1. K. Pomian, «Natura, storia, conoscenza», Enciclopedia Einaudi Lopposizione tra storia e favola o, il che è lo stesso, fra storia e immaginazione, è presente in permanenza dalla comparsa stessa della storia ai nostri giorni; il desiderio di descrivere le cose quali sono o quali sono state è costitutivo del progetto della storia e qualsiasi testo nel quale, al di là delle apparenze del contrario, si sveli lassenza di un tale desiderio, perde (…) lo statuto di testo storico.
2. Umberto Eco, prefazione a G. Lozano, Il discorso storico, Palermo 1991 Noi viviamo su un racconto storico quando nel dire io non mettiamo in questione di essere la naturale continuazione di colui che è nato in quella precisa ora di quel preciso giorno, di quel preciso anno in quella precisa località.
3. Marc Bloch, Apologia della storia, o mestiere di storico Personalmente, per quanto riesco a ricordare, la storia mi ha sempre divertito molto. Come tutti gli storici, suppongo. Altrimenti, per quali altre ragioni avrebbero scelto questo mestiere?
4. Natalie Zemon Davis, La passione della storia, Roma 2007 Anche quando ero molto giovane, ho sempre trovato straordinari i fatti della storia, gli eventi che di solito si evocano in questi termini: «Lobbligo di memorizzare i fatti è laspetto noioso della storia». Al contrario, io non vedevo alcuna forma di tedio nei nomi dei re, nelle date, nelle successioni storiche dei sovrani come dei presidenti. Ho sempre amato la sensazione di padronanza che provavo nel ricordare tutti i dati fattuali che accumulavo. Fin dal principio è stato un autentico piacere, che si è mantenuto nel tempo.
5. Marc Bloch, Apologia della storia o mestiere di storico ( ) Da questo esperienze [quotidiane] parte lo storico, proprio da ciò che vede intorno a sé nel suo presente. È come se avesse un film, ma un unico fotogramma intatto, lultimo. Andando a ritroso, ricompone i frammenti degli altri fotogrammi.
6.Marc Bloch Nellinevitabile nostra subordinazione al passato, noi ci siamo emancipati almeno nel senso che, pur rimanendo condannati a conoscerlo esclusivamente in base alle sue tracce, riusciamo tuttavia a saperne assai di più di quanto esso aveva creduto bene di farci conoscere. Si tratta, a ben guardare, di una grande rivincita dellintelligenza sul mero dato di fatto.
Marc Bloch Parecchie persone, e anche – a quanto pare – alcuni autori di manuali, si fanno unidea sorprendentemente ingenua del modo di procedere del nostro lavoro. «In principio – essi direbbero volentieri – ci sono i documenti. Lo storico li raccoglie, li legge, si sforza di valutarne lautenticità e la veracità. Dopo di che, e soltanto allora, li utilizza». Cè un solo guaio: nessuno storico procede così. (…) Infatti i testi, o i documenti archeologici (…) parlano soltanto quando li sappia interrogare. (…) In principio, cè una mente pensante.