meo core in mano, e ne le braccia avea

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Transcript della presentazione:

meo core in mano, e ne le braccia avea le posizioni tra due parole sinalefe unione di due vocali in una posizione dialefe divisione di due vocali in due posizioni in una parola sineresi dieresi sinalefe meo core in mano, e ne le braccia avea dialefe cui essenza membrar mi dà orrore sineresi dieresi

l’endecasillabo madonna involta in un drappo dormì endecasillabo tronco madonna involta in un drappo dormì endecasillabo (piano) madonna involta in un drappo dormèndo endecasillabo sdrucciolo madonna involta in un drappo dormèndosi endecasillabo bisdrucciolo madonna involta in un drappo dormèndosene Tobia Gorrio (Arrigo Boito) “Quartina gelata” endecasillabo verso in cui l’ultimo accento tonico è sulla decima posizione; tronco se non seguono posizioni; piano se ne segue una, sdrucciolo se seguono due; bisdrucciolo, se seguono tre. Sì crudo è il gelo che le rime sdrùcciolanosene Tremando e in fondo al verso rincantùcciolanosene; Le gocciole d’inchiostro stalattìtificanomisi Sotto la penna, ovvero, stalagmìtificanomisi. NB: La prima parte della quartina è tetrasdrucciola, la seconda parte è pentasdrucciola.

il sonetto Dante, Vita Nuova 3 A ciascun’alma presa, e gentil core, nel cui cospetto ven lo dir presente, in ciò che mi rescrivan suo parvente, salute in lor segnor, cioè Amore. Già eran quasi che atterzate l’ore del tempo che onne stella n’è lucente, quando m’apparve Amor subitamente, cui essenza membrar mi dà orrore. Allegro mi sembrava Amor tenendo meo core in mano, e ne le braccia avea madonna involta in un drappo dormendo. Poi la svegliava, e d’esto core ardendo lei paventosa umilmente pascea: appresso gir lo ne vedea piangendo. A B B A C D fronte piede (quartina) volta (terzina) sirma

la risposta per le rime Dante, Vita Nuova 3 G. Cavalcanti, Rime 37b A ciascun’alma presa, e gentil core, nel cui cospetto ven lo dir presente, in ciò che mi rescrivan suo parvente, salute in lor segnor, cioè Amore. Già eran quasi che atterzate l’ore del tempo che onne stella n’è lucente, quando m’apparve Amor subitamente, cui essenza membrar mi dà orrore. Allegro mi sembrava Amor tenendo meo core in mano, e ne le braccia avea madonna involta in un drappo dormendo. Poi la svegliava, e d’esto core ardendo lei paventosa umilmente pascea: appresso gir lo ne vedea piangendo. Vedeste, al mio parere, onne valore e tutto gioco e quanto bene om sente, se foste in prova del segnor valente che segnoreggia il mondo de l’onore,    poi vive in parte dove noia more, e tien ragion nel cassar de la mente; sì va soave per sonno a la gente, che ‘l cor ne porta senza far dolore.    Di voi lo core ne portò, veggendo che vostra donn’ a la morte cadea: nodriala dello cor, di ciò temendo.    Quando v’apparve che se ‘n gia dolendo, fu ‘l dolce sonno ch’allor si compiea, ché ‘l su’ contraro lo venìa vincendo. A B B A C D

la stanza di canzone Dante, Vita Nuova 33 Quantunque volte, lasso!, mi rimembra ch’io non debbo giammai veder la donna ond’io vo sì dolente,    tanto dolore intorno ‘l cor m’assembra la dolorosa mente, ch’io dico: - Anima mia, chè non ten vai?    chè li tormenti che tu porterai    nel secol, che t’è già tanto noioso, mi fan pensoso di paura forte -. Ond’io chiamo la Morte,    come soave e dolce mio riposo; e dico: - Vieni a me - con tanto amore, che sono astioso di chiunque more. A b C A c B B D E e F fronte piede chiave volta sirma