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Scuole polo IC “Pellico” Arluno IC “Bonvesin” Legnano Formazione in servizio dei docenti specializzati sul sostegno, sui temi della disabilità per la promozione.

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Presentazione sul tema: "Scuole polo IC “Pellico” Arluno IC “Bonvesin” Legnano Formazione in servizio dei docenti specializzati sul sostegno, sui temi della disabilità per la promozione."— Transcript della presentazione:

1 Scuole polo IC “Pellico” Arluno IC “Bonvesin” Legnano Formazione in servizio dei docenti specializzati sul sostegno, sui temi della disabilità per la promozione di figure di coordinamento 1

2 P.E.I. e P.A.I per una didattica inclusiva Alessandra Grassi – Elena Osnaghi 2

3 Elaborare il PEI Modalità per l’inclusione – I Modelli Le scuole, i CTR (Centri territoriali per l’Integrazione degli alunni disabili), gli uffici scolastici Provinciali e Regionali sono impegnati nella ricerca di modelli che gli insegnanti possano agevolmente compilare, ma sappiamo che, non solo sul territorio nazionale c’è scarsa omogeneità, ma anche che nelle diverse scuole si adottano modelli diversi. I DIVERSI MODELLI L. 104/92: alunni Disabili - PDF e PEI L.170/10: alunni DSA - PDP Circ.Min. n. 8: alunni BES - PDP Alessandra Grassi – Elena Osnaghi 3

4 Elaborare il PEI Modello concettuale SI PUO’ AFFRONTARE LA COMPLESSITA’ CON STRUMENTI CHE CIASCUN DOCENTE GIA’ POSSIEDE? Alessandra Grassi – Elena Osnaghi 4

5 Le prestazioni scolastiche sono l’espressione visibile ed il frutto di un’interazione tra aspetti diversi, che obbligano ad uno sguardo e ad un’analisi ampia, che investe la totalità della persona e che riguarda le sue capacità, il modo in cui egli le applica, la modalità con la quale interagisce coi compagni, l’impegno che profonde nell’attività scolastica. sempre presenti nello sguardo e nella riflessione di ogni buon insegnate, seppure talune volte in modo implicito e non formalizzato Alessandra Grassi – Elena Osnaghi 5

6 La definizione del bisogno e della difficoltà dell’alunno non può invece prescindere da una descrizione di tutte le componenti che determinano l’insuccesso. Alessandra Grassi – Elena Osnaghi 6

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8 Elaborare il PEI Modello concettuale Attraverso questo schema, il funzionamento e la disabilità o difficoltà sono visti come il risultato di una complessa interazione tra le condizioni di salute dell’individuo, le attività che è chiamato a svolgere nei diversi contesti di vita e i fattori ambientali e personali alunno Funzioni e Strutture corporee Caratteristiche dell’alunno Attività Attività d’apprendimento, relazioni, esecuzione compiti, etc... Partecipazione alla vita e alle attività di classe e dell’extra scuola Fattori ambientali Classe, didattica, ausili, modalità relazionali, atteggiamenti, PTOF Fattori personali Contesto sociale, esperienze di vita, modelli di comportamento, stili caratteriali Alessandra Grassi – Elena Osnaghi 8

9 Elaborare il PEI Personalizzare lo sguardo Per poter effettuare una personalizzazione che risponda davvero alle caratteristiche dell’alunno è necessario che lo sguardo su di lui contempli, al medesimo tempo: Le sue caratteristiche individuali, Il contesto della classe nel quale è inserito Le attività che in essa vengono richieste a lui come agli altri suoi compagni personalizzazione – come Inclusione nel contesto Reale opportunità di partecipazione Rispetto caratteristiche individuali per poter cogliere tutti gli elementi che possono influenzare le attività che l’alunno è chiamato a svolgere. Alessandra Grassi – Elena Osnaghi 9

10 Elaborare il PEI Descrivere In caso sia presente la documentazione clinica in essa è possibile individuare le informazioni relative al funzionamento dell’alunno e che motivano le difficoltà che l’insegnante riscontra in ambito scolastico. Le performance che presentano difficoltà e cioè le attività che l’alunno svolge ma che si distanziano da quelle attese per età e contesto, possono essere descritte dall’ insegnante. Entrambi questi aspetti contribuiscono alla definizione del profilo dell’ alunno. Percorso concettuale Descrizione del profilo dell’alunno Descrizione delle caratteristiche della sua performance Alessandra Grassi – Elena Osnaghi 10

11 Elaborare il PEI Rilevare posizione nello spazio classe ausili presenti competenze disciplinari richieste rapporto con il docente rapporto coi compagni presenza di personale di supporto …….. Sono solo alcuni dei fattori ambientali che possono incidere sulla prestazione scolastica. Percorso concettuale Rilevare quanto, dove e come il funzionamento individuale è influenzato, positivamente o negativamente dal contesto Alessandra Grassi – Elena Osnaghi 11

12 Elaborare il PEI Rilevare ProfiloCaratteristiche individuali Attività di apprendimento che presentano difficoltà Rilevazione dei bisogni Individuazione facilitatoriModalità didattica Ausili presenti o necessari Posizione in classe Modalità relazionale/atteggiamenti Individuazione ostacoliModalità didattica Ausili presenti o necessari Posizione in classe Modalità relazionale/atteggiamenti Alessandra Grassi – Elena Osnaghi 12

13 Elaborare il PEI Progettare Percorso concettuale Progettare interventi sul contesto per renderlo rispettoso delle caratteristiche degli alunni Alessandra Grassi – Elena Osnaghi 13 Progettare con efficacia significa identificare gli elementi che facilitano l’alunno e quelli che lo affaticano o lo ostacolano. supporti alla comunicazione verbale, semplificazioni / schematizzazioni, lavoro cooperativo/di gruppo, attività laboratoriale.

14 Alessandra Grassi – Elena Osnaghi 14 personalizzazione individualizzazione o

15 Alessandra Grassi – Elena Osnaghi 15 La personalizzazione e l’individualizzazione sono davvero tali se effettivamente rimuovono gli ostacoli all’apprendimento dell’alunno e se lo mettono in condizione di crescere negli apprendimenti secondo le sue caratteristiche. L’introduzione dei facilitatori e la rimozione delle barriere, sono occasione per effettuare il monitoraggio della propria azione didattica e, all’interno della scuola, per una valutazione del grado di inclusività.

16 Elaborare il PEI Monitorare Monitoraggio Efficacia degli interventi descritti Funzionalità degli aspetti organizzativi Applicazione / necessità di ausili Aggiornamento Piano Educativo Individualizzato Aggiornamento Piano Annuale Inclusione Alessandra Grassi – Elena Osnaghi 16

17 Elaborare il PAI Riferimenti normativi 1977 Legge n. 517 1992 Legge n.104 - Quadro in materia di disabilità 1994 DPR 24 febbraio 1999 DPR 275 art. 4 2010 Legge n. 170 PDP anche per alunni DSA 2013 C.m. n. 8 del 6 marzo PDP anche per BES 2013 Nota Ministeriale prot.1551/2013 La Nota Ministeriale prot.1551/2013 definisce il P.A.I. non un “documento” ma come uno “strumento” che deve contribuire ad “accrescere la consapevolezza dell’intera comunità educante sulla centralità e la trasversalità dei processi inclusivi in relazione alla qualità dei risultati educativi”. Alessandra Grassi – Elena Osnaghi 17

18 ESTENSIONE DIRITTO ALLA PERSONALIZZAZIONE per tutti gli alunni Alunni DSA e disturbi evolutivi specifici Alunni con livello cognitivo borderline Alunni in condizioni socio economiche, linguistiche e culturali svantaggiate. Piano Annuale per l’inclusività riferito a tutti gli alunni con BES, da redigere al termine di ogni anno scolastico entro il mese di Giugno Circ. min. 6 marzo 2013 n. 8 Alessandra Grassi – Elena Osnaghi 18

19 Elaborare il PAI Riferimenti culturali -1 Nel Dakar Framework for Action, nel 2000, l’UNESCO, ha definito il principio dell’Educazione per tutti (E.F.A. - Education For All) ponendolo come obiettivo dell’azione dei Governi da raggiungere entro il 2015. Il Dakar Framework for Action ed i documenti UNESCO ad esso collegati, trattano il tema dell’acquisizione, da parte di ciascuna persona, degli elementi fondamentali dell’educazione: “Ogni persona – bambino, ragazzo e adulto – deve poter fruire di opportunità educative specificamente strutturate per incontrare i propri basilari bisogni di educazione. Questi bisogni comprendono tanto i contenuti essenziali dell’apprendimento (dal linguaggio orale e scritto, alla matematica alla capacità di risolvere i problemi) quanto gli strumenti della conoscenza, le competenze, i valori e lo sviluppo delle attitudini, cioè quanto richiesto ad un essere umano per sopravvivere, sviluppare in pieno le proprie capacità, vivere e lavorare dignitosamente, partecipare allo sviluppo, migliorare la qualità della propria vita, prendere decisioni informate, continuare ad apprendere” (The Dakar Framework for Action, Art.1). Alessandra Grassi – Elena Osnaghi 19

20 Elaborare il PAI Riferimenti culturali - 2 Nel documento di Dakar il termine inglese “needs” corrisponde più al concetto di “diritti” che a quello di “bisogni”. I “Basic Educational Needs” possono essere concettualmente tradotti con l’espressione italiana “diritti educativi essenziali”, tali diritti non sono fissi ma variano con il variare dei bisogni. Compito delle scuole è individuare per ogni persona, in ciascuno specifico momento della vita e nelle condizioni in cui si trova, quali siano i diritti educativi essenziali, elaborando le più efficaci strategie per raggiungerli. Nelle scuole inclusive gli insegnanti sono tenuti a modificare i loro stili di insegnamento per incontrare la cifra di apprendimento di ciascun allievo Alessandra Grassi – Elena Osnaghi 20 Il rischio che si può incontrare è di dar luogo a forme discriminatore: -mantenendo la distinzione tra percorsi comuni normali e percorsi differenziati penalizzando alcuni studenti -proponendo a tutti programmi semplificati in una ecumenica uguaglianza, con il risultato di livellare al basso gli interventi.

21 Elaborare il PAI Riferimenti culturali - 3 La definizione del bisogno e della difficoltà dell’alunno, ai quali il docente è chiamato a rispondere, non può prescindere da una descrizione di tutte le componenti che determinano l’insuccesso. Il sistema di classificazione elaborato dall’OMS denominato I.C.F. (Classificazione internazionale del Funzionamento della Disabilità e della salute) rappresenta una guida completa per l’insegnante, nell’analisi di tutti gli aspetti che determinano la difficoltà riscontrata in ambito scolastico rispetto all’alunno ed al suo contesto. La vera qualità dell'integrazione è il risultato di un'esperienza scolastica che si caratterizza per la sua ”speciale normalità” Dario Ianes Alessandra Grassi – Elena Osnaghi 21

22 Il PAI – Perché? Scopo del Piano Annuale per l’Inclusività (P.A.I.) è fornire un elemento di riflessione nella predisposizione del PTOF. Non va inteso come un ulteriore adempimento burocratico, bensì come uno strumento che possa contribuire ad accrescere la consapevolezza dell’ intera comunità educante sulla centralità e sulla trasversalità dei processi inclusivi in relazione alla qualità dei ‘risultati’ educativi, per creare un contesto educante dove realizzare concretamente la scuola “per tutti e per ciascuno” (nota di chiarimento n. 1551 del 27/06/2013). Alessandra Grassi – Elena Osnaghi 22

23 Il PAI – Perché? ma come uno “strumento di progettazione” dell’offerta formativa delle scuole “in senso inclusivo, è lo sfondo ed il fondamento sul quale sviluppare una didattica attenta ai bisogni di ciascuno nel realizzare gli obiettivi comuni”. Alessandra Grassi – Elena Osnaghi 23 Piano annuale per l’inclusività non va “interpretato come un piano formativo per gli alunni con bisogni educativi speciali”

24 Il PAI – Quando? A settembre, in relazione alle risorse effettivamente assegnate alla scuola, il Gruppo di Lavoro per l’Inclusività (G.L.I.), provvederà ad un adattamento del Piano, sulla base del quale il Dirigente scolastico procederà all’assegnazione definitiva delle risorse. Alessandra Grassi – Elena Osnaghi 24 A giugno: stesura e l’approvazione collegiale che ne fanno un documento di valutazione ex post dell’agito nell’anno scolastico che si conclude ma anche uno strumento previsionale e di miglioramento per il futuro poiché si richiede che contenga anche una definizione e un’eventuale riprogettazione delle aree di debolezza individuate.

25 Il PAI – Chi? Alessandra Grassi – Elena Osnaghi 25 Compiti del G.L.I: rilevazione dei B.E.S. documentazione degli interventi didattico-educativi consulenza ai colleghi sulle strategie/metodologie di gestione delle classi rilevazione, monitoraggio e valutazione del livello di inclusività della scuola L’elaborazione di una proposta di Piano Annuale per l’Inclusività riferito a tutti gli alunni con B.E.S., è a carico del GLI eventualmente allargato a specifiche risorse (funzioni strumentali, insegnanti per il sostegno, assistenti alla comunicazione, docenti disciplinari con esperienza e/o formazione specifica, …), Il GLI assicura all’interno del corpo docente il trasferimento capillare delle informazioni relative agli alunni con Bisogni Educativi Speciali e le azioni di miglioramento intraprese sulle criticità all’interno delle classi.

26 Il PAI - Cosa? Modalità per l’inclusione 1.Impegno programmatico per l’inclusione che deve includere le modalità per: Rilevazione ed analisi del bisogno, Modalità di gestione dell’insegnamento curricolare Gestione delle classi Organizzazione dei tempi e degli spazi scolastici Gestione delle risorse aggiuntive (personale; ausili) Relazioni tra docenti, alunni e famiglie 2.Utilizzo “funzionale” delle risorse professionali presenti. 3.Impegno a partecipare ad azioni di formazione e/o di prevenzione concordate a livello territoriale. 4.Modalità di monitoraggio delle azioni finalizzate all’inclusione Alessandra Grassi – Elena Osnaghi 26

27 Il PAI - Per chi? I veri destinatari del documento sono: gli studenti con Bisogni Educativi Speciali (B.E.S.) le loro famiglie, i docenti e il personale che si occupano di loro Non ci si limita più agli alunni con disabilità, come previsto dalla Legge 517 in poi, ma lo sguardo si allarga alle fragilità nel loro complesso. E’ un invito a riflettere sul cambio paradigmatico sotteso al concetto di “inclusività” e a come questo debba trovare senso nel P.T.O.F. di cui il P.A.I., come più volte sottolineato, è parte integrante Alessandra Grassi – Elena Osnaghi 27

28 Il concetto di speciale normalità: aiuta a superare la visione della specializzazione di ruolo e di funzioni separate e separanti dalla normalità attribuite esclusivamente all'insegnante di sostegno promuove un'assunzione sempre più consapevole e preparata delle azioni di supporto da parte di tutti i docenti. La vera qualità dell'integrazione è il risultato di un'esperienza scolastica che si caratterizza per la sua ”speciale normalità”, e per di una didattica finalizzata alla promozione di tutte le dimensioni della personalità all'interno di una relazione significativa, caratterizzata dalla specificità dell'incoraggiamento, che sappia introdurre più qualità nella quotidianità per tutti. Alessandra Grassi – Elena Osnaghi 28 Per raggiungere un vero processo di inclusione occorre coniugare due fondamentali principi: 1. l'individualizzazione come adeguamento della proposta culturale alle caratteristiche dei singoli 2. la socializzazione come considerazione e promozione della dimensione socio-affettiva dell'esperienza scolastica orientata alla crescita della personalità degli alunni.

29 La dialogica/bilogica della “speciale normalità” Dia/bilogica (Morin): unità complessa tra due logiche- istanze complementari, concorrenti, antagoniste, che si nutrono una dell’altra, si completano e si oppongono, coabitano e si modificano reciprocamente, ognuna sta nell’altra... La normalità che si arricchisce di principi attivi tecnici e così si modifica, modificando e umanizzando a sua volta la tecnica speciale. La speciale normalità come: presenza reciprocamente contaminante; assimilazione nella quotidianità delle attività per tutti gli alunni di quei “principi attivi” tecnici e speciali, che la ricerca scientifica psicoeducativa identifica, trasformando e migliorando la qualità inclusiva dell’offerta formativa per tutti gli alunni Alessandra Grassi – Elena Osnaghi 29

30 Alessandra Grassi – Elena Osnaghi 30 Se l’inclusione fosse talmente radicata e diffusa nel P.T.O.F., diventa poco significativo o addirittura vano il P.A.I. Se ogni azione prevista nel P.T.O.F. fosse pensata e voluta per favorire l’inclusività permeando l’intero agire educativo, quali potrebbero essere le sorti del P.A.I. ?

31 Per usare un’immagine matematica possiamo rifarci all’equazione: insegnante di sostegno : P.A.I. = sostegno diffuso : P.T.O.F. I movimenti messi in atto dalla recente Riforma che ci obbligano a rivedere i documenti della scuola, con il delicato passaggio dal P.O.F. a P.T.O.F., potrebbero rappresentare un’ottima occasione per avanzare in questa direzione: è una strada possibile, un’occasione da non mancare! Alessandra Grassi – Elena Osnaghi 31 Se ciò si avverasse, ci aiuterebbe a passare da una visione di scuola in cui si confrontano insegnante di sostegno e P.A.I. ad una dimensione in cui il rapporto sia tra il sostegno diffuso e il P.T.O.F.


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