Rime di Dante Alighieri Messer Brunetto, ̶ questa pulzelletta

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Transcript della presentazione:

Rime di Dante Alighieri Messer Brunetto, ̶ questa pulzelletta con esso voi si vèn la pasqua fare: non intendete pasqua di mangiare, ch’ella non mangia, anzi vuol esser letta. La sua sentenzia non richiede fretta né luogo di romor né da giullare; anzi si vuol più volte lusingare prima che ’n intelletto ̶ altrui si metta. Se voi non la ’ntendete ̶ in questa guisa, in vostra gente ha molti frati Alberti d‹a› intender ciò ch’è posto loro in mano. Co· lor vi restringete ̶ sanza risa; e se li altri de’ dubbi non son certi, ricorrete a la fine a messer Giano. Vat. Lat. 3214 Bibl. Univ. Di Bologna, cod. 1289 Acc. Crusca, Raccolta Bartoliniana Tutti mss. cinquecenteschi Nei mss. si dice concordemente che il dedicatario è Betto Brunelleschi. Alberto di Colonia (Alberto Magno), domenicano, commentatore della Bibbia e di Aristotele Messer Giano = Jean de Meung

1 "Po' ch'e' vi piace, ed i' sì 'l vi diròe", Fiore 88 Falsembiante 1 "Po' ch'e' vi piace, ed i' sì 'l vi diròe", 2 Diss'alor Falsembiante: "or ascoltate, 3 Chéd i' sì vi dirò la veritate 4 De·luogo dov'io uso e dov'i' stoe. 5 Alcuna volta per lo secol voe, 6 Ma dentro a' chiostri fug[g]o in salvitate, 7 Ché quivi poss'io dar le gran ghignate 8 E tuttor santo tenuto saròe. 9 Il fatto a' secolari è troppo aperto: 10 Lo star guari co·lor no·mmi bisogna, 11 C[h]'a me convien giucar troppo coperto. 12 Perch'i' la mia malizia mi ripogna, 13 Vest'io la roba del buon frate Alberto: 14 Chi tal rob'àe, non teme mai vergogna. Fiore 130     Come Falsembiante andò a Mala-bo[c]a 1 Falso-Sembiante, sì com'on di coro 2 Religioso e di santa vita, 3 S'aparec[c]hiò, e sì avea vestita 4 La roba frate Alberto d'Agimoro. 5 Il su' bordon non fu di secomoro, 6 Ma di gran falsità ben ripulita; 7 La sua scarsella avea pien'e fornita 8 Di tradigion, più che d'argento o d'oro; 9 Ed una bib[b]ia al collo tutta sola 10 Portava: in seno avea rasoio tagl[i]ente, 11 Ch'el fece fab[b]ricare a Tagliagola, 12 Di che quel Mala-Bocca maldicente 13 Fu poi strangolato, che tal gola 14 Avea de dir male d'ogne gente.

Chi è messer Brunetto? Brunetto Latini (m. 1294) Betto Brunelleschi, guelfo bianco poi nero, ucciso per vendetta dai Bianchi nel 1311. Brunetto Brunelleschi, di cui parla nella Cronaca Dino Compagni; è protagonista, insieme a Guido Cavalcanti della nov. IX della VI giornata del Decameron, dove si dice essere capo di una brigata spendereccia fiorentina. DANTE DA MAIANO, 8     Ver' te mi doglio, perch'ài lo savere, amico Brunellin, di mia pesanza: aggio perduto ciò ch'io solea avere, intendi gioia de la mia intendanza. Dond'eo tormento e son quasi al perire, sì aggio al core greve mallenanza; però ti prego che ti sia in piacere che del meo male prèndati pietanza. Di' gire a mani giunte a lo meo amore, e cherile merzede umilemente ched ella non m'aucida, per suo anore; e falle manifesto certamente che, s'ella ancide me suo servidore, verrà in gran dispregianza de la gente.

AaBBbA, AaBBbA, DEeD EeDdE Rime di Dante Alighieri 1 Se Lippo amico se' tu che mi leggi, 2 davanti che proveggi 3 a le parole che dir ti prometto, 4 da parte di colui che mi t'ha scritto 5 in tua balia mi metto 6 e recoti salute quali eleggi. 7 Per tuo onor audir prego mi deggi 8 e con l'udir richeggi 9 ad ascoltar la mente e lo 'ntelletto: 10 io che m'appello umile sonetto, 11 davanti al tuo cospetto 12 vegno, perché al non caler non feggi. 13 Lo qual ti guido esta pulcella nuda, 14 che ven di dietro a me sì vergognosa 15 ch'a torto gir non osa, 16 perch'ella non ha vesta in che si chiuda; 17 e priego il gentil cor che 'n te riposa 18 che la rivesta e tegnala per druda, 19 sì che sia conosciuda 20 e possa andar là 'vunque è disiosa. AaBBbA, AaBBbA, DEeD EeDdE Vat. Lat. 3214 Marciano it. IX 529 Lippo sarrebbe Lippo Pasci de’ Bardi, supposto amico di Dante, musico.

IL CODICE “BARDERA” Ernesto Lamma comunica nel 1885 di avere avuto occasione di vedere un manoscritto di poche carte di proprietà di Giovanni Bardera datato 1491 che conteneva rime di poeti antichi. Tra queste ce ne sarebbe stata una attribuita a ser Lippo, con questo incipit: Dante, eo uo che tuo stato proveggi E uer drizzi lo tuo intelletto ………. SAREBBE LA RISPOSTA A: Se Lippo amico se' tu che mi leggi, davanti che proveggi a le parole che dir ti prometto Lamma precisa in un successivo articolo di aver letto in un indice sbiadito: Lippo a d. damajano. Barbi sostiene che il codice Bardera sia il falso di un critico burlone che avrebbe voluto così accreditare l’esistenza di Dante da Maiano nella polemica che contrapponeva Borgognoni a Novati. Gorni in anni recenti ha ricostruito le ragioni accademiche che sarebbero all’origine del falso.

Marciano it. IX 529 Schema delle rime : a (e)BbC aBbC Cdd (d)CEE “Donne che avete intelletto d’amore” Schema delle rime : ABBC ABBC CDD CEE Rime di Dante Alighieri Se Lippo amico se' tu che mi leggi …………………………………………………… Lo meo servente core vi raccomando – Amor vi l’ha dato; e Mercé d’altro lato di me vi rechi alcuna rimembranza; ché del vostro valore avanti ch’io mi sia guari allungato, mi tien già confortato di ritornar la mia dolce speranza. Dëo, quanto fi’ poca adimoranza secondo il mio parvente! ché mi volge sovente la mente – per mirar vostra sembianza: perché ne lo meo gire e adimorando, gentil mia donna, a voi mi raccomando.   Irene Maffia Scarati: Mai in Dante una canzone inizia con un settenario Il rapporto fra settenari ed endecasillabi in Dante non è mai così sbilanciato a favore dei primi (6 su 14) La stanza “sonettoide” è troppo arcaizzante per essere attribuita a Dante.

1 La dilettosa cera 2 ch'eo riguardai m'ha priso, Lo meo servente core vi raccomando – Amor vi l’ha dato; e Mercé d’altro lato di me vi rechi alcuna rimembranza; ché del vostro valore avanti ch’io mi sia guari allungato, mi tien già confortato di ritornar la mia dolce speranza. Dëo, quanto fi’ poca adimoranza secondo il mio parvente! ché mi volge sovente la mente – per mirar vostra sembianza: perché ne lo meo gire e adimorando, gentil mia donna, a voi mi raccomando. a (e)BbC aBbC Cdd (d)CEE 1 La dilettosa cera 2 ch'eo riguardai m'ha priso, 3 ed àmmi dato e miso 4 in disianza d'amoroso foco; 5 e non pensai primera 6 che lo piacente viso 7 m'avesse sì conquiso 8 che lo meo cor prendesse in amar loco; 9 ch'eo cominciai leggero a riguardare 10 le sue gentili altezze 11 e l'addornezze - e lo gioioso stato, 12 che m'ha levato - ogn'altro pensamento. abbC abbC XD(d)E(e)Y

Lo meo servente core vi raccomandi Amor -- che vi l’ha dato; e Mercé d’altro lato di me vi rechi alcuna rimembranza; ché del vostro valore avanti ch’io mi sia guari allungato, mi tien già confortato di ritornar la mia dolce speranza. Dëo, quanto fi’ poca adimoranza secondo il mio parvente! ché mi volge sovente la mente – per mirar vostra sembianza: perché ne lo meo gire e adimorando, gentil mia donna, a voi mi raccomando. Cavalcanti (1, 21-22: Dio, quanto aventurosa Fue la mia disïanza Dante da Maiano (41.28): Deo, quanto mi fu bene avventurosa Lo meo servente core Dëo, quanto fi’ poca adimoranza

Gaia donna piacente e dilettosa, vostra cera amorosa Lo meo servente core vi raccomando – Amor vi l’ha dato; e Mercé d’altro lato di me vi rechi alcuna rimembranza; ché del vostro valore avanti ch’io mi sia guari allungato, mi tien già confortato di ritornar la mia dolce speranza. Dëo, quanto fi’ poca adimoranza secondo il mio parvente! ché mi volge sovente la mente – per mirar vostra sembianza: perché ne lo meo gire e adimorando, gentil mia donna, a voi mi raccomando. DANTE DA MAIANO 40 Gaia donna piacente e dilettosa, vostra cera amorosa inver' me rallegrate, e 'n gioi cangiate - mia greve doglienza. In gioi cangiate meo greve tormento, gentil donna giuconda, non vi deggia piacer ch'eo mora amando; vostre addornezze e 'l gaio portamento, mercé, non mi confonda, gentil mia donna per cui vo penando; ch'eo non fino pensando, - do[l]ze amore, ver' lo vostro valore com'eo possa servire, ed aggradire - vostra benvoglienza.

SONETTI PUBBLICATI COME DUBBI FRA LE RIME SIA DI D. ALIGHIERI SIA DI D SONETTI PUBBLICATI COME DUBBI FRA LE RIME SIA DI D. ALIGHIERI SIA DI D. DA MAIANO ms. Marciano it. IX 191, Bibl. Marciana di Venezia Visto aggio scritto et odito contare Tre pensier aggio onde mi ven pensare Già non m’agenza, Chiaro, il dimandare Saper voria da voi, nobile e saggio ms. II 9 137 Bibl. Naz. Centr. di Firenze La gran virtù d’Amore e ‘l bel piacere