Da Kant all’eutanasia Questo lavoro è nato, inizialmente e principalmente, come analisi di una delle opere di Kant (la Fondazione della metafisica dei.

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Transcript della presentazione:

Da Kant all’eutanasia Questo lavoro è nato, inizialmente e principalmente, come analisi di una delle opere di Kant (la Fondazione della metafisica dei costumi), ma è diventato anche occasione per una riflessione su un problema etico importante: l’eutanasia. La professoressa Demontis ci ha infatti proposto l’elaborazione di un testo in cui provare a dedurre, dalle opere che abbiamo studiato, quale sarebbe potuta essere la posizione di Kant su eutanasia e aborto e di esprimere anche il nostro parere. È stato quasi “naturale”, dunque, avvalersi della recente pubblicazione del libro di Umberto Veronesi (Il diritto di morire) per avere un quadro più chiaro su un problema sempre più attuale, e costruire una presentazione che, presentando due posizioni tanto diverse, fosse anche lo stimolo per una riflessione in classe. Francesca Letizia, 5aG Anno scolastico 2005/2006 inizio

Rousseau Clicca per vedere la partizione delle morali eteronome

In conclusione… La morale kantiana è stata definita sempre attraverso l’aggettivo “rigorosa”, che, al di là dei significati propriamente filosofici, trasmette subito il senso di una “dottrina” severa, che non lascia molto possibilità ai sentimenti o al compromesso. In classe abbiamo voluto quindi analizzare un problema etico, tuttora ancora non risolto, alla luce degli insegnamenti di Kant, per vedere in che modo possano essere ancora validi o vadano superati. Il problema è quello dell’eutanasia, (dal greco: eu = buono, qanatoV = morte) cioè l'atto di concludere la vita di un'altra persona, dietro sua richiesta, allo scopo di diminuirne le sofferenze, che ho valutato sia attraverso l’ottica kantiana, sia attraverso l’ottica medico-scientifica riportata nel saggio di Veronesi.

Kant e l’eutanasia “agisci in modo che la massima della tua volontà possa sempre valere nello stesso tempo come principio di una legislazione universale” L’eutanasia, essendo una pratica di “distruzione” della vita, non può diventare legge universale della natura, perché sarebbe contraria al compito della natura di stimolare la propria prosecuzione L’azione è morale se compiuta per dovere, cioè senza che sia macchiata dal voler raggiungere un fine L’eutanasia viene compiuta per raggiungere una maggiore “felicità”, ma questo non può certo renderla morale “Agisci in modo da trattare l’umanità, sia nella tua persona sia in quella di ogni altro, sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo” L’eutanasia si serve della persona (o meglio, dell’interruzione della vita) come mezzo per il raggiungimento di uno stato giudicato più accettabile

Perché ammettere l’eutanasia? Il fulcro del problema (nel confronto con Kant) sta nella definizione di dignità umana, che lo stesso filosofo ha posto come fondamento del “Regno dei Fini”: nella visione laica dell’uomo l’idea di dignità, intesa come valore proprio della persona, unica e irripetibile, e strettamente connesso con il concetto di autodeterminazione (su cui poggia anche la giustificazione dell’aborto) e libertà. Il laico sceglie dunque di rinunciare al conforto della religione per cercare dentro di sé , come suggerisce Kant stesso, il codice etico a cui sottoporsi, sempre nel rispetto della dignità umana, sua e degli altri, che varrà sempre come metro di ogni speculazione morale. Cos’è la libertà?

Libertà “La libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce ad altri; così l'esercizio dei diritti naturali di ciascun individuo non ha per limiti che quelli che assicurino agli altri membri della Società il godimento di quegli stessi diritti. Questi limiti possono essere determinati soltanto dalla Legge.” Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, 26 agosto 1789

La richiesta di eutanasia contrasta i principi di natura? No, la morte è ineluttabile: la richiesta si limita ad anticiparla per renderla meno traumatica La richiesta di eutanasia contrasta i principi di natura? L’eutanasia nuoce ad un altro membro della società? No Se un individuo chiede che gli sia riconosciuto il diritto naturale a morire, ma la società glielo impedisce, viene egli “oppresso”? Si, l’autoderminazione è un diritto innegabile del singolo La definizione di vita biologica non è sufficiente: per l’uomo la vita è consapevolezza di sé, affetti, esperienze, conquiste intellettuali. Quando questi aspetti vengono a mancare, l’uomo viene in un certo senso snaturato. Cosa si intende per “vita umana”?

Veronesi – Il diritto di morire Umberto Veronesi è uno dei maggiori esperti italiani per la cura del cancro ed è direttore scientifico dell’Istituto Europeo di Oncologia. Conosciuto a livello mondiale per aver introdotto tecniche innovative nella cura dei tumori, è stato presidente delle maggiori organizzazioni mondiali di lotta ai tumori. È stato Ministro della Sanità nel 2000. Il libro Veronesi è un saggio composto da un medico, che limitando al minimo (per quanto possibile in questi casi) l’ideologia, vuole affrontare un problema, sentito da sempre più persone. Oltre a spiegare le ragioni della sua scelta personale, Veronesi vuole soprattutto una riflessione su fatti reali. Evoluzione del concetto di morte Il parere delle Religioni Montanelli, come esempio di laicità Situazione giuridica Suicidio e dignità

Ma chi affronta con più serenità la morte?

Montanelli Io non mi sono mai sognato di contestare alla Chiesa il suo diritto a restare fedele a se stessa, cioè i comandamenti che le vengono dalla Dottrina. Ch’essa sia contro l’eutanasia perché la Dottrina, cioè il Verbo attribuito al Signore, prescrive che l’uomo debba ignorare il giorno della propria morte, è più che naturale, e non vedo come potrebb’essere altrimenti. Ma ch’essa pretenda d’imporre questo comandamento anche a me che non ho la fortuna (e la prego di fare attenzione alle mie parole: dico e ripeto: non ho la fortuna) di essere un credente, cercando in ogni modo e attraverso tutte le influenze di cui dispone - e che non sono, come lei sa, poca cosa - di travasarlo nella legge civile, in modo che diventi obbligatorio anche per noi non credenti, le sembra giusto? A me, no. A me sembra che l’insegnamento della Chiesa debba valere per chi crede nella Chiesa, cioè per i “fedeli”. Ma non per i “cittadini”, fra i quali ci sono - e in larga maggioranza - i miscredenti, gli agnostici, i seguaci di altre religioni. Perché costoro devono adeguarsi a un “credo” nel quale non credono? La Chiesa ha tutto il diritto di continuare a predicarlo e di fare tutti i suoi sforzi per svogliare, per esempio, i medici dal praticare la cosiddetta “dolce morte” anche nei casi in cui la vita è diventata, per il paziente, una tortura senza speranza. Finché essa opera e si appella alla Legge Divina, è libera di dire e di fare ciò che vuole. Ma quando cerca d’influenzare la Legge civile, commette un abuso perché toglie al cittadino una scelta che gli appartiene. […] la pubblica coscienza si ribella e condanna sia il medico sordo all’invocazione di morte del disperato paziente, sia il magistrato che manda in galera il padre o il marito che strappano di bocca al figlio o alla moglie il tubo dell’ossigeno. […] quando un invalido, per qualunque motivo lo sia, non ha più la forza di sopportare le sofferenze fisiche e morali che l’invalidità gli procura, e senza speranza di sollievo se non quello procurato dagli analgesici, ha il diritto di esigere dal medico il mezzo per abbreviare questa Via Crucis; e il medico ha il dovere di fornirglielo, sia pure riservandosi la scelta di una procedura che lo metta al riparo dalle conseguenze penali di una legge che andrebbe, come tante altre, aggiornata; ma che nessun Parlamento, né presente né futuro, mai sarebbe capace di affrontare senza trasformarla in una rissa di partito a scopi puramente demagogici ed elettorali per dignità intendo anche (dico anche) l’abilitazione a frequentare da solo la stanza da bagno

Uniche eccezioni: Olanda e Belgio esci

Suicidio e dignità

Bibliografia I. Kant, Fondazione della metafisica dei costumi – Mondadori - 1995 Traduzione in italiano di P. Carabellese (1936), rivista dal curatore dell’edizione Mondadori A. Vigorelli U. Veronesi, Il diritto di morire – Mondadori - 2005