Antonio di Padova 1195‑1231 Free Powerpoint Templates.

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Antonio di Padova 1195‑1231 Free Powerpoint Templates

Antonio è nato Lisbona verso il 1195. Battezzato con il nome di Fernando. Divenne canonico regolare di Sant’Agostino. Studiò nel monastero di Coimbra. Ispirato dall’esempio dei martiri francescani del Marocco entra nell’Ordine nel 1220. Cerca di andare in Marocco, ma si ammala. Di ritorno partecipa, ad Assisi, al Capitolo generale del 1221. Nel 1223 inizia l’insegnamento a Bologna. Dal 1225 al 1227 insegna a Montpellier, Tolosa e Puy-en-Velay. Eletto, poi, ministro provinciale dell’Italia settentrionale si dedica alla predicazione: a Padova compone i Sermones dominicales Nel 1229 è a Roma per trattare con la curia papale l’interpretazione della Regola. Qui, predica alla presenza di Gregorio IX. Sollevato, per infermità, dall’ufficio di Ministro provinciale nel 1230, a Padova scrive i Sermones festivi (incompiuti). Muore nel 1231.

I Sermones, sono l’unica opera autentica di Antonio. Sono destinati ai lettori (maestri negli “studia provincialia”) e ai predicatori. Per Paul Sabatier la predicazione di Francesco d’Assisi è molto diversa da quella di Antonio, perché priva del pesante fardello della dogmatica scolastica. Antonio divenuto “dottore della chiesa” dottore evangelico, sembra sconosciuto agli autori di storia della teologia sino ai nostri giorni. Antonio è un teologo profondo e un grande esegeta, precursore della scuola francescana, un anello che stringe la catena della vecchia tradizione agostiniana a, quelle della Scuola Francescana. Agostino Gemelli scrive: Egli ha un pensiero teologico deciso e qualche volta precursore... Egli prende dal Vangelo e dai Padri 1. la devozione al Sacro Cuore e la trasmette a S. Bonaventura; 2. la devozione al Nome di Gesù sul sole raggiante e la trasmette a S. Bernardino da Siena; 3. la devozione al Sangue di Cristo e la trasmette a S. Giacomo della Marca; 4. la devozione a Cristo Re della creazione e della redenzione e la trasmette a Scoto.

Antonio ebbe una formazione teologica e spirituale agostiniana influenzata dalla Scuola di San Vittore. Questa scuola era stata fondata nel 1108 nell'abbazia dei canonici regolari di S. Agostino di san Vittore vicino a Parigi, fu una scuola di filosofica, teologica e diritto. Ugo di San Vittore (+1141) fu il primo a realizzare un'opera sistematica di teologia: De sacramentis christianae fidei (composta tra il 1136 e il 1141). A differenza di san Bernardo, Ugo sostiene che la ricerca del sapere sacro e profano si deve articolare su 2 piani paralleli: la rivelazione e l'illuminazione che provengono da Dio l'investigazione affidata all'uomo, che riguarda sia le cose esterne come l’anima La meditazione congiunge rivelazione esperienza la natura deve essere intesa come Il libro autografo di Dio anche se il primato rimane alla Bibbia

Riccardo di San Vittore (+1173) Ebbe grande influsso anche su san Bonaventura e gli altri autori francescani Scrive Riccardo: noi dovremmo cercare sempre di capire tramite la ragione quello che sosteniamo con la fede. Quando noi consideriamo quanto i filosofi di questo mondo hanno lavorato, noi dovremmo vergognarci dell’essere inferiori a loro. La differenza sostanziale tra noi e i filosofi è che noi abbiamo la FEDE L’uomo può conoscere: con l’esperienza le cose temporali con la ragione e la rivelazione le cose eterne La fede è il principio di tutto, perché conduce l’uomo nella sua ricerca

all‘ordine francescano gli offrì una esperienza spirituale nuova Il passaggio di Antonio all‘ordine francescano gli offrì una esperienza spirituale nuova che lo fece maturò in una nuova sensibilità La sua fonte principale rimane la Sacra Scrittura interpretata con l’ermeneutica del tempo, ma con una preoccupazione pastorale pratica La centralità rimane sempre Il far emergere Gesù Cristo e tutto il suo mistero che è rivelato nella Sacra Scrittura Nei prologhi, negli epiloghi e nelle conclusioni vi è sempre una preghiera a Cristo

Cristo è al centro della Trinità della creazione della Gerusalemme celeste

Cristo è creatore mediatore

Pur non entrando nella questione del primato di Cristo, Antonio ne ribadisce la centralità. Ma quello su cui si sofferma di più è il mistero dell’Incarnazione: il Dio immensamente grande scelse la via dell’umiltà, facendosi umile bambino nel grembo della Vergine. Antonio esalta la scelta di “povertà” di Dio: Dice Bernardo: «In cielo c’era grande abbondanza di tutte le cose: soltanto la povertà non si trovava. Essa abbondava invece sulla terra e l’uomo non conosce il suo valore. Venne dunque il Figlio di Dio a cercarla per renderla preziosa con il suo apprezzamento». Di quest’oro si dice nella Genesi che «nella terra di Avila c’è l’oro, e l’oro di quel paese è purissimo» (2,11-12). Avila s’interpreta «partoriente» e indica la beata Vergine che, dando alla luce il Figlio di Dio, lo avvolse nelle fasce dell’aurea povertà. La natura umana assunta dal Verbo indica la via della povertà che lo stesso Francesco d’Assisi aveva scelto come regola di vita. Povertà e umiltà sono le prerogative di Maria, che diventa un autentico modello di vita evangelica. Dio stesso guardò all’umiltà della sua serva, e vedendola povera volle arricchirla: Al primo guardò l’umiltà della beata Vergine, e quindi «meritò di essere guardata» (Lc 1,48). E giacché l’umiltà si conserva con la povertà, è detta vaso d’oro. Giustamente la povertà è detta «d’oro», perché rende ricchi e splendenti coloro che la posseggono.

Antonio, poi, sostiene che è la Trinità ad operare in Maria per mezzo dello Spirito Santo, che però non agisce senza il suo consenso: Questo fuoco discese sulla Vergine e la riempì del carisma della grazia. Ma neppure in questo fuoco avvenne l’incarnazione del Verbo, perché aspettava l’assenso della Vergine. Nessuno infatti può concepire Dio nella sua mente se non con l’assenso della mente stessa. Tutto ciò che c’è nell’anima senza il consenso, non può giustificare l’uomo E lo Spirito agì dopo il consenso, così la terra benedetta concepì e diede alla luce il Frutto benedetto che ha scacciato ogni maledizione

La Vergine divenne, allora, un “arcobaleno splendente”, segno di alleanza tra Dio e l’umanità peccatrice perché dopo che il sole entrò nella Vergine, fu fatta la pace e la riconciliazione, perché lo stesso Dio e Figlio della Vergine, dando completa riparazione al Padre per la colpa dell’uomo, fermò la sua ira affinché non colpisse l’uomo

Ma Antonio ribadisce che Cristo è frutto dell’agire di Dio e dell’uomo: Gesù Cristo con il sacco della nostra natura si fece una tunica, che si confezionò con l’ago, cioè con il misterioso intervento dello Spirito Santo, e con il filo, vale a dire con la fede della beata Vergine, e se ne rivestì. Il Signore, dunque, si rivestì della natura umana prendendola dalla carne di Maria. Così la Vergine diede alla luce il figlio. Quale figlio? Il Figlio di Dio, Dio lui stesso. O tu, donna più felice di ogni altra, che hai avuto il figlio in comune con Dio Padre! Di quale gloria risplenderebbe una misera donna se avesse un figlio da un imperatore di questo mondo? Di gran lunga più grande è la gloria di Maria che ha condiviso il Figlio con Dio Padre. Partorì il Figlio suo. Il Padre ha dato la divinità, la Madre l’umanità.

In linea con Francesco d’Assisi, nella III domenica di quaresima, dice: Beato il grembo della Vergine Gloriosa che meritò di portare per nove mesi tutto il Bene, il sommo Bene, la Beatitudine degli angeli e la Riconciliazione dei peccatori

Antonio sviluppa una “mistica della Croce”. Tale riconciliazione avvenne definitivamente con il mistero della redenzione. Antonio sviluppa una “mistica della Croce”. Con San Bernardo, anche lui non si sofferma sui meriti di Cristo, ma su l’amore che Gesù ha nutrito per il Padre per noi La croce è segno e strumento dell’amore di Gesù è la realtà che il suo seguace deve abbracciare per giungere ad una intima unione di amore con colui che tanto lo ha amato.

Cristo è sperimentato come sposo sofferente e inchiodato sulla croce che attira l'anima col suo amore affinché entri nel suo costato aperto e faccia il nido nelle sue piaghe. Antonio ha voluto offrire nei suoi Sermoni una ricca e profonda spiritualità cristocentrica, basata sulla imitatio Christi