Padova, 30 Maggio 2011 A.S. Ferraccioli Cristina

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Padova, 30 Maggio 2011 A.S. Ferraccioli Cristina CORSO DI PREPARAZIONE ALL’ESAME DI STATO “IL Codice Deontologico e la sua applicabilità” Padova, 30 Maggio 2011 A.S. Ferraccioli Cristina

QUESTIONARIO Che cos’è, o cosa rappresenta per Te il Codice Deontologico dell’Assistente sociale? Nell’ultimo anno di lavoro/DI STUDIO, Ti è capitato di leggerlo tutto o in parte, in relazione alla Tua pratica professionale quotidiana, o in relazione a qualche situazione particolare? Sì tutto Sì in parte, quale?_______________________________ _______________ No Quale parte o articolo Ti sembra particolarmente valido, adeguato o importante?

QUESTIONARIO Ci sono parti o articoli che Ti sembrano difficili, inadeguate o poco praticabili? Si, quali? Ci sono parti o articoli che a Tuo giudizio andrebbero cambiati o modificati? Si, Quali? No Hai proposte da fare o suggerimenti da dare? Grazie per la collaborazione!

CODICE DEONTOLOGICO L. 84/93 “Ordinamento della professione di assistente sociale e istituzione dell’Albo professionale. L 119/2001, “Disposizioni concernenti l’obbligo del segreto professionale per gli assistenti sociali”.

“Deontologico” Deòn – logia: dovere- logica; Complesso dei doveri inerenti a particolari categorie professionali

“Codice Deontologico” Insieme dei principi e delle regole che gli AASS devono osservare nell’esercizio della professione che orientano le scelte di comportamento nei diversi livelli di responsabilità in cui operano

COME è COMPOSTO IL CODICE DEONTOLGICO?

Struttura del codice deontologico Titolo 1: Definizione … Titolo 2: Principi … Titolo 3: Responsabilità dell’AS nei confronti della persona utente e cliente … Titolo 4: Responsabilità dell’AS nei confronti della società … Titolo 5: Responsabilità dell’AS nei confronti di colleghi ed altri professionisti.. Titolo 6: Responsabilità dell’AS nei confronti dell’organizzazione di lavoro … Titolo 7: Responsabilità dell’AS nei confronti della professione ..

STRUTTURA DEL CODICE DEONTOLOGICO Sanzioni disciplinari e Procedimento REGOLAMENTO.

TUTTAVIA… La traduzione dei principi teorici in prassi operative non è né semplice né facile e richiede un lavoro di approfondimento continuo. Ogni Ordine Regionale ha infatti al suo interno varie Commissioni tra le quali quella Deontologica- Disciplinare che oltre alle competenze in merito ai procedimenti disciplinari, mantiene il focus sull’etica e la deontologia professionale.

SEGRETO PROFESSIONALE E RISERVATEZZA

APPLICABILITA’ Rispetto: alla persona singola Alla coppia Alla famiglia Alla disabilità Alla tossicodipendenza All’anzianità Alla violenza Alla devianza Al conflitto familiare

APPLICABILITA’ A CHI è IN CONDIZIONE DI FRAGILITA’ A CHI NON è RIUSCITO DIVERSAMENTE A RISOLVERE LE QUESTIONI UMANE CHE LO AFFLIGGONO; A CHI HA IL COMPITO DI ANALIZZARE I MACRO SISTEMI E RENDERLI ACCESSIBILI A TUTTE LE PERSONE;

applicabilità Nel lavoro con le famiglie si rende necessario riproporre una dimensione etica legata alla lealtà ed alla giustizia nelle relazioni familiari. Soggetti adulti e maturi responsabili di se stessi e dell’altro, capaci di riconoscersi ANCHE COME RISORSA, non solo come problema

applicabilità Ogni assistente sociale, proprio perché dotato di una base formativa, un’esperienza professionale, delle doti e dei talenti umani, quali la pazienza, la capacità di ascoltare, accogliere incondizionatamente, essere consapevole di non detenere il potere sull’altro, Sa rimanere saldamente ancorata/o al suo ruolo, mentre le emozioni la/o contagiano, la/o influenzano, la/ fanno sentire a volte bene a volte male …

SEGRETO PROFESSIONALE E RISERVATEZZA conflitto di doveri , di diritti e interessi contrapposti tra: tutela , garanzia del rapporto fiduciario e benessere dell’utente /cliente; obbligo di segreto e obbligo di denuncia; mandato professionale e mandato istituzionale; diritto alla privacy e diritto alla comunicazione e alla trasparenza.

SEGRETO PROFESSIONALE E RISERVATEZZA Il rapporto fiduciario tra l’Assistente Sociale e la persona che si rivolge a lui costituisce il presupposto per costruire un progetto di aiuto;

SEGRETO PROFESSIONALE E RISERVATEZZA La RISERVATEZZA è un atteggiamento più ampio ed esteso in cui l’obbligo al segreto professionale ne costituisce una parte.

SEGRETO PROFESSIONALE E RISERVATEZZA Il SEGRETO PROFESSIONALE è appunto l’obbligo a non rivelare le informazioni apprese all’interno del rapporto fiduciario. Dal punto di vista Giuridico sancito dall’art.622 del c.p., dalla l.675/96 sulla Privacy e dalla recente l.119/01 che estende agli assistenti sociali gli obblighi e le garanzie previste per altre categorie di professionisti ed ad altri soggetti pubblici o privati con il quale l’assistente sociale svolge le proprie attività . Nel Codice Deontologico all’art.17 la Riservatezza e il Segreto Professionale vengono indicati come diritto primario dell’utente/cliente e dovere dell’assistente sociale ,nei limiti della normativa vigente. Per normativa vigente si pensa subito ad un altro diritto sancito dalla L.241/90 e riportato come dovere all’art.9 del Codice deontologico cioè il diritto di accesso alla documentazione , diritto alla trasparenza.

SEGRETO PROFESSIONALE E RISERVATEZZA informazione completa all’interessato dell’uso dei dati acquisiti e l’acquisizione del consenso informato. L’uso dell’informazione acquisite richiede quindi una notevole dose di discernimento tra ciò che va tenuto riservato e ciò che può essere utile e necessario comunicare ai fini del raggiungimento dell’obiettivo ultimo del progetto di aiuto “il benessere della persona in difficoltà”.

SEGRETO PROFESSIONALE E RISERVATEZZA Nel codice deontologico dell’assistente sociale sono indicati come condizioni di deroga al segreto professionale: rischio di grave danno allo stesso utente o cliente o a terzi, in particolare minori, incapaci o persone impedite a causa delle condizioni fisiche, psichiche o ambientali; richiesta scritta e motivata dei legali rappresentanti del minore o dell’incapace nell’esclusivo interesse degli stessi ; autorizzazione dell’interessato o degli interessati o dei legali rappresentanti resi edotti delle conseguenze della rivelazione; rischio grave per l’incolumità dell’ assistente sociale ( integrazione intervenuta nella recente revisione del Codice).

SEGRETO PROFESSIONALE E RISERVATEZZA l’Assistente sociale ha quindi la necessità di : richiedere all’Ente e/o al responsabile del servizio di definire concretamente modalità operative che garantiscono le condizioni di protezione dei dati ; avere cura che la relazione professionale con l’utente /cliente avvenga in maniera riservata; assicurarsi che le informazioni da utilizzare siano aggiornate; assicurarsi che i dati raccolti in cartelle o con strumenti informatici siano opportunamente protetti; riportare e trasferire solo le informazioni strettamente necessarie; acquisire l’esplicito consenso informato; evitare di richiedere o fornire informazioni telefoniche; - condividere con i colleghi solo informazioni strettamente necessarie.

SEGRETO PROFESSIONALE E RISERVATEZZA Da tutta questa disquisizione appare chiaro che la documentazione da conservare , quella in uscita e in entrata costituisce un ambito dove la oculatezza e il discernimento dell’assistente sociale appaiono due requisiti indispensabili su cui bisogna spendere ambiti di approfondimento e di aggiornamento.

BIBLIOGRAFIA e NORMATIVA DI RIFERIMENTO Dizionario della lingua italiana T. Amadei, A. Tamburini, La Leva di Archimede, Franco Angeli, 2002. Codice deontologico degli Assistenti Sociali, 2008. L 84/93, “Ordinamento della professione di assistente sociale e istituzione dell’Albo professionale. D.M. 615/94, “Regolamento recante norme relative all’istituzione delle sedi regionali o interregionali dell’ordine e del consiglio nazionale degli assistenti sociali, ai procedimenti elettorali e alla iscrizione e cancellazione dall’albo professionale” L 119/2001, “Disposizioni concernenti l’obbligo del segreto professionale per gli assistenti sociali”.