VALUTAZIONE DEI CARDINI DEL TIPO NEL GIUDIZIO IN ESPOSIZIONE 2° Convegno ATAVI Associazione Tecnica Amatori Volpino Italiano PROSPETTIVE NELLA SELEZIONE DEL VOLPINO ITALIANO Forlì – 2 febbraio 2013 VALUTAZIONE DEI CARDINI DEL TIPO NEL GIUDIZIO IN ESPOSIZIONE Relatore: Antonio Crepaldi Giudice ENCI / FCI - Coordinatore del Comitato Tecnico ATAVI
Strumenti per la valutazione dei CARDINI DEL TIPO Solo con fonti basate su dati certi e concreti, forniti da: STANDARD = descrizione dei caratteri etnici redatta sulla base dei veri volpini italiani del passato TESTIMONIANZE STORICHE = patrimonio di immagini dei veri volpini italiani del passato TESTIMONIANZE OCULARI = a cominciare dal “Padre del Volpino Italiano contemporaneo” dr. Enrico Franceschetti (l’unico ad aver effettivamente recuperato la razza) ed altri testimoni che hanno visto i volpini italiani prima del 1990 (quando si cominciarono a vedere i primi soggetti volutamente meticciati); diffidare di chi ha cominciato ad allevare già con linee di sangue meticciate, ovviamente perché i loro principi di valutazione potrebbero essere stati fuorviati dall’aversi fatto l’occhio solo con soggetti diversi dal Volpino Italiano tipico e comunque da un’ideologia di convenienza COMITATO TECNICO ATAVI = organo consultivo del Consiglio Direttivo ATAVI che, se composto da persone preparate, competenti e, soprattutto, specializzate, deve analizzare la situazione dell’allevamento ed indirizzare la selezione con motivazioni tecniche e scientifiche
EVOLUZIONE DELLO STANDARD DEL VOLPINO ITALIANO Standard 1913 = redatto da Giuseppe Solaro / primo standard ufficiale ENCI: testo sintetico ma già abbastanza descrittivo, riporta però principi di studio ancora pionieristici Standard 1955 = redatto da Giuseppe Solaro / secondo standard ufficiale ENCI – primo standard ufficiale FCI dal 1962: testo molto ampliato e preciso, che come tutti gli standard delle razze italiane è definibile “a maglia stretta”: riporta i progressi degli studi di cinognostica Standard 1989 = redatto dall’allora Comitato Giudici ENCI / attualmente in vigore: testo che ha rielaborato la stesura del precedente ma inalterato nei contenuti tecnici Standard prossimo = redatto dall’ATAVI / approvato dal Comitato Consultivo degli Esperti Giudici dell’ENCI il 25 ottobre 2011 in riunione congiunta con i rappresentanti dell’ATAVI / in attesa di approvazione FCI per entrare in vigore: testo inalterato nei contenuti tecnici ma che specifica alcuni particolari
Situazione dello Standard prossimo 23 gennaio 2013 = la Commissione Standard FCI ha ritornato all’ENCI lo standard in lingua inglese risistemato secondo le disposizioni del Comitato Generale FCI e nella stessa data il Direttore Tecnico dell’ENCI lo ha inviato al Presidente dell’ATAVI L’ATAVI sta ora formulando le proprie osservazioni sulla risistemazione apportata dalla FCI, che dovranno essere terminate in breve tempo 21 marzo 2013: la Commissione Standard FCI prenderà in visione le osservazioni dell’ATAVI per l’approvazione definitiva
TESTA DEL VOLPINO ITALIANO Standard 1913 = piccola, corta Standard 1955 = lunga 3,8/10 (38%) dell’altezza al garrese; muso lungo 5 cm in una lunghezza totale della testa di 11,5 cm; cranio largo 7,3 cm in rapporto sempre alla lunghezza totale della testa di 11,5 cm Standard 1989 = lunghezza totale quasi 4/10 (40%) dell’altezza al garrese; misure identiche allo standard 1955 Standard prossimo = la lunghezza totale non raggiunge i 4/10 dell’altezza al garrese; aggiunte le percentuali secondo le misure dello standard 1955: lunghezza cranio-muso = 56,5% - 43,5% cranio largo 63,5% della lunghezza totale IDEALE = testa corta, con muso un po’ più corto del cranio, con il cranio che deve essere sensibilmente più largo che lungo TIPOLOGIA = brachicefala, per due caratteristiche: perché la larghezza supera la metà della lunghezza totale e perché il cranio è più largo che lungo
Lunghezza totale della testa Standard: altezza al garrese 30 cm = testa lunga 11,5 cm = 38% Misurazioni dr.ssa Franca Vaccari Simonini (C.T. ATAVI) Maschi = media 13,9 cm in altezza media di 32,7 cm = 42,5% (4,5% in più) Femmine = media 12,8 cm in altezza media di 30,5 cm = 42% (4% in più) Popolazione recente misurata con testa in media più lunga dello Standard: Maschi alti 30 cm = testa lunga in media 1,2 cm in più Femmine alte 30 cm = testa lunga in media 1,1 cm in più OBIETTIVO DELLA SELEZIONE = raccorciare un po’ le teste in entrambi i sessi VALUTAZIONE IN ESPOSIZIONE = preferenza per le teste più corte
PROFILO DEL CRANIO Standard 1913 = leggermente rotondo; difetto se bombato Standard 1955 = descrizione migliorata rispetto allo standard 1913: forma alquanto ovoide, tanto in senso sagittale che trasversale Standard 1989 = come standard 1955 Standard prossimo = come standard 1955 ma con la specifica ulteriore del profilo superiore LEGGERMENTE convesso VALUTAZIONE IN ESPOSIZIONE = preferenza per un profilo non troppo arcuato, cioè non a forma di palla, che per via del cranio più largo che lungo è meno arcuato in larghezza rispetto alla lunghezza; inoltre preferire i crani più larghi che facilitano la presenza del profilo ovoide
Situazione biometrica del cranio Misurazioni dr.ssa Franca Vaccari Simonini (C.T. ATAVI): Maschi = lunghezza media 9,1 cm; larghezza media 7,1 Femmine = lunghezza media 8,2 cm; larghezza media 6,5 cm POPOLAZIONE RECENTE = cranio molto stretto in entrambi i sessi OBIETTIVO DELLA SELEZIONE = allargare notevolmente il cranio VALUTAZIONE IN ESPOSIZIONE = preferenza per i crani piuttosto larghi, meglio se nel contesto di teste corte, ma in ogni caso va preferito il cranio più largo che lungo anche nelle teste meno corte
STOP Standard 1913 = caduta naso-frontale visibile ma non esagerata Standard 1955 = piuttosto accentuato; i seni frontali molto sviluppati cadono quasi a perpendicolo sulla canna nasale Standard 1989 = come standard 1955 Standard prossimo = ben accentuato; seni frontali ben sviluppati VALUTAZIONE IN ESPOSIZIONE = prestare attenzione al corretto salto naso-frontale ben marcato ma non esagerato, cioè evitare il centro della fronte a 90 gradi o quasi, ovvero lo stop incassato, che è prerogativa della testa ipertipica o nel caso peggiore della testa atipica proveniente dal meticciamento con Kleinspitz ipertipici, mentre il salto seni-nasale è logicamente più marcato del salto naso-frontale; evitare ovviamente anche e soprattutto l’opposto, ossia lo stop sfuggente, che è d’altronde più facile da rilevare, perché si riscontra nella testa molto allungata da “piccolo levriero”, ovvero una testa ipotipica, che è degenerativa della tipicità: infatti selezionando teste allungate ipotipiche si perdono i più elementari cardini del tipo
MUSO Standard 1913 = corto, dritto ed a punta, linea inferiore determinata dalla mandibola Standard 1955 = lungo 5 cm in una testa di 11,5 cm, facce laterali convergenti, a punta, profilo inferiore dato dalla mandibola Standard 1989 = come standard 1955, con l’aggiunta che sia la canna nasale che la mandibola sono rettilinee Standard prossimo = come standard 1989 ma con la specifica che è largo alla base ma senza diventare troppo appuntito, con mandibola dal margine inferiore rettilineo VALUTAZIONE IN ESPOSIZIONE = evitare i musi carenti di sviluppo mandibolare e favorire i musi ben pieni di substrato osseo, cioè di buon spessore, che solo in tal caso presentano il margine inferiore rettilineo in tutta la lunghezza; mentre il limite del muso appuntito deve coincidere con una larghezza anteriore da predisporre un buon allineamento dei denti incisivi
Rapporto muso-cranio Misurazioni dr.ssa Franca Vaccari Simonini (C.T. ATAVI): Maschi = lunghezza media muso 4,7 cm rispetto a lunghezza media cranio 9,1 cm Femmine = lunghezza media muso 4,6 cm rispetto a lunghezza media cranio 8,2 cm POPOLAZIONE RECENTE = potrebbe sembrare che abbiamo soggetti con il muso troppo corto, mentre in realtà è il cranio ad essere più lungo del rapporto che dovrebbe avere OBIETTIVO DELLA SELEZIONE = stante il fatto che in precedenza abbiamo visto di avere crani stretti, invece avendo crani lunghi bisogna provvedere a raccorciarli, perché il fattore delle teste lunghe dipende appunto dal cranio che presenta misure in eccesso rispetto al rapporto ideale; così verrà ottenuto anche il cranio più largo secondo standard VALUTAZIONE IN ESPOSIZIONE = non è facile individuare il cranio di giusta lunghezza senza cadere nell’errore di definire corto il muso invece corretto, quindi sarà bene dare la preferenza al valore dell’insieme della testa privilegiando teste corte e crani larghi, purché non siano pesanti ed abbiano l’espressione tipica
TARTUFO Standard 1913 = naso rosa da squalifica; solo difetto se non completamente nero Standard 1955 = sempre nero, sia nei bianchi che nei rossi; squalifica: depigmentazione totale (cioè rosa) e qualunque colore non nero Standard 1989 = come standard 1955, ma con squalifica solo se con depigmentazione totale, mentre il colore non nero è difetto eliminatorio (cioè il soggetto non è giudicabile) Standard prossimo = pigmentazione nera difetto lieve: pigmento più chiaro, purché siano nere le rime palpebrali e labiali squalifica: depigmentazione totale
Osservazioni sul tartufo PRECISAZIONI = la depigmentazione è solo il color rosa o carne, perciò non va confusa con la decolorazione (che è più o meno momentanea e può dipendere da diversi fattori: stagione, ambiente, alimentazione, ecc.; non è dato saperlo con certezza, come è stato ribadito al Convegno dei Giudici ENCI del 7 novembre 2012; può essere anche tramandata geneticamente, dato che ci sono linee di sangue carenti di pigmento; solitamente i volpini italiani rustici presentano maggior pigmento ma anche i soggetti meticciati presentano più pigmento proveniente però dal Kleinspitz ben selezionato in proposito, per cui bisogna prestare molta attenzione al tipo) SIGNIFICATO = la decolorazione non è quindi depigmentazione perché il tartufo decolorato è pur sempre derivante dal colore nero, vale a dire che geneticamente è nero e non rosa, per cui con opportuna correzione in allevamento si può migliorare l’intensità del pigmento VALUTAZIONE IN ESPOSIZIONE = il tartufo decolorato non va quindi penalizzato, pur tenendone conto in fase di classifica: a parità di valore tipico dei soggetti si classifica prima il soggetto meglio pigmentato al tartufo OBIETTIVO DELLA SELEZIONE = siccome in alcuni dei soggetti più tipici c’è sovente decolorazione, bisogna migliorare la situazione del pigmento evitando di accoppiare fra loro soggetti tendenti alla decolorazione
DENTATURA Standard 1913 = arcate dentarie combacianti perfettamente (quindi non specifica il tipo di chiusura degli incisivi); difetto: prognatismo; squalifica: prognatismo esagerato Standard 1955 = come standard 1913, con l’aggiunta che i denti sono regolarmente allineati e senza più prevedere difetti neanche da squalifica (Solaro se ne è dimenticato o il prognatismo era diffuso da accettarlo?) Standard 1989 = come standard 1989, con l’aggiunta della chiusura degli incisivi a forbice, tollerata a tenaglia; squalifica: enognatismo Standard prossimo = come standard 1989, ma con la specifica: difetto lieve = forbice rovesciata, purché le mascelle siano di pari lunghezza, ma solo in esemplari particolarmente tipici difetto grave = prognatismo, purché non deturpi l’aspetto esteriore del muso difetti da squalifica = enognatismo, prognatismo che deturpa l’aspetto esteriore del muso NOTA = solo dal 1989 è stato specificato il tipo di chiusura degli incisivi
Osservazioni sulla dentatura VOLPINO ITALIANO STORICO TIPICO SECONDO SOLARO = arcate dentarie combacianti, quindi incisivi che si toccano indipendentemente dalla chiusura, pertanto forbice (normale), tenaglia e forbice rovesciata di pari valutazione secondo lo standard fino al 1989 SITUAZIONE ATTUALE = le linee di sangue più tipiche trasmettono dentatura a forbice rovesciata e più raramente il prognatismo, segno di atavismo derivante dai volpini italiani puri del passato, dato che Solaro richiedeva nello standard qualunque chiusura purché combaciante: questo perché per avere il muso di buon sviluppo e non carente di mandibola porta a selezionare musi meno appuntiti, anche per meglio allineare gli incisivi; ricordare che il grande cinologo Piero Scanziani, contemporaneo di Solaro, avvertiva: selezionare solo sulla dentatura rovina le razze VALUTAZIONE IN ESPOSIZIONE = preferenza per i soggetti più tipici purché la chiusura degli incisivi non deturpi l’aspetto esteriore del muso; a pari valore di tipicità classificare prima i soggetti a forbice (normale), quindi a tenaglia ed infine a forbice rovesciata; un soggetto con forbice rovesciata ma di ottimo tipo va comunque tenuto nella massima considerazione OBIETTIVO DELLA SELEZIONE = nell’accoppiamento perlomeno uno dei due partner deve avere la forbice normale per tenere sotto controllo il problema delle chiusure; mettere in riproduzione soggetti a forbice rovesciata solo se di ottima tipicità e procedere ad opportuna selezione della prole in proposito
ASSI CRANIO-FACCIALI Standard 1913 = nessun accenno (perché Solaro doveva ancora studiare questa particolarità cinognostica) Standard 1955 = sono fra di loro leggermente convergenti; difetto se paralleli; squalifica se divergenti Standard 1989 = come standard 1955 Standard prossimo = come standard 1955 SITUAZIONE ATTUALE = purtroppo recentemente un soggetto ad assi divergenti è stato classificato al 1° posto con la massima qualifica davanti ad altri 3 soggetti invece corretti in una Mostra Speciale; raramente si vedono assi divergenti, qualche soggetto è parallelo, mentre la maggior parte è più o meno convergente VALUTAZIONE IN ESPOSIZIONE = per rilevare la direzione degli assi non serve essere specialista di razza, per cui è relativamente semplice; le teste più corte, cioè corrette di lunghezza, hanno assi convergenti; sono ovviamente le teste molto allungate e con scarso stop a rischiare la divergenza; nelle teste più lunghe bisogna quindi prestare più attenzione ma non ci si deve confondere
OCCHI Standard 1913 = grandi, rotondi, colore scuro; difetto: piccolo o troppo grande e prominente, chiaro; squalifica: gazzuolo Standard 1955 = ben aperto, grandezza normale, rima palpebrale tonda, posizione sub-frontale, colore ocraceo carico; difetti e squalifica: come standard 1955 Standard 1989 = come standard 1955, ma con la specifica della rima palpebrale rotondeggiante (perché ovviamente non può esserci un tondo perfetto); difetto eliminatorio dal giudizio: gazzuolo; nessuna menzione per altri difetti (ciò ha causato la presenza prima di bulbi prominenti ed ora di ogive a mandorla) Standard prossimo = come standard 1989, ma con la specifica che il bulbo oculare non è prominente e che il colore è bruno scuro (perché è un termine più comprensibile per tutti rispetto all’ocra, oltre che rende cinognosticamente di più ed è meglio traducibile nelle lingue straniere); difetto lieve: colore bruno un po’ chiaro; difetto grave: forma ovale + bulbo prominente; squalifica: gazzuolo
Osservazioni sugli occhi SITUAZIONE DEGLI ULTIMI TEMPI = come anzidetto, se non molto tempo fa si vedevano soggetti con occhi molto prominenti, probabilmente derivanti dal meticciamento con Kleinspitz o con Pomerania Americani od addirittura con Zwergspitz difettosi, attualmente si vedono invece occhi ovali, talvolta perfino a fessura molto stretta, segno di meticciamento con Kleinspitz corretti in quanto l’occhio a mandorla è caratteristica standard del volpino tedesco NOTA = per il controllo della PLL, essendo un problema genetico, spetta all’allevatore ed alla società specializzata, non al giudice, prendere i necessari provvedimenti in sede di allevamento e selezione VALUTAZIONE IN ESPOSIZIONE = dare notevole importanza agli occhi rotondeggianti, però valutandoli con il cane in attenzione, quando tiene l’ogiva ben aperta, non contro il sole o in caso di vento, poiché se il cane è svogliato per un qualunque motivo, oppure contro sole o in ambiente ventilato, tende inevitabilmente a chiudere la rima palpebrale e può indurre ad errore di giudizio
ESPRESSIONE E CARATTERE Standard 1913 = intelligente e dimostrante molta vivacità Standard 1955 = intelligente e vivacissimo, dimostrante molto attaccamento al padrone e alle cose di sua proprietà da renderlo un imperterrito cane da guardia Standard 1989 = molto attaccato alla casa ed ai familiari, temperamento molto pronunciato, vivace, allegro, gioioso; gli occhi denotano attenzione e vivacità Standard prossimo = molto attaccato alla casa ed alle persone di famiglia, è piuttosto vivace ed allegro, con temperamento esuberante; occhi con espressione attenta e vivace VALUTAZIONE IN ESPOSIZIONE = il carattere è il motore dell’espressione dimostrata, anzi è proprio il caso di dire “espressa” principalmente dagli occhi; il carattere tipico descritto dallo standard consente agli occhi rotondeggianti, perciò ben aperti, appunto di esprimere con lo sguardo quell’intelligenza di cane “sveglio” e curioso, che solo così lo rende vivacissimo ed attento a ciò che lo circonda, al punto che non gli sfugge nulla; preferenza dunque per i soggetti dagli occhi rotondeggianti e dal temperamento esuberante; diffidare degli occhi troppo prominenti la cui espressione è “cattiva” e degli occhi “a mandorla” la cui espressione è sonnolenta per eredità genetica psicosomatica e non per stanchezza
ORECCHIE Standard 1913 = piccole, corte, ravvicinate; difetti: lunghe, larghe, semipendenti; squalifica: pendenti Standard 1955 = molto ravvicinate, corte, lunghe la metà della lunghezza totale della testa, sembrano molto più corte perché la base è nascosta dal pelo semilungo del cranio; difetti: troppo lunghe, semipendenti, se coperte da pelo lungo con frange; squalifica: se totalmente pendenti NOTA = qui Solaro è andato in contraddizione in quanto continuò a riportare che sono corte ma smentisce tale termine indicando la misura con un rapporto preciso (quando c’è un’indicazione precisa è superfluo usare anche un termine improprio) Standard 1989 = ravvicinate, corte, lunghe circa la metà della lunghezza totale della testa; squalifica: se totalmente pendente NOTA = ripetuta la contraddizione sulla misura; la posizione è ritornata ravvicinata, come nello standard 1913, non più molto ravvicinata Standard prossimo = tolto finalmente il termine “corte”, per il resto come standard 1989, ma con la specifica che sono ravvicinate secondo quanto consentito dal cranio più largo che lungo (elementare); difetto lieve: un po’ più corte; difetto grave: molto più corte; squalifica: se totalmente pendenti
Osservazioni sulle orecchie CONSIDERAZIONI = il cranio tipico, che è più largo che lungo, comporta un ravvicinamento relativo in quanto dipendente appunto dalla larghezza craniale, che posiziona i padiglioni invece ben più distanti rispetto al Kleinspitz; il massimo ravvicinamento si ha pertanto quando il cane è eccitato ed in massima attenzione, mentre in condizioni normali vengono tenute più allargate VALUTAZIONE IN ESPOSIZIONE = il portamento in condizioni normali secondo la conformazione cranica tipica è quindi rilevabile con il margine interno tendente ai 45 gradi e con il margine esterno tendente alla verticale; una misurazione empirica del padiglione si può effettuare coricandolo in avanti dove deve superare di poco l’angolo interno dell’occhio od almeno raggiungerlo
TRONCO Standard 1913 = molto corto di dorso e reni; difetto: se lungo Standard 1955 = mesomorfo, nel quadrato; difetto: se lungo Standard 1989 = costruzione quadrata Standard prossimo = inserito nel quadrato; difetto lieve: leggermente allungato; difetto grave: molto allungato VALUTAZIONE IN ESPOSIZIONE = il tronco può apparire esteriormente lungo per effetto del pelo nel petto e delle culottes, per cui bisogna constatare manualmente i punti di repere (punta della spalla e protuberanza ischiatica); un soggetto con testa molto tipica va tenuto in dovuta considerazione e valorizzato anche se con tronco leggermente nel rettangolo
CODA Standard 1913 = arrotolata e portata costantemente sul dorso; difetti: se portata diritta o in basso Standard 1955 = lunga 14 cm in un cane alto 30 cm, portata costantemente sul dorso, anzi più il pennacchio si avvicina al collo meglio è; difetti: troppo lunga o troppo corta, non ben ricurva sul dorso; squalifica: anurismo o brachiurismo congeniti o artificiali, se permanentemente e decisamente pendente Standard 1989 = portata costantemente arrotolata sul dorso, lunghezza poco meno dell’altezza al garrese (ovviamente c’è un errore di scrittura perché è logico che è “poco meno della metà dell’altezza al garrese”; purtroppo questo errore è stato più volte copiato sulla stampa); difetto eliminatorio dal giudizio: se pendente; squalifica: anurismo o brachiurismo congeniti o artificiali Standard prossimo = lunga poco meno della metà dell’altezza al garrese, portata costantemente sul dorso con la particolarità che più si avvicina al collo meglio è; difetti gravi: un po’ più corta della metà dell’altezza al garrese, costantemente pendente, portata alta da non toccare il dorso; squalifica: anurismo o brachiurismo congeniti o artificiali NOTA = nel prossimo standard è stato quindi ripristinato il fattore della coda che “più si avvicina al collo meglio è”, felice frase di Solaro, purtroppo tolta dallo standard vigente, che invece rende bene l’idea della lunghezza e del portamento
Osservazioni sulla coda SITUAZIONE ATTUALE = purtroppo la coda più o meno corta è piuttosto diffusa nella popolazione recente, per cui è un difetto che va tenuto nella massima considerazione; abbiamo invece visto e si continuano a vedere soggetti perfino con coda talmente corta da sembrare un “ponpon” vincere in esposizione ed essere usati in riproduzione anche fra di loro al punto che questo grave difetto da squalifica (brachiurismo congenito quando la coda è pochi cm) in alcune linee di sangue si è fissato e perpetuato nelle generazioni CONSIDERAZIONI = risulta perlomeno strano che, nonostante lo standard vigente riporti l’errore della “lunghezza poco meno dell’altezza al garrese”, si siano moltiplicati i soggetti con la coda corta invece di quelli con la coda lunga VALUTAZIONE IN ESPOSIZIONE = la giusta lunghezza consente alla coda di avvicinarsi al collo, favorendo così il giusto connubio con la testa per l’armonia dell’insieme: un soggetto con la coda vicino al collo risulta infatti di aspetto più compatto; dal difetto grave della coda molto corta al difetto da squalifica del brachiurismo congenito il limite è pressoché facilmente confondibile e di difficile valutazione, perciò si può comprendere l’estrema gravità di questo problema, che in sede di giudizio prevede dunque una rigorosa applicazione nel tollerare solo una coda un po’ corta ma unicamente in un soggetto di notevole tipicità OBIETTIVO DELLA SELEZIONE = la coda di giusta lunghezza che si avvicina al collo è indubbiamente un fattore storico di purezza genetica autoctona, che pertanto non può essere sacrificato alla coda corta sicuramente proveniente da meticciamenti con Kleinspitz difettosi; bisogna quindi purificare la razza anche e soprattutto sotto questo fattore, arrivando ad eliminare dall’allevamento un problema morfogenetico talmente grave
ARTI Standard 1913 = OSSATURA LEGGERA, omero inclinato ma non esageratamente da gettarlo sul davanti, piedi piccoli oblunghi; difetti: ossatura gracile o troppo forte, maggiormente difettosi i posteriori che gli anteriori NOTA = quindi ossatura leggera ma non gracile (i due termini non vanno pertanto confusi), però neanche troppo forte Standard 1955 = anteriori: spalla a 60 gradi, braccio a 65 gradi, avambraccio con PICCOLA OSSATURA, altezza al gomito leggermente superiore alla metà dell’altezza al garrese; posteriori: coscia lunga 1/3 dell’altezza al garrese, gamba di lunghezza alquanto inferiore alla coscia ed a 55-60 gradi, altezza al garretto circa 8 cm in un cane alto 30 cm; piedi ovali; difetti: avambraccio con osso spongioso NOTA = quindi l’ossatura non deve essere spongiosa Standard 1989 = come standard 1955, ma con l’indicazione della percentuale dell’altezza al garretto leggermente superiore al 25% dell’altezza al garrese, quindi sempre 8 cm in un cane alto 30 cm; tolte però le indicazioni sui difetti Standard prossimo = come standard 1989, ma con l’indicazione anche degli angoli articolari; difetto grave: gamba (tibia) molto lunga e molto inclinata
Valutazione in esposizione degli arti OSSATURA = lo standard parla chiaro: ossatura piccola, leggera, ovviamente non al punto di essere difettosamente gracile; difetto è però anche l’ossatura troppo forte, nel senso dell’avambraccio con troppo spessore osseo, perché ciò è dato sovente dall’osso spongioso, che è debole e quindi può rompersi con maggior facilità CONSIDERAZIONI = l’osso spongioso è infatti spesso presente nelle ossature che superano troppo il rapporto di sviluppo osseo rispetto alla taglia ed alla mole di un soggetto; si verifica che l’ossatura dell’avambraccio si presenta molto ampia ma anche vuota all’interno, per cui l’osso è debole, sottoponendosi a facile frattura; consegue quindi che l’osso spongioso appare forte ma in realtà è gracile, vale a dire fragile; questa è una legge morfologica naturale perché più l’ossatura è grande più sarebbe pesante e pertanto difficoltosa per i muscoli da muovere, per cui se alleggerita dall’osso spongioso consente un lavoro muscolare meno dispendioso d’energia; meglio dunque un’ossatura più piccola e leggera, perché appunto più piccola, ma piena, che risulta ugualmente funzionale ma più robusta e meno facile da rompersi; preferenza pertanto all’ossatura adeguata alla taglia ed alla mole del soggetto ANGOLATURE = nella popolazione recente si sono visti spesso soggetti con il posteriore molto angolato a causa della tibia troppo lunga; un posteriore siffatto risulta sproporzionato rispetto all’anteriore e ciò si evidenzia in movimento
MOVIMENTO Standard 1913 = molta agilità Standard 1955 = trotto normale, non saltellante; galoppo normale; difetto: passo spagnolo (= steppamento); difetto gravissimo: ambio Standard 1989 = non deve saltellare né al trotto né al galoppo; in ogni andatura il movimento è ampio; tolta ogni menzione sui difetti PRECISAZIONE = non deve saltellare al trotto, mentre al galoppo logicamente saltella essendo un’andatura saltata Standard prossimo = trotto normale, non saltellante; l’andatura caratteristica è il galoppo resistente su lunghe distanze, che si riflette in un trotto ordinario, meno allungato rispetto al movimento di un tipico trottatore; difetto grave: trotto saltellante NOTA = con “trotto saltellante” si intende qualsiasi saltello, anche se solo degli arti anteriori, come lo steppamento
Osservazioni sul movimento e sulle angolature SITUAZIONE ATTUALE = i soggetti con posteriore molto angolato a causa della tibia troppo lunga, da sembrare costruiti come “piccoli pastori tedeschi”, proprio come loro producono un trotto con molta spinta degli arti posteriori che però non è adeguatamente recepita dall’anteriore non altrettanto angolato, per cui il conduttore è costretto a tirare in alto e/o indietro il guinzaglio per sollevare gli arti anteriori, evitando così che i posteriori li tocchino e che il cane cada in avanti non potendo contenere la spinta; questo è un difetto proveniente dal Kleinspitz o più esattamente dal Pomerania Americano, poiché negli USA la ricerca in esposizione del “trotto universale” per tutte le razze, comprese quelle galoppatrici, ispirato al Pastore Tedesco, ha fatto selezionare anche nel volpino di origine tedesca colà allevato un posteriore troppo angolato; purtroppo vediamo anche attualmente molti soggetti costruiti troppo angolati nel posteriore vincere in esposizione con facilità e diventare perfino campioni OBIETTIVO DELLA SELEZIONE = mantenere il Volpino Italiano con le angolature corrette, che sono quelle medie, conservando così la sua tipica costruzione da galoppatore, la quale lo favorisce come saltatore, che è la peculiarità storica e funzionale della nostra razza, in grado di renderlo oggi anche un eccellente cane per lo sport dell’agility; evitare quindi che si trasformi in un trottatore, peraltro dinamicamente disequilibrato, che è del tutto estraneo allo standard del Volpino Italiano tipico
Valutazione in esposizione del movimento Il trotto allungato da “piccolo pastore tedesco” sarà più spettacolare da vedere ma, per le ragioni anzidette, non è né funzionale né tipico del Volpino Italiano Il Volpino Italiano tipico deve invece trottare secondo la sua tipica costruzione da galoppatore, cioè eseguendo un trotto ordinario, ovvero “normale”, come richiesto dallo standard, vale a dire con una spinta del posteriore che non oltrepassa e non tocca l’anteriore Valorizzazione quindi dei volpini italiani con tipica andatura al trotto fornita da arti mediamente angolati, con gradazioni equipollenti tra anteriore e posteriore, perciò con quell’armonia dinamica che non causa né saltelli né anteriori steppanti e non costringe il conduttore a tirare in alto od indietro il guinzaglio
MANTELLO - PELO Standard 1913 = come sul collo, deve essere diritto, lungo ed abbondante su tutto il tronco, pure sulla coda, la testa sembra uscire da un manicotto; difetti: corto, rado, a fiocchi, ondulato, lanoso Standard 1955 = folto, lunghissimo ed essenzialmente diritto, qualità questa data dalla tessitura vitrea; anche non folto, deve mantenersi diritto e non cadente; deve dare l’impressione di un manicotto di peli; difetti: non folto, smorto, non lungo, non diritto, a bioccoli; difetto gravissimo: tessitura lanosa; squalifica: molto cadente Standard 1989 = come standard 1955, ma con la specifica che deve mantenersi SOLLEVATO anche se non folto e che sul collo forma un ampio COLLARE; nessun difetto riportato Standard prossimo = come standard 1989, ma con l’ulteriore specifica che viene mantenuto SOLLEVATO DAL FOLTO SOTTOPELO e NON “SPARATO” poiché leggero; sottopelo lanoso; anche se non molto lungo e folto è molto spesso e consistente; sul collo forma ampio COLLARE e NON UNA CRINIERA; difetti lievi: non spesso e consistente se però è lungo, criniera, non molto lungo, sottopelo non molto folto, CADENTE SE CON SOTTOPELO POCO FOLTO; difetti gravi: tessitura non vitrea, non spesso e consistente oltre che corto, “SPARATO” poiché leggero, assenza totale di sottopelo, cadente pur se con sottopelo molto folto
Osservazioni sul pelo SITUAZIONE ATTUALE = molti soggetti degli ultimi tempi presentano il difettoso pelo cosiddetto “sparato”, che viene purtroppo erroneamente scambiato per pregio; è invece un difetto proveniente dal Kleinspitz, per cui va combattuto per due ragioni: non è tipico del Volpino Italiano ed è manifestante linee di sangue meticciate in alta percentuale, perciò difficilmente purificabili; solitamente i soggetti con pelo “sparato” presentano anche il difetto del pelo sul collo a criniera invece del TIPICO COLLARE VALUTAZIONE IN ESPOSIZIONE = bisogna ricercare e valorizzare il mantello a tessitura vitrea perché tipico del Volpino Italiano e manifestante la rusticità di razza utile contro le avversità climatiche, perciò funzionale; la tessitura vitrea è infatti idrorepellente contro la pioggia ed autopulente contro i corpi estranei (sabbia, polvere, ecc.); lo standard richiede il pelo SOLLEVATO che può esserlo al meglio solo in presenza di un folto sottopelo e non durante la muta; siccome è difficile avere il pieno sottopelo se non per brevi periodi tra una muta e l’altra, l’importante è valutare il pelo di copertura se è vitreo, molto spesso e consistente al tatto; importante è anche un buon COLLARE; il pelo leggero e “sparato” va decisamente penalizzato; preferenza assoluta dunque alle caratteristiche del mantello che lo rendono rustico e funzionale e non una derivazione dal più sofisticato manto del Kleinspitz
MANTELLO - COLORE (BIANCO) Standard 1913 = unicolore bianco; difetto: sfumature giallognole alle orecchie; squalifica: due colori Standard 1955 = bianco unicolore; tollerate leggere sfumature arancio pallido alle orecchie, che però costituiscono già difetto; squalifica: macchie rosse o di qualunque altro colore (anche se piccole) su fondo bianco Standard 1989 = come standard 1955 Standard prossimo = come standard 1955, ma con la specifica che: la tonalità del bianco, favorita dalla tipica tessitura di qualità vitrea, è densa, tipo latte NOTA = si è voluto rimediare ad una carenza degli standard precedenti relativamente alla tonalità, perché definire il colore semplicemente bianco comprende anche tonalità correlate a tessitura errata SITUAZIONE ATTUALE = continuano a vedersi soggetti bianchi di tonalità lucida, data dalla tessitura non vitrea, in quanto soffice, probabilmente derivante dai meticciamenti con il Kleinspitz VALUTAZIONE IN ESPOSIZIONE = la correlazione tra tessitura vitrea e tonalità bianco-latte facilita il giudizio di entrambe le caratteristiche in un’unica soluzione
TAGLIA Standard 1913 = altezza sotto i 30 cm; peso inferiore ai 4 kg NOTA = limiti massimi di altezza e peso quindi precisi ed unici per entrambi i sessi, senza tolleranze superiori ma non sono neanche indicati i limiti inferiori: questa è dunque la taglia del Volpino Italiano originale e non 35-40 cm come qualcuno crede vedendo qualche immagine di volpinoidi poco tipici del passato; bisogna invece guardare bene le immagini del passato che ritraggono volpini italiani tipici Standard 1955 = altezza: maschi da 27 a 30 cm, femmine da 25 a 28 cm; difetto se deficiente od esagerata; squalifica: oltre 3 cm e meno di 3 cm del minimo NOTA = tolta l’indicazione del peso; squalifica per i maschi superiori a 33 cm ed inferiori a 24 cm e per le femmine superiori a 31 cm ed inferiori a 22 cm; questi sono gli ampi margini indicati da Solaro per salvaguardare la razza che in quel periodo era sul viale del tramonto, tanto è che pochi anni dopo scomparve dai libri genealogici Standard 1989 = come standard 1955, ma riportando come difetto eliminatorio dal giudizio la frase: oltre 3 cm rispetto ai limiti previsti NOTA = questa frase risulta infelice perché ha portato molti a credere che la tolleranza sia solo oltre i limiti superiori, mentre invece parla di “limiti previsti”, quindi sia massimi che minimi: non parla solo di limiti massimi; pertanto lo standard è immutato anche per la taglia, semplicemente perché è stato solo riscritto e non modificato, pur se riscritto con una frase che può indurre in errore chi non va a leggersi lo standard 1955 Standard prossimo = altezza come standard 1955; peso: in proporzione all’altezza; difetto lieve: non oltre 3 cm dai limiti indicati; difetto grave: oltre 3 cm dai limiti indicati
Osservazioni sulla taglia SITUAZIONE ATTUALE = dalle misurazioni effettuate dalla dr.ssa Franca Vaccari Simonini (C.T. ATAVI) ricaviamo che la MEDIA dell’altezza al garrese della popolazione recente è: maschi = 32,7 cm femmine = 30,5 cm CONSIDERAZIONI = la situazione dell’altezza è quindi preoccupante perché entrambi i sessi si assestano su una media ai limiti massimi della tolleranza, cioè quasi al limite del difetto grave (in passato da squalifica); ciò può essere dovuto al fatto che raramente i giudici e gli allevatori misurano i cani per tenere sotto controllo “matematico” almeno i campioni ed i riproduttori: abbiamo infatti avuto fino a poco tempo fa dei campioni con altezza anche molto superiore ai limiti di tolleranza; da poco tempo con le misurazioni applicate in ambito ATAVI il fenomeno dell’altezza elevata si sta ridimensionando e gli ultimi campioni di bellezza e riproduttori rientrano nei limiti ideali, cioè sotto i 30 cm
Valutazione in esposizione della taglia Fermo restando che la tipicità non va sacrificata all’altezza, cioè un soggetto tipico seppur con altezza nei limiti della tolleranza va comunque valutato positivamente, bisogna tuttavia usare lo strumento che dà certezza scientifica, ossia il cinometro, perché la “stima ad occhio” può ingannare, portando ad identificare come “ideale” la taglia elevata della media della popolazione a discapito dei soggetti invece davvero di taglia ideale; la dimostrazione è che spesso maschi di 27-28 cm e femmine di 25-26 cm, che rappresentano i limiti minimi ma appunto della taglia ideale, vengono definiti “piccoli”, quando invece è la media del resto della popolazione ad essere “alta” Ad esempio un maschio alto 27 cm non è quindi troppo piccolo ma di giusta altezza L’altezza al garrese indicata dallo standard è infatti un dato matematico inconfutabile Preferire i volpini italiani di altezza superiore ai 30 cm, finanche maschi di 32-33 cm, è soltanto un gusto personale che non ha nulla a che vedere con l’indicazione ideale dello standard e nemmeno con il fattore storico dato che il primo standard di 100 anni fa richiedeva l’altezza sotto i 30 cm In esposizione va pertanto applicato solo lo standard vigente basato sulle testimonianze documentali storiche del primo standard centenario, rilevando l’altezza con il cinometro; i gusti e le opinioni personali, specialmente se riportate da persone impreparate e che non conoscono la reale storia del vero Volpino Italiano, sono solo chiacchiere non sostenibili appunto con lo standard nelle sue varie versioni cronologiche e nemmeno con le testimonianze documentali storiche corrette; basarsi finanche su documentazione storica ma errata, in quanto che ritrae soggetti poco o per niente tipici, induce inevitabilmente in errore; bisogna infatti sempre riferirsi all’ideale per un confronto corretto e costruttivo
Questo maschio oggi secondo il “Padre del Volpino Italiano contemporaneo” dr. Enrico Franceschetti rappresenta lo standard vivente Punto di arrivo ed apice della sua quarantennale attività di selezione Piccolo o di giusta taglia? Misurato da Antonio Crepaldi: 27 cm Misurato dalla dr.ssa Franca Vaccari Simonini (C.T. ATAVI e zootecnico specialista in zoometria della Facoltà Veterinaria dell’Università di Parma): 27,5 cm Quando lo premiai BOB al 1° Raduno ATAVI di Sassuolo 2010 con 68 soggetti e BOS (dietro alla figlia) alla Speciale di Forlì 2011 con 29 soggetti fui criticato da alcuni perché ritenuto “piccolo”, per cui portatore di nanismo Come è mia consuetudine, non giudico per lo spettacolo ma per l’allevamento, indicando i potenziali riproduttori che possono contribuire a migliorare la selezione e questo stallone ne è la prova più lampante essendo diventato un razzatore che ha dato una svolta all’attuale panorama allevatoriale, smentendo chi lo ha criticato
Taglia e rusticità Non è detto che i volpini italiani di taglia grande, nei limiti della tolleranza o più grandi ancora, cioè maschi di 31 cm ed oltre e femmine di 29 cm ed oltre, siano di conseguenza più rustici solo per il fattore della taglia La dimostrazione è il maschio della slide precedente che, nonostante i suoi 27 cm, presenta una notevole ed inequivocabile rusticità La taglia grande può peraltro portare eventuali problematiche correlate
Eventuali problemi dei soggetti di taglia grande Hanno conseguentemente ossa più lunghe, perciò più facili a rompersi se non sono di spessore adeguato Lo spessore osseo deve quindi essere maggiore, appesantendo l’impalcatura scheletrica (con minore funzionalità caratteristica di galoppatore e saltatore) Non è detto neppure che l’ossatura di spessore maggiore sia robusta perché potrebbe non essere piena ma spongiosa, perciò molto debole
Difetti riscontrabili in soggetti di taglia grande Gli accoppiamenti tra soggetti di taglia grande nell’ambito di una razza portano solo ad accumulare vari problemi: Aspetto generale grossolano Temperamento letargico Minore funzionalità dinamica Ipofertilità Sterilità Tare Cioè si alleva verso l’estinzione (fonte Giorgio de Baseggio, genetista e zootecnico)
Misurazione dell’altezza al garrese Da terra alla sommità del garrese rasentando il gomito Solo con il cinometro posizionato in questo modo si ottiene la misura effettiva, altrimenti si altera un dato importante, aumentato o diminuito a seconda se il cinometro viene posizionato più avanti o più indietro
ASPETTO GENERALE Standard 1913 = cane piccolo, molto raccolto Standard 1955 = come standard 1913 Standard 1989 = spitz di piccolo formato, molto raccolto, armonico Standard prossimo = cane di piccola taglia, ben raccolto, armonico NOTA = evitata la parola “spitz” per non farlo confondere con lo spitz tedesco; “ben raccolto” per evitare che “molto raccolto” diventi “troppo raccolto”, cioè costruito in un erroneo rettangolo rovesciato
Valutazione in esposizione dell’aspetto generale L’aspetto generale è la sintesi del giudizio, nonché l’inizio e la fine della valutazione, poiché tutto deve essere condotto alla figura somatica complessiva del piccolo formato, ben raccolto ed armonico, con un compromesso tra pregi e difetti, che valorizzi al massimo la tipicità, fino a perdonare un eventuale difetto purché non alteri la tipicità stessa: solo i difetti che modificano il tipo vanno severamente penalizzati perché la tipicità se non c’è non si può ottenerla neanche con la selezione; non si deve sacrificare la tipicità penalizzando severamente un difetto che può essere eliminato con la selezione Fattore “cob” = molti si confondono credendo che l’aspetto generale del Volpino Italiano sia “cob” mentre questo termine inglese significa “piccolo e tarchiato” e ciò è inerente all’aspetto generale del Carlino e non del Volpino Italiano, con la differenza strutturale tra queste due razze facilmente denotabile anche dai neofiti; l’aspetto generale del Volpino Italiano è invece “hunter” (per usare sempre un termine inglese), cioè un cane da campagna che, seppur piccolo, è un galoppatore e saltatore agile: un soggetto lungo e con arti posteriori molto angolati non potrà mai esserlo Dimorfismo sessuale = la mascolinità e la femminilità non sono fattori legati solo all’altezza: lo standard del Volpino Italiano permette infatti che siano di giusta altezza sia maschi di 27 cm che femmine di 28 cm e con la tolleranza le femmine possono arrivare a 31 cm, con una differenza ancora maggiore rispetto ad un maschio di 27 cm che può indurre in errore; è bene pertanto non limitarsi a valutare il dimorfismo sessuale solo sul fattore della taglia, bensì valutando l’aspetto generale Non farsi ingannare nemmeno solo dal pelo lungo che può rendere molto appariscente anche un soggetto poco o per niente tipico: il pelo lungo deve invece valorizzare ulteriormente un Volpino Italiano tipico, che resta tale anche quando non è in buone condizioni di mantello In sintesi conclusiva bisogna tener presente che il Volpino Italiano non deve ricordare il Kleinspitz o lo Zwergspitz, ma nemmeno i più grandi Mittelspitz o Spitz Giapponese, così come non deve dare l’impressione di sembrare un Samoiedo miniaturizzato, come talvolta si vede
Sintesi dei principali punti cardine della tipicità ESPRESSIONE DI RAZZA AUTOCTONA (secondo lo Standard Ufficiale, confermato dalle testimonianze storiche) data da: Testa lunga al massimo il 40% dell’altezza al garrese Muso più corto del cranio (5 a 6,5) Cranio più largo che lungo (7,3 a 11,5) Occhi rotondeggianti Stop ben accentuato ma non troppo Orecchie lunghe la metà della lunghezza totale della testa e portate alla distanza concessa dal cranio largo; ravvicinate fra loro solo quando il cane è in massima attenzione Muso ben pieno di substrato osseo, cioè con mandibola ben sviluppata Tartufo grande e non sporgente oltre il muso, con faccia anteriore ad angolo retto con la faccia superiore
Sottopelo abbondante, funzionale per la protezione termica Sintesi delle altre caratteristiche tipiche ed al contempo funzionali del Volpino Italiano autoctono Pelo di copertura di tessitura vitrea, funzionale contro le intemperie in quanto idrorepellente Sottopelo abbondante, funzionale per la protezione termica Coda lunga quasi la metà dell’altezza al garrese, funzionale perché arriva a proteggere il muso dal freddo quando d’inverno il cane dorme acciambellato all’aperto Posteriore mediamente angolato con tibia più corta del femore, secondo la predisposizione funzionale del galoppatore resistente e del saltatore
Stop incassato (tendente ai 90°) Sintesi dei difetti di tipo derivanti dal Kleinspitz o dal Pomeranian (americano) Occhi piccoli con ogiva a mandorla ad apertura stretta o con bulbo prominente Stop incassato (tendente ai 90°) Cranio “a palla” invece che con profilo ovoidale Orecchie ravvicinate a causa del cranio più stretto Muso leggero a causa della mandibola carente di ossatura e conseguentemente troppo appuntito, con tartufo molto sporgente
Pelo di copertura leggero perché di tessitura non vitrea Sintesi degli altri difetti di tipo ed al contempo funzionali derivanti dal Kleinspitz o dal Pomeranian (americano) Pelo di copertura leggero perché di tessitura non vitrea Sottopelo carente se non addirittura assente per eredità genetica e non per questioni ambientali Coda corta, talvolta così corta da sembrare un ponpon Posteriore troppo angolato con tibia molto lunga (tipo Pastore Tedesco in miniatura, cioè trottatore invece che galoppatore), che produce un trotto con molta spinta del posteriore (però sbilanciando il cane in quanto l’anteriore non è adeguato), quindi manifestando un movimento più spettacolare ma non caratteristico del Volpino Italiano