MORFOLOGIA.

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Transcript della presentazione:

MORFOLOGIA

Morfologia L’ambito di azione della morfologia è la struttura della parola.

La parola È la minima combinazione di elementi dotati di significato (i morfemi) costruita spesso attorno ad una base lessicale Un morfema è l’unità minima di prima articolazione, il più piccolo pezzo significante di una lingua portatore di significato proprio (es. dentale = dent-, -al-, -e)

Il morfema è l’unità pertinente a livello di sistema Il morfema è l’unità pertinente a livello di sistema. Il morfo è un morfema inteso come forma, dal punto di vista del significante, prima e indipendentemente dalla sua analisi funzionale e strutturale. L’allomorfo è la variante formale di un morfema, cioè è ciascuna delle forme diverse in cui può presentarsi uno stesso morfema.

(es. acqua e idrico, fegato e epatico, ecc.) Suppletivismo: casi in cui un morfema lessicale in certe parole derivate viene sostituito da un altro morfema dalla forma totalmente diversa (e spesso i diversa origine etimologica) ma con lo stesso significato (es. acqua e idrico, fegato e epatico, ecc.)

Tipi di morfemi Classificazione funzionale Classificazione posizionale In base alla funzione dei morfemi, al valore che recano nel contribuire al significato delle parole In base alla posizione che i morfemi assumono nella parola e al modo in cui contribuiscono alla sua struttura

1.Classificazione funzionale

In italiano le cosiddette parole funzionali (gli articoli, i pronomi personali, le preposizioni, le congiunzioni) difficilmente sono identificabili come morfemi lessicali o grammaticali. Una distinzione, che mal si adatta all’italiano, è: morfemi liberi = morfemi lessicali morfemi legati = morfemi grammaticali

La derivazione dà luogo a parole regolandone i processi di formazione La flessione dà luogo alle forme di una parola regolandone il modo in cui si attualizzano nelle frasi Derivazione e flessione costituiscono i due grandi ambiti della morfologia.

2. Classificazione posizionale Affissi: Prefissi Suffissi Infissi Circonfissi Transfissi

Altri tipi di morfemi Sostitutivi Zero Soprasegmentali Cumulativi ----> Amalgama Processi morfologici: la reduplicazione

I morfemi derivazionali Mutano il significato della base a cui si applicano modificando la classe di appartenenza della parola e la sua funzione semantica, o sfumandone il senso (es. da dormire, dormitorio). Essi permettono inoltre la formazione di un numero teoricamente infinito di parole a partire da una certa base lessicale: una famiglia di parole (o famiglia lessicale).

Suffissoidi (es. sociologia) Prefissoidi (es. cronometro) Parole composte (es. portacenere) Unità lessicali plurilessematiche (es. essere al verde) Unità lessicali bimembri (es. ufficio concorsi) Sigle o acronimi (es. CGIL, TFR, SMS) Parole macedonia (es. ristobar)

Suffissazione Prefissazione Alterazione ----> aggiunta di un valore valutativo, tramite suffissi, alla base lessicale (es. gattino, finestrella) Conversione ----> coppie di parole aventi la stessa radice lessicale ed entrambe prive di suffisso fra le quali, in termini meramente derivazionali, non è possibile stabilire quale sia la parola primitiva e quale la derivata (es. giocare, gioco)

Categorie grammaticali Morfologia nominale: genere numero caso grado definitezza possesso ecc.

Morfologia verbale: modo tempo aspetto diatesi persona Categorie grammaticali Morfologia verbale: modo tempo aspetto diatesi persona

Categorie lessicali o parti del discorso nome, o sostantivo aggettivo verbo pronome articolo preposizione congiunzione avverbio interiezione

Due diversi modi di funzionamento della morfologia flessionale: La flessione inerente riguarda la marcatura a cui viene assoggettata una parola in isolamento, a seconda della classe di appartenenza, per il solo fatto di essere selezionata nel lessico e comparire in un messaggio. La flessione contestuale è quella che dipende, appunto, dal contesto: specifica una forma e seleziona i relativi morfemi flessionali in relazione al contesto in cui la parola viene usata, dipendendo quindi dai rapporti gerarchici che si instaurano fra le parole all’interno della frase.