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Identità e multilinguismo
Xhiepaxhiu Antea, Buchini Letizia, Maria Emilia Zerajich, Buttazzoni Davide, Ceka Ilda
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MULTILINGUISMO Oggi l’espressione “multilinguismo” ha acquistato un valore molto positivo…
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Rimanda all’idea di una società ideale, in cui le persone si capiscono e condividono valori comuni.
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L’UE si sta dando da fare nella politica del multilinguismo per la diffusione delle lingue allo scopo di: Valorizzarle; Dare la possibilità a tutti di capire le lingue altrui e di confrontarsi con altri popoli; Suscitare nei cittadini europei un vero e proprio senso di appartenenza all’UE.
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La Commissione Europea ha riunito di recente un gruppo di intellettuali a riflettere sul multilinguismo e il dialogo interculturale.
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Ciò che ne è uscito è una forte correlazione fra diversità linguistica e integrazione europea: non ci può essere integrazione fra i popoli d’Europa (e non solo) se non si condividono lingue comuni a tutti.
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Ancora oggi siamo ancorati all’idea che le lingue appartengono alle nazioni… cioè la lingua italiana è degli abitanti dell’Italia, come quella francese è degli abitanti della Francia e così via.
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Ma come definiamo l’identità?
Avere un’identità significa appartenere ad un gruppo e riconoscersi in esso, pur sempre mantenendo caratteristiche proprie che ci rendono unici e irripetibili. L’identità è qualcosa che si costruisce, che non ci viene consegnata alla nascita come dato oggettivo e immutabile.
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Nella costruzione e ricerca dell’identità ci muoviamo su due piani:
Da una parte tendiamo a generalizzare le caratteristiche del gruppo per renderle simili a noi. Dall’altra siamo indotti ad andare sempre più in profondità, alla ricerca di particolari che ci distinguano dal resto dei membri.
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Ma parlando di identità nazionale, non c’è una vera e propria costruzione, selezione di tratti e identificazione con un gruppo, poiché essa è in gran parte già stabilita dall’ambiente in cui viviamo. Cioè: l’identità nazionale italiana non l’ho costruita io, è un insieme di valori e tratti che l’ambiente sociale ha costruito nel tempo e che è giunto fino a me.
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La conservazione dell’identità spinge l’individuo e la società a coltivare il particolarismo e l’immutabilità. Più un insieme è particolare più è coerente ma anche limitato, però difficilmente una società è disposta a riconoscersi limitata. Nell’autocelebrazione della sua identità essa si dirà universale, contrapponendosi invece alla finitezza e incoerenza delle altre.
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Tuttavia non è nel chiuso della sua mente che l’uomo fabbrica la propria identità e il proprio pensiero, ma nell’interazione con la società. Dunque è necessario non rimanere immobilmente ancorati alle proprie radici, bensì sapersi mescolare con la diversità e la novità del mondo che ci circonda. Solo in questo modo potremo influenzarlo e anche noi “sporcarlo” del nostro carattere.
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A livello europeo l’identità va costruita, inventata e mantenuta in costante evoluzione così che le nostre individualità nazionali possano interagire e fondersi per dar vita a un nuovo sentimento di appartenenza.
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Perché avvenga questo ci devono essere degli elementi essenziali, primo fra tutti la possibilità di comunicare. L’aspetto linguistico nella costruzione dell’identità europea riveste una grande importanza perché serve parlare le lingue degli altri, capirsi, accettare di alterare la propria identità per non rimanere prigionieri di un tempo già finito.
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Dunque per costruire un’identità europea è necessario «demolire», superare dei modelli di identità e di coesistenza che ormai non sono più efficaci e adottarne di nuovi che racchiudano in sé i punti di incontro di tutte le culture dell’UE.
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LA LINGUA Filosofi e linguisti hanno evidenziato il fatto che parlare la propria lingua è fonte irrinunciabile di identità. Come pensare allora di costruire un’identità europea, quando ogni Stato parla una lingua diversa e rivendica il diritto di farlo?
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Parlare lingue diverse significa avere radici e ali, essere originari allo stesso tempo di molte culture, ma anche sopportare delle contraddizioni.
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Il monolinguismo è avere un occhio solo… Un’Europa in cui tutti parlano inglese non è un’Europa dialogica, cosmopolita, semmai imperiale (pensiamo agli USA…).
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Molte istituzioni scolastiche nazionali sono mal preparate alla pluralità delle lingue, delle provenienze e delle storie di vita dei loro studenti. Altrove invece si lotta per la sopravvivenza della propria lingua (pensiamo al friulano!). O ancora, altri vedono con ovvietà la propria lingua nazionale (l’ inglese) come valida globalmente.
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L’IDENTITA’ EUROPEA Non ci può essere nessuna identità europea senza europei, ma… chi è un europeo??
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L'identità europea intesa come identità nazionale in formato maggiore non c'è, non c'è un demos, un popolo degli europei. Se la si volesse creare si susciterebbe la paura dell'omologazione culturale…
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L'identità europea non è percepita e descritta come fissa e già data, territorialmente vincolata e delimitata, ma come identità in movimento, come “cantiere Europa” (Günther Verheugen). Questa identità fluida fa riferimento all' “essere in cammino”, al “viaggiare” e ai loro “ostacoli”: devono essere aperte “strade”, “vie”, “sentieri”, devono essere approntate delle “mappe”.
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L'europeizzazione è una concezione di un movimento nello spazio ma anche nel tempo: del presente rivolta al futuro, per la quale l'identità consiste nell'essere per strada, nel creare, spianare, fondare, organizzare, costruire, nell'essere smarriti e confusi, nel cercare e tentare, nel trovare e inventare. Perciò, l'identità europea consiste in un altro modo di intendere l'identità.
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L'europeizzazione crea per gli europei un futuro migliore di quello consentito dai governi nazionali.
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La costruzione dell’identità europea (doing Europe) collega un’immagine non emozionale della storia e di se stessi con un'immagine morale: infatti, il cattivo passato deve essere trasformato in un buon futuro.
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Lo “spirito europeo” nasce […] dallo sguardo rammemorante negli abissi della civilizzazione europea.
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La consapevolezza e l’interesse per la diversità culturale sono frutto della riflessione sulla sofferenza e sulla divisione portate nel mondo dall'Europa nazionalista e bellicosa… Proprio per questo l'Europa è diventata più sensibile e aperta e nello stesso tempo più inflessibile nella lotta per un'umanità senza guerre...
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L'apertura dell'Europa ai valori e al mondo è segno che vuole essere fedele alla libertà dell'individuo.
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Il carattere cosmopolita della società europea sta nel fatto che nessuno dice autoritariamente a nessuno che cosa è giusto e buono e nessuno ordina agli altri come devono condurre la propria vita, purché non si danneggino i propri simili.
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I valori europei devono essere creati, il doing Europe deve essere praticato e diventare quotidiano. Solo questa attività continua può oggi favorire il cosmopolitismo europeo, farlo diventare un fatto.
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Fonti I testi sono tratti da:
Il multilinguismo e l’Europa di Diego Marani (rielaborato da Giuseppina Peirone) L’Europa - Lingua e identità di Ulrich Beck ed Edgar Grande
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