Carlo Nanni EDUCAZIONE ALLA PACE  nanni.unisal.it.

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Carlo Nanni EDUCAZIONE ALLA PACE  nanni.unisal.it

INTRODUZIONE L’educazione alla pace, le sue stagioni i suoi itinerari, tra il secolo XX e il secolo XXI

SECOLO XX secolo delle guerre mondiali, della bomba atomica, delle ideologie e dei regimi totalitari, dell’olocausto e degli stermini dei popoli. Ma anche secolo del pacifismo, dell’internazionalismo, della non violenza, della difesa dei diritti umani, dello ricerca dello sviluppo solidale. Ha voluto non solo l’assenza della guerra (= “pace negativa”), ma ha ricercato la li­bertà e la giustizia per tutti (= “pace positiva”). Ha provato le strategie non violente per la soluzione dei conflitti, in cui si sono impegnati figure eccezionali (Gandhi, M. L. King, Madre Teresa di Calcutta, ecc.) e molte umili persone che hanno pagato di perso­na per la libertà e la giustizia, per la liberazione e la democrazia, per vincere la miseria, l’oppressione, l’ingiustizia e la divisione tra i popoli

SECOLO XXI epoca della globalizzazione, delle nuove tecnologie informatiche delle scienze neurologiche MA ANCHE epoca della società liquida, dell’insicurezza, di incertezza del futuro, di complessità sociale difficilmente gestibile, di crisi economica e finanziaria che sembrano fa­vorire presso gli individui ed i gruppi sociali comportamen­ti e sentimenti lontani dalle vie della pace: i rigurgiti di razzismo, di intolleranza del diverso, la sfida dei fondame­ntalismi, le chiusure etnocentriche e localistiche, le difese degli interessi particolaristici, la perdita del senso del bene comune e dell'interesse generale.

Stagioni e itinerari ►Dalla educazione alla non violenza e all’universalismo pacifista ► All’educazione allo sviluppo, all’apertura all’Europa e alla mondialità, alla solidarietà, allo sviluppo sostenibile all’incontro interculturale,, ► e più specificamente alla legalità, alla giustizia, alla convivenza democratica, al diritto all’istruzione contro l’analfabetismo, alla lotta contro il terrorismo e il fondamentalismo religioso e ideologico, l’analfabetismo, alla lotta contro il terrorismo e il fondamentalismo religioso e ideologico. NB. L’educazione alla pace si dice, dunque, oggi in molti modi, accentuando questo o quell’aspetto della pace (non violenza, giustizia, sviluppo, solidarietà, intercul­turalità, ecc.), e si attua in ambito scolastico ed extrascolastico (movimenti, associazioni, gruppi, parrocchie…).

2. Religione (e sua ambivalenza) e educazione (…ambivalente ) alla pace la stimolazione della Pacem in terris: i 4 pilastri della pace (su verità, giustizia, carità, libertà)

«La pace [è] come un edificio che si costruisce giorno per giorno e che ha bisogno di poggiare su quattro solidi pilastri: su un «ordine fondato sulla verità, costruito secondo giustizia, vivificato e integrato dalla carità e posto in atto nella libertà»

3.Linee di base per una educazione alla pace.

3.1. La concezione della pace (COME PENSIAMO E DICIAMO LA PACE)e l’educazione alla pace :  La pace concetto simbolico e sistemico Un’idea simbolo – come insinua l'etimologia greca – raduna aspetti e raccoglie consensi di matrice culturale diversa in vista di un reciproco riconoscimento, di un rafforzamento reciproco dell’identità, è difficile eliminare dal concetto di pace una certa vaghezza e complessità semantica, oltre che un forte tasso di emotività la pace come un concetto “sistemico”. Con ciò si vuole dire che: 1) l'idea di pace è attraversata da una molteplice relazionalità, non mai riducibile a questo o a quel suo aspetto; 2) ha intrinseca relazionalità non solo con ciò che è l'ombra del concetto di pace, la guerra («si vis pacem…», ma anche con altri- sovra-sistemi (cfr. 4 pilastri o tipo di civiltà che si vuole)

UNA MENTALITÀ E DI UNA CULTURA DELLA PACE: 3.2. La formazione di UNA MENTALITÀ E DI UNA CULTURA DELLA PACE: - il senso critico nei confronti del modello di sviluppo sociale; - il discernimento positivo delle ambivalenti tendenze culturali del nostro tempo; - educare alla verità sull’uomo.

«Bisogna riaffermarlo con forza: una vera pace non è possibile se non si promuove, a tutti i livelli, il riconoscimento della dignità della persona umana, offrendo ad ogni individuo la possibilità di vivere in conformità con questa dignità; […] ogni essere umano è persona, cioè una natura dotata di intelligenza e di volontà libera; e quindi è soggetto di diritti e di doveri che scaturiscono immediatamente e simultaneamente dalla sua stessa natura; diritti e doveri che sono perciò universali, inviolabili, inalienabili. Questa verità sull'uomo è la chiave di volta per la soluzione di tutti i problemi che riguardano la promozione della pace. Educare a questa verità è una delle più feconde e durevoli vie per affermare il valore della pace» Messaggio del 1995 che si rifà a Pac. in terr. n. 5).

- formare una buona e solida identità personale; 3.3.Formare PERSONE costruttori di pace - formare una buona e solida identità personale; - consolidare alcuni atteggiamenti fondamentali e, per così dire, “bilanciati”

►coscienza del proprio limite/ della propria forza ideale, etica, personale; ► coscienza della storia e dei limiti reali/ spinte di liberazione e di "utopia» nell’oggi; ► rispetto degli altri e delle leggi/ tutela, difesa e promozione dei diritti di tutti; ► attitudini di riflessione e di ricerca personale/ di discussione, di confronto, di dialogo interpersonale, di gruppo, assembleare; ► qualità personali di calma, di autocontrollo, di mitezza/ di decisione, di coraggio, di fortezza; ► abitudini di interiorità, di silenzio, di ascolto e di solitudine/ buona relazione, di vicinanza, di condivisione e di compartecipazione; ► spirito di sacrificio e capacità di impegno fattivo, di cooperazione e di tensione per l'oltre, l'ulteriore, il di più, il meglio/ saper gioire e godere interiormente e con gli altri.

3. 4. Una CATECHESI ecclesiale ed un IRC (e predicazione e omiletica 3.4.Una CATECHESI ecclesiale ed un IRC (e predicazione e omiletica..)di pace che coniughi - la relazione-comunione con il Dio della Pace con atteggiamenti di apertura verso un’etica ecumenica e di pace; - momenti di riflessione e partecipazione ad iniziative comunitarie, all’azione di volontariato; - dialogo/rapporto fede-vita, vangelo-storia» con i grandi temi etici, per far emergerei valori che fondano la dignità dell’uomo e la sua convivenza, aprendosi all’ecumenismo, al dialogo interreligioso, alla mondialità, ecclesiale e umana

4. Alcune avvertenze di tipo metodologico e relazionale… essere discreti, motivanti, stimolativi, propositivi: partendo dal sentire soggettivo o di gruppo e facendo ricorso (o ritorno) all’esperienza diretta o a quella di provenienza mass-mediologica; allusivi all’oltre, al di più, al non usuale, utilizzando le forme della narrazione, ma anche quelle del simbolo o della comunicazione gestuale, dell’espressività drammatica e corporea, del disegno, della canzone e della espressione teatrale o massmediale, che possono aiutare a percepire meglio il “mistero di vita” che si vive, si celebra e si ricerca di attuare nella pace, vale a dire in un dinamico e sereno rapporto con sé, con gli altri, con le cose e con Dio.

5. Conclusione. La testimonianza ecclesiale Una vita che profuma di Vangelo e l’impegno per l’uomo e la sua dignità, per la promozione umana civile ed economica “predica” e educa alla pace, più di tante altre azione educative formali. Bibliografia C. Nanni, Educazione alla pace, in Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Il concetto di pace: attualità della Pacem in terrisi nel 50° anniversario (1963-2013), Libreria Editrice Vaticana, 2013, pp. 499-528 (con indicazioni bibliografiche specifiche nelle note in calce).  A.Panerai et al., Manuale di educazione alla pace. Principi, idee, strumenti, Parma, Edizioni Junior, 2012.

Da Evangellii Gaudium La Chiesa proclama « il vangelo della pace » (Ef 6,15) ed è aperta alla collaborazione con tutte le autorità nazionali e internazionali per prendersi cura di questo bene universale tanto grande. Nell’annunciare Gesù Cristo, che è la pace in persona (cfr Ef 2,14), la nuova evangelizzazione sprona ogni battezzato ad essere strumento di pacificazione e testimonianza credibile di una vita riconciliata. È tempo di sapere come progettare, in una cultura che privilegi il dialogo come forma d’incontro, la ricerca di consenso e di accordi, senza però separarla dalla preoccupazione per una società giusta, capace di memoria e senza esclusioni (EG,239)