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Eugenio Montale Il poeta senza risposte a Genova, il 12 ottobre 1896 Giuseppina Ricci Domenico Montale 6 figli Appartenente alla media borghesia genovese.

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1 Eugenio Montale Il poeta senza risposte a Genova, il 12 ottobre 1896 Giuseppina Ricci Domenico Montale 6 figli Appartenente alla media borghesia genovese Comproprietario di una ditta di prodotti chimici, tra l’altro fornitrice della Veneziani Spa, l’azienda in cui lavorava Italo Svevo Il giovane Italo Svevo l’ultimo dei quali nasce…. è Eugenio Montale A Monterosso, nelle Cinque Terre, il padre acquista una villa in cui la famiglia trascorre le vacanze. Questi luoghi lasceranno tracce profonde nella memoria del futuro poeta

2 Eugenio Montale La biografia Montale è stato definito il poeta dalla biografia “inutile” La sua vita è povera di eventi e non sembra avere attinenze significative con il contenuto della sua opera Tre sono i fatti significativi della sua infanzia/giovinezza: Il paesaggio aspro della Liguria Le lezioni di canto lirico con il baritono Ernesto Sivori Le frequentazioni intellettuali 1917 È chiamato alle armi e a Parma conosce Sergio Solmi 1919 Ottiene il congedo; a Torino frequenta vari scrittori, tra cui Camillo Sbarbaro 1922 Debutta in poesia con la raccolta Accordi, pubblicata sulla ri- vista «Primo tempo» 1925 Pubblica Ossi di seppia e firma il Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce 1926 Dopo avere recensito positivamente il suo romanzo, incon- tra Svevo; stringe amicizia anche con Pound e Saba 1927 Ottiene un impiego a Firenze presso l’editore Bemporad; co- nosce Drusilla Tanzi, che diverrà sua moglie solo nel 1962 1929 Diventa direttore del Gabinetto Vieusseux 1938 Per ostilità al regime, viene destituito dall’incarico

3 Eugenio Montale 1943 Vive a Firenze e, grazie all’intercessione di Contini, pubblica in Svizzera la raccolta Finisterre La biografia 1945 È cofondatore del quindicinale «Il Mondo», che dirige fino al 1947; risale a questi anni il suo interesse per la pittura Pescatori a secco Autoritratto Pulcinella 1948 È assunto dal «Corriere della Sera» e perciò si trasferisce a Milano Anni ’50 Cresce la sua fama internazionale: è considerato il maggiore poeta ita- liano vivente, modello di cultura laica e liberale 1967 È nominato senatore a vita 1975 Gli viene assegnato il premio Nobel per la letteratura 1980 Esce l’edizione critica della sua intera opera 1981 Muore a Milano il 12 settembre

4 Eugenio Montale L’opera in versi Ossi di seppia (1925/28) Le occasioni (1939) La bufera e altro (1956) Satura (1971) In limine Movimenti (13 testi) Ossi di seppia (22) Mediterraneo (9) Meriggi e ombre (15) Riviere Il balcone Parte I (17 testi) Mottetti (20) Tempo di Bello- sguardo (3) Parte IV (15) Finisterre (15 testi) Dopo (3) Intermezzo (1 poe- sia, 2 prose) «Flashes» e dedi- che (15) Silvae (11) Madrigali privati (5, poi 8) Conclusioni prov- visorie (2) Il tu Botta e risposta Xenia I (15 testi) Xenia II (15) Satura I (14) Satura II (52) L’opera in prosa Prosa d’arteSaggistica/giornalismo Auto da fé (1966) Fuori di casa (1969) Prime alla Scala (1981) La farfalla di Dinard (1956) Trentadue variazioni (1973)

5 Eugenio Montale Ossi di seppia Già il titolo fornisce alcune importanti informazioni di base: L’ambientazione marina La scarnificazione dello stile L’uso del correlativo-oggettivo Gli ossi di seppia rappresentano il poco che resta della vita scarnificata dal tempo Oh allora sballottati come l'osso di seppia dalle ondate svanire a poco a poco; diventare un albero rugoso od una pietra levigata dal mare; nei colori fondersi dei tramonti; sparir carne per spicciare sorgente ebbra di sole, dal sole divorata... Erano questi, riviere, i voti del fanciullo antico che accanto ad una rósa balaustrata lentamente moriva sorridendo. (Riviere, Ossi di seppia) Risulta evidente la prospettiva pessimistica del poeta, che si ricollega alla tradizione filosofica di Leopardi e Schopenhauer E fieramente mi si stringe il core, A pensar come tutto al mondo passa, E quasi orma non lascia. (Leopardi, La sera del dì di festa) Montale aderisce a un “materialismo” agnostico, rifiutando ogni retorica e pretesa di verità I bersagli polemici sono essenzialmente d’Annunzio e il Simbolismo Ascoltami, i poeti laureati si muovono soltanto fra le piante dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti. Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi fossi dove in pozzanghere mezzo seccate agguantano i ragazzi qualche sparuta anguilla: le viuzze che seguono i ciglioni, discendono tra i ciuffi delle canne e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni. (I limoni, Ossi di seppia) Non a caso alcuni critici hanno interpretato la struttura della raccolta come un’anti-Alcyone Il racconto di un’estate in Liguria, durante la quale il poeta vaga nella vana ricerca di qualche presenza metafisica, trovando solo ossi, sterpi, residui morti di una vita passata Spesso il male di vivere ho incontrato: era il rivo strozzato che gorgoglia, era l'incartocciarsi della foglia riarsa, era il cavallo stramazzato. Bene non seppi, fuori del prodigio che schiude la divina Indifferenza: era la statua nella sonnolenza del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato. (Ossi di seppia)

6 Eugenio Montale Il «male di vivere» Gli ossi di seppia incarnano in un correlativo oggettivo il male di vivere, che sta alla base della poetica montaliana Il male di vivere non è un “qualcosa”, ma un “nulla”: un vuoto assoluto di senso L’impossibilità di dire qualcosa di vero e definitivo Volli cercare il male che tarla il mondo, la piccola stortura d’una leva che arresta l’ordigno universale; e tutti vidi gli eventi del minuto come pronti a disgiungersi in un crollo. (Ossi di seppia, Mediterraneo) La tensione frustrata verso la ricerca di senso L’incompiutezza e l’inadeguatezza di tutte le esperienze di vita La negatività che pervade ogni aspetto dell’esistenza Ma, leopardianamente, il poeta non si arrende alla negatività del reale: non cede al nichilismo La poesia è tensione continua verso il senso: ricerca del «varco» Per quanto inefficace come strumento conoscitivo, la poesia è prezioso mezzo comunicativo Avrei voluto sentirmi scabro ed essenziale siccome i ciottoli che tu volvi, mangiati dalla salsedine; scheggia fuori dal tempo, testimone di una volontà fredda che non passa. Altro fui: uomo intento che riguarda in sé, in altrui, il bollore della vita fugace uomo che tarda all'atto, che nessuno, poi, distrugge. Volli cercare il male che tarla il mondo, la piccola stortura d'una leva che arresta l'ordegno universale; e tutti vidi gli eventi del minuto come pronti a disgiungersi in un crollo. Seguìto il solco di un sentiero m'ebbi l'opposto in cuore, col suo invito; e forse m'occorreva il coltello che recide, la mente che decide e si determina. Altri libri occorrevano a me, non la tua pagina rombante. Ma nulla so rimpiangere: tu sciogli ancora i groppi interni col tuo canto. Il tuo delirio sale agli astri ormai. (Ossi di seppia, Mediterraneo)

7 Eugenio Montale Il «varco» Tu chiedi se così tutto vanisce in questa poca nebbia di memorie; se nell'ora che torpe o nel sospiro del frangente si compie ogni destino. Vorrei dirti che no, che ti s'appressa l'ora che passerai di là dal tempo; forse solo chi vuole s'infinita, e questo tu potrai, chissà, non io. Penso che per i più non sia salvezza, ma taluno sovverta ogni disegno, passi il varco, qual volle si ritrovi. Vorrei prima di cedere segnarti codesta via di fuga labile come nei sommossi campi del mare spuma o ruga. Ti dono anche l'avara mia speranza. A' nuovi giorni, stanco, non so crescerla: l'offro in pegno al tuo fato, che ti scampi. Il cammino finisce a queste prode che rode la marea col moto alterno. Il tuo cuore vicino che non m'ode salpa già forse per l'eterno. (La casa sul mare, Ossi di seppia) Con questa poesia, si chiudono gli Ossi Dal punto di vista narrativo, la passeggiata estiva, che costituisce la spina dorsale della raccolta, è arrivata a un punto cieco: il mare Metaforicamente, questo significa che la ricerca di senso del poeta ha portato a un nulla di fatto: egli non è riuscito a trovare il «varco». È tracciato il percorso delle Occasioni Vedi, in questi silenzi in cui le cose s'abbandonano e sembrano vicine a tradire il loro ultimo segreto, talora ci si aspetta di scoprire uno sbaglio di Natura, il punto morto del mondo, l'anello che non tiene, il filo da disbrogliare che finalmente ci metta nel mezzo di una verità. (I limoni, Ossi di seppia) L’imperfezione della realtà che permette di scoprirne i segreti L’alternativa, la via di fuga, il passaggio a una dimensione non precaria dell’esistenza Coincide con le occasioni, ovvero quei miracolosi momenti di pienezza esistenziale

8 Eugenio Montale Le occasioni R. Magritte, Il telescopio, 1963, olio su tela (Houston, The Menil Collection) Rari momenti della vita in cui sembra aprirsi uno squarcio, che tuttavia il poeta non riesce mai ad attraversare ricordi incontri dialoghi Coerentemente con l’argomento della raccolta, la lingua si fa più concentrata ed ermetica. La comunicazione diventa difficile Attenzione però: non si tratta di vero Ermetismo, perché: è estranea a Montale ogni idea di poesia come conquista dell’assoluto; Montale rifiuta il metodo ungarettiano dell’analogia, per lo più emotiva; la sua poesia è, al contrario, ragionativa, speculativa, raziocinante; l’oscurità di Montale non è passione per l’ambiguità, ma ricerca di senso.

9 Eugenio Montale La donna angelo Recupero della tradizione stilnovistica È tra le principali “occasioni” della raccolta Rappresenta: il riscatto dalla mediocrità una fragilità da salvare un mistero da tenere celato la distanza del poeta dal presente Ti libero la fronte dai ghiaccioli che raccogliesti traversando l’alte nebulose; hai le penne lacerate dai cicloni, ti desti a soprassalti. Mezzodì: allunga nel riquadro il nespolo l’ombra nera, s’ostina in cielo un sole freddoloso; e l’altre ombre che scantonano nel vicolo non sanno che sei qui. (Le occasioni, Mottetti) Ma anche questa presenza è inutile, perché: si tratta di una divinità ferita è spesso relegata al passato della memoria si esplica in un non-incontro, un atto mancato il poeta non può seguire la donna La presenza della donna angelo s’intensifi- cherà nella raccolta successiva.

10 Eugenio Montale La bufera e altro allusione alla guerra la forza devastante della natura il tempo che tutto travolge Incarnazione del male di vivere

11 Eugenio Montale Genere della poesia latina dai temi moralistici o comici, che mette alla berlina, con toni che vanno dall’ironia pacata fino all’aspra invettiva, costumi e atteggiamenti umani. Xenia Brevi componimenti dedicati alla moglie morta. In latino gli xenia sono i doni inviati agli ospiti. Già il poeta Marziale aveva scritto un gruppo di epigrammi con questo nome Satura Dopo la Bufera, il poeta riprende contatto con la realtà Il riavvicinamento alla quotidianità comporta la scelta di un linguaggio più semplice e ironico L’abbassamento di livello concettuale comporta una nuova identità del poeta: un conservatore risentito, che guarda con sarcasmo alla realtà Montale afferma che la «morte di Dio» non por- ta a una nuova libertà, ma alla perdita dei valori

12 Eugenio Montale L’ultimo Montale Il genere della satira è quello che si rivela più adatto a descrivere gli anni del boom economico Diario del ’71 e del ’72 (1973) Quaderni di quattro anni (1977) Diario postumo (1990) Altri versi in Opera in versi (1980) Prevale la forma “epistolare” o comunque la tenden- za a fare della poesia un dialogo fittizio Si accentua la sfiducia nella poesia: un «buco» che diventa «voragine». La musa «indossa i panni dello spaventacchio» Crescono il distacco del poeta dalla contemporaneità e l’ironia polemica contro il nascente Neopositivismo


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