Myricae Analisi di testo ave 2011.

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Transcript della presentazione:

Myricae Analisi di testo ave 2011

1897 quarta edizione con 116 poesie 1900 edizione pressoché definitiva Le edizioni 1891 esce la prima raccolta di 22 poesie dedicate alle nozze degli amici 1892 la raccolta si amplia a 72 componimenti (recensione di D’Annunzio) 1897 quarta edizione con 116 poesie 1900 edizione pressoché definitiva 1911 ultima edizione Il titolo Tratto dalla IV Bucolica di Virgilio ‘non omnes arbusta iuvant, humilesque myricae’ (non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici) Implicito richiamo alla poetica degli oggetti Poesia dimessa fatta di piccole cose Paesaggi agresti quasi mai raccontati con intenzione veristica Il tema funebre Molte poesie sono allusioni, visioni e memorie funebri Molte analogie sono da intendere in questo senso Il mondo rurale Eden denso di misteriose presenze (rassicuranti/inquietanti) dove vivere la famiglia come nido protettivo Coltivazione di semplici e puri affetti, di dolci memorie, del culto aggregante dei morti ave 2011

l’assiuolo Analisi del testo ave 2011

Dov’era la luna? ché il cielo notava in un’alba di perla, ed ergersi il mandorlo e il melo parevano a meglio vederla. Venivano soffi di lampi da un nero di nubi laggiù; veniva una voce dai campi: chiù... Le stelle lucevano rare tra mezzo alla nebbia di latte: sentivo il cullare del mare, sentivo un fru fru tra le fratte; sentivo nel cuore un sussulto, com’eco d’un grido che fu. Sonava lontano il singulto: chiù... Su tutte le lucide vette tremava un sospiro di vento: squassavano le cavallette finissimi sistri d’argento (tintinni a invisibili porte che forse non s’aprono più?...); e c’era quel pianto di morte... chiù... ave 2011

Guida all’analisi di testo I contenuti Individua e sintetizza i temi contenuti nelle tre stanze di cui è contenuto il componimento Come si apre la poesia? In che senso la prima stanza può essere definita come l’apparizione della luna? La forma Analizza lo schema delle rime e la presenza o meno di enjambements e di allitterazioni. Quale ritmo ha complessivamente il componimento? Come si chiude ogni stanza? Di quale figura retorica si tratta? Spiega il significato dei puntini di sospensione. Spiega in che senso, considerando i penultimi versi delle tre stanze, si può parlare di climax ascendente? Come sono costruiti i versi 11-13? Quale figura retorica compare? Quale effetto produce? ave 2011

La prima strofa Prima parte Incertezza e labilità del trapasso sono accentuate dall’interrogativa che apre il discorso Si è come dinanzi a un’apparizione divina, rasserenante e pacificatrice richiamata anche dalla metafora dell’alba di perla Seconda parte Immagine inquietante e vaga di minaccia (il nero di nubi) Il negativo viene poi condensato nel verso dell’assiuolo che arriva da uno spazio indefinito e ha qualcosa di lugubre e funebre Dov’era la luna? ché il cielo notava in un’alba di perla, ed ergersi il mandorlo e il melo parevano a meglio vederla. Venivano soffi di lampi da un nero di nubi laggiù; veniva una voce dai campi: chiù... ave 2011

La seconda strofa Prima parte Di nuovo immagini serene Viene ribadito il colore bianco della strofa precedente Metafora del mare che rievoca la sensazione infantile della dolcezza materna Il rumore indistinto introduce il clima della seconda parte Seconda parte A quel fru fru risponde il sussulto del cuore del poeta in ricordo a un’eco di dolore Al ‘grido’ dell’io lirico risponde il verso dell’assiuolo Le stelle lucevano rare tra mezzo alla nebbia di latte: sentivo il cullare del mare, sentivo un fru fru tra le fratte; sentivo nel cuore un sussulto, com’eco d’un grido che fu. Sonava lontano il singulto: chiù... ave 2011

La terza strofa Prima parte Ritorna l’immagine della luce lunare Seconda parte Su tutte le lucide vette tremava un sospiro di vento: squassavano le cavallette finissimi sistri d’argento (tintinni a invisibili porte che forse non s’aprono più?...); e c’era quel pianto di morte... chiù... ave 2011

Dov’era la luna? ché il cielo notava in un’alba di perla, ed ergersi il mandorlo e il melo parevano a meglio vederla. Venivano soffi di lampi da un nero di nubi laggiù; veniva una voce dai campi: chiù... Le stelle lucevano rare tra mezzo alla nebbia di latte: sentivo il cullare del mare, sentivo un fru fru tra le fratte; sentivo nel cuore un sussulto, com’eco d’un grido che fu. Sonava lontano il singulto: chiù... Su tutte le lucide vette tremava un sospiro di vento: squassavano le cavallette finissimi sistri d’argento (tintinni a invisibili porte che forse non s’aprono più?...); e c’era quel pianto di morte... chiù... SCHEMA METRICO tre strofe di sette novenari Il suono onomatopeico è formato da una sola sillaba tronca. schema ritmico: AB AB CD CD , in rime alternate. Nel terzo verso, della seconda strofa, una rima interna: “cullare del mare”. ave 2011

Dov’era la luna? ché il cielo notava in un’alba di perla, ed ergersi il mandorlo e il melo parevano a meglio vederla. Venivano soffi di lampi da un nero di nubi laggiù; veniva una voce dai campi: chiù... Le stelle lucevano rare tra mezzo alla nebbia di latte: sentivo il cullare del mare, sentivo un fru fru tra le fratte; sentivo nel cuore un sussulto, com’eco d’un grido che fu. Sonava lontano il singulto: chiù... Su tutte le lucide vette tremava un sospiro di vento: squassavano le cavallette finissimi sistri d’argento (tintinni a invisibili porte che forse non s’aprono più?...); e c’era quel pianto di morte... chiù... FIGURE TIMBRICHE: Allitterazione : fr, is, e in Anafora : chiù (ripetuto alla fine d’ogni strofa), sentivo (ripetuto nella seconda strofa, nei primi due versi è usato in senso fisico, nel terzo in senso psicologico) - Onomatopea : “finissimi sistri d’argento “chiù” “fru fru di fratte” ave 2011

Dov’era la luna? ché il cielo notava in un’alba di perla, ed ergersi il mandorlo e il melo parevano a meglio vederla. Venivano soffi di lampi da un nero di nubi laggiù; veniva una voce dai campi: chiù... Le stelle lucevano rare tra mezzo alla nebbia di latte: sentivo il cullare del mare, sentivo un fru fru tra le fratte; sentivo nel cuore un sussulto, com’eco d’un grido che fu. Sonava lontano il singulto: chiù... Su tutte le lucide vette tremava un sospiro di vento: squassavano le cavallette finissimi sistri d’argento (tintinni a invisibili porte che forse non s’aprono più?...); e c’era quel pianto di morte... chiù... FIGURE RETORICHE: Metafora : “alba di perla” “nebbia di latte“ “un sospiro di vento” “squassavano le cavallette finissimi sistri d’argento” Sinestesia : “soffi di lampi” Similitudine : “com’eco d’un grido che fu” Antitesi : “un nero di nubi “ e “nebbia di latte“. Doppio climax ascendente : ”chiù”, che passa da grido (nella prima strofa) a singhiozzo (nella seconda strofa), un pianto di morte (terza strofa). negatività che cresce da ogni strofa: gli elementi positivi contenute in essa diminuiscono da strofa in strofa; nella prima abbiamo quattro versi, nella seconda tre e nell’ultima solo due. ave 2011

Temporale – il lampo ave 2011

E cielo e terra si mostrò qual era: TEMPORALE Un bubbolìo lontano. . . Rosseggia l’orizzonte, come affocato, a mare: nero di pece, a monte, stracci di nubi chiare: tra il nero un casolare: un’ala di gabbiano. Il LAMPO E cielo e terra si mostrò qual era: la terra ansante, livida, in sussulto; il cielo ingombro, tragico, disfatto: bianca bianca nel tacito tumulto una casa apparì sparì d'un tratto; come un occhio, che, largo, esterrefatto, s'apri si chiuse, nella notte nera. ave 2011

ANALISI DEL TESTO TEMPORALE Un bubbolìo lontano. . . Rosseggia l’orizzonte, come affocato, a mare: nero di pece, a monte, stracci di nubi chiare: tra il nero un casolare: un’ala di gabbiano. Versi: 7 versi settenari divisi in 2 strofe di cui una (la prima) di un solo verso. Rime: ABCBCCA Figure di timbro: Alliterazione in O, inoltre “bubbolio” ha funzione onomatopeica. Ipallagi: nero di pece, stracci di nubi Analogia: casolare/ala di gabbiano Lessico: è possibile osservare significati complessi e profondi, come l’ala del gabbiano che rappresenta la protezione da parte del nido. ave 2011

ANALISI DEL TESTO Pascoli non si limita a descrivere uno spettacolo naturale, ma uno stato d'animo tormentato, di cui la tempesta e i colori sono “il simbolo”. Ce lo dicono le parole che ha scelto (rosso "affocato", dal nero "di pece", dagli "stracci" di nubi); l’utilizzo di brevi frasi senza verbo, che non lasciano spazio ai dettagli nella descrizione della natura e sembrano esprimere direttamente uno stato d'animo sbigottito il ritmo dei versi finali che danno un senso di stupore di fronte ad un qualcosa di inusuale all’interno di un contesto completamente diverso (la piccola casa che si distingue contro il nero minaccioso della tempesta). TEMPORALE Un bubbolìo lontano. . . Rosseggia l’orizzonte, come affocato, a mare: nero di pece, a monte, stracci di nubi chiare: tra il nero un casolare: un’ala di gabbiano. senso di disagio, di fastidio, di pena. La minaccia imminente del temporale, dà un senso di fragilità di fronte ai pericoli che si presentano, portando ad un desiderio di rifugio. ave 2011

Analisi del testo Il LAMPO E cielo e terra si mostrò qual era: Il primo verso ambiguo e carico di tensione Proiezione verso questo stato di incertezza Proiezione ternaria dei versi 2 e 3 che aumentano la tensione Gli attribuiti tendono ad umanizzare la natura Appare la presenza umana (la casa) ma è una presenza statica e istantanea, partecipe dell’orrore Viene umanizzata in uno sguardo atterrito Il LAMPO E cielo e terra si mostrò qual era: la terra ansante, livida, in sussulto; il cielo ingombro, tragico, disfatto: bianca bianca nel tacito tumulto una casa apparì sparì d'un tratto; come un occhio, che, largo, esterrefatto, s'apri si chiuse, nella notte nera. ave 2011