TETTONICA A PLACCHE (dal greco tekton, ‘costruttore’, e dal latino tego, ‘rivestire’)
STRUTTURA DELLA TERRA Il nostro pianeta risulta composto da quattro strati concentrici: al centro troviamo il nucleo, diviso in nucleo interno (liquido) e nucleo esterno (solido); intorno ad esso si stende il mantello, semifuso. Sulla superficie del globo, intorno al mantello, troviamo l’ultimo strato, la crosta terrestre, o litosfera. Fig. 1
Nel mantello esistono moti convettivi, cioè spostamenti di materiali caldi che salgono dal basso verso l’alto, e spostamenti di materiali più freddi che scendono dall’alto verso il basso. Sui fondi oceanici, dove la crosta è sottile, il materiale che risale riesce a sollevare e a spaccare la crosta, formando una dorsale oceanica, alta anche fino a tremila metri (a). Dove il materiale invece discende (b), la crosta si frattura e uno dei due margini scivola sotto l’altro. Fig. 2
La crosta terrestre non è composta da un unico pezzo, ma da circa una dozzina di enormi pezzi, incastrati fra loro come le tessere di un mosaico, che i geologi chiamano zolle o placche. Fig. 3
Le placche galleggiano sul mantello muovendosi lentamente (pochi centimetri all’anno), trascinate dai movimenti convettivi. Si possono verificare tre casi: 1. due placche in movimento si allontanano l’una dall’altra; 2. due placche in movimento si avvicinano fino a scontrarsi; 3. due placche in movimento scorrono l’una accanto all’altra.
Placche che si allontanano: Quando due placche si allontanano, si crea fra di esse una spaccatura da cui fuoriesce materiale del mantello. Molto lentamente, per accumulo di questo materiale, i margini della spaccatura si allargano e lo spazio fra di essi si riempie di acqua formando un mare, al cui centro si troverà una dorsale oceanica. E’ ciò che sta accadendo in Africa orientale, in una regione detta Rift Valley, dove il movimento delle placche sta creando un insieme di numerose spaccature che, tra decine di milioni di anni, probabilmente divideranno con un nuovo mare la parte orientale dal resto del continente africano. Fig. 4
Placche che si avvicinano: Quando due placche si avvicinano possono verificarsi tre fenomeni. 1°: Se le due placche sono entrambe continentali, i bordi dei due continenti si scontrano e subiscono enormi pressioni che li ripiegano e li innalzano formando una catena montuosa (orogenesi). Lo scontro tra la massa continentale indiana e quella euroasiatica, per esempio, ha dato origine alla catena dell’Himalaya. Fig. 5
2°: Se le due placche sono entrambe oceaniche, una scivola sotto l’altra creando una fossa oceanica, sul bordo della quale si formano isole vulcaniche (archi vulcanici insulari). Un esempio di arco vulcanico situato sul bordo di una fossa è l’arcipelago giapponese. Fig. 6
3°: Se una delle placche è oceanica e l’altra è continentale, la prima scivola sotto la seconda formando una fossa oceanica (fenomeno detto subduzione); il bordo del continente viene ripiegato, con conseguente formazione di una catena montuosa. Dallo scontro della placca di Nazca con quella sudamericana è nata la Cordigliera delle Ande Fig. 7
Placche che scorrono l’una accanto all’altra: Quando due placche scorrono l’una accanto all’altra, si creano faglie, cioè lunghe fratture della crosta terrestre visibili anche in superficie. Fig. 8
Un esempio è la faglia di San Andreas in California, dove la zolla americana scivola a fianco della zolla pacifica, alla velocità di circa 5 cm all’anno.