Perché il romanzo? Il romanzo, una scelta innovatrice: Manzoni trova nel romanzo lo strumento ideale per tradurre i principi romantici Il romanzo risponde.

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Transcript della presentazione:

Perché il romanzo? Il romanzo, una scelta innovatrice: Manzoni trova nel romanzo lo strumento ideale per tradurre i principi romantici Il romanzo risponde alla poetica del VERO, dell’INTERESSANTE e dell’UTILE, consente di rappresentare la realtà, si rivolge non solo alla classe dei letterati, ma a un più vasto pubblico, perché attraverso la forma narrativa e un linguaggio accessibile suscita l’interesse del lettore comune. Il romanzo risponde alle esigenze dell’impegno civile dello scrittore che può dare al lettore informazioni storiche, ideali politici, principi morali. Con i Promessi Sposi, Manzoni si propone di offrire un quadro di un’epoca del passato, ricostruendo fedelmente tutti gli aspetti della società, il costume, la mentalità.

Un genere nuovo: il romanzo storico La scelta di scrivere un ROMANZO nel 1821 denota coraggio: questo genere era disprezzato dal pubblico colto, che lo riteneva adatto agli ignoranti. Il romanzo “moderno” (che analizza società e costumi contemporanei) nasce in Inghilterra, dove la borghesia stava diventando la classe dominante e l’alfabetizzazione era diffusa presso i ceti medi. Lo scozzese Walter Scott diede grande impulso al romanzo storico con “Ivanhoe”. Manzoni scrisse un romanzo molto diverso per: la rigorosa ricostruzione storica, l’approfondita analisi psicologica dei personaggi, l’avversione allo spirito romanzesco( sfondi storici artificiosi, cupi,misteriosi) Dunque Manzoni sceglie di trattare il romanzo storico per cogliere meglio la realtà nei suoi molteplici e contraddittori aspetti, per rappresentare il dramma della vita, la lotta tra il bene e il male senza soffermarsi sull’avventura e il romanzesco.

Romanzo di formazione Romanzo storico è la prima etichetta, ma non è l’unica. La vicenda presenta i tratti del romanzo di formazione se considerata nell’ottica del protagonista Renzo. Le esperienze vissute, le varie prove a cui sarà sottoposto produrranno un percorso di conoscenza e di formazione

L’introduzione: la finzione del manoscritto Nell’INTRODUZIONE Manzoni definisce ai lettori la struttura e i caratteri del romanzo. MANZONI FINGE DI AVER RITROVATO UN MANOSCRITTO SECENTESCO IN CUI UN ANONIMO NARRATORE HA RACCONTATO UNA VICENDA INTERESSANTE NELLA TRAMA MA DI DIFFICILE LETTURA ESSENDO SCRITTA NEL LINGUAGGIO AMPOLLOSO E BAROCCO DELL’EPOCA. RITENENDONE INUTILE LA TRASCRIZIONE , DI CUI DA’ UN SAGGIO RIPRODUCENDONE L’IPOTETICA PRIMA PAGINA, MANZONI AFFERMA DI AVER DECISO DI RACCONTARE QUELLA STORIA TRADUCENDOLA FEDELMENTE IN LINGUA ATTUALE.

Storia di gente umile Nell’ «Introduzione» il Manzoni immagina di aver scoperto la storia di due giovani operai innamorati, impediti nel loro matrimonio dalla prepotenza di un signorotto del tempo. L'anonimo autore, nello stile gonfio e ampolloso caratteristico di quel secolo, esprime tuttavia un proposito nuovo e originale: quello di narrare, sullo sfondo della grande storia, una semplice storia di gente umile. In questo modo il Manzoni, nascondendosi dietro l'anonimo autore, afferma la sua adesione al principio romantico (e rivoluzionario) di rivolgere l'interesse dell'artista verso le classi popolari, a rinnovamento della letteratura, intesa molto spesso, fino a quel tempo, come specchio delle classi privilegiate per lettori privilegiati.

Le tre redazioni Scritto per la prima volta nel 1821, aveva come titolo "Fermo e Lucia". In questa prima edizione, erano diversi sia i nomi di alcuni personaggi, sia alcuni episodi. La lingua utilizzata era "un composto indigesto", fatto di frasi un po’ lombarde, un po’ toscane, un po’ francesi e un po’ anche latine. Lascia insoddisfatto Manzoni per la struttura a blocchi narrativi troppo separati fra loro, per l’eccesso di parti romanzesche e di trattazioni storiche. 2) Insoddisfatto per tale motivo, il Manzoni si rimise all'opera cercando di correggere costrutti e vocaboli. Ne uscì un secondo romanzo, che fu pubblicato nel 1827 col titolo "I Promessi Sposi, storia milanese del sec. XVII, scoperta e rifatta da Alessandro Manzoni". Fu un successo strepitoso. In meno di venti giorni se ne vendettero 600 copie. Tra la prima e la seconda stesura c'è una notevole differenza: nella prima è possibile evincere una concezione totalmente pessimistica della vita, mentre nella seconda il pessimismo è mitigato dalla fede nella Provvidenza e nella Giustizia di Dio. 3) Ma il Manzoni non era contento neanche della seconda redazione perchè la lingua si sembrava ancora piena di lombardismi. Nello stesso anno, il 1827, si recò, pertanto, a Firenze a "risciacquare - come egli diceva - i panni in Arno" e sottopose il suo romanzo ad un'accurata revisione linguistica sul modello del fiorentino. Manzoni decide di adottare il FIORENTINO PARLATO DALLA BORGHESIA COLTA . Si ebbe così la terza e definitiva edizione del romanzo, che fu pubblicata tra il 1840 ed il 1842.

L’opera comprende: UNA INTRODUZIONE, IN CUI COMPAIONO LA TRASCRIZIONE DI UN PRESUNTO MANOSCRITTO DEL SEICENTO E LE SUCCESSIVE RIFLESSIONI DELL’AUTORE SU DI ESSO, 38 CAPITOLI IN APPENDICE LA STORIA DELLA COLONNA INFAME LO STILE E IL LINGUAGGIO DEI PROMESSI SPOSI CONTRIBUISCONO A RIGENERARE IL MODO DI PARLARE E DI SCRIVERE DEGLI ITALIANI PROPRIO NEGLI ANNI IN CUI LOTTANO PER L’UNITÁ POLITICA. I PROMESSI SPOSI DIVENTERANNO UNO DEGLI STRUMENTI PRINCIPALI DI UNIFICAZIONE E RICONOSCIMENTO LINGUISTICO NAZIONALE .

La trama Due giovani, Lucia Mondella e Renzo Tramaglino, stanno per sposarsi, ma un signorotto prepotente, don Rodrigo, fa minacciare il curato e impedisce la celebrazione delle nozze. I due protagonisti dovranno affrontare numerose peripezie prima di poter coronare il loro sogno d’amore, ma saranno sempre sorretti da un’incrollabile fiducia nella Provvidenza divina.

La struttura La trama è divisa in due parti: (dalla conversione dell’ una prima parte in cui si sviluppa l’intreccio narrativo (dall’incontro coi bravi al rapimento di Lucia dal monastero di Monza ad opera dell’Innominato); una seconda parte in cui ogni tema ed ogni motivo trova il suo naturale e provvidenziale scioglimento (dalla conversione dell’ Innominato alla morte di Don Rodrigo, che consente le nozze di Renzo e Lucia).

Il Seicento Le vicende del romanzo manzoniano si svolgono tra il 1628 e il 1630 in Lombardia, sottoposta al dispotico governo spagnolo. Il Seicento è il secolo della preponderanza spagnola in Europa e particolarmente in Italia. Per quanto riguarda l'Italia il trattato di Cateau-Cambrèsis (1559) assegnò alla Spagna il dominio su quasi tutta l'Italia, che fu il peggiore fra quanti essa dovette sopportare: scomparve ogni sentimento di indipendenza e di libertà politica, il fiscalismo avvilì i sudditi e impoverì il Paese; il commercio decadde, le terre furono abbandonate, la popolazione diminuì paurosamente. Quel triste governo influì non solo nel campo materiale, ma anche su quello morale: la servitù insegnò a mentire ed adulare, la prepotenza dei dominatori fu imitata dai signorotti italiani che servivano vergognosamente i potenti e opprimevano i fratelli che stavano in basso. Le leggi c'erano, ma non c'era chi le facesse rispettare, sicché regnava l'arbitrio e la vendetta privata. Al posto del sentimento religioso dominava l'ipocrisia. Ogni ideale era scomparso. Le pagine de “I Promessi Sposi” di Manzoni sono la più luminosa testimonianza di questo periodo storico.

Le tematiche La Storia Se gli storici si limitano a narrare le gesta dei grandi personaggi, Manzoni, invece, ritiene che soprattutto le vicende della gente umile, di chi soffre e patisce i soprusi dei potenti siano degne di essere ricordate e descritte. A fianco dei personaggi nati dalla fantasia dell'autore si muovono personaggi storici veri e propri (il governatore di Milano don Gonzalo Fernandez, il cancelliere Antonio Ferrer, il cardinal Federigo Borromeo) oppure personaggi realmente esistiti a cui Manzoni si ispira per crearne dei nuovi (la monaca di Monza, l'Innominato). Solo in questo modo la storia di Renzo e Lucia diventa vera. Non si deve infatti dimenticare che per Manzoni, come egli stesso scrive in una sua lettera, «l'essenza della poesia non consiste nell‘inventar dei fatti», ma nel far uscire, proprio dalla storia, i sentimenti e «le passioni che hanno tormentato gli uomini», cioè «ogni segreto dell'anima umana».

Le tematiche La Provvidenza Manzoni chiarisce il tema, tanto importante nel romanzo, della Provvidenza: di quel preciso disegno divino che regola lo svolgersi di tutte le vicende, della vita e della storia, rendendole utili per l'avvenire, tanto più quando siano dolorose e difficili. I disegni della Provvidenza, però, non sempre possono apparire chiari all'uomo. Allora, soltanto la fiducia in Dio « raddolcisce » i guai che, « o per colpa o senza colpa », si incontrano nel cammino della vita: e questa è proprio la morale, « il sugo di tutta la storia », come scrive Manzoni nel finale del romanzo.

Le tematiche La religione Esistono ne I Promessi sposi tre figure di religiosi: don Abbondio, fra Cristoforo, il cardinal Federigo, che esprimono tre diversi modi di vivere e operare religiosamente. Don Abbondio, che «non era nato con un cuor di leone», non trova spazio nella società del suo tempo e accetta di farsi prete per « scansar tutti i contrasti » di quel triste momento storico. Il ministero sacerdotale diventa quindi per don Abbondio l'unico sistema per assicurarsi un quieto vivere, in un mondo violento e corrotto: e il curato infatti si fa prete per mettersi in salvo e in pace. Fra Cristoforo è invece l'immagine del religioso che opera nel mondo, fino ad opporsi, anche con aggressività, ai mali della società secentesca. È il predicatore che crede che la parola di Dio abbia creato il mondo: perciò le sue parole non restano soltanto parole, ma diventano azioni concrete (fra Cristoforo affronta don Rodrigo, va a servire gli appestati, scioglie il voto di castità di Lucia, per esempio). Il Cardinal Federigo: a differenza di fra Cristoforo, il cardinal Borromeo non solo opera nel mondo, ma lo scavalca con il suo esempio: sa dunque opporre alla falsità del mondo un modello di verità che è proprio la verità della parola di Dio.

Le tematiche La peste Il XXXI e il XXXII capitolo de I Promessi sposi sono capitoli di pura trattazione storica, in cui tutta l'attenzione di Manzoni sembra rivolta allo studio della peste a Milano del 1630. L'autore dimostra un'accurata conoscenza del fenomeno, documentata sui testi più autorevoli di quel tempo. L'analisi storica offre tuttavia a Manzoni l'occasione per indagare nel cuore degli uomini. Compaiono gli esempi di grande carità cristiana (primo fra tutti quello del cardinal Federigo), di quanti, « nella furia del contagio », visitano gli ammalati per dare il loro conforto e il loro aiuto. Ma non mancano anche gli esempi di malvagità di coloro « sui quali l'attrattiva della rapina » è più forte del timore della malattia. Questi uomini entrano nelle case degli infermi, maltrattano, rubano e saccheggiano senza pietà. Quello della peste diventa dunque un quadro dell'umanità, descritta da Manzoni in tutti i suoi aspetti.  

I personaggi La fantasia manzoniana non sta tanto nell'inventare fatti ed intrecci, quanto nel creare personaggi vivi, non limitandosi a descrivere il loro portamento esteriore, ma penetrando nel segreto delle anime, cogliendone ciò che è singolare e caratteristico, e insieme universale ed eterno. Nei Promessi Sposi trovano luogo personaggi comici, come don Abbondio, e tragici come l'Innominato; semplici come Renzo e Lucia, e complessi come Gertrude; buoni ed evangelici come il Cardinale Federigo Borromeo e Padre Cristoforo, e cattivi come Don Rodrigo. Tali personaggi sono incapaci di avere un'esistenza autonoma, ma sono intimamente legati all'intera vicenda del romanzo, e, in particolare, sentiti sullo sfondo dei paesi e dei paesaggi a loro familiari, proiettati nel clima delle vicende storiche della loro età, legati allo stato d'animo e agli ideali del Manzoni.

I personaggi più riusciti RENZO- Buono ed onesto, ha un forte senso della giustizia. Impulsivo, ma abile nel trarsi dalle difficoltà. LUCIA- Animo nobile e delicato, ha profonda fede in Dio. Il suo amore per Renzo è onesto e purissimo. FRA’ CRISTOFORO- E’ un eroe della carità, pronto ad abbracciare buoni e malvagi in una comune legge d’amore. DON ABBONDIO- E’ un povero prete di campagna, indotto dalla violenza dei tempi a venir meno ai suoi doveri di sacerdote. DON RODRIGO- Signorotto prepotente e privo di freni morali, incarna il male e la forza malvagia. CARD. FEDERIGO- Incarna la Provvidenza, che soccorre. INNOMINATO- Dopo tanti delitti, si pente, apre il cuore a Dio. GERTRUDE- Anima inquieta assetata di libertà, è costretta dal padre a rinchiudersi in un monastero.