Le figure della leggenda 25-26

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Le figure della leggenda 25-26 Artù Le figure della leggenda 25-26

25. Le figure della leggenda La quête del Graal Oltre all’amorosa inchiesta, le leggende arturiane propongono una ricerca spirituale che simboleggia il Sacro Graal.

Investitura di Galaad Lancelot-Graal (Lancelot, Queste, Mort Artu) Inghilterra, 1275-1280 Provenienza: Edmond Crouchback, conte di Lancaster e Bianca d'Artois; Louis de Bruges; entrato nella biblioteca del re prima del 1544 BnF, Manuscrits, français 123 (f. 197)

Investitura di Galaad Ecco un mistero. Mentre la tradizione arturiana è di origine inglese, né i romanzi di Chrétien de Troyes, né le loro continuazioni, né l'iconografia degli eroi della ricerca del Graal, circolano in Inghilterra. Gli esemplari presenti nelle collezioni reali sono stati copiati e miniati in Francia. Nel suo inventario dei manoscritti in anglo-normanno, Ruth Dean ha individuato un manoscritto del Perceval, un frammento del Perlesvaus e un episodio del Lancelot en prose, tutti del XIV secolo. Che questo manoscritto gli sia sfuggito, non cambia molto, perché anche lui è enigmatico. Scritto in Inghilterra in anglo-normanno, è stato probabilmente realizzato per Bianca d'Artois, al momento del suo matrimonio con Edmond Crouchback, nel 1275. Sullo sfondo di numerose iniziali si trovano i gigli di Francia ed i castelli di Castiglia, ad esempio ai ff. 140v (Lancillotto a cavallo scopre la tomba custodita da due leoni, che richiamano forse la recente morte dei primi coniugi, rispettivamente di Bianca e di Edmond) e 197, all'inizio della Queste del Graal.

Investitura di Galaad 2 Questo rappresenta con gran pompa l’investitura di Galaad. C'è della magia, del teatro, nel pennello dell'artista, che utilizza l‘iniziale, sovente una lettera rotonda (C, E, O), come una scenografia - qui un supporto, là un confine tra ‘dentro e ‘fuori’ o ancora uno sfondo che scompare dietro la storia. Il f. 89v, per esempio, racconta la storia del sortilegio di Lancillotto ad opera della Dama di Sorestan: il corpo di Lancillotto addormentato è ritratto nella curva della O, mentre la strega-regina sta camminando sotto una tenda che nasconde la cima. Quando Lancillotto, pentito, si ritira dal mondo, lascia elmo, scudo e spada fuori dalla iniziale (f. 263). Nelle scene di battaglia, l’iniziale si trasforma in un cerchio attraverso il quale passa il duello (f. 49 torneo del Castello del Molin, 202v; combattimento di Melyant; 241 combattimento di Lancillotto e Mador; 257v battaglia di Salisbury). Altrove l’iniziale chiude l'azione per comprimere l'angoscia del momento. La dimensione delle iniziali è ridotta, l'artista investe lo spazio circostante: sposta le torri, i castelli e i cavalieri a margine, o sistema gli attori "dietro" il testo, eliminando i loro piedi o le zampe dei cavalli sotto le parole. Questa concezione così originale dello spazio sembra escludere la ripresa di un modello, ma questa versione abbreviata in anglo-normanno non fornisce tutti i dettagli che si trovano nella miniatura: per esempio, il testo non dice che la Dama della terra di Sorestan è una regina, tuttavia l’iniziale la mostra incoronata (f. 89v). Potrebbe essere che l’artista fosse a conoscenza della fonte del nostro testo, probabilmente un manoscritto artesiano del XIII secolo?

Prologo della Quête du Saint Graal Tristan en prose Francia, Valle della Loira, 1450-1460 Provenienza: Carlo d'Angiò, conte di Maine; Nicolas Moreau d'Auteuil, tesoriere di Francia; Jean-Baptiste Jehannin di Chamblanc, collezionista di Dijon, la cui biblioteca fu confiscata nel 1792 Dijon, Bibliothèque Municipale, ms. 527 (f. 1) – cl. E. Juvin

Prologo della Quête du Saint Graal In testa al manoscritto, la miniatura di grandi dimensioni divisa in quattro parti illustra l'inizio della ricerca del Graal. In alto, la scena illustra il ballo alla corte di Camelot, la vigilia di Pentecoste, in presenza di Artù, circondato da dodici re e da Ginevra con le regine. In basso a sinistra, due religiosi accompagnano Lancillotto di fronte a Galaad, Bohort e Lionel. A destra, Galaad è fatto cavaliere da Lancillotto, suo padre. Il volume è stato realizzato seguendo il manoscritto 648 di Chantilly, che contiene la prima parte di questa versione tarda e composita del romanzo del Tristan en prose. Oltre alla complementarità testuale, i due volumi sono stati miniati (solo in parte quello di Chantilly) dallo stesso artista, il Maître de Charles du Maine. Questo miniatore, dallo stile elegante, un po‘ arcaizzante, ha lavorato soprattutto per il fratello minore del re Renato d'Angiò, Carlo, conte del Maine, al quale si è tentati di attribuire il progetto di tutto l’insieme.

Prologo della Quête du Saint Graal 2 Mentre il manoscritto di Digione non mostra alcun segno di appartenenza anteriore al XVI secolo, quello di Chantilly ha le arme di Jean du Mas, signore di Isle-sur-Arnon, che partecipò all'arresto di Jacques d'Armagnac, duca di Nemours nel 1476, acquisendo così i suoi numerosi manoscritti. Questo volume proviene dalla biblioteca del Duca? Avendo Charles Maine dato sua figlia Louise in sposa a Jacques d'Armagnac nel 1462, il Tristan avrebbe potuto far parte della dote della sposa o essere stato prestato da Charles du Maine a suo genero. Colpisce il fatto che Jacques d'Armagnac, dal 1463, abbia fatto copiare la stessa versione del Tristan en prose dal suo copista Gonnot Micheau, con miniature di Espinques Evrard (BnF, fr. 99): questa copia, molto probabilmente, servì a sua volta per realizzare la famosa compilazione fatta dallo stesso Micheau Gonnot per il Duca nel 1470 (BnF, fr. 112, 3 voll.). Allo stesso modo, Jean du Mas, riprendendo al suo servizio il miniatore del Duca, Espinques Evrard, aveva fatto copiare negli anni 1479-1480 un nuovo esemplare (Chantilly, Musée Condé, 645-647), che aveva per modello il Tristan precedentemente copiato per Jacques d'Armagnac nel 1463 (l’attuale BnF, fr. 99) e già illustrato dallo stesso miniatore; questo volume si trovava allora nelle mani di Pierre de Beaujeu, un altro dei principali beneficiari dello sfortunato principe.

26. Le figure della leggenda Il graal resta un enigma: la parola indica in origine un piatto da portata per il pesce. Il suo rapporto con la prosperità del paese e la salute del re è misterioso, proprio come le sue origini: secondo alcuni critici, si tratterebbe di un avatar dei talismani dell'Altro Mondo o di vasi dell’abbondanza dei miti celtici.

Ottone di Émile Joseph Porphyre Pinchon Il Graal della realizzazione parigina Parsifal di Wagner Matita e acquerello, 1913 ; 315 x 240 mm BnF, Opéra, D 216 [74 pl. 65 © Joseph Porphyre Pinchon / Droits Réservés Rame e vetro colorato, H : 415 mm BnF, Opéra, Mus. 767

Porphyre Pinchon Il Graal della realizzazione parigina All'inizio del 1914, i melomani stavano aspettando con impazienza di assistere alla rappresentazione del Parsifal finalmente sui palchi di tutto il mondo. In effetti, all’indomani della creazione dell’opera (luglio 1882) al Festival di Bayreuth, Wagner aveva scritto a Ludwig II di Baviera: “E’ soltanto ed esclusivamente qui che Parsifal deve essere rappresentato in futuro: giammai Parsifal dovrà essere offerto in pubblico come divertimento su qualsivoglia scena”. E’ dunque l'anno in cui il lavoro di Wagner diviene di pubblico dominio in Germania, quando cessa l'esclusiva di Bayreuth. Come a Berlino, Roma, Milano, Londra, Madrid, San Pietroburgo, Vienna, anche a Parigi va in scena il 4 gennaio, sotto la direzione di André Messager. La sacralità del modello di Bayreuth prevale ancora nelle decorazioni, come nei costumi, che in tutte le scene mostrano una notevole uniformità. Il tenore Paul Franz (1876-1950), dunque, indosserà nel primo atto “una piccola tunica biancastra, coperta da un mantello marrone” disegnata da Emile Joseph Pinchon, che creò tutti i costumi dell’Opéra tra il 1908 e 1914.

Porphyre Pinchon Il Graal della realizzazione parigina 2 E’ con un pennello più leggero che Pinchon rappresenta un Parsifal giovanile, lontano dall'età e dalla silhouette del suo interprete, Franz Paul, la cui voce ebbe grandi consensi: cantante wagneriano per eccellenza, François Gauthier, che aveva debuttato all’Opéra con il Lohengrin nel 1909, germanizza così il suo nome. In tempi successivi, Franz offre alla biblioteca dell’Opéra una serie di “pii souvenirs", tra cui questo Graal. Chi l'ha disegnato? Non si sa. Il progetto non compare nei disegni di Pinchon. Grazie alla magia del teatro, questo oggetto faceva il suo effetto: visto da lontano, è una coppa di vetro rosso su un piedistallo di rame battuto, decorato a cabochon, di colore d’ispirazione altomedievale; da vicino, si tratta di una lampada, alimentata da un filo elettrico, che una lampadina illumina dall’interno, con delle variazioni di intensità luminosa, controllata da un cursore.

Lancillotto alla cappella del Graal Lancelot-Graal Douai, 1274 BnF, Manuscrits, Français 342 (f. 77)

La tavola del Graal Queste del Saint Graal Tournai, 1351 Provenienza: marchese di Paulmy BnF, Arsenal, ms. 5218 (f. 88)

La tavola del Graal Racconto agiografico incentrato sul personaggio di Galahad, piuttosto che romanzo cavalleresco, la Quête du Graal occupa un posto speciale nel ciclo Lancelot-Graal. E 'stato dimostrato quanto sia impregnato della dottrina e della morale cistercense, e della teologia mistica di san Bernardo. Siamo ben informati su questo manoscritto grazie alla citazione finale in piccardo: “Chius livre fu parescrips la nuit Nostre Dame en mi aoust, l'an mil trois cens et LI. Si l'escripst Pierars dou Tielt et enlumina et loia (relia)." Sembra formatosi nell’ambiente dell‘abbazia di Saint-Martin de Tournai, poiché presenta, in successione alla Quête du Graal, degli annali di Tournai. L'attività di Piérart dou Tielt, copista, miniatore e rilegatore in Tournai, responsabile della manutenzione dei libri dalla biblioteca del monastero, è ben attestata dal 1330, così pure il suo rapporto con l’abate Gilles Li Muisit, del quale ha miniato le opere. Si è quindi tentati di supporre che costui abbia commissionato la produzione di questo manoscritto per l’abbazia di Tournai. Esso comprende soltanto la Quête du Graal, con l’esclusione di altri rami del ciclo Lancelot-Graal, sicuramente meno raccomandabili per un’abbazia. È stato anche proposto di individuare Gilles Li Muisit con il vescovo Giuseppe, che celebra la Messa per il Santo Graal.

La tavola del Graal 2 Il ciclo iconografico, che include solo tre miniature, è particolarmente interessante e potrebbe corroborare l'ipotesi di una finalità religiosa per questo manoscritto. Esso culmina nel f. 88 con questa rappresentazione della visione del Graal a Corbenic, che segue da vicino la descrizione molto precisa della celebrazione dell’ufficio ad opera del vescovo Giuseppe, miracolosamente apparso. Si può vedere un riflesso delle preoccupazioni dei Cistercensi, relativamente alla presenza reale di Dio nell’ostia, e l'eco dei dibattiti sulla transustanziazione: il Cristo appare nell'immagine, segnato dalle cinque stigmate.