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“PASSA LA NAVE MIA COLMA D’OBLIo”
Pioggia di lagrimar, nebbia di sdegni Bagna et rallenta le già stanche sarte, Che son d’error con ignorantia attorto. Celansi i duo mei dolci usati segni; Morta fra l’onde è la ragion et l’arte, Tal ch’incomincio a desperar del porto. “PASSA LA NAVE MIA COLMA D’OBLIo” Passa la nave mia colma d’oblio Per aspro mare, a mezza notte il verno, Enfra Scilla et Caribdi; et al governo Siede’l signore, anzi’l nimico mio. A ciascun remo un penser pronto et rio Che la tempesta e’l fin par ch’abbi a scherno; La vela rompe un vento humido eterno Di sospir’, di speranze et di desio.
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Contestualizzazione poesia
zona del Canzoniere CLXXXIX dedicata a Laura Scritto in occasione di una malattia di Laura. Funzione preannunciare il trauma della sua morte Definisce la difficile condizione esistenziale e morale del poeta attraverso l’allegoria classica della navigazione originalità di termini del mondo marinaresco per descrivere la navigazione (nave,remo,tempesta, vela , vento,nebbia…) imbarcazione portata a cercare il pericolo anziché fuggirlo Contraddizione condizione della vita dell’ autore.
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Analisi Sonetto con rime secondo lo schema ABBA,ABBA,CDE,CDE
(vv ) D e E creano una consonanza (“sarte” – “attorto” ) (v. 8) allitterazione ( “di sospir di speranze e di desio” ) (vv. 7-8) enjambement ( “eterno” – “di sospir” ) Uso costante del tempo presente non si fa nessun riferimento ad avvenimenti passati, ma il poeta mette soprattutto in evidenza la sua attuale condizione esistenziale e morale
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Spiegazione della metafora
Sistema di metafore NAVIGAZIONE = CONDIOZIONE DEL POETA Perché la metafora? Mostrare la condizione psicologica astratta Narrare dinamicamente ciò che sarebbe narrato in modo statico UOMO NAVE VITA IN QUEL MOMENTO MARE PIENO DI PERICOLI FORZE DELLE PASSIONI/SOSPIRI VENTO TEMPESTOSO PENSIERI DOLOROSI MUOVONO I REMI LACRIME PIOGGIA SGEGNO NEBBIA OCCHI DI LAURA STELLE (VIA DA SEGUIRE) SALVEZZA PORTO (SUPERAMENTO DELLA TEMPESTA) AL TIMONE AMORE SARTIE FORZE POSITIVE E RAZIONALI DELL’ANIMA STANCHE DI SENTIMENTI PASSIONALI, ORMAI CONQUISTATE DA SBAGLI E DA IGNORANZA
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MITO DI SCILLA E CARIDDI
Collegamenti Il sistema delle metafore non è costruito arbitrariamente gli antichi accostavano la vita alla navigazione Petrarca richiama il mito di Scilla e Cariddi Scilla e Cariddi Scilla e Cariddi . MITO DI SCILLA E CARIDDI Due mostri mitologici che rendevano pericoloso il passaggio dello stretto di Messina insidioso per le correnti soprattutto con mare agitato
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L’allegoria della nave presso gli antichi
Alceo è stato un poeta greco antico, vissuto tra il VII e il VI secolo A.C. Platone (Atene, 428 a.C./427 a.C. – Atene, 348 a.C./347 a.C.) è stato un filosofo ateniese l'allegoria della nave Non capisco il tumulto dei venti: infatti, un’onda si avvolge di qua ed una di là, e noi nel mezzo siamo trascinati con la nera nave, assai travagliati per la grande tempesta: l’acqua della sentina supera la base dell’albero, mentre la vela è già tutta squarciata e grandi brandelli ne pendono: si allentano le sartie… La Repubblica Attraverso l’allegoria della nave Socrate spiega ciò che accade negli Stati esistenti, governati da demagoghi.
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<<Tutta la mia fiorita et verde etade>>
Laura incorona Petrarca con la corona d’alloro <<Tutta la mia fiorita et verde etade>> [CCCXV]
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Tutta la mia fiorita et verde etade Passava, e ‘ntrepidir sentia già ‘l foco Ch’arsr il mio core, et era giunto al loco Ove scende la vita ch’al fin cade. Petrarca e Laura Tutta la mia età fiorite verde (la giovinezza) Terminava, e sentivo già intiepidirsi il fuoco Che arse il mio cuore, ed ero giunto al momento In cui la vita scende, che in fine cade (la morte). Incontro tra Petrarca e Laura
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Già incominciava a prender securtate la mia cara nemica a poco a poco De’ suoi sospetti, et rivolgeva in gioco Mie pene acerbe sua doloce honestade. Petrarca nello scrittoio ammira il ritratto di Laura La mia cara nemica a poco a poco Già incominciava a tranquillizzarsi Dei suoi sospetti, e la sua dolce onestà Trasformava in gioia le mie aspre sofferenze.
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Presso era ‘l tempo dove Amor si scontra Con Castitate, et agli amanti è dato Sedersi insieme, et dir che lor incontra. Petrarca e Laura Era vicino il momento in cui Amore Si incontra con la Castità, e agli amanti è concesso Di sedersi insieme, e dir che accade loro. Petrarca e Laura
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Morte ebbe invidia al mio felice stato, Anzi a la speme; et feglisi a l’incontra A mezza via come nemico armato. Petrarca col Dolore affianco, abbandonato dalla speranza lacera i suoi scritti La morte provò invidia per il mio stato felice, Anzi per la mia speranza (di felicità); e gli si fece incontro A mezza via come un nemico armato Il sepolcro di Laura
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Amore di Petrarca e Non-Amore di Laura
Interpretazione Tema della contrapposizione (es. sospetti vs securtate; pene acerbe vs gioco…) Conclusione fallimentare intervento della morte che infrange un sogno fallimento del progetto di felicità determinato amore (in un primo tempo) morte 2 stagioni differenti della vita di Petrarca che corrispondono a 2 modi differenti di concepire l’amore L’amore può essere realizzato accettando il compromesso dell’onestà di Laura ( no all’amore impetuoso e passionale giovanile, si ad un amore maturo) Amore di Petrarca e Non-Amore di Laura amore reciproco
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<<I’vo piangendo i miei passati tempi>>
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Ultimo sonetto del ‘’Canzoniere’’.
Rinnegamento dell’amore erotico e ricerca di una dimensione religiosa L’autore chiede aiuto alla Madonna per distaccarsi dall’esperienza troppo umana. Schema ABBA ABBA CDC CDC
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‘’I’vo piangendo i miei passati tempi i quai posi in amar cosa mortale, senza levarmi a volo, abbiend’io l’ale, per dar forse di me non bassi exempli.’’ L’autore si pente di non essere riuscito a distaccarsi dall’amore terreno pur avendone le qualità. FIGURE RETORICHE. ‘’L’ale’’ è una metafora, infatti indica ‘’i mezzi’’, ‘’le qualità’’. Serie negativa: ‘’mortale’’ (Vv.2), ‘’senza levarmi a volo’’ (Vv.3), ‘’non bassi’’(Vv.4)
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‘’ Tu che vedi i miei mali indegni et empi Re del cielo invisibile immortale, soccorri a l’alma disviata et frale, e ‘l suo defecto di Tua gratia adempi: ‘’ L’autore chiede a Dio di soccorrerlo e di curare i suoi errori attraverso la sua grazia. FIGURE RETORICHE Latinismo: ‘’defecto’’ (Vv.8) deriva dal latino ‘’deficio’’. Continua la serie negativa: ‘’ mali indegni et empi’’(Vv.5), ‘’alma disviata et frale’’ (Vv.7), ‘’defecto’’ (Vv.8). Inizio di una serie positiva: ‘’Re del cielo invisibile immortale’’ (Vv.6). Contrapposizione ‘’mortale’’(Vv.2)-’’immortale’’ (Vv.6)
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‘’sì che s’io vissi in guerra et in tempesta, mora in pace et in porto; et se la stanza fu vana, almen sia la partita honesta. A quel poco di viver che m’avanza et al morir, degni essere tuaman presta: Tu sai ben che’n altrui non ò speranza’’ L’autore chiede di nuovo aiuto a Dio per trovare un comportamento più distaccato dall’amore terreno almeno prima di morire. Egli ripone la sua speranza solo in Dio. SIGNIFICATO DELLE PAROLE. GUERRA: lotta tra desideri contrastanti TEMPESTA: agitazione psicologica INUTILITA’: mancato progresso in direzione del cielo PACE: serenità interiore raggiunta con il conseguimento della salvezza.
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Troviamo nel testo molte contrapposizioni: PACE – GUERRA
INDEGNI – DEGNI MORTALE – IMMORTALE la funzione di queste contrapposizioni è di insistere sul rovesciamento. Ai valori della vita terrena si oppongono i valori celesti. TEMA DELLA CONVERSIONE
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«SOLO ET PENSOSO» Solo e pensoso i più deserti campi vo mesurando a passi tardi e lenti, e gli occhi porto per fuggire intenti ove vestigio uman l'arena stampi. Altro schermo non trovo che mi scampi dal manifesto accorger de le genti; perché ne gli atti d'alegrezza spenti di fuor si legge com'io dentro avampi; sì ch'io mi credo omai che monti e piagge e fiumi e selve sappian di che tempre sia la mia vita, ch'è celata altrui. Ma pur sì aspre vie né si selvagge cercar non so ch'Amor non venga sempre ragionando con meco, et io co llui.
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FIGURE RETORICHE DITTOLOGIA SINONIMICA: ‘’solo et pensoso’’ (v.1), ’’tardi et lenti’’ (v.2), ’’ aspre…selvagge’’ (v.12) METAFORA: ’’si legge’’ (v.8) PERSONIFICAZIONE: ’’amore’’, ’’monti’’, ’’ pianure’’, ’’fiumi’’, ’’boschi’’ ENJAMBEMENTS:(vv.1/2 ) ’’i più deserti campi vo mesurando’’ ANASTROFE:(v. 3) ’’et gli occhi porto per fuggire intenti’’ CHIASMO: (v.14) ’’ragionando con meco, et io co-llui’’ ASSONANZA: ‘’solo et pensoso/schermo e manifesto’’ ANTITESI: ‘’spenti/avampi, fuor/dentro’’ (dualismo interiorità/esteriorità)
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COLLOCAZIONE Rerum vulgarium fragmenta (Canzoniere) , numero XXXV DATAZIONE Composto prima del 16 Novembre 1337 SCHEMA METRICO Struttura metrica : sonetto Rima: ABBA-ABBA-CDE-CDE (incrociata nelle quartine e ripetuta nelle terzine) 21
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CONTENUTO E’ una lirica d’amore che esprime il travaglio interiore del poeta. Egli vaga tra luoghi desolati (proprio come il suo stato d’animo) alla ricerca di un luogo solitario dove dare pace ai propri tormenti interiori. Vuole fuggire allo sguardo umano per nascondere il suo sentimento, tanto forte che non può essere celato alla natura, ma Amore lo insegue ovunque e «insieme» ragionano. TEMI La ricerca della solitudine, il contatto con la natura, il dialogo interiore con i propri sentimenti.
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ANALISI DELLE IMMAGINI
FUOCO: “ com’io dentro avampi” l’amore, come già avveniva nell’ambito cortese e della Scuola Siciliana, viene paragonato a un fuoco che brucia AMORE: “cercar non so ch’Amor…ragionando con meco et io co llui” personificazione del sentimento, tanto che il Petrarca si ritrova a colloquiare con l’Amore. Il pensiero d’amore è instancabile inseguitore da cui non si ha scampo
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OCCHI: ‘’ e gli occhi porto per fuggire intenti’’
Già utilizzati in precedenza da Cavalcanti come strumento essenziale per l’innamoramento, qui servono per fuggire dai luoghi popolati, per evitare la gente PAESAGGIO: “ monti e piagge e fiumi e selve sappian di che tempre sia la mia vita “ Il paesaggio diventa l’equivalente dello stato d’animo del soggetto lirico
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COLLEGAMENTO CON ALTRE OPERE/CORRENTI LETTERARIE
MONDO CORTESE AMBITO SICILIANO AMPLIAMENTO RISPETTO A TRADIZIONE CORTESE: Petrarca vuole tutelare la propria interiorità oltre a quella dell’amata (Andrea Cappellano) CAVALCANTI: - Tema della solitudine come in ‘’Perch’i no spero di tornar giammai’’, che si ritrova in seguito in Leopardi. - Teatralizzazione: in Cavalcanti gli attori del teatro delle sue poesie sono occhi, mente, cuore; in Petrarca sono: Petrarca stesso (il soggetto lirico), il paesaggio, gli altri uomini, l’amore. DALL’ESTERNO, DAI GESTI DEL POETA (‘’atti d’alegrezza spenti di fuor si legge com’io dentro avampi’’ ) SI PERCEPISCE L’AMORE CHE ARDE DENTRO DI LUI
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ATTUALIZZAZIONE E INTERPRETAZIONE
SINTOMI DA INNAMORAMENTO: ’’solo et pensoso’’, ’’passi tardi et lenti’’, ’’atti dell’alegrezza spenti’’; sono i tipici tratti depressivi ed inquieti, unitamente all’avvampare interiore, riscontrabili nell’uomo del mondo classico ma anche nell’uomo attuale in alcuni momenti dell’innamoramento. SITUAZIONE GENERICA E ASTRATTA: il paesaggio e l’io lirico sono indeterminati; non si precisa né luogo, né tempo, né oggetto dell’amore, né perché il soggetto viva quella situazione interiore GRANDE INTROSPEZIONE INTERIORE: l’ ’’IO’’ lirico al centro, parlando del suo amore Petrarca parla di sé L’ AMORE come instancabile inseguitore: nemmeno le vie ’’aspre e selvagge’’ possono allontanare il poeta dall’amore, pensiero continuo che non dà pace.
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GIACOMO LEOPARDI Giacomo Leopardi è uno dei più importanti poeti italiani dell’Ottocento e una delle principali figure del Romanticismo. Tra le sua vasta produzione letteraria si ricordano «Lo Zibaldone» e gli «Idilli» Nelle sue poesia ricorrono i temi del dolore, sfociante nella sua visione pessimistica, e la solitudine, risultato di contraddizioni profonde che il poeta vive con sofferenza posto com'è fra il desiderare ed il "non curare", tra il sapere quali sono i beni della vita ("sollazzo", "riso", "amore", etc..) e il non cercarli, tra il trascurare la giovinezza e il rifiutare la vecchiaia.
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