Met. XIV 154-440 (il racconto di Macareo). Talia multa mihi longum narrata per annum visaque sunt. Resides et desuetudine tardi rursus inire fretum, rursus dare vela iubemur; ancipitesque vias et iter Titania vastum dixerat et saevi restare pericula ponti. Pertimui, fateor, nactusque hoc litus adhaesi.
Due viaggi a confronto Inferno XXVI e volta nostra poppa nel mattino, de’ remi facemmo ali al folle volo sempre acquistando dal lato mancino. Tutte le stelle già de l’altro polo vedea la notte […] [124-128] […] l’ardore ch’i’ ebbi a divenir del mondo esperto e de li vizi umani e del valore [97-99] […] e la prora ire in giù, com’altrui piacque [141] Purgatorio I Per correr miglior acque alza le vele ora la navicella del mio ingegno che lascia dietro a sé mar sì crudele [1-3] I’ mi volsi a man destra, e puosi mente a l’altro polo, e vidi quattro stelle non viste mai fuor ch’a la prima gente [22-24] Venimmo poi in sul lito diserto, che mai non vide navicar sue acque omo, che di tornar sia poscia esperto. Quivi mi cinse sì com’altrui piacque: [130-132]
Naufragio versus approdo Inferno XXVI quando n’apparve una montagna bruna [133] de’ remi facemmo ali al folle volo [125] Tre volte il fé girar con tutte l’acque; e la quarta levar la poppa in suso e la prora ire in giù, com’altrui piacque, infin che ’l mar fu sovra noi richiuso. [139-142] Purgatorio II cotal m’apparve, s’io ancor lo veggia, un lume per lo mar venir sì ratto, che ’l muover suo nessun volar pareggia. [16-18] mentre che i primi bianchi apparver ali [26] […] l’occhio da presso nol sostenne, ma chinail giuso; e quei sen venne a riva con un vasello snelletto e leggero tanto che l’acqua nulla ne ’nghiottiva. Da poppa stava il celestial nocchiero [39-43]