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TIPI DI DEPOSITI SOTTERRANEI

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Presentazione sul tema: "TIPI DI DEPOSITI SOTTERRANEI"— Transcript della presentazione:

0 GLI ARCHIVI PALEOCLIMATICI
Progetto Powerpoint 2009 GLI ARCHIVI PALEOCLIMATICI IN AREA CARSICA a cura di Sophie Verheyden con la collaborazione di: L. Bruce Railsback Yavor Shopov Martin van Breukelen Serge Delaby Thomas Urgyan Dominique Genty Fadi Nader Stalagmite 65 cm, Grotta di Père Noël – Han-sur-Lesse, Belgio (foto S. Verheyden) Titolo della lezione - Società Speleologica Italiana 2007

1 TIPI DI DEPOSITI SOTTERRANEI
A fianco è riportata una tipica sezione di depositi carsici in una grotta delle medie latitudini. Si possono distinguere depositi autoctoni, formati in loco (es. blocchi calcarei e depositi minerali, come le concrezioni) e depositi alloctoni, che provengono dall’esterno (es. i depositi fluviali). La presenza stessa di depositi può già dare informazioni di tipo climatico. Tipica successione di depositi carsici in una grotta alle medie latitudini (Fig. S. Verheyden) Titolo della lezione - Società Speleologica Italiana 2007 Gli archivi paleoclimatici in area carsica – Società Speleologica Italiana 2009

2 PERIODO FREDDO ~ DEPOSITI DETRITICI
Durante i periodi freddi (glaciali), la scarsa vegetazione protegge in modo minore il suolo e i prodotti dell’erosione. Il ruscellamento superficiale e i torrenti prendono in carico grandi quantità di sedimenti detritici che si accumulano sotto terra. Sedimenti del Weichseliano (ultimo glaciale) nella Grotta della Vilaine Source, Belgio (foto S. Verheyden) Titolo della lezione - Società Speleologica Italiana 2007 Gli archivi paleoclimatici in area carsica – Società Speleologica Italiana 2009

3 PERIODO TEMPERATO ~ CONCREZIONAMENTO
Durante i periodi temperati (interglaciali e periodi meno freddi durante i glaciali~interstadiali), la vegetazione è più fitta e la concentrazione di CO2 nel suolo più alta. L’acqua di percolazione si carica in CO2, dissolve il calcare e lo rideposita sotto forma cristallina (calcite o aragonite) nei vuoti sotterranei. La Chavée, Han-sur-Lesse, Belgio (foto S. Verheyden) Grotta di Han, Belgio (foto S. Verheyden) Titolo della lezione - Società Speleologica Italiana 2007 Gli archivi paleoclimatici in area carsica – Società Speleologica Italiana 2009

4 PERIODO TEMPERATO ~ CONCREZIONAMENTO
Interglaciale Glaciale La curva della frequenza d’età delle concrezioni (ottenuta grazie alle datazione delle stesse) mostra delle variazioni simili alla curva dei cicli glaciali-interglaciali espressi attraverso il rapporto isotopico (d18O) dei foraminiferi nei sedimenti marini oppure delle carote dei ghiacci polari. Modificato da Baker et al., J. of Quaternary Science 11: Titolo della lezione - Società Speleologica Italiana 2007 Gli archivi paleoclimatici in area carsica – Società Speleologica Italiana 2009

5 SPELEOTEMI Dal greco: Spelaion ~ grotta Thema ~ soggetto
È un termine generale che indica i depositi mineralogici secondari delle grotte (Moore, The NSS News 10(6):2; Gunn, Encyclopedia of Caves and Karst Science. NY). La stragrande maggioranza degli speleotemi è composta da calcite o aragonite (CaCO3). Negli studi paleoclimatici si utilizzano preferibilmente le stalagmiti per la loro stratigrafia continua e ben definita. La cima delle stalagmiti corrisponde al luogo d’impatto della goccia d’acqua, nel punto in cui si deposita la calcite. Sezione di una stalagmite della Grotta di Jeita, Libano (foto F. Nader) Titolo della lezione - Società Speleologica Italiana 2007 Gli archivi paleoclimatici in area carsica – Società Speleologica Italiana 2009

6 VANTAGGI DEGLI SPELEOTEMI PER GLI STUDI PALEOCLIMATICI
Diversi parametri misurabili (=proxy) (cristallografia, concentrazione di vari elementi e isotopi, luminescenza …), forniscono informazioni climatiche e ambientali; datazione assoluta, grazie alla catena di disintegrazione dell’Uranio e del 14C; - lunghe serie continue di informazioni, (fino a più cicli di glaciale-interglaciale); - grande risoluzione, (annuale e stagionale, cfr. le lamine in certi speleotemi); in generale poco influenzati da cambiamenti post-deposizionali (diagenesi, bioturbazione, ricristallizazzione …) e spesso preservati da degradazione antropica; - ampia distribuzione mondiale: possibilità di fare dei confronti spaziali d’informazione. Titolo della lezione - Società Speleologica Italiana 2007 Gli archivi paleoclimatici in area carsica – Società Speleologica Italiana 2009

7 SVANTAGGI DEGLI SPELEOTEMI PER GLI STUDI PALEOCLIMATICI
Il principale svantaggio è dato dalla moltitudine di fattori implicati nella composizione chimica e isotopica degli speleotemi: fattori climatici con risposte contraddittorie e altri fattori non climatici (fattori locali come la precipitazione precoce della calcite, apporti delle rocce incassanti, processi nel suolo, scambi tra le gocce e l’atmosfera delle grotte, meteorologia sotterranea ....). Questa complessità ha, fino ad oggi, impedito una “traduzione” quantitativa dei parametri misurati negli speleotemi in parametri climatici (temperatura, pluviometria ...); - le interruzioni nel concrezionamento (durante un periodo più o meno lungo, oppure stagionali con uno stop nella deposizione) possono essere presenti nelle stalagmiti e sono talvolta difficili da riconoscere. Titolo della lezione - Società Speleologica Italiana 2007 Gli archivi paleoclimatici in area carsica – Società Speleologica Italiana 2009

8 L’uranio (234U, 235U, 238U), presente in natura in piccole quantità,
DATAZIONE (1/2) L’uranio (234U, 235U, 238U), presente in natura in piccole quantità, è solubile e può essere trasportato dalle acque carbonatiche sotto forma di UO2(CO3)22- e UO2(CO3)34-. Questi ioni sono inglobati nella calcite. Il torio (230Th, 232Th), è praticamente insolubile, forma dei complessi con le argille o particelle organiche e non viene inglobato nella calcite. L’238U e l’234U, radioattivi decadono e portano alla formazione, tra gli altri, di 230Th con tempo di dimezzamento noto. Titolo della lezione - Società Speleologica Italiana 2007 Gli archivi paleoclimatici in area carsica – Società Speleologica Italiana 2009

9 DATAZIONE (2/2) Con lo scorrere del tempo, la quantità di Uranio diminuisce e la quantità di 230Th aumenta. Questo processo costituisce quindi un geocronometro. Quantificando l’U che resta e il 230Th prodotto, è possibile calcolare la quantità d’U iniziale e quindi la durata necessaria per formare il 230Th rinvenuto. Si determina quindi l’età della parte di stalagmite analizzata. Grazie a nuove tecnologie è possibile ottenere una precisione fino a ±0.5% (2s). La calcite datata a 10 mila anni si è quindi depositata tra 9.950 e anni fa (probabilità del 95%). Fig. S. Verheyden Titolo della lezione - Società Speleologica Italiana 2007 Gli archivi paleoclimatici in area carsica – Società Speleologica Italiana 2009

10 “PROXY” IN SPELEOTEMI ‘Proxy’= parametro di riferimento per un altro parametro. Qui, di un parametro climatico (temperatura, pluviometria ...) o ambientale (attività nel suolo, tipo di vegetazione ...). La figura illustra le differenti possibilità di ‘proxy’ nelle stalagmiti. (Fig. S. Verheyden) Titolo della lezione - Società Speleologica Italiana 2007 Gli archivi paleoclimatici in area carsica – Società Speleologica Italiana 2009

11 VELOCITÀ DI ACCRESCIMENTO
Percolazione lenta (clima meno umido) Percolazione più rapida (clima più umido) La velocità di accrescimento di uno speleotema dipende da: concentrazione degli ioni di calcio; temperatura; portata dell’acqua di percolazione. Sotto uno stillicidio copioso (clima umido), la crescita, così come il diametro della stalagmite, tenderanno ad incrementare. Grotta della Vilaine Source (Namur) e Grotta di Père Noël (Han-sur-Lesse), Belgio (foto S. Verheyden) Titolo della lezione - Società Speleologica Italiana 2007 Gli archivi paleoclimatici in area carsica – Società Speleologica Italiana 2009

12 LA STRUTTURA PETROGRAFICA DEGLI SPELEOTEMI (TESSITURA)
Le tessiture più comuni sono: colonnare (foto B e C): lunghi cristalli dritti, perpendicolari all’asse di accrescimento; microcristallina: piccoli cristalli, granuloso; dendritica: cristalli di fibre raggiate. Lamine (foto A): alternanza di tessitura cristallina, di densità di pori o di imperfezioni nella tessitura, legati a dei cambiamenti nelle condizioni climatiche e ambientali. B Stalagmite CLL-1 Cueva de las Lechuzas, Peru. Vista a microscopio elettronico (foto S. Kars, M. Van Breukelen) C A 1 cm Plancher HST-32, Grotte de Han-sur-Lesse, Belgio Sezione sottile. Larghezza della foto ~200mm (foto S. Verheyden) Stalagmite ‘Proserpine’, Grotte de Han-sur-Lesse, Belgio (foto S. Verheyden) Titolo della lezione - Società Speleologica Italiana 2007 Gli archivi paleoclimatici in area carsica – Società Speleologica Italiana 2009

13 MINERALOGIA DEGLI SPELEOTEMI
1. Un cambiamento o un’alternanza di mineralogia è talvolta osservata nelle stalagmiti e viene messa in relazione con cambiamenti climatici. Per esempio: precipitazione di calcite durante i periodi umidi e di aragonite durante quelli più aridi. Durante i periodi (o nelle regioni) più aridi, l’acqua di percolazione ristagna più a lungo negli interstizi della roccia carbonatica e si arricchisce in ioni come Mg e Sr provenienti dalla roccia, favorendo la deposizione di aragonite nelle grotte. 2. 1) La larghezza della foto è 2.1 millimetri. 2) Ingrandimento del quadro rosso della foto 1. Drotsky's Cave, Ngamiland, Botswana; Stalagmite BDS1 (DS87); Campione preso da G. A. Brook (Dep. of Geography. Univ. of Georgia, USA). C: calcite, A: aragonite (foto L. B. Railsback, Atlas of speleothem Microfabrics) Titolo della lezione - Società Speleologica Italiana 2007 Gli archivi paleoclimatici in area carsica – Società Speleologica Italiana 2009

14 POLLINI, INSETTI E ALTRE PARTICELLE
Diverse “particelle” provenienti dalla superficie portate dalle acque di percolazione (pollini, argille, ceneri vulcaniche oppure prodotti durante incendi ...), oppure da correnti d’aria (pollini, polveri sottili ...), oppure portate deliberatamente (zanzare, escrementi, scheletri di pipistrelli ...) possono venire inglobate nella calcite. Insetto parzialmente inglobato nella calcite (foto S. Verheyden) Titolo della lezione - Società Speleologica Italiana 2007 Gli archivi paleoclimatici in area carsica – Società Speleologica Italiana 2009

15 sia quelle più lunghe (glaciale-interglaciale).
ELEMENTI IN TRACCE (1/2) Gli speleotemi registrano sia variazioni di breve durata (tra le stagioni) sia quelle più lunghe (glaciale-interglaciale). Sensibilità dei diversi elementi: Magnesio (Mg), Silicio (Si): idrologia. Bario (Ba), Stronzio (Sr) e Sodio (Na): velocità di deposizione della calcite. Fosforo (P): temperatura stagionale, attività vegetale e idrologia. Rame (Cu), Piombo (Pb), Bromo (Br), Yttrio (Y), Zinco (Zn): attività ed erosione del suolo. (Schema S. Verheyden) Titolo della lezione - Società Speleologica Italiana 2007 Gli archivi paleoclimatici in area carsica – Società Speleologica Italiana 2009

16 ELEMENTI IN TRACCE (2/2): PROCESSI
Aridità: tempi di permanenza dell’acqua di percolazione nella roccia calcarea, dissoluzione, Mg e Sr nelle acque e nelle stalagmiti. Precipitazione di calcite (prima di arrivare nella grotta): concentrazione di elementi nelle acque (con coefficiente di ripartizione <1) come Mg e Sr. Estrazione preferenziale di certi elementi. Dissoluzione differenziale di calcite e dolomite. Effetto pistonaggio quando l’acqua spinge fuori quella “vecchia” (carica in elementi) contenuta nelle fessure (vadosa). Concrezioni di aragonite nella Grotta Hoq sull’Isola di Socotra, Yemen, dove la piovosità è di circa 200 millimetri all’anno (foto S. Delaby) Titolo della lezione - Società Speleologica Italiana 2007 Gli archivi paleoclimatici in area carsica – Società Speleologica Italiana 2009

17 ISOTOPI STABILI (1/8) Gli isotopi sono elementi chimici di una stessa specie (quantità di protoni) che si differenziano tra loro solo per il numero di neutroni contenuti nel loro nucleo. Il carbonio 12 (12C) conta 6 protoni, 6 neutroni e 6 elettroni. Il 13C conta sempre 6 protoni e 6 elettroni, ma 7 neutroni. Questo isotopo è quindi un po’ più “pesante”. 12C e 13C sono isotopi stabili, mentre 14C è un isotopo radioattivo. Titolo della lezione - Società Speleologica Italiana 2007 Gli archivi paleoclimatici in area carsica – Società Speleologica Italiana 2009

18 GLI ISOTOPI STABILI DELL’OSSIGENO, DEL CARBONIO E DELL’IDROGENO
Gli isotopi sono presenti in natura in certe proporzioni. Ogni processo fisico (evaporazione) o chimico (precipitazione di calcite) cambia la proporzione (18O/16O, 13C/12C …) nella materia. Si parla di frazionamento isotopico. Titolo della lezione - Società Speleologica Italiana 2007 Gli archivi paleoclimatici in area carsica – Società Speleologica Italiana 2009

19 ISOTOPI STABILI (3/8) (18O/16O)sample - (18O/16O)standard
La composizione isotopica di un componente A è data in valori delta (d) espressi in millesimi (‰). Inoltre, se il d di una sostanza è basso, vuol dire che contiene più isotopi leggeri rispetto a una sostanza standard. The Delta-value (18O/16O)sample - (18O/16O)standard d18Osample (‰) = * 1000 (18O/16O)standard Standard: per i carbonati: PDB (belemnite della Formazione di Pee-Dee); per l’acqua e i carbonati: SMOW (Standard Mean Ocean Water, ossia valore medio dell’acqua oceanica). Titolo della lezione - Società Speleologica Italiana 2007 Gli archivi paleoclimatici in area carsica – Società Speleologica Italiana 2009

20 δ18O NEGLI SPELEOTEMI - TEORIA
ISOTOPI STABILI (4/8): δ18O NEGLI SPELEOTEMI - TEORIA Il d18O in una stalagmite dipende: dal d18O dell’acqua di percolazione (l’acqua della pioggia che si infiltra); dal frazionamento dell’ossigeno durante la precipitazione della calcite, processo che dipende dalla temperatura. Titolo della lezione - Società Speleologica Italiana 2007 Gli archivi paleoclimatici in area carsica – Società Speleologica Italiana 2009

21 CALCOLO DELLA TEMPERATURA
ISOTOPI STABILI (5/8): CALCOLO DELLA TEMPERATURA Il d18O dell’acqua di percolazione (acqua vadosa) corrisponde spesso a quella media annua dell’acqua piovana. In moltissime grotte poco o mediamente profonde: T grotta = T media annua dell’aria esterna se d18Oacqua è conosciuto e d18Ocalcite misurato, si può calcolare la Tmed. annua MA: spesso il d18O dell’acqua non è noto. Si utilizza una stima. d18O dell’acqua piovana presso Han-sur-Lesse e dell’acqua di percolazione nella Sala “du Dôme” della Grotta di Han, Han-sur-Lesse, Belgio (grafico S. Verheyden) Titolo della lezione - Società Speleologica Italiana 2007 Gli archivi paleoclimatici in area carsica – Società Speleologica Italiana 2009

22 δ18O NEGLI SPELEOTEMI - OSSERVAZIONI
ISOTOPI STABILI (6/8): δ18O NEGLI SPELEOTEMI - OSSERVAZIONI In pratica, il d18O nelle stalagmiti è spesso interpretato come dovuto a cambiamenti del d18O dell’acqua di percolazione e quindi dell’acqua piovana, che a sua volta dipende da una serie di fattori (temperatura, quantità di pioggia, direzione dei venti ...), legati al percorso compiuto dal vapore d’acqua dal luogo in cui è evaporato fino al punto in cui piove (circolazione atmosferica). 9 ± 14 anni prima del 2004 189 ± 19 888 ± 32 1604 ± 47 3068 ± 55 5380 ± 93 Altezza: 50 cm Stalagmite ‘la timide’, Grotta di Han, Han-sur-Lesse, Belgio, dalla stalagmite alla ‘serie temporale’ del d18O e d13C. Il grafico mostra le curve di due stalagmiti (foto e grafica S. Verheyden) Titolo della lezione - Società Speleologica Italiana 2007 Gli archivi paleoclimatici in area carsica – Società Speleologica Italiana 2009

23 δ13C NEGLI SPELEOTEMI - TEORIA
ISOTOPI STABILI (7/8): δ13C NEGLI SPELEOTEMI - TEORIA Il frazionamento del carbonio è influenzato molto meno dalla temperatura. Il d13C di speleotemi dipende dal tipo di vegetazione in superficie (incorporazione del C che viene dalla CO2 della respirazione delle piante). C3: gli alberi e le piante dei paesi in clima temperato. C4: piante di savana resistenti alla mancanza d’acqua; per esempio il mais. In genere una piccola quantità di C (0-20%) proviene dalla roccia carbonatica incassante. Fig.: S. Verheyden Titolo della lezione - Società Speleologica Italiana 2007 Gli archivi paleoclimatici in area carsica – Società Speleologica Italiana 2009

24 δ13C NELLE STALAGMITI - OSSERVAZIONI
ISOTOPI STABILI (8/8): δ13C NELLE STALAGMITI - OSSERVAZIONI Osservazione: in una regione con gli stessi tipi di piante il d13C varia: valori più negativi di d13C ↔ periodi che favoriscono la vegetazione e quindi la maggiore attività nel suolo ↔ più C “leggero” (preferibilmente 12C) nella stalagmite. Il d13C nella stalagmite di Villars segue i cicli di Dansgaard-Oeschger, episodi di riscaldamento e raffreddamento rapidi durante l’ultima era glaciale scoperti nei ghiacci della Groenlandia. Modificato da Genty et al., Nature 421: Titolo della lezione - Società Speleologica Italiana 2007 Gli archivi paleoclimatici in area carsica – Società Speleologica Italiana 2009

25 INCLUSIONI FLUIDI - Da qualche centimetro a qualche micrometro;
in media: molto variabile, intorno a 1 microlitro d’acqua per grammo di calcite; acqua di percolazione, quindi antica acqua di pioggia, intrappolata nella calcite; - analisi del d18O e del dD (delta deuterio) dell’acqua, quindi indirettamente dell’antica acqua di pioggia, da delle informazioni di tipo paleoclimatico. Inclusione in sezione sottile della colata HST-32, Han-sur-Lesse, Belgio (foto S. Verheyden) Alternanza di lamine ricche e povere in inclusioni fluidi nella colata HST-32, Han-sur-Lesse, Belgio (foto S. Verheyden) Grotta di Père Noël, Han-sur-Lesse, Belgio (foto D. Genty) Titolo della lezione - Società Speleologica Italiana 2007 Gli archivi paleoclimatici in area carsica – Società Speleologica Italiana 2009

26 LUMINESCENZA Si parla di fluorescenza e fosforescenza, rispettivamente, quando un campione emette della luce contemporaneamente a una sorgente d’eccitazione o dopo che essa viene spenta (UV, raggi-x, elettroni, calore ...). La fluorescenza da UV è spesso utilizzata per ricostruire delle variazioni nella copertura vegetale. La fluorescenza è prodotta da composti organici incorporati nella stalagmite. L’intensità di fluorescenza dipende dalla quantità e dalla massa delle molecole organiche presenti nella calcite. Le ali della farfalla sono una parte del pavimento di concrezione nella Jewel Cave, Black Hills, South Dakota. Il corpo non è carbonatico. Le ali in basso: fluorescenza (sotto UV) di un pavimento calcitico formata da acque di infiltrazione. Le ali in alto: fosforescenza (dotto UV e luce visibile). Le lamine sono delle variazioni d’intensità di luminescenza legate a delle variazioni nella quantità di materia organica incorporata, e indicano indirettamente l’attività vegetale in superficie. (foto Y. Shopov) Titolo della lezione - Società Speleologica Italiana 2007 Gli archivi paleoclimatici in area carsica – Società Speleologica Italiana 2009

27 MONITORAGGIO SOTTERRANEO
Un’interpretazione affidabile dei ‘proxy’ negli speleotemi necessita di una buona conoscenza del funzionamento idrologico, geochimico e climatologico della grotta. Il monitoraggio di diversi parametri (temperatura dell’aria e dell’acqua, stillicidio e portata di percolazione, PCO2 dell’aria, pH e conducibilità dell’acqua ....) forniscono dei parametri ‘proxy’ da mettere in relazione con il clima attuale. Monitoraggio nella Grotta di Père Noël, Han-sur-Lesse, Belgio (foto T. Urgyan) Titolo della lezione - Società Speleologica Italiana 2007 Gli archivi paleoclimatici in area carsica – Società Speleologica Italiana 2009

28 RICOSTRUZIONE DELLA PALEOGEOGRAFIA
L’età di una stalagmite indica un periodo in cui la tavola d’acqua si trovava a una quota inferiore di quella della stalagmite, in quanto essa si è formata al di fuori dell’acqua. La stalagmite fornisce quindi un’età superiore per l’incisione della valle vicina (o in genere del livello di base) e dà quindi informazioni sulle variazioni topografiche. Possono anche dare informazioni sulle inclinazioni subite dai blocchi di roccia sui quali si sono formate le stalagmiti stesse (foto). Sala della Pentecôte, Han-sur-Lesse, Belgio (foto S. Delaby) Titolo della lezione - Società Speleologica Italiana 2007 Gli archivi paleoclimatici in area carsica – Società Speleologica Italiana 2009

29 PROTEZIONI DEGLI SPELEOTEMI
Fino ad oggi la maggior parte delle analisi è distruttiva. Le tecniche recenti permettono di utilizzare quantità sempre più piccole e possono anche diventare non distruttive. Attualmente è diventato possibile analizzare una stalagmite, incollarla nuovamente e rimetterla nel posto dove è stata prelevata. Un’altra possibilità che permette di salvaguardare il paesaggio sotterraneo è di realizzare delle copie in resina delle stalagmiti prelevate. Stalagmite della Grotta de la Vilaine source, Namur, Belgio, dopo le analisi (1997) (foto S. Verheyden) Replica in gesso di una stalagmite della Grotte de Jeita, Libano (foto F. Nader) Titolo della lezione - Società Speleologica Italiana 2007 Gli archivi paleoclimatici in area carsica – Società Speleologica Italiana 2009

30 SEDIMENTI MOBILI Argille: < 2 micrometri
Silt: tra 2 e 62 micrometri  Sabbia: >62 mm e <2mm Ghiaia: >2 mm Si depositano sotto terra principalmente ad opera dell’acqua di percolazione e dei fiumi. L’analisi della composizione mineralogica e della struttura di questi depositi consente di ottenere delle informazioni sulle condizioni paleo ambientali e climatiche durante la loro deposizione. Galleria Aranzadi, Pierre St Martin, Francia (foto S. Verheyden) Titolo della lezione - Società Speleologica Italiana 2007 Gli archivi paleoclimatici in area carsica – Società Speleologica Italiana 2009

31 PARTICELLE E VELOCITÀ DI FLUSSO
Il diagramma di Hjulström illustra il comportamento delle particelle in funzione della loro grandezza e della velocità di flusso. Basse velocità: le particelle fini restano in sospensione, quelle più grandi si depositano. Alte velocità: le particelle anche grandi restano in sospensione. Una particella fine (~10-2mm) depositata in una certa corrente (0.1cm/s) necessita di una corrente molto più grande (~40cm/s) per poter essere rimessa in sospensione (erosione). Diagramma di Hjulström La granulometria dei depositi dà delle informazioni sulla velocità delle correnti, quindi indirettamente sulle condizioni climatiche. Titolo della lezione - Società Speleologica Italiana 2007 Gli archivi paleoclimatici in area carsica – Società Speleologica Italiana 2009

32 ANALISI GRANULOMETRICHE
L’analisi granulometrica consente di misurare la dimensione dei granuli di un sedimento. La ripartizione di granuli di dimensioni differenti (classe granulometrica) fornisce delle informazioni sulla storia del deposito, e in particolare sulle condizioni di sedimentazione. Si utilizza la tecnica dei setacci con una serie di filtri di dimensioni differenti. Per i granuli più piccoli, <2 micrometri, il metodo dei setacci non funziona più. Si utilizza allora la velocità di sedimentazione del sedimento in un liquido per dedurre la dimensione dei granuli (basata sulla Legge di Stokes). Le quantità relative di ciascuna classe granulometrica sono riportate sotto forma grafica. Un sedimento ben equilibrato assumerà una curva di Gauss. Titolo della lezione - Società Speleologica Italiana 2007 Gli archivi paleoclimatici in area carsica – Società Speleologica Italiana 2009

33 STRUTTURA DEI DEPOSITI
La struttura dei depositi fornisce delle informazioni sull’ambiente (fiume principale, affluente, infiltrazione), sul tipo di deposito (fluviale, lacustre, glaciale, eolico) e sul clima (poligoni di essiccamento – frammenti crioclastici). Sezione tipica in sedimenti fluviali. Si vede la successione di materiali (sabbie, argille) e lo spostamento laterale dei canali di scorrimento. Grotta della Vilaine Source (Belgio) (S. Verheyden, 2001. Tesi di Dottorato, non pubblicata, Vrije Univ. Brussel) Poligoni di essiccamento nella Hoq Cave, Socotra, Yemen (foto S. Verheyden) Titolo della lezione - Società Speleologica Italiana 2007 Gli archivi paleoclimatici in area carsica – Società Speleologica Italiana 2009

34 COMPOSIZIONE DEI MATERIALI E ORIGINE
NATURA DEI DEPOSITI: COMPOSIZIONE DEI MATERIALI E ORIGINE La composizione (mineralogia, caratteristiche chimiche) dei depositi detritici sotterranei dà delle informazioni sulla loro provenienza e quindi sulle direzioni di scorrimento ipogeo. Trou d’Haquin, Belgio, frana d’entrata (foto S. Verheyden) Titolo della lezione - Società Speleologica Italiana 2007 Gli archivi paleoclimatici in area carsica – Società Speleologica Italiana 2009

35 PER SAPERNE DI PIÙ FAIRCHILD I.J., SMITH C.L., BAKER A., FULLER L. SPOTL C. MATTEY D., McDERMOTT F. and EIMF. (2006), Modification and preservation of environmental signals in speleothems, Earth Science Reviews 75 (1-4), pp ; SASOWSKY I.D., MYLROIE J. (Eds) (2004), Studies of cave sediments. Physical and chemical records of paleoclimate, Kluwer Academic, New York, pp. 329; HILL C., FORTI P. (1997), Cave minerals of the World, Nat. Spel. Soc., pp. 464; FORD D., WILLIAMS P. (2007), Karst geomorphology and hydrology, Kluwer Academic, Dordrecht, pp. 562. Titolo della lezione - Società Speleologica Italiana 2007 Gli archivi paleoclimatici in area carsica – Società Speleologica Italiana 2009

36 CREDITI Questa lezione è stata coordinata da Sophie Verheyden
con la collaborazione di Martin van Breukelen, Serge Delaby, L. Bruce Railsback e Yavor Shopov. Tradotta in italiano da Jo De Waele. Per la parte fotografica si ringraziano i fotografi: Serge Delaby, Dominique Genty, Saskia Kars, Fadi Nader, L. Bruce Railsback, Yavor Shopov, Thomas Urgyan e Sophie Verheyden. I disegni sono stati preparati da Sophie Verheyden. © Società Speleologica Italiana Ogni parte di questa presentazione può essere riprodotta sotto la propria responsabilità, purché non se ne stravolgano i contenuti. Si prega di citare la fonte. Gli archivi paleoclimatici in area carsica – Società Speleologica Italiana 2009 Il Processo Carsico - Società Speleologica Italiana 2007 Titolo della lezione - Società Speleologica Italiana 2007 36 36


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