BIOETICA
PERCHE’ E’ NATA LA BIOETICA? Il ritmo accelerato con il quale si sono evolute e continuano ad evolversi scienza e tecnologia in campo medico e biologico e le loro consistenti ripercussioni sulla vita dell’uomo rendono necessaria una costante riflessione di ordine etico. Le possibilità di intervento nei confronti della vita umana – dalla sua fase di insorgenza fino a quella terminale – sono in continuo ampliamento. L’ offerta all’uomo di nuove chances, tanto a livello terapeutico che nella qualità di vita, si accompagna all’emergere di nuovi rischi.
CHE COS’E’ LA BIOETICA? La bioetica è una disciplina recente. Le sue origini risalgono alla fine degli anni ’60 negli U.S.A, quando lo sviluppo di tecnologie sempre più avanzate in campo biomedico solleva nuove e complesse questioni, che hanno un’ immediata ricaduta di ordine morale.
BIOMEDICINA E’la branca della medicina fondata sull’applicazione della tecnologia ai processi biologici (biotecnologia), alla genetica, alla farmacologia e, più in generale, alle tecnologie per la salute.
STORIA DEGLI INIZI Il primo ad introdurre il termine “bioetica” fu nel 1971 il medico olandese Van Rensselaer POTTER in un noto volume dal titolo “Bioethics: A Bridge to the future”. Potter preoccupato per le sorti dell’umanità di fronte alle nuove possibilità di intervento offerte dal progresso tecnico mise in evidenza l’importanza di una stretta collaborazione tra scienza ed etica e coniò il termine “bioetica” come espressione della ricerca di questa collaborazione. Potter definì la bioetica anche come “Scienza della sopravvivenza”.
COSA SI INTENDE PER BIOETICA? In termini più precisi per bioetica si intende una disciplina che appartiene essenzialmente al campo dell’etica e che si propone di affrontare le grandi questioni riguardanti la vita (dal greco bìos,“vita”) e il suo sviluppo.
COSA SI INTENDE PER BIOETICA? Alla bioetica spetta la definizione del corretto comportamento di fronte alle varie forme di manipolazione della vita umana oggi possibili, ma anche la determinazione delle regole concernenti la tutela e la promozione della salute e, più in generale, il rispetto e la preservazione dell’ ambiente naturale.
COSA SI INTENDE PER BIOETICA? Pur perseguendo lo stesso fine dell’ etica - quello di valutare e di indirizzare il comportamento umano secondo criteri che si ispirano a valori- la bioetica si differenzia dall’etica tradizionalmente intesa per il metodo adottato.
La ricerca di ciò che è giusto o corretto non è lasciata alla sola determinazione del filosofo, ma è frutto di una attività multidisciplinare che coinvolge più soggetti con competenze diverse: medici, biologi, psicologi, sociologi, assistenti sociali, giuristi, esperti di etica, ecc.
GLI SVILUPPI STORICI I primi sviluppi risalgono alla fondazione nel 1969 a New York dell’ Institute of Society, Ethics and the Life sciences noto anche come Hasting Center. La preoccupazione che muove il fondatore Daniel Callahan è di ordine pragmatico: è l’esigenza di rispondere concretamente a gravi, talora drammatici interrogativi sollevati nell’ambito della scienza medica dalle possibilità di intervento sui processi della vita e della morte forniti dalla tecnica. Ciò che caratterizza la conduzione della ricerca è il coinvolgimento di esperti di diverse discipline e l’approccio non confessionale.
GLI SVILUPPI STORICI A Roma solo nel 1985 inizia ufficialmente la sua attività il Centro di Bioetica dell’Università Cattolica presso la Facoltà Di Medicina e Chirurgia del Policlinico Gemelli. Il fondatore di questo centro e primo direttore è stato mons. Elio Sgreccia.
Aree di sviluppo e principali questioni Le aree che interessano la bioetica sono diverse. Quella che ha maggiore risonanza è costituita dalle problematiche riguardanti la manipolazione della vita. Grazie all’uso di tecnologie sempre più sofisticate, è oggi possibile intervenire sulla vita umana lungo tutto l’arco del suo sviluppo: dalla fase iniziale: (manipolazioni genetiche e riproduzione assistita).
Aree di sviluppo e principali questioni Nella fase intermedia (trapianti). Nella fase terminale (eutanasia).
Aree di sviluppo e principali questioni La seconda area, rappresentata da questioni meno eclatanti, riguarda la cura ordinaria della salute. Essa spazia dalla ridefinizione della relazione medico paziente (quali il consenso informato e la verità al malato). Alla sperimentazione clinica per fini terapeutici. Alla prevenzione e informazione, al testamento biologico, all’equa distribuzione delle risorse.
Aree di sviluppo e principali questioni La terza area è rappresentata dalle tematiche riguardanti il rapporto con l’ambiente e con il mondo degli animali come ad esempio il rispetto per la natura, i diritti degli animali, gli OGM.
QUALE BIOETICA? Più che di bioetica si dovrebbe forse parlare di bioetiche. Diverse e talora inconciliabili sono infatti le soluzioni che si danno alle questioni della manipolazione della vita e della cura della salute, a seconda delle scuole di pensiero cui ci si riferisce. La distinzione più in uso è quella tra bioetica laica e bioetica religiosa.
La differenza di fondo è tra un approccio di carattere esclusivamente razionale, che si serve cioè soltanto di argomentazioni e di ragione, e un approccio che rinvia invece a fattori desunti da una tradizione religiosa (nel caso della bioetica di ispirazione cristiana, dalla rivelazione biblica).
La questione del senso Particolare attenzione deve essere innanzitutto riservata al tema della vita e a quello della morte a esso strettamente connesso. La domanda di senso è anzitutto domanda sul senso della vita, sul valore che a essa si attribuisce: chi ha una visione radicalmente materialistica, per la quale tutto si riduce al perseguimento del benessere come soddisfazione di bisogni fisiologici e non fa spazio alla prospettiva di una realizzazione ultraterrena – la morte è, in questo caso, l’evento ultimo in cui tutto si consuma – non potrà certo accostarsi alle questioni bioetiche con lo stesso atteggiamento di chi, invece, guarda alla vita in un’ottica più complessa e misterica, aperta cioè alla percezione di esigenze di ordine spirituale, e concepisce la morte come realtà penultima, cioè come momento di trapasso a un’altra vita.
La questione del senso Non minore importanza riveste la concezione che si ha del corpo e della corporeità della sua identità e del suo rapporto con la realtà della persona: dove prevale un’interpretazione del corpo come oggetto, (il corpo che ho), è facile che si aderisca con ottimismo ad ogni intervento senza considerare le ambivalenze e i rischi che possono derivarne.
La questione del senso Laddove il corpo è concepito come dimensione costitutiva della soggettività umana (il corpo che sono), e dunque come fattore essenziale di definizione dell’ essere personale, l’atteggiamento verso l’ intervento sui di esso sono valutati con maggiore prudenza.
La questione del senso Da una corretta definizione del corpo scende la possibilità di fissare il limite alla sua manipolazione, introducendo interventi che possono(talora devono) essere praticati e interventi che vanno assolutamente banditi, perché gravemente lesivi del rispetto che si deve alla persona e talora alla stessa integrità della specie umana.
La responsabilità come orizzonte Il livello crescente della sperimentazione, che dà luogo a forme di manipolazione sempre più sofisticate e invasive, comporta un surplus di controllo per evitare di incorrere in esiti negativi, non sempre rimediabili. Il concetto di responsabilità diviene, in questo contesto, il criterio etico privilegiato, al punto da identificarsi con lo stesso concetto di etica o da venire considerato come equivalente.
responsabilità La radice del termine “responsabilità” è nel verbo latino respondere che significa “dare risposta”. Esso rinvia tanto al soggetto al quale la risposta viene indirizzata (rispondere a qualcuno) quanto al contenuto della risposta (rispondere di qualcosa). La responsabilità si realizza sempre nel contesto di una relazione e si incarna, al tempo stesso, completamente in un’azione, che può rivestire un significato positivo o negativo per l’ altro.
Modello teleologico Il modello che viene oggi privilegiato nell’elaborazione delle norme è un modello teleologico cioè finalistico( da télos) che si propone di valutare le azioni nel rapporto tra il fine che si persegue e il mezzo usato per conseguirlo
I principi ispiratori del comportamento Nella formulazione delle norme, di grande importanza sono infine i principi che devono ispirare il comportamento nelle diverse situazioni, in vista della salvaguardia della dignità e del bene del paziente e del rispetto dell’ uguaglianza di tutti i soggetti umani. Tali principi sono riconducili a tre fondamentali: -autonomia -beneficenza -giustizia.
Il principio di autonomia Esso comporta che la decisione circa gli interventi manipolativi e più in generale circa le cure debba essere demandata, in ultima analisi al paziente il quale, a sua volta, deve essere messo in grado di decidere dopo aver ricevuto una corretta informazione sulla propria condizione e sugli effetti delle cure (consenso informato).
Il principio di beneficenza Ha come obiettivo la ricerca del bene del paziente e chiama immediatamente in causa la responsabilità del medico, cioè la sua competenza (scienza) e la sua sensibilità morale(coscienza).
Il principio di giustizia Il fine che con esso si persegue è la possibilità offerta a tutti della tutela del diritto alla salute: tutela che presuppone un’equa distribuzione delle risorse e l’ individuazione di precisi criteri volti a stabilire, di volta in volta, le priorità sia in relazione ai singoli individui che alla tipologia di malattie cui occorre dare la precedenza, quando, per il limite delle risorse, non è possibile far fronte alle esigenze di tutte.