MAIS CORSO DI COLTIVAZIONI ERBACEE Anno Scolastico 2009 - 2010 Lezione n. 4 MAIS Prof. Nicola Calella
Mais - Famiglia Poacee o Graminacee - Zea mays Il mais, originario dell’America centrale, è ritenuto che derivi dalla Zea mexicana pianta selvatica del Messico e del Guatemala detta teosinte. Cristoforo Colombo portò il mais in Europa. La prima rapida diffusione del mais in Europa si ebbe nel 1600 nelle regioni balcaniche, allora facenti parte dell’Impero Ottomano, grazie alle condizioni climatiche favorevoli che assicuravano produzioni di granella più che doppie rispetto a quelle dei tradizionali cereali del periodo. Qualche tempo dopo probabilmente il mais iniziò a diffondersi dai vicini Balcani in Italia, da cui forse deriva il nome volgare di granoturco. Le regioni della Pianura Padana, in particolare quelle nord-orientali, furono quelle che introdussero diffusamente il mais nei loro ordinamenti colturali. Oggi le regioni italiane più maidicole sono Veneto, Lombardia, Piemonte e Friuli Venezia Giulia che da sole producono circa il 66 % di tutto il mais italiano. La produzione nazionale copre circa l’85% del fabbisogno interno, il restante fabbisogno nazionale è coperto dall’importazione dagli USA e dal Sud America. In Italia il mais da granella nel 2005 aveva una superficie di circa 1.200.000 ha, in leggero aumento rispetto al 2001. In Italia, il mais per scopi zootecnici, è coltivato per la produzione di granella e di insilato.
Diffusione mondiale
Scambi commerciali
Diffusione del mais negli USA
Diffusione in UE e Italia
Caratteri botanici. Il mais è una pianta, polipoide con patrimonio genetico 2n = 20, annuale macroterma che presenta un grande polimorfismo, evidente specie nel peso, forma e colore della cariosside. Per tale motivo si hanno 7 gruppi, indicati come sottospecie o sub-specie: Zea mays indentata o mais a dente di cavallo o dent corn con cariosside ad endosperma corneo solo suoi lati e farinoso all’interno e all’apice di questa detto corona. Questo tipo di mais è più diffuso del seguente data la sua maggiore produttività. È un mais molto adatto nell’alimentazione degli ungulati. E’ di gran lunga la più importante, costituisce il 90% della superficie a mais in Europa e USA.
Zea mays indurata o mais vitreo o plata o flint corn con cariosside tondeggiante avente endosperma corneo che la riveste completamente. Moltissime vecchie varietà di mais europee sono di questo tipo. È il mais preferito per l’alimentazione dei volatili.
Zea mays everta (mais da “pop-corn”); seme piccolo con endosperma completamente vitreo. Presenta cariossidi vestite che accumulano amido che riscaldato scoppia.
Zea mais tunicata (pod corn, mais vestito), di scarso interesse. Zea mays amilacea (mais tenero da amido – “soft-corn”); utilizzato per ricavare amido, questa tipologia non è adatta al clima italiano. Zea mays saccharata (sweet corn, mais dolce), accumula parte delle riserve come zucchero; viene usato come mais da insalata. Zea mais ceratina (waxy corn, mais ceroso), accumula amido sotto forma di amilopectina; viene usato soprattutto dall'industria alimentare come addensante. Zea mais tunicata (pod corn, mais vestito), di scarso interesse.
Apparato radicale L’apparato radicale del mais è caratterizzato da: radici primarie o seminali che cessano la loro funzione dopo la formazione della 4-5 foglia; radici secondarie o avventizie emesse dalla zona della corona pochi giorno dopo l’emergenza della plantula. Queste accrescendosi, a partire da circa 2-3 cm di profondità, rappresentano il vero apparato radicale. Apparato radicale fascicolato ed espanso, che quando la pianta è sviluppata può raggiungere circa 1,5 m di profondità con il massimo di presenza nei primi 40 cm; radici aeree originate dai primi 2-3 nodi del culmo con funzione di ancoraggio e in parte di assorbimento nutrizionale.
Stelo Lo stelo del mais o stocco, con diametro che nella pianta adulta può raggiungere anche circa 6-7 cm, ha altezza di circa 2-3 m in base al genotipo. Lo stelo è formato da nodi ed internodi che si allungano da meristemi posti sopra questi. I nodi del fusto, di forma circolare ellittica, sono pieni come gli internodi di parenchima midollare con fasci conduttori. Parenchima che ha funzione di riserva idrica e di sostanze nutritive per la pianta. Il numero degli internodivaria da circa 12 a 24. L’accestimento è, nei mais coltivati, assente o estremamente raro. Se presente è dovuto a germogli posti nei primi nodi prossimi al suolo.
Foglie Le foglie, inserite ai nodi, sono: alterne, lanceolate, parallelinervie, larghe fino a 8 cm, lunghe da circa 70 a 80 cm, acuminate, glabre nella pagina inferiore e spesso pubescenti nella superiore, con guaina amplessicaule, ligula aderente al fusto e senza orecchiette. Organi fiorali Il mais è una pianta monoica ossia ha fiori maschili e femminili portati sulla stessa pianta ma su due infiorescenze separate (fiori diclini).
A sinistra pianta di mais (A) con infiorescenza femminile a spiga detta usualmente pannocchia (B) con in evidenza un fiore femminile e relativo ovario da cui si diparte il lungo stilo con funzione di stigma (C, D). A destra infiorescenza maschile (A) a spiga o panicolo detta usualmente pennacchio con particolare delle spighette (B,C,D,E)
L’infiorescenza maschile è rappresentata da un panicolo o pannocchia usualmente detto “pennacchio” costituita da numerose ramificazioni su cui si trovano inserite le spighette. Ogni spighetta ha 2 fiori maschili, ognuno con 3 stami.
L’infiorescenza femminile è rappresentata da una spiga ascellare o spadice, impropriamente detta pannocchia, collocata verso il 6°-7° nodo sotto l’infiorescenza maschile.
L’asse centrale della spiga o rachide, detto tutolo, è portato da un peduncolo o branca ascellare del culmo con circa 8-12 nodi molto raccorciati ognuno dei quali con una foglia metamorfosata detta brattea o spata. Le brattee formeranno poi il cartoccio con funzione protettiva della spiga. Sul tutolo si localizzano le spighette. Ciascuna spighetta porta due fiori di cui uno fertile. Le spighette si inseriscono sul tutolo in file, dette ranghi, che variano da 14 a 20 anche in relazione al genotipo. I fiori femminili hanno lunghissimi stili detti sete o barbe. I primi stili e relativi stimmi a uscire dal cartoccio sono quelli dei fiori basali del tutolo. Impollinazione è anemofila e la fecondazione è quasi totalmente incrociata: si stima che solo circa 1% della fecondazione avviene per autofecondazione. La lunghezza della spiga oscilla da 10 a 20 cm e il n° di fiori potenziali per singolo rango può arrivare fino a 50. Questo porta ad un potenziale di circa di 1.000 cariossidi per spiga.
Gli attuali genotipi di mais hanno la caratteristica di produrre una sola spiga per pianta ossia essere monospiga ma in particolari condizioni, come per basso n° di piante a m2 dovute a varie cause, hanno la possibilità di produrre una seconda spiga che, più piccola della principale è però di scarsa importanza produttiva. Il mais non è solo pianta monoica ma anche diclina proterandra ossia la fioritura maschile, con diffusione del polline per opera del vento, avviene circa 2-3 giorni prima della fioritura femminile. La fioritura dell’infiorescenza maschile dura circa 2-3 giorni cosicché in un campo questa si protrae più giorni per la sua scalarità. Nell’infiorescenza femminile gli stigmi e gli stili o sete o barbe appena compaiono all’esterno dal cartoccio sono subito pronti per a ricevere il polline. Entro 24 ore dalla impollinazione si ha la fecondazione dell’ovulo. Entro circa 10-12 giorni dalla fecondazione si ha la formazione dell’embrione a cui segue l’inizio della fase di accumulo dell’amido nell’endosperma della cariosside in via di formazione.
Frutto Il frutto del mais al pari dei cereali a paglia è una cariosside detta impropriamente seme. Nel gruppo Zea mays indurata, le cariossidi hanno,come prima accennato, endosperma corneo tutto intorno alla cariosside. Nel gruppo Zea mays indentata, rispetto a gruppo Zea mays indurata, le cariossidi hanno, come in precedenza accennato, endosperma corneo solo ai lati e farinoso al loro interno e sul loro apice o corona. Questa caratteristica fa sì che la corona, con l’avanzare della maturazione, per perdita di umidità dell’endosperma e conseguente riduzione di volume, presenta un’infossatura simile a quella di un dente incisivo di cavallo da cui il termine indentata .
La cariosside è costituita, in peso, dalle seguenti parti: embrione (12-14 %), endosperma (75-80 %), involucri (8-10 %)