LEGGI REGIONALI A CONFRONTO E PROTOCOLLI DI RETE NELLA REALTÀ DELLEMILIA-ROMAGNA: VERSO UN PIANO DAZIONE REGIONALE Monia Giovannetti Maria Merelli LeNove studi e ricerche 24 novembre 2011
LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE È UN PROBLEMA DI PORTATA MONDIALE CHE SI RISCONTRA IN TUTTE LE SOCIETÀ E CULTURE. RIGUARDA LE DONNE A PRESCINDERE DA RAZZA, ETNIA, ORIGINE, POSIZIONE SOCIALE O DISTINZIONE DALTRO GENERE. KOFI ANNAN, EX SEGRETARIO GENERALE DELLE NAZIONI UNITE
È LA PIÙ DIFFUSA VIOLAZIONE DEI DIRITTI DELLUMANITÀ SENZA LIMITI GEOGRAFICI, ECONOMICI O SOCIALI LA VIOLENZA DI GENERE HA CARATTERIZZATO E CARATTERIZZA TUTTE LE EPOCHE, E MOLTO SPESSO VEDE AGGRESSORI I FAMILIARI, MARITI E PADRI, AMICI, VICINI DI CASA O CONOSCENTI STRETTI
IL FENOMENO DELLA VIOLENZA DI GENERE NEL CONTESTO INTERNAZIONALE
INDAGINE DELLISTAT (2007) CONDOTTA TELEFONICAMENTE SULLINTERO TERRITORIO NAZIONALE SONO STIMATE IN PIÙ DI: - 6 MILIONI LE DONNE DA 16 A 70 ANNI VITTIME DI VIOLENZA FISICA O SESSUALE NEL CORSO DELLA VITA IL 31,9% DELLA CLASSE DI ETÀ CONSIDERATA - 5 MILIONI DI DONNE HANNO SUBITO VIOLENZE SESSUALI (23,7%), - QUASI 4 MILIONI VIOLENZE FISICHE (18,8%); - 1 MILIONE DI DONNE CIRCAHA SUBITO STUPRI O TENTATI STUPRI (4,8%) IL 14,3% DELLE DONNE CON UN RAPPORTO DI COPPIA ATTUALE O PRECEDENTE HA SUBITO ALMENO UNA VIOLENZA FISICA O SESSUALE DAL PARTNER, MENTRE IL 24,7% DELLE DONNE HA SUBITO VIOLENZE DA UN ALTRO UOMO. IL FENOMENO DELLA VIOLENZA DI GENERE NEL CONTESTO ITALIANO
Città sicure, ( in collaborazione con Affari Generali Giunta, Affari Generali Presidenza, Pari Opportunità, Assessorato promozione Politiche Sociali ) : contributo alla riflessione su violenza di genere Panorama legislativo internazionale, nazionale, regionale (I parte, 2008, Quaderno Città sicure n.33) Emilia-Romagna: il quadro degli interventi messi in campo dagli EELL, i Protocolli interistituzionali (II parte, , Materiali di Città sicure n.1 ) M. Giovannetti, M. Merelli, MG. Ruggerini
IL QUADRO NORMATIVO REGIONALE SULLA VIOLENZA DI GENERE 1. REGIONI CHE HANNO VARATO LEGGI SPECIFICHE SULLA/CONTRO LA VIOLENZA A DONNE (E MINORI); 2. REGIONI CHE NON HANNO VARATO LEGGI SPECIFICHE, MA HANNO RICONOSCIUTO LA SPECIFICITÀ DELLA QUESTIONE (VIOLENZA DONNE) VARANDO LEGGI CHE RICONOSCONO CONTRIBUTI ALLA PROGETTAZIONE SUL TEMA, SOSTENENDO E PROMUOVENDO LISTITUZIONE DI CENTRI ANTIVIOLENZA ECC.; 3. REGIONI CHE HANNO PREVISTO ALLINTERNO DI UNA LEGGE REGIONALE ATTINENTE A TEMI DIVERSI DALLA VIOLENZA DI GENERE, LA SPECIFICITÀ DEL FENOMENO (VIOLENZA SULLE DONNE E MINORI) E INDIVIDUATO I RELATIVI STRUMENTI DI INTERVENTO; 4. REGIONI CHE HANNO ATTUALMENTE IN CANTIERE UN PROGETTO DI LEGGE SPECIFICO O PER LISTITUZIONE DI CENTRI.
LEGGI REGIONALI SPECIFICHE SULLA VIOLENZA DI GENERE
leggi regionali su violenza di genere: interventi principali costituzione della rete interistituzionale, riconoscimento della funzione dei Centri antiviolenza e delle case rifugio, attivazione progetti di prevenzione presentati da enti locali e associazioni, formazione degli operatori, istituzione di un osservatorio regionale sulla violenza di genere/Forum permanente contro le molestie e la violenza di genere. copertura finanziaria degli interventi previsti (più capitoli di spesa)
LE LEGGI REGIONALI CHE SOSTENGONO LISTITUZIONE O LATTIVITÀ DEI CENTRI ANTIVIOLENZA
LE LEGGI REGIONALI SULLA RIORGANIZZAZIONE DEI SERVIZI O SULLA FAMIGLIA CHE CONTENGONO NORME PER CONTRASTARE LA VIOLENZA DI GENERE
Protocolli interistituzionali di rete in Emilia-Romagna Città sicure. La sicurezza delle donne
Dallattività di Centri/Case alla Rete fra istituzioni e associazioni Centro, Comune anni 90 Nascita Centri, attività accoglienza, rapporti in convenzione con Comune Centro e Comune : Protocollo Regione E-R, ANCI, UPI, associaz. D. Relazioni informali dei Centri con altri enti Primi accordi (anche bilaterali) Centri con altri enti Prefettura, Comune, Provincia, Centro Protocolli dintesa per la costruzione della Rete Protocolli operativi (prov.i, comunali, di zona)
Protocolli dintesa per la prevenzione e il contrasto della violenza contro le donne: obiettivi delle reti locali Superare le relazioni informali e costruire rapporti continui e percorsi certi fra enti distanti per culture e pratiche organizzative Creare un linguaggio e una cultura condivisa Costruire sinergie e strategie di lavoro concordate, co-progettazione interventi
La mappa dei protocolli interistituzionali di rete in E-R ( ) Protocollo dintesa : documento politico di indirizzo e obiettivi generali fra istituzioni, enti, associazioni D. Protocollo operativo : documento che specifica i compiti operativi dei diversi enti, coinvolge in un Tavolo interistituzionale i/le referenti per ogni nodo della rete; è luogo di diffusione saperi, di scambi, di messa a punto di assetti organizzativi nei servizi, di iniziative ad hoc…) Protocollo nazionale progetto Arianna/ Dipartimento P. O. Pres. Consiglio ( ): firmatari Centro/casa D. e Comune
Protocolli locali di rete in E-R (*protocollo rete naz.e Antiviolenza 1522) PC 2011 RE 2007 * MO 2007 BO (2007) * Faenza 2009 * FO 2008 RN 2008 PR 2009 FE 2009 RA 2011 * 2000 Protocollo Regione, ANCI,UPI, Associazioni D./Centri
Protocolli di rete/Tavoli interistituzionali: elementi comuni di un lavoro in corso Formalizzazione ruoli e definizione compiti dei diversi soggetti allinterno della rete locale Ruolo dellEE.LL (generalmente) di coordinamento/gestione del tavolo operativo Centralità delloperato dei Centri (per servizi e messa in circolo di saperi) Formazione congiunta e sistematica diversi attori (dalle FFOO agli operatori sanitari, allallargamento a nuove figure professionali)
Per un Piano dazione regionale (1) (Principali punti segnalati da Enti Locali e altri enti o associazioni aderenti ai Tavoli interistituzionali ) » Emanare linee di indirizzo e obiettivi delle politiche regionali in tema di prevenzione e contrasto alla violenza di genere » Ricomporre in un quadro integrato le politiche e le azioni promosse dalla Regione » Fissare obiettivi di programmazione delle politiche regionali di pertinenza dei singoli settori/assessorati promuovendone integrazione e trasversalità » Riconsiderare in particolare la programmazione dei Piani di zona socio sanitari e delle risorse relative (Verifica operato, nuovi criteri di assegnazione risorse) » Mettere a disposizione risorse adeguate e certe
Per un Piano dazione regionale (2) » Introdurre misure sistematiche di monitoraggio e valutazione delle azioni attivate » Istituire un coordinamento regionale dei Tavoli interistituzionali per ricomporre in un quadro più unitario le reti locali fra EELL, Centri, altre istituzioni necessità degli EELL di avere sedi di confronto su funzionamento rete, azioni, priorità, criticità, anche per supportare le politiche territoriali di prevenzione e contrasto e la qualità dei servizi » Predisporre strumenti omogenei e sistematici di rilevazione dei casi, dei percorsi, degli esiti, ecc. Osservatorio regionale/ sistema informativo permanente » Potenziare interventi diretti della Regione soprattutto in tema di sensibilizzazione e di prevenzione culturale e sociale (ad es. campagne informative, progetti speciali,…