“I Vecchi” Libro di testo “La voce dei suoni” Volume B - pag. 110 Unita’ didattica 1 “I Vecchi” Libro di testo “La voce dei suoni” Volume B - pag. 110
Nelle società più semplici, basate sulla famiglia patriarcale, i vecchi erano i saggi, prendevano decisioni importanti per il loro gruppo familiare e per il loro gruppo sociale. E oggi? Fino a quando il “nonno” conserva una funzione attiva nel suo nucleo familiare tutto procede bene, ma quando l’anziano non svolge più un ruolo significativo nell’ambito familiare e nella società, allora possono sorgere i primi problemi.
Ecco allora prendere corpo lo spettro della Terza Età, un’espressione che richiama spesso l’immagine di lento e inesorabile declino cui vanno incontro gli anziani lasciati soli.
Tuttavia esistono realtà in cui “i vecchi”, seppur usciti dal “sistema produttivo”, continuano a dare un contributo alla società: pensiamo ai “Nonni-vigile” che aiutano i bambini dei primi cicli scolastici ad attraversare la strada, a quelli che si occupano di volontariato e a quelli che, riuniti in complessi corali, propongono canti della loro giovinezza o della tradizione, contribuendo a tramandare una importante fonte di cultura orale.
“I vecchi” della quale trovi il testo nelle pagine seguenti. Sul tema degli anziani, ascolta una canzone di Claudio Baglioni intitolata “I vecchi” della quale trovi il testo nelle pagine seguenti.
ASCOLTA “I vecchi”
“I vecchi sulle panchine dei giardini succhiano fili d’aria a un vento di ricordi il segno del cappello sulle teste da pulcini i vecchi mezzi ciechi i vecchi mezzi sordi.” “I vecchi che s’addannano alle bocce mattine lucide di festa che si può dormire gli occhiali per vederci da vicino a misurar le gocce per una malattia difficile da dire.”
che non dormono di notte seduti in pizzo a un letto “I vecchi tosse secca che non dormono di notte seduti in pizzo a un letto a riposare la stanchezza si mangiano i sospiri e un po’ di mele cotte. “I vecchi senza un corpo i vecchi senza una carezza. I vecchi un po’ contadini che nel cielo sperano e temono il cielo voci bruciate dal fumo e dai grappini di un’osteria”
“I vecchi vecchie canaglie sempre pieni di sputi e consigli i vecchi senza più figli e questi figli che non chiamano mai” “I vecchi che portano il mangiare per i gatti e come i gatti frugano tra i rifiuti le ossa piene di rumori e smorfie e versi un po’ da matti i vecchi che non sono mai cresciuti.”
“I vecchi anima bianca di calce in controluce occhi annacquati dalla pioggia della vita i vecchi soli come i pali della luce E dover vivere fino alla morte che fatica. I vecchi cuori di pezza, un vecchio cane e una pena al guinzaglio confusi inciampano di tenerezza e brontolando se ne vanno via.”
“I vecchi invecchiano piano, con una piccola busta della spesa, quelli che tornano in chiesa lasciano fuori bestemmie e fanno pace con Dio.”
“I vecchi povere stelle i vecchi povere patte sbottonate guance raspose arrossate di mal di cuore e di nostalgia i vecchi sempre tra i piedi, chiusi in cucina se viene qualcuno”
“I vecchi che non li vuole nessuno, i vecchi da buttare via. I vecchi, i vecchi se avessi un’auto da caricarne tanti mi piacerebbe un giorno portarli al mare arrotolargli i pantaloni e prendermeli in braccio tutti quanti sedia, sediola… oggi si vola… e attenti a non sudare.”
Cosa ne pensi? Secondo te, la vecchiaia è sempre difficile come quella descritta da Baglioni? La canzone di Baglioni pone l’accento su uno degli aspetti più difficili della Terza Età: la solitudine. Eppure “i vecchi” hanno ancora molto da insegnare: la loro cultura è ricca e si basa su esperienze di vita, sui loro ricordi, sulle loro emozioni. Significativa a questo proposito è la canzone “Il vecchio e il bambino” scritta da Francesco Guccini.
Il testo della canzone suggerisce e mette in primo piano, oltre al problema ambientale, il rapporto che si viene a creare tra un vecchio e il suo nipotino. Prova a leggere o ascoltare il testo della canzone e a cogliere tutte le sensazioni che esso ti trasmette, a partire da quel loro “Tenersi per mano…”
ASCOLTA “Il vecchio e il bambino” di Francesco Guccini
“Un vecchio e un bambino si preser per mano e andarono insieme incontro alla sera. La polvere rossa si alzava lontano e il sole brillava di luce non vera. L’immensa pianura sembrava arrivare fin dove l’occhio di un uomo poteva guardare e tutto d’intorno non c’era nessuno solo il tetro contorno di torri di fumo.”
“I due camminavano, il giorno cadeva il vecchio parlava e piano piangeva con l’animo assente, con gli occhi bagnati seguiva il ricordo di miti passati I vecchi subiscon le ingiurie degli anni non sanno distinguere il vero dai sogni i vecchi non sanno nel loro pensiero distinguere nei sogni il falso dal vero”
“Il vecchio diceva guardando lontano <immagina questo coperto di grano immagina i frutti, immagina i fiori e pensa alle voci e pensa ai colori. E in questa pianura fin dove si perde crescevano gli alberi e tutto era verde cadeva la pioggia segnavano i soli il ritmo dell’uomo e delle stagioni>”
“Il bimbo ristette, lo sguardo era triste, gli occhi guardavano cose mai viste e poi disse al vecchio con voce sognante <Mi piaccion le fiabe, raccontane altre>.”