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PubblicatoGaetana Casati Modificato 8 anni fa
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1 Strategie metodologico-didattiche per l’integrazione e l’inclusione Prof. Domenico Milito 16 marzo 2015 TFA II ciclo (6 CFU) Insegnamento Didattica e Pedagogia speciale
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2 Prof. Domenico Milito Indice - Premessa - I compagni di classe: risorsa fondamentale - La classe - Strategie metodologico-didattiche per l’integrazione e l’inclusione - Didattica metacognitiva - Strategie per incrementare i comportamenti adeguati già presenti (o non presenti) nel repertorio dell’allievo - Strategie di adattamento al contesto e costruzione dello sfondo integratore
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3 Prof. Domenico Milito Dare vita a un ambiente di apprendimento inclusivo implica configurare la classe come comunità di pratica e la scuola come comunità educante. Solo a tale condizione è possibile adottare strategie e tecniche nel rispetto della personalità di ogni alunno da considerare nella sua dimensione unitaria e integrale. Premessa
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4 Prof. Domenico Milito Comunità educante e scuola inclusiva La scuola è ambiente educativo: in quanto tale gode di un clima che lascia trasparire i principi e i valori in cui credere; testimoniarli nella pratica quotidiana è la più scontata conseguenza. In quanto inclusiva la scuola non può che rispecchiare la cultura del rispetto dell’altro e della valorizzazione della diversità.
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5 Prof. Domenico Milito La classe È vera “comunità” di relazioni se all’interno è caratterizzata da: - senso di appartenenza - stima reciproca -possibilità di contribuire con le proprie capacità - esistenza di diritti e responsabilità per il benessere degli altri
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6 I compagni di classe Risorsa fondamentale per l’integrazione e l’inclusione in grado di determinare rapporti di solidarietà e di interazione di cui si giovano tutti gli allievi (non solo quelli in difficoltà) Prof. Domenico Milito
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7 La classe come comunità di pratica Richiama il paradigma antropologico ed epistemologico degli “ambienti naturali” di apprendimento tipici delle società tradizionali
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8 Prof. Domenico Milito Nella comunità di pratica l’apprendimento poggia su quattro assi portanti: - esperienza significativa - fare pratico - appartenenza a una comunità - identità in divenire
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9 Prof. Domenico Milito Le strategie metodologico-didattiche per l’inclusione: cooperative learning, tutoring, prosocialità, didattica metacognitiva
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Cosa significa cooperare Lavorare insieme per raggiungere obiettivi comuni All’interno di situazioni cooperative la persona cerca di perseguire risultati che vadano a vantaggio suo e di tutti i collaboratori Prof. Domenico Milito 10
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Prof. Domenico Milito L’apprendimento cooperativo Approccio didattico fondato sul funzionamento di piccoli gruppi in cui gli alunni lavorano insieme, migliorando reciprocamente l’apprendimento 11
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Tecnica di intervento basata sul presupposto che stando bene a scuola si riesce ad agire con protagonismo e successo nelle attività intraprese Permette l’instaurazione di un clima che favorisce l’agire comune, tendendo, in maniera fortemente motivata, al raggiungimento degli obiettivi comuni Il cooperative learning Prof. Domenico Milito 12
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Il tutoring Consiste nel coinvolgimento di allievi in funzione di tutor Muove dalla consapevolezza che si può svolgere un ruolo importante nel favorire l’attività di un’altra persona Prof. Domenico Milito 13
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14 L’efficacia del tutoring - Permette istruzione individualizzata - Persegue obiettivi sociali di integrazione - Incentiva negli alunni atteggiamenti positivi verso la scuola - Aumenta la considerazione di sé e la sensibilità per gli altri - Incrementa interazioni positive e appropriate tra i membri della classe Prof. Domenico Milito
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15 Il tutoring Progetto di collaborazione che esclude modelli di educazione rivolti “in negativo” solo al deficit (che creano inevitabilmente segregazione); opta per modelli che perseguono l’inclusione di tutti gli alunni e il successo di ciascuno Prof. Domenico Milito
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La prosocialità Promozione di azioni che, senza ricercare gratificazioni estrinseche o materiali, favorisce in persone o gruppi il raggiungimento di obiettivi sociali positivi aumenta la possibilità di avvio di una reciprocità positiva e solidale nelle relazioni interpersonali conseguenti, tutela, comunque, l’identità, la creatività e l’iniziativa delle persone o dei gruppi coinvolti (Roche, 1999) Prof. Domenico Milito 16
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17 La prosocialità La messa in atto di azioni prosociali di aiuto nei confronti di compagni in difficoltà dipende da una serie di condizioni che fanno riferimento al possesso di: 1. Abilità cognitive 2. Assertività 3. Empatia 4. Autocontrollo Prof. Domenico Milito
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18 1. Abilità cognitive Esigenza di: capacità di leggere ed interpretare il bisogno del compagno valutazione e conseguente accettazione del costo connesso all’emissione della condotta prosociale monitoraggio degli effetti e delle conseguenze della propria azione su di sé, sul compagno e su eventuali altre persone Prof. Domenico Milito
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19 2. Assertività Descrive la capacità della persona di affermare e perseguire i propri obiettivi con modalità socialmente adeguate e rispettose dell’interlocutore Prof. Domenico Milito
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20 3. Empatia (o sensibilità interpersonale) E’ la capacità di: - discriminare - comprendere -assumere il punto di vista dell’altro (del compagno con bisogni educativi speciali), dal punto di vista sia cognitivo che emozionale Prof. Domenico Milito
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21 4. Autocontrollo Essenziale per la promozione e lo sviluppo di azioni prosociali quando una persona deve scegliere tra due comportamenti, alternativi e incompatibili, dei quali uno offre la possibilità di gratificazione immediata, quella persona attua un autocontrollo se sceglie l’alternativa meno gratificante; adotta, cioè, il comportamento che avrebbe minori probabilità di comparsa (P. Meazzini) Prof. Domenico Milito
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La didattica metacognitiva L’attenzione dell’insegnante non è tanto rivolta all’elaborazione di materiali o metodi nuovi per “insegnare come fare a”, quanto al formare quelle abilità mentali superiori di autoregolazione che vanno al di là dei semplici processi cognitivi primari Prof. Domenico Milito 22
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23 L’approccio metacognitivo Consente agli insegnanti di non separare i necessari interventi di recupero o sostegno individualizzato dalla didattica normale rivolta all’intera classe Tale approccio: - si fonda su un comune riferimento metodologico (la metacognizione e le strategie cognitive) - utilizza una serie di collegamenti operativi tra insegnamento normale e speciale e tra gli alunni (tecniche di insegnamento reciproco, apprendimento cooperativo, tutoring) Prof. Domenico Milito
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La metacognizione Approccio metodologico che si riferisce fondamentalmente a: Conoscenza metacognitiva (consapevolezza del soggetto rispetto ai propri processi cognitivi) Processi metacognitivi di controllo (consapevolezza del soggetto rispetto all’attività di controllo esercitata sui suddetti processi) Prof. Domenico Milito 24
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25 a) Conoscenza metacognitiva È riconducibile alle idee che una persona sviluppa sul suo funzionamento mentale, includendo impressioni, intuizioni, nozioni, sentimenti, autopercezioni (C. Cornoldi) Prof. Domenico Milito
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26 b) Processi metacognitivi di controllo Riguardano la capacità di verificare l’andamento della propria attività mentale e di mettere in atto particolari strategie di controllo Prof. Domenico Milito
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27 La didattica metacognitiva È efficace per: - affinamento di competenze trasversali (attenzione, memoria, metodo di studio) - apprendimento di abilità prettamente curricolari, (lettura e comprensione del testo, matematica, scrittura) Prof. Domenico Milito
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28 Scopo della didattica metacognitiva Offrire agli allievi opportunità di imparare a: - interpretare, organizzare e strutturare le informazioni ricevute dall’ambiente - sviluppare la capacità di riflettere su tali processi per diventare sempre più autonomi nell’affrontare situazioni nuove Prof. Domenico Milito
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29 Ottica del docente Non è tanto rivolta all’elaborazione di materiali e metodi nuovi per “imparare a fare”, bensì a formare quelle abilità mentali sovraordinate che vanno al di là dei semplici processi primari (es.: leggere, scrivere, ricordare) Prof. Domenico Milito
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30 Ruolo del docente L'approccio metacognitivo riserva un ruolo fondamentale al docente: facilitatore di cambiamenti strutturali negli alunni, a prescindere dalla compensazione di particolari comportamenti, da singole abilità e specifiche competenze, L’obiettivo è coinvolgere direttamente la struttura dei processi mentali Prof. Domenico Milito
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31 Prof. Domenico Milito Ogni forma di disabilità pone alla ricerca scientifica il problema di esperire e validare forme sempre nuove di intervento orientate a migliorare la qualità dell’integrazione e dell’inclusione Idea di fondo * Milito D., Belsito F., Strategie metodologiche per l’integrazione e l’inclusione, Anicia, Roma, 2014
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32 Prof. Domenico Milito Strategie per incrementare i comportamenti adeguati già presenti (o non presenti) nel repertorio dell’allievo* * Meazzini P., Handicap-Passi verso l’autonomia, Giunti, Firenze, 1997, pagg. 99/116
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33 Prof. Domenico Milito Sul versante dell’incremento dei comportamenti adeguati rivestono una particolare importanza le strategie che si basano sugli stimoli: - Stimulus fading (attenuazione) - Stimulus shaping (modellaggio) - Stimulus control - Prompting (suggerimento)* - Modeling (modellamento) - Chaining (concatenamento) Gli stimoli * Milito D., Processi e strumenti per una didattica inclusiva, Anicia, Roma, 2013
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34 Prof. Domenico Milito Consiste nell’esagerazione di alcune caratteristiche fisiche dello stimolo discriminativo Esso viene costruito e offerto in maniera tale da guidare e facilitare la risposta esatta fra le tante possibili Stimulus fading (attenuazione)
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35 Prof. Domenico Milito Enfatizzazione artificiale dello stimolo mediante l’aumento della grandezza e dell’intensità, magari ricorrendo a sottolineature e a colorazioni: in tali condizioni è quasi impossibile che l’allievo commetta un errore, anche perché si fa appello ad abilità che si reputano essere presenti nel repertorio comportamentale e cognitivo del soggetto Questa tecnica suggerisce di affievolire gradualmente i caratteri di enfatizzazione dello stimolo Stimulus fading (attenuazione)
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36 Prof. Domenico Milito Rientra fra le tecniche di apprendimento senza errori Si avvale, con funzione di aiuto, di una figura progressivamente trasformata nello stimolo da imparare; di solito una parola (o un numero) viene rappresentata con le caratteristiche distintive della figura che simbolizza Stimulus shaping (modellaggio)
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37 Prof. Domenico Milito Il passaggio successivo è caratterizzato dalla eliminazione graduale della configurazione-stimolo Per questo motivo lo shaping (modellaggio) viene considerato tecnica finalizzata a promuovere un graduale miglioramento nel soggetto disabile (o in difficoltà di apprendimento) facendolo pervenire all’obiettivo desiderato, muovendo da una situazione iniziale piuttosto lontana rispetto a quella terminale Stimulus shaping (modellaggio)
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38 Prof. Domenico Milito Altra tecnica di apprendimento senza errori: è contrassegnata dalla presentazione sempre più differita nel tempo dello stimolo-aiuto fino ad arrivare ad un momento in cui l’allievo, senza attendere l’arrivo del prompt, riesce ad anticiparlo. Esso si configura quando l’allievo registra l’anticipazione dello stimolo. In altre parole, le risposte sono controllate in modo differenziato rispetto ad uno stimolo antecedente, con la conseguenza che il comportamento operante di risposta è considerato “sotto controllo degli stimoli” Stimulus control
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39 Prof. Domenico Milito È una tecnica di controllo dello stimolo attraverso cui si favorisce l’emissione di comportamenti adeguati, attenuando contemporaneamente quelli inadeguati I prompting, espressi in maniera diretta o indiretta, sono rappresentati da parole scritte o parlate, il cui scopo è quello di indurre un comportamento desiderabile Il prompting (suggerimento)
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40 Prof. Domenico Milito I prompting possono essere anche gestuali, figurali, fisici e modellati (in persona o sulla base di immagini) Esistono diverse variazioni di prompting, tra cui quella che è contrassegnata dalla semplificazione progressiva dei disegni aggiunti alle parole da apprendere e leggere globalmente, attraverso l’eliminazione graduale delle parti figurate poste in fading Il prompting (suggerimento)
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41 Prof. Domenico Milito Tecnica basata sull’apprendimento osservativo o imitativo che si determina allorquando l’allievo osserva un’altra persona (il modello) che esegue il comportamento in questione L’osservatore guarda il modello che agisce, senza emettere direttamente alcuna risposta e senza riceverne una conseguenza rinforzante o punitiva Il comportamento desiderato viene appreso dall’alunno unicamente mediante l’osservazione passiva del modello Modeling (modellamento)
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42 La tecnica del modellamento (modeling) consiste nella promozione di esperienze di apprendimento attraverso l’osservazione del comportamento di un soggetto che funge da modello Il processo di modeling è vincolato a tre condizioni determinanti: - caratteristiche del modello - caratteristiche dell’osservatore - conseguenze prodotte dal comportamento del modello e da quello dell’osservatore Prof. Domenico Milito
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43 Prof. Domenico Milito Il modello da proporre deve essere rapportato alle potenzialità dell’allievo L’apprendimento si determina soltanto se il soggetto modifica in modo stabile e duraturo i suoi repertori comportamentali
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44 Prof. Domenico Milito Area preferenziale del modeling è quella delle abilità e dei comportamenti sociali, in cui sono da inglobare i contenuti verbali e non verbali (parole, mimica, postura, contatto oculare, ecc.), emozionali e cognitivi che consentono di attivare e mantenere relazioni interpersonali reciprocamente gratificanti nell'ambiente di vita, in modo socialmente accettabile e produttivo
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45 Prof. Domenico Milito Classica tecnica comportamentale, derivante dalle ricerche di Skinner sull’apprendimento operante Persegue lo stesso obiettivo dello shaping, cioè costruire un comportamento complesso attualmente non presente nel repertorio di abilità Chaining (concatenamento)
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46 Tecnica utilizzata per l’insegnamento di abilità complesse costituite da sequenze di comportamenti ben delineabili (es: vestirsi, svestirsi, ecc.) Un programma di chaining richiede un procedimento articolato in tre fasi: - suddivisione dell’abilità in componenti (task-analysis) - costruzione della catena comportamentale - strutturazione di un programma di concatenamento delle componenti attraverso il rinforzo gradino per gradino Prof. Domenico Milito
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47 Si delineano le parti componenti di un’abilità complessa (es: per vestirsi bisogna infilarsi le calze, ecc.) e si insegna all’allievo ad eseguirle in successione fino al completamento del compito Prof. Domenico Milito
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48 Prof. Domenico Milito Il chaining: richiede che il comportamento finale venga descritto nei suoi micro-comportamenti, utilizzando una specifica task analysis implica una sorta di catena di unità di risposta singole e facilmente accessibili In campo scolastico questa tecnica prefigura la suddivisione dei comportamenti complessi in segmenti, ognuno dei quali viene sottoposto ad un distinto processo di apprendimento
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49 Prof. Domenico Milito Un complesso di operazioni in virtù del quale una determinata attività viene scandita e suddivisa nelle sue componenti di base Task analysis
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50 Prof. Domenico Milito Utilizzata con riferimento a due operazioni diverse: a)Isolare, descrivere e sequenziare le componenti che costituiscono il compito, indipendentemente dalle sue caratteristiche intrinseche (cognitive, motorie, sociali, etc,) a)Scoprire e descrivere i prerequisiti necessari per eseguire correttamente ogni unità rientrante in tale compito Task analysis
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51 Strategie di adattamento al contesto Prof. Domenico Milito
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52 Costruzione dello sfondo integratore Approccio articolato e complesso che enfatizza le condizioni di contesto nelle quali si trovano a interagire le persone considerate soggetti attivi e originali Riferimenti teorici sistemici: dall’antropologia dell’apprendimento di Bateson alle teorie della Gestalt, alla psicologia topologica di Lewin, alla pedagogia attiva di Makarenko, Cousinet e Freinet Prof. Domenico Milito
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53 Punto nodale è la dialettica figura/sfondo: ogni attività, azione, rapporto sociale, acquista significato e valore in quanto inserito in un contesto. Sin dai primi del Novecento del secolo scorso è stato rilevato che in ogni connotazione percettiva alcuni elementi risultano in primo piano, mentre altri costituiscono lo sfondo Chi apprende colloca un apprendimento su uno sfondo (immagine, insieme di notizie, etc.), dal quale può distinguere un evento, un fenomeno o un problema emergente in primo piano È lo sfondo che consente di operare una distinzione e di attribuire significati Prof. Domenico Milito
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54 Il concetto di sfondo integratore ha una duplice valenza connotativa: - uno sfondo istituzionale: scenario operativo del servizio educativo - uno sfondo narrativo: trama entro cui l’allievo può ricercare le sue conoscenze, ripercorrere le sue esperienze, farne oggetto di condivisone culturale (ad esempio, una fiaba) Prof. Domenico Milito
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55 Indirizzi strategici: - sviluppare interventi aborrendo la casualità e l’improvvisazione - prefigurare azioni rapportate ai bisogni educativi speciali, integrate con quelle previste per il gruppo classe - concepire la personalizzazione degli interventi come una strategia (caratterizzata dalla convergenza di spunti teorici derivanti da diversi modelli) per costruire percorsi inediti supportati da specifici strumenti di intervento (PDF, il PEI e il PDP) - considerare la progettazione e la valutazione come i risvolti sinergici e integrati dello stesso processo - cogliere della valutazione gli aspetti promozionali (valutazione diagnostica, prognostica, proattiva, orientativa, formativa) Prof. Domenico Milito
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56 Riferimenti bibliografici Meazzini P., Handicap-Passi verso l’autonomia, Giunti, Firenze, 1997 Milito D., Belsito F., Strategie metodologiche per l’integrazione e l’inclusione, Anicia, Roma, 2014 Milito D., Processi e strumenti per una didattica inclusiva, Anicia, Roma, 2013 Milito D., Progettare e valutare per l’efficacia formativa, Anicia, Roma, 2013 Prof. Domenico Milito
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