LA COSTITUZIONE ITALIANA

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Transcript della presentazione:

LA COSTITUZIONE ITALIANA Considerazioni e commento Dott. Simona Salvemini

Origini e struttura La Costituzione è la legge fondamentale dello Stato italiano. Fu approvata dall’ Assemblea Costituente il 22.12.1947, promulgata dal Capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola il 27.12.1947, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale ed. straord. del 27.12.1947 ed è entrata in vigore il 01.01.1948. E’ un documento composto da 139 articoli, divisi in 4 sezioni: PRINCIPI FONDAMENTALI (art. 1-12 )che costituiscono le basi della vita democratica; PARTE I, DIRITTI E DOVERI DEI CITTADINI (art. 13-54 )tratta dei rapporti cittadino- Stato; PARTE II, ORDINAMENTO DELLA REPUBBLICA (art. 55-139 )cioè l’organizzazione dello Stato; 18 DISPOSIZIONI TRANSITORIE E FINALI, riguardanti situazioni relative al passaggio dal vecchio al nuovo regime e destinate a non ripresentarsi.

CARATTERISTICHE TECNICHE SCRITTA RIGIDA LUNGA perché la normazione è contenuta in un testo legislativo scritto per modificarla è necessario un procedimento parlamentare aggravato e inoltre le disposizioni aventi forza di legge in contrasto con essa vengono eliminate con un procedimento innanzi alla Corte Costituzionale perché contiene molte disposizioni che riguardano i settori del vivere civile.

I principi fondamentali La redazione della Costituzione è stata ispirata, secondo la dottrina, da alcuni principi fondamentali: PRINCIPIO PERSONALISTA: nell’ art. 2 si dice che “ La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’ uomo” accogliendo così la tradizione liberale. Tali diritti sono diritti naturali non creati giuridicamente dallo Stato ma preesistenti ad esso. Tale impostazione fu stimolata dalla componente d’ispirazione cattolica presente nell’ assemblea costituente. PRINCIPIO PLURALISTA: tipico degli stati democratici. La Repubblica è una e indivisibile ma sono riconosciuti i diritti dell’uomo nelle formazioni sociali (art. 2 ), la libertà associativa (art. 18 ), la libertà delle confessioni religiose ( art. 8 ), dei partiti politici (art. 49 ) e dei sindacati ( art. 39).

PRINCIPIO LAVORISTA: Ci sono riferimenti già agli artt. 1 e 3 PRINCIPIO LAVORISTA: Ci sono riferimenti già agli artt. 1 e 3. Il lavoro non è solo un rapporto economico, ma anche un valore sociale. Non serve ad identificare una classe. È anche un dovere, ed eleva il singolo. PRINCIPIO DEMOCRATICO: Già gli altri tre principi sono tipici degli stati democratici, ma ci sono anche altri elementi a caratterizzarli: la preponderanza di organi elettivi e rappresentativi; il principio di maggioranza ma con tutela della minoranze (anche politiche); processi decisionali (politici e giudiziari) tendenzialmente trasparenti.

In particolare analizzeremo l’art. 5 e 114 della Cost In particolare analizzeremo l’art. 5 e 114 della Cost. per ricollegarci allo Statuto della Regione Puglia proprio perché in tali articoli viene contemplato il principio autonomistico.

Il principio autonomistico Art. 5 Cost. – La Repubblica, una e indivisibile, promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze della autonomia e del decentramento. Art. 114 Cost., I comma – La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato. Il principio autonomistico comporta il riconoscimento e la garanzia delle Regioni e degli altri enti territoriali minori.

I poteri di governo non spettano solo allo Stato centrale, ma sono ripartiti fra questo e gli altri enti territoriali. La divisione del potere tra più livelli territoriali (c.d. divisione verticale) costituisce una garanzia delle libertà in maniera analoga alla divisione funzionale del potere centrale tra legislativo, esecutivo e giudiziario (c.d. divisione orizzontale). Gli enti territoriali, rappresentativi delle rispettive collettività , danno vita ad un modello di gestione della cosa pubblica più vicina e rispondente alle istanze dei cittadini rispetto al modello centralistico.

Peraltro, come sancito dalla Corte cost. sentenza n. 106/2002, essi costituiscono espressione del principio di sovranità popolare e, in definitiva, del principio democratico. Con l’ampliamento delle funzioni legislative delle Regioni e delle funzioni amministrative di queste e degli enti territoriali minori, avvenuto con la riforma del Titolo V del 2001, il principio autonomistico dell’art. 5 Cost. ha assunto un particolare rilievo. Il nuovo art. 114, I comma, Cost., che sintetizza il significato della riforma, fa comprendere che tra lo Stato e gli altri enti territoriali non vi è un rapporto di sovra-sottordinazione: Stato, Regioni, Province, Città metropolitane, Comuni costituiscono la Repubblica in un rapporto di pari dignità, pur nella differenziazione funzionale tra ciascuno di essi.

Il ruolo delle autonomie territoriali è inoltre valorizzato dal nuovo art. 118; I comma, che stabilisce che le funzioni amministrative devono essere distribuite fra lo Stato e gli altri enti territoriali nel rispetto del principio di sussidiarietà (c.d. sussidiarietà verticale). Ciò vale a dire che le funzioni stesse devono essere attribuite al livello di governo territorialmente più vicino ai cittadini (nel nostro caso, i Comuni). Solo quando il livello inferiore si riveli inadeguato o insufficiente per i compiti che deve svolgere, sarà possibile l’intervento del livello superiore (nel nostro caso, le Province e, seguendo lo stesso criterio, le Regioni e lo Stato). Con la riforma del TitoloV si è consolidato, ed ha trovato definitiva consacrazione, il principio del pluralismo istituzionale, caratterizzato dal decentramento politico e territoriale dei poteri di governo.

Ma nella Costituzione italiana il pluralismo istituzionale non esaurisce il pluralismo sociale. Infatti, sulla base dell’art. 2 Cost., che riconosce e garantisce il ruolo fondamentale delle formazioni sociali, e sulla base dell’art. 118, u.c., Cost., così come modificato dalla riforma costituzionale del 2001, attività e servizi di interesse generale possono essere svolti non solo dai poteri pubblici, ma anche, e prima di tutto, da soggetti privati, singoli e associati, e da altri enti che costituiscono espressione della società civile e non sono riconducibili al sistema degli enti pubblici territoriali e al circuito della rappresentanza politica. Il principio della sussidiarietà orizzontale indica un criterio di preferenza per l’iniziativa dei privati rispetto all’azione dei pubblici poteri nell’esercizio di attività di interesse generale (ad es. sanità, assistenza sociale, previdenza). Il potere pubblico può intervenire soltanto laddove l’iniziativa privata si dimostri carente, insufficiente o inadeguata.

allo svolgimento di iniziative parallele. È opportuno rimarcare che la Costituzione sottrae alcuni servizi all’operatività del principio di sussidiarietà, rendendo in ogni caso obbligatorio l’intervento diretto dello Stato e degli altri enti pubblici, pur garantendo il diritto dei privati allo svolgimento di iniziative parallele. Questo è il caso, ad esempio, dell’istruzione scolastica, per cui la Repubblica “istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi” (art. 33, II comma, Cost.).