LEGGI REGIONALI A CONFRONTO E PROTOCOLLI DI RETE NELLA REALTÀ DELLEMILIA-ROMAGNA: VERSO UN PIANO DAZIONE REGIONALE Monia Giovannetti Maria Merelli LeNove.

Slides:



Advertisements
Presentazioni simili
MGA: METODO GLOBALE AUTODIFESA
Advertisements

Piano di Zona 2011 – 2013 dellAmbito del Ciriacese PRIORITA E OBIETTIVI STRATEGICI PRIORITA E OBIETTIVI STRATEGICI.
Rifugiati: l'emergenza non esiste! Esperienze e proposte per un Sistema Integrato di Accoglienza Proposte Regionali Coordinamento Non solo asilo 10 novembre.
La nuova politica sanitaria italiana in ambito internazionale Maria Paola Di Martino Information day COLLABORAZIONE SANITARIA INTERNAZIONALE E I PROGRAMMI.
Microaree Trieste, Spazio Villas.
Politiche sociali Lavinia Bifulco.
La valorizzazione di genere come fattore strategico di sviluppo economico, organizzativo e soggettivo 30 marzo 2011 CONTRATTAZIONE PER LA VALORIZZAZIONE.
Programma per il sostegno e lo sviluppo dei percorsi integrati di inserimento socio-lavorativo dei soggetti con disturbo psichico - Pro.P. PROGETTO ESECUTIVO.
Sociologo Zygmunt Bauman) Nel mondo interdipendente la dimensione locale assume un nuovo ruolo nei processi internazionali (concetto di glocale - sociologo.
1 LINEE dINDIRIZZO REGIONALI PER LACCOGLIENZA DI DONNE VITTIME DI VIOLENZA di GENERE Provincia di Piacenza 19 ottobre 2013 Regione Emilia-Romagna.
Le Consigliere di Parità della Provincia di Piacenza
Orientamento per il successo scolastico e formativo PIANO REGIONALE ORIENTAMENTO USR Lombardia 1° incontro – Introduzione.
1 © Paolo Ferrario: riproduzione riservata solo ai partecipanti ai corsi di formazione Prof. Paolo Ferrario Università
A cura di Emilio Gregori Foggia, 12 aprile 2007 Il Sistema Informativo Sociale Regionale della Regione Puglia (SISR)
Il programma delle attività territoriali PAT i nodi salienti da cui muove la programmazione
Staff assessore territorio e Agenda 21 Forum Agenda 21 Indagine sullattuazione dei processi di Agenda 21 locale nella provincia di Milano Presentazione.
Tempi delle città I progetti di regolazione Daniela Gregorio Milano 19 aprile 2007.
Progetto ALI - MIUR obiettivi Obiettivi generali: Generalizzare la formazione del personale delle scuole, individuando localmente le modalità ritenute.
Analisi e rapporto di ricerca a cura di: Maria Antonia Moretti
1 La RETE di Treviso Le azioni I punti di forza Le aree di criticità Paola Pasqualon Referente della RETE di Treviso.
1 IL PERCORSO DELL'ASSOCIAZIONISMO, DELLA COOPERAZIONE E DEL VOLONTARIATO NEL TRIENNIO TAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE – CTSS Provincia.
A cura di Maria Vittoria Musella Rielaborazione elementi di analisi emersi 2 dicembre 2011.
I Centri Antiviolenza metodologia di intervento a sostegno delle donne vittime di violenza di genere Avv. Luigia Barone Responsabile del Centro Solidea.
Co.r.re.l.a.re consolidare reti regionali e locali per unaccoglienza responsabile Inserimento scolastico e accoglienza degli studenti stranieri: condivisione.
LA DOCUMENTAZIONE EDUCATIVA Comunicazione, Formazione e Ricerca nel sistema formativo dellEmilia Romagna 5 novembre 2009 Claudia Vescini.
1 Prendersi cura della comunità: lesperienza della Provincia di Bologna Lizzano in Belvedere 24, 25 marzo 2009.
QUADRO DI SINTESI Ministero dell Istruzione Università e Ricerca Dipartimento per lIstruzione Direzione Generale per il personale scolastico Educazione.
Sistemi educativi locali per la sostenibilità Limpegno della Provincia di Roma con la Rete dei L.E.A Tivoli, 13 novembre 2012.
Gruppo di lavoro “Salute, disabilità e disagio psichico ”
GUADAGNARE SALUTE NELLE MARCHE
Centro regionale contro le discriminazioni. Articolo 9 – Misure contro la discriminazione La Regione: - con la collaborazione di Province, Comuni, terzo.
1 Programma Regionale di Iniziative e Interventi in materia di immigrazione – Progetto di Integrazione Sociale e Scolastica IL MONITORAGGIO DEI PROGRAMMI.
Le iniziative di comunicazione intraprese dal gruppo Inail-Ispesl-Regioni ( obiettivi, destinatari, percorso, strumenti e modalità ) A cura di Giuseppe.
Dott. Carlo Basani Folgaria 18 novembre 2008 Il ruolo degli Enti Locali e del Mondo Sportivo in un progetto integrato di Valorizzazione e Potenziamento.
UFFICIO DI PIANO ALLARGATO 2 NOVEMBRE 2010 Piano di Zona Ambito Territoriale 1 –Bergamo
DONNE AGENTI DI CITTADINANZA PER I NUOVI CITTADINI Tempi di realizzazione.
LE POLITICHE GIOVANILI La Valle dAosta per i giovani.
«Linee dindirizzo della riorganizzazione della Protezione Civile della Provincia di Milano » Assessorato alla Protezione Civile a cura di Massimo Stroppa.
Dott.ssa Paola Fierli . USP Lecco
LINTESA REGIONE-PROVINCE PER LA PROGRAMMAZIONE TERRITORIALE 4 GIUGNO 2008.
Fare salute in montagna: verso la costruzione dei Distretti e dei Piani di Salute Le risposte dei Servizi Sociali della Comunità Montana Val Pellice 29/09.
Comune di Lecco Prefettura di Lecco Provincia di Lecco Regione
Esperto di E-government dello sviluppo locale (A.A. 2003/2004) Università di Pisa, Facoltà di scienze politiche 14 dicembre 2004 L'amministrazione elettronica.
I Centri Territoriali Risorse al servizio dello sviluppo della professionalità e delle scuole a cura di Maria Silvia Ghetti Faenza, 13 novembre 2006.
Il Piano Nazionale di Prevenzione in Agricoltura :Graduazione dei rischi e buone prassi come opportunità strategica della prevenzione Dr. Giancarlo Marano.
Primi risultati del monitoraggio sui fenomeni di violenza contro le donne Volterra, 28 marzo 2009.
ABUSO AI MINORI: dalla COAZIONE che costringe
LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE
Il Piano di Zona: strumento di programmazione del sociale
L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha decretato nel 1999 il 25 novembre «giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne».
1 Servizio di ospitalità a livello provinciale per donne vittime di violenza Forum provinciale delle donne 12 giugno 2013.
Sandra Benedetti Servizio Politiche familiari, infanzia e adolescenza Ferrara 16 luglio 2014.
LA RESPONSABILITÀ SOCIALE D’IMPRESA in EMILIA-ROMAGNA Conferenza Finale Progetto COGITA Bologna, 23 ottobre 2014.
SCUOLE, GIOVANI E SICUREZZA Indirizzi normativi e pratiche di eccellenza Torino, 15 Ottobre 2012.
Linee guida per la disciplina del Servizio di Polizia Locale regionale e delle politiche integrate di Sicurezza Urbana.
SERVIZIO POLITICHE SOCIALI E DI PARITA’ UFFICIO PARI OPPORTUNITA’ E POLITICHE DEI TEMPI.
21 aprile 2011 Commissione Regionale L.R. 27/ Bilancio delle attività in attuazione del Programma INFEA Percorso di riorganizzazione.
Nuovi strumenti di cooperazione per la promozione e l’attuazione dell’e-government Giulio De Petra Direttore dell’Area Innovazione per le Regioni e gli.
Il cammino si fa camminando
Il ruolo dell’ente locale per l’integrazione sociale degli immigrati
Assessorato Ambiente e Sviluppo sostenibile Direzione Generale Ambiente e Difesa del Suolo e della Costa Direzione Generale Centrale Organizzazione, Personale,
Linee di indirizzo regionali per l’accoglienza di donne vittime della violenza di genere Area Vasta Emilia Centro 4 luglio 2014.
DICHIARAZIONE D’INTENTI PER LA SENSIBILIZZAZIONE SUL TEMA DELLA PROMOZIONE DELLE PARI OPPORTUNITA’ E DELLA PREVENZIONE E CONTRASTO DEL FENOMENO DELLA VIOLENZA.
Marzia marangon1 URP & REGIONI STRATEGIE DI COMUNICAZIONE CONDIVISA.
LINEE d’INDIRIZZO REGIONALI PER L’ACCOGLIENZA DI DONNE VITTIME DI VIOLENZA di GENERE INCONTRI in AREE VASTE Reggio Emilia 30 giugno Cesena 3 luglio Bologna.
 S VILUPPARE E SPERIMENTARE STANDARD E PROCEDURE, IN PARTICOLARE RISPETTO AI LINGUAGGI E ALL ’ INFORMAZIONE Soggetti della Rete fortemente diversificati.
Presentazione delle linee di indirizzo regionali per l’accoglienza di donne vittime di violenza di genere. Delibera G.R. n. 1677/2013 Bologna 4 luglio.
P r o g e t t o Governance PERCORSI PER LA COOPERAZIONE ISTITUZIONALE Lavello, 26 giugno 2003.
La sicurezza nella scuola Presentazione del Documento di indirizzo per la sicurezza negli Istituti scolastici del Piemonte Alessandro Palese Regione Piemonte.
PIANO DI ZONA REGIONE AUTONOMA VALLE D’AOSTA PIANO DI ZONA REGIONE AUTONOMA VALLE D’AOSTA.
Transcript della presentazione:

LEGGI REGIONALI A CONFRONTO E PROTOCOLLI DI RETE NELLA REALTÀ DELLEMILIA-ROMAGNA: VERSO UN PIANO DAZIONE REGIONALE Monia Giovannetti Maria Merelli LeNove studi e ricerche 24 novembre 2011

LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE È UN PROBLEMA DI PORTATA MONDIALE CHE SI RISCONTRA IN TUTTE LE SOCIETÀ E CULTURE. RIGUARDA LE DONNE A PRESCINDERE DA RAZZA, ETNIA, ORIGINE, POSIZIONE SOCIALE O DISTINZIONE DALTRO GENERE. KOFI ANNAN, EX SEGRETARIO GENERALE DELLE NAZIONI UNITE

È LA PIÙ DIFFUSA VIOLAZIONE DEI DIRITTI DELLUMANITÀ SENZA LIMITI GEOGRAFICI, ECONOMICI O SOCIALI LA VIOLENZA DI GENERE HA CARATTERIZZATO E CARATTERIZZA TUTTE LE EPOCHE, E MOLTO SPESSO VEDE AGGRESSORI I FAMILIARI, MARITI E PADRI, AMICI, VICINI DI CASA O CONOSCENTI STRETTI

IL FENOMENO DELLA VIOLENZA DI GENERE NEL CONTESTO INTERNAZIONALE

INDAGINE DELLISTAT (2007) CONDOTTA TELEFONICAMENTE SULLINTERO TERRITORIO NAZIONALE SONO STIMATE IN PIÙ DI: - 6 MILIONI LE DONNE DA 16 A 70 ANNI VITTIME DI VIOLENZA FISICA O SESSUALE NEL CORSO DELLA VITA IL 31,9% DELLA CLASSE DI ETÀ CONSIDERATA - 5 MILIONI DI DONNE HANNO SUBITO VIOLENZE SESSUALI (23,7%), - QUASI 4 MILIONI VIOLENZE FISICHE (18,8%); - 1 MILIONE DI DONNE CIRCAHA SUBITO STUPRI O TENTATI STUPRI (4,8%) IL 14,3% DELLE DONNE CON UN RAPPORTO DI COPPIA ATTUALE O PRECEDENTE HA SUBITO ALMENO UNA VIOLENZA FISICA O SESSUALE DAL PARTNER, MENTRE IL 24,7% DELLE DONNE HA SUBITO VIOLENZE DA UN ALTRO UOMO. IL FENOMENO DELLA VIOLENZA DI GENERE NEL CONTESTO ITALIANO

Città sicure, ( in collaborazione con Affari Generali Giunta, Affari Generali Presidenza, Pari Opportunità, Assessorato promozione Politiche Sociali ) : contributo alla riflessione su violenza di genere Panorama legislativo internazionale, nazionale, regionale (I parte, 2008, Quaderno Città sicure n.33) Emilia-Romagna: il quadro degli interventi messi in campo dagli EELL, i Protocolli interistituzionali (II parte, , Materiali di Città sicure n.1 ) M. Giovannetti, M. Merelli, MG. Ruggerini

IL QUADRO NORMATIVO REGIONALE SULLA VIOLENZA DI GENERE 1. REGIONI CHE HANNO VARATO LEGGI SPECIFICHE SULLA/CONTRO LA VIOLENZA A DONNE (E MINORI); 2. REGIONI CHE NON HANNO VARATO LEGGI SPECIFICHE, MA HANNO RICONOSCIUTO LA SPECIFICITÀ DELLA QUESTIONE (VIOLENZA DONNE) VARANDO LEGGI CHE RICONOSCONO CONTRIBUTI ALLA PROGETTAZIONE SUL TEMA, SOSTENENDO E PROMUOVENDO LISTITUZIONE DI CENTRI ANTIVIOLENZA ECC.; 3. REGIONI CHE HANNO PREVISTO ALLINTERNO DI UNA LEGGE REGIONALE ATTINENTE A TEMI DIVERSI DALLA VIOLENZA DI GENERE, LA SPECIFICITÀ DEL FENOMENO (VIOLENZA SULLE DONNE E MINORI) E INDIVIDUATO I RELATIVI STRUMENTI DI INTERVENTO; 4. REGIONI CHE HANNO ATTUALMENTE IN CANTIERE UN PROGETTO DI LEGGE SPECIFICO O PER LISTITUZIONE DI CENTRI.

LEGGI REGIONALI SPECIFICHE SULLA VIOLENZA DI GENERE

leggi regionali su violenza di genere: interventi principali costituzione della rete interistituzionale, riconoscimento della funzione dei Centri antiviolenza e delle case rifugio, attivazione progetti di prevenzione presentati da enti locali e associazioni, formazione degli operatori, istituzione di un osservatorio regionale sulla violenza di genere/Forum permanente contro le molestie e la violenza di genere. copertura finanziaria degli interventi previsti (più capitoli di spesa)

LE LEGGI REGIONALI CHE SOSTENGONO LISTITUZIONE O LATTIVITÀ DEI CENTRI ANTIVIOLENZA

LE LEGGI REGIONALI SULLA RIORGANIZZAZIONE DEI SERVIZI O SULLA FAMIGLIA CHE CONTENGONO NORME PER CONTRASTARE LA VIOLENZA DI GENERE

Protocolli interistituzionali di rete in Emilia-Romagna Città sicure. La sicurezza delle donne

Dallattività di Centri/Case alla Rete fra istituzioni e associazioni Centro, Comune anni 90 Nascita Centri, attività accoglienza, rapporti in convenzione con Comune Centro e Comune : Protocollo Regione E-R, ANCI, UPI, associaz. D. Relazioni informali dei Centri con altri enti Primi accordi (anche bilaterali) Centri con altri enti Prefettura, Comune, Provincia, Centro Protocolli dintesa per la costruzione della Rete Protocolli operativi (prov.i, comunali, di zona)

Protocolli dintesa per la prevenzione e il contrasto della violenza contro le donne: obiettivi delle reti locali Superare le relazioni informali e costruire rapporti continui e percorsi certi fra enti distanti per culture e pratiche organizzative Creare un linguaggio e una cultura condivisa Costruire sinergie e strategie di lavoro concordate, co-progettazione interventi

La mappa dei protocolli interistituzionali di rete in E-R ( ) Protocollo dintesa : documento politico di indirizzo e obiettivi generali fra istituzioni, enti, associazioni D. Protocollo operativo : documento che specifica i compiti operativi dei diversi enti, coinvolge in un Tavolo interistituzionale i/le referenti per ogni nodo della rete; è luogo di diffusione saperi, di scambi, di messa a punto di assetti organizzativi nei servizi, di iniziative ad hoc…) Protocollo nazionale progetto Arianna/ Dipartimento P. O. Pres. Consiglio ( ): firmatari Centro/casa D. e Comune

Protocolli locali di rete in E-R (*protocollo rete naz.e Antiviolenza 1522) PC 2011 RE 2007 * MO 2007 BO (2007) * Faenza 2009 * FO 2008 RN 2008 PR 2009 FE 2009 RA 2011 * 2000 Protocollo Regione, ANCI,UPI, Associazioni D./Centri

Protocolli di rete/Tavoli interistituzionali: elementi comuni di un lavoro in corso Formalizzazione ruoli e definizione compiti dei diversi soggetti allinterno della rete locale Ruolo dellEE.LL (generalmente) di coordinamento/gestione del tavolo operativo Centralità delloperato dei Centri (per servizi e messa in circolo di saperi) Formazione congiunta e sistematica diversi attori (dalle FFOO agli operatori sanitari, allallargamento a nuove figure professionali)

Per un Piano dazione regionale (1) (Principali punti segnalati da Enti Locali e altri enti o associazioni aderenti ai Tavoli interistituzionali ) » Emanare linee di indirizzo e obiettivi delle politiche regionali in tema di prevenzione e contrasto alla violenza di genere » Ricomporre in un quadro integrato le politiche e le azioni promosse dalla Regione » Fissare obiettivi di programmazione delle politiche regionali di pertinenza dei singoli settori/assessorati promuovendone integrazione e trasversalità » Riconsiderare in particolare la programmazione dei Piani di zona socio sanitari e delle risorse relative (Verifica operato, nuovi criteri di assegnazione risorse) » Mettere a disposizione risorse adeguate e certe

Per un Piano dazione regionale (2) » Introdurre misure sistematiche di monitoraggio e valutazione delle azioni attivate » Istituire un coordinamento regionale dei Tavoli interistituzionali per ricomporre in un quadro più unitario le reti locali fra EELL, Centri, altre istituzioni necessità degli EELL di avere sedi di confronto su funzionamento rete, azioni, priorità, criticità, anche per supportare le politiche territoriali di prevenzione e contrasto e la qualità dei servizi » Predisporre strumenti omogenei e sistematici di rilevazione dei casi, dei percorsi, degli esiti, ecc. Osservatorio regionale/ sistema informativo permanente » Potenziare interventi diretti della Regione soprattutto in tema di sensibilizzazione e di prevenzione culturale e sociale (ad es. campagne informative, progetti speciali,…