loro problemi, che possa ottenere il perdono e diventare buono un giorno. Dopo aver salutato il frate, i tre si recano alla riva del lago dove un barcaiolo li trasporterà all’altra sponda; poi Lucia e Agnese si recheranno a Monza e Renzo a Milano.