LA TRADIZIONE DEI POEMI OMERICI Come sono giunti fino a noi? Attraverso quali tappe storiche?
Età micenea e Medioevo ellenico (XI-VIII sec. a. C Età micenea e Medioevo ellenico (XI-VIII sec. a. C.): fioritura dell’epos omerico ed esiodeo. Fase dell’oralità (la composizione, la trasmissione e la pubblicazione di un testo sono orali) Figura dell’aedo = poeta di corte (racconta e crea; cfr. il verbo ἀείδω “canto”) Ordinamento politico: monarchia Età arcaica (VIII- VI secolo a. C.): Fase dell’auralità (la composizione e la trasmissione di un testo possono essere anche scritte; la pubblicazione è orale – dal latino auris “orecchio”). L’aedo diventa rapsodo (racconta ma non compone; cfr. ῥάπτω “cucio”, ᾠδή “il canto”). Il luogo della recitazione non è più il della corte micenea, ma le feste religiose sia a livello pan greco (πανηγύρεις) sia a livello locale. Le πόλεις sostituiscono le monarchie.
Età classica I edizione “nazionale” dei due poemi: la redazione scritta effettuata ad Atene nel VI sec. a. C., per impulso del tiranno Pisistrato, che soppiantò le edizioni delle singole città-stato (κατὰ πόλεις) e quelle nate a cura dei privati (κατ᾽ ἄνδρα). Età ellenistica Fase della scrittura (la composizione, la trasmissione e la pubblicazione di un testo sono scritte) III secolo a. C.: le prime edizioni critiche curate dai filologi che operavano nelle istituzioni culturali (Biblioteca e Museo) ad Alessandria di Egitto, presso la corte dei Tolemei.
Dopo la caduta dell’impero romano (476 d. C Dopo la caduta dell’impero romano (476 d. C.) i due poemi scomparvero in Occidente, ma furono conservati nelle terre soggette a Bisanzio. Verso la fine del Medioevo (fine del XV secolo) essi ricomparvero in Europa. 1488: pubblicazione della editio princeps dei poemi omerici a Firenze a cura del dotto bizantino Demetrio Calcondila.
LA QUESTIONE OMERICA Omero è veramente esistito? L’autore dell’Iliade e dell’Odissea è unico? I due poemi nacquero come canti isolati o come un’opera unitaria?
Omero (gr. Ὅμηρος) Il suo nome, probabilmente greco, potrebbe avere diverse spiegazioni etimologiche: 1. ὁ μὴ ὁρῶν ("colui che non vede"): la tradizione infatti lo vuole cieco; la cecità ha nell'antichità connotazione sacrale e spesso era simbolo di doti profetiche di profonda saggezza; molti aedi erano ciechi, anche Demodoco nell'Odissea) 2. ὅμηρος ("l'ostaggio", ma anche "il cieco", ovvero "persona che si accompagna a qualcuno", da ὁμοῦ ἔρχομαι, "vado insieme") 3. ὀμηρεῖν ("incontrarsi"; vi erano infatti delle piccole riunioni, definibili anche assemblee, nei gruppi di "Omerìdi" che narravano quei canti che in seguito sarebbero stati i costituenti dei poemi più famosi dell'età greca arcaica).
La biografia tradizionale di Omero, tratta dalle fonti antiche, è fantasiosa. · Un corpus di sette biografie comunemente indicate come Vite di Omero. La più estesa e dettagliata è quella attribuita, con tutta probabilità erroneamente, ad Erodoto (V sec. a. C.), e perciò definita Vita Herodotea. Un'altra biografia molto popolare tra gli antichi autori è quella attribuita, ma erroneamente, a Plutarco (I-II sec. d. C.). · Un componimento (autore ignoto) dal titolo Agone di Omero e Esiodo (vi si racconta di una gara poetica tra Omero ed Esiodo, indetta in occasione dei funerali di Anfidamante, re dell'isola di Eubea. Al termine della gara, Esiodo lesse un passo delle Opere e Giorni dedicato alla pace e all'agricoltura, Omero uno dell'Iliade consistente in una scena di guerra. Per questo il re Panede, fratello del morto Anfidamante, assegnò la vittoria ad Esiodo. Sicuramente, in ogni caso, questa leggenda è del tutto priva di fondamento).
QUALE FU LA PATRIA DI OMERO? · Alcune delle genealogie mitiche di Omero tramandate da queste biografie sostenevano che fosse figlio della ninfa Creteide, altre lo volevano discendente di Orfeo, il mitico poeta della Tracia che rendeva mansuete le belve con il suo canto. QUALE FU LA PATRIA DI OMERO?
Nell'antichità ben sette città si contendevano il diritto di aver dato i natali a Omero: prime tra tutte Chio, Smirne e Colofone, poi Atene, Argo, Rodi e Salamina. La maggioranza di queste città si trova nell’Asia minore, precisamente nella Ionia. La lingua di base dell'Iliade è il dialetto ionico. La formazione dell'epica è probabilmente da collocarsi non nella Grecia odierna, ma nelle città ioniche della costa anatolica.
Ma l’Iliade contiene anche, oltre alla base ionica, molti eolismi (termini eolici). Pindaro (V sec. a. C.) suggerisce perciò che la patria di Omero potrebbe essere Smirne (una città sulla costa occidentale dell'attuale Turchia, abitata appunto sia da Ioni sia da Eoli). Quest'ipotesi è stata però privata del suo fondamento quando gli studiosi si sono resi conto che molti di quelli che venivano considerati eolismi erano in realtà parole achee.
Secondo Simonide (VI-V sec. a. C Secondo Simonide (VI-V sec. a. C.), invece, Omero era di Chio (nell’isola c'era un gruppo di rapsodi che si definivano “Omeridi”). Nell'Inno ad Apollo, uno tra i tanti inni a divinità che vennero attribuiti ad Omero, l'autore definisce se stesso “uomo cieco che abita nella rocciosa Chio”. In tal modo si spiegherebbero: la rivendicazione dei natali del cantore da parte di Chio; l'origine del nome (da ὁ μὴ ὁρῶν, il cieco). Erano queste, probabilmente, le basi della convinzione di Simonide. Tuttavia, entrambe le affermazioni, quella di Pindaro e quella di Simonide, mancano di prove concrete.
DATAZIONE DELLA VITA DI OMERO Secondo Erodoto, Omero sarebbe vissuto 400 anni prima della sua epoca, quindi verso la metà del IX secolo a. C.. In altre biografie Omero risulta invece nato in epoca posteriore, per lo più verso l’VIII secolo a. C. La contraddittorietà di queste notizie non aveva incrinato nei Greci la convinzione che il poeta fosse veramente esistito, anzi aveva contribuito a farne una figura mitica, il poeta per eccellenza.
IL DIBATTITO SU OMERO PRESSO GLI ANTICHI V secolo a. C.: Xenone ed Ellanico (due grammatici definiti i “separatisti”, gr. χωρίζοντες) Omero scrisse solo l'Iliade, non l'Odissea. II secolo a. C.: Aristarco di Samotracia (direttore della Biblioteca di Alessandria) li critica definendoli “eretici”. I secolo d. C.: trattato Sul sublime (autore anonimo) Autore dell'Iliade: Omero giovane (eroe principale: l'impulsivo Achille) Autore dell'Odissea: Omero anziano (eroe principale: l'accorto Ulisse)
I secolo d. C.: Seneca La questione omerica = “una specie di mania che hanno i Greci” (Graecorum iste morbus) II secolo d. C.: Luciano L'autore immagina di intervistare, nell'isola dei Beati, Omero il quale rivela di essere babilonese e di non essere cieco (Storia vera, 2, 20). Gli antichi non negarono mai la figura storica del poeta, che fu sempre oggetto di venerazione.
LA QUESTIONE OMERICA IN ETÀ MODERNA XVII secolo (1664) François Hédelin, l'abate d'Aubignac (conosceva l'Iliade in una traduzione latina d'età umanistica) Omero non è mai esistito Ai tempi dell'Iliade la scrittura non esisteva ed era impossibile tramandarla oralmente Iliade = una rozza “ricucitura” di canti composti in epoche diverse e messi insieme prima dell'età di Pisistrato (1744) G. B. Vico Poemi omerici = creazione collettiva del popolo greco in un'età dominata dalla fantasia e dal sentimento Poesia = spontaneo prodotto di una visione primitiva del mondo
(1795) F. A. Wolf (Prolegomena ad Homerum), “padre” della questione omerica Inesistenza della scrittura Piccole rapsodie originariamente autonome Iliade: non è un'opera di un unico autore Pubblicazione dei Canti di Ossian dello scozzese J. Macpherson (1796) Ossian, un leggendario bardo = aedo greco, vissuto molti secoli prima (= Omero) Macpherson = ignoto “editore” della redazione pisistratea dei due poemi In realtà l'opera era solo un abile falso letterario, ispirato ai motivi e allo stile delle antiche saghe celtiche.
LA CRITICA ANALITICA Da Wolf in poi comparvero teorie più analitiche che dominarono l'omerologia dell'800 e del primo '900. Analisi di ripetizioni, incongruenze, anomalie linguistiche Hermann: la teoria dei due canti originari dedicati all'ira di Achille e al ritorno di Odisseo Lachmann e Kirchoff: la teoria dei canti unitari All'interno dell'Iliade e dell'Odissea vi è la presenza di diversi nuclei primitivi che aggregandosi poco per volta formarono i due poemi (nell'Iliade da 16 a 18 “canti singoli”, nell'Odissea 4) Wilamowitz: recupera la figura storica di Omero (un rapsodo dell'VIII secolo a. C. appartenente all'ambiente dei rapsodi di Ionia); dall'utilizzo di materiale epico tradizionale Omero compose un poema di notevole dimensione ispirato al motivo dell'ira di Achille.
CRITICA UNITARIA E NEO-ANALITICA Trent'anni dopo Wolf alcuni autori sostennero l'esistenza di Omero, senza solide argomentazioni (Omero = oggetto di “venerazione religiosa”). - (1825) Nitsch: nell'VIII secolo Omero, raffinato artista, compose l'Iliade, l'Odissea ed i cosiddetti Poemi del Ciclo (una serie di componimenti epici perduti) servendosi della scrittura. - (1930) Schadewaldt (autore di una tesi più analitica): nelle strutture narrative del poema c'è la traccia di un progetto letterario preciso: la “tecnica della anticipazione” (profezie, presentazioni “ritardate”, scene duplicate, collegamenti a distanza).
TEORIA ORALISTICA (1938) Parry e l'analisi della tecnica formulare Presenza di formule fisse per descrivere un personaggio o una situazione ricorrente (uno stato d'animo come la paura o l'indecisione, l'inizio di un discorso, la risposta di un interlocutore) Schema fisso: NOME PROPRIO + EPITETO (molteplici possibilità combinatorie in relazione alla struttura metrica dell'esametro) MNEMOTECNICA: grazie ad essa i rapsodi avevano composto e tramandato i due poemi oralmente fino alla loro definitiva fissazione mediante la scrittura.