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PubblicatoAlbana Amore Modificato 8 anni fa
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Concorrenza imperfetta Quando manca anche uno solo dei requisiti prima menzionati il mercato acquista caratteristiche di concorrenza imperfetta. Principali esempi di concorrenza imperfetta: 1.Monopolio - una sola (grande) impresa e barriere che impediscono l’ingresso di altre imprese nel mercato. 2.Concorrenza monopolistica - come la concorrenza perfetta ma prodotto non omogeneo (differenziato). 3.Oligopolio - poche grandi imprese (ci possono essere o non essere barriere; il prodotto può non essere omogeneo).
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Monopolio Esiste il “monopolio naturale ” e il x A p xaxa 0 D B xbxb È la dimensione stessa che funziona come barriera all’entrata. Essendo l’unica a vendere il bene, l’impresa monopolista fronteggia l’intera curva di domanda del mercato. La curva di domanda rappresenta per l’impresa l’insieme delle sue possibilità di scelta : può decidere qualsiasi coppia di quantità e prezzo, purché, appunto, sulla curva di domanda. papa pbpb monopolio difeso da altri tipi di barriere. Ma, quanto maggiore è la quantità, tanto minore deve essere il prezzo.
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Il grado di monopolio Nel classificare un’impresa come monopolistica bisogna tener conto della ampiezza data alla definizione dell’industria stessa. Ad es. Un’impresa gestisce da sola il trasporto in autobus tra due città (ma non quello ferroviario).
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Barriere Economie di scala. In un mercato di ridotte dimensioni se il costo unitario si riduce all’aumentare dell’offerta sul mercato resterà un solo produttore venendosi a creare un monopolio naturale (energia elettrica). Economie di rete. Si ottengono quando il produttore offre agli acquirenti la possibilità di beneficiare di un’ampia rete. (ad es. rete telefonica)
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Barriere Economie di varietà. Se un’impresa produce una vasta gamma di prodotti avrà un costo medio inferiore a quello di chiunque voglia entrare nel mercato (case farmaceutiche). Differenziazione del prodotto. Se il bene prodotto è differenziato ed è associato ad un marchio sarà difficile entrare nel mercato a causa della fedeltà al marchio (Gillette)
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Barriere Proprietà di fattori produttivi o di reti di vendita. Un’impresa che controlla gli uni o le altre può impedirne l’utilizzo all’impresa entrante (De Beers). Protezione legale. La produzione è protetta da brevetti (Windows, Apple). Fusioni e acquisizioni. Il monopolista può acquisire l’entrante. Tattiche aggressive. Guerre di prezzo, campagne pubblicitarie anche sostenendo perdite per distruggere l’entrante.
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Prezzo e quantità di equilibrio La curva di domanda dell’impresa coincide con quella dell’industria. Il monopolista decide il prezzo ma resta sempre e comunque vincolato dalla curva di domanda che risulta essere meno elastica in quanto il consumatore non ha alternative. Il profitto sarà maggiore quanto MENO elastica è la curva di domanda (quanto più RIPIDA è la curva Rmg) e quindi quanto maggiore è la differenza tra prezzo (RME) e ricavo marginale (Rmg)
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La scelta del monopolista La scelta del monopolista può essere ora identificata con lo stesso procedimento seguito per l’impresa in concorrenza perfetta. x Rmg p 0 D Cmg x*x* p*p* Cm Graficamente, il monopolista massimizza il suo profitto nel punto Rmg= Cmg dove individua l’ottima quantità da produrre x *. Il prezzo viene fissato salendo da questo punto sulla curva di domanda (D). il profitto può essere evidenziato graficamente come l’area del rettangolo rosa
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Ricavo marginale e monopolio Abbiamo visto che l’impresa può scegliere qualunque punto (combinazione di x e p ) sulla curva di domanda. Quale sceglierà? Sceglierà la quantità x (e di conseguenza il prezzo p ) che rende massimo il suo profitto, ossia la quantità identificata dalla solita condizione Rmg = Cmg. Questa volta, però, il ricavo marginale non coincide col prezzo. Se vuole vendere una unità in più, l’impresa deve vendere tutta la sua produzione a un prezzo più basso. Perciò il ricavo che ottiene da quella unità in più (appunto il ricavo marginale) è dato dal prezzo incassato su quell’ultima unità meno il minor prezzo su tutte le unità precedenti.
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La differenza tra monopolio e concorrenza perfetta In concorrenza perfetta si produce una quantità maggiore ad un prezzo inferiore in quanto ogni impresa ha un Rmg uguale al prezzo. x Rmg p 0 p=rme Cmg= offerta in conc per Qm pm La curva di domanda di un’impresa in concorrenza è perfettamente elastica e coincide con la curva del RMG. Ciò significa che produrre dove Cmg=Rmg equivale a dire che l’impresa produce anche dove Cmg=p. La concorrenza perfetta è quindi preferibile al monopolio pc Qe
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Effetti dell’entrata di nuove imprese Prendiamo un mercato in cui le imprese conseguono extraprofitti xixi p Cm M Cmg pvpv Rmg v xixi v x p D SvSv V Quando il numero delle imprese aumenta, cresce la produzione complessiva per ogni livello del prezzo. Di conseguenza la curva di offerta del mercato si sposta a destra. Dato che , entreranno nel mercato nuove imprese. Il prezzo di equilibrio scende e perciò il profitto delle imprese presenti si riduce. N SnSn Rmg n V N xixi n pnpn xvxv xnxn (Concorrenza perfetta)
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L’equilibrio del mercato nel lungo periodo Finché le imprese conseguono extraprofitti continuerà l’afflusso di nuove imprese nel mercato. Il processo si arresterà soltanto quando l’ultima impresa entrata farà scendere il prezzo fino la punto in cui l’extraprofitto si annulla. Ciò avviene quando il prezzo diventa uguale al costo medio. Infatti = x(p Cm) = 0 p Cm. In questo caso il mercato è in equilibrio di lungo periodo xixi p Cm M Cmg p*p* Rmg xixi * x p D S L x*x* (Concorrenza perfetta)
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Prezzo e quantità nel lungo periodo Mentre in concorrenza perfetta la libertà di entrata erode gli extraprofitti e costringe le imprese a produrre nel punto di minima del costo medio di lungo periodo, nel monopolio invece i prezzi resteranno elevati grazie alle barriere all’entrata che consentono di mantenere gli extraprofitti. Essi possono essere mantenuti grazie al fatto che il monopolista non è obbligato come il produttore in concorrenza perfetta a sviluppare le tecniche più efficienti.
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La regolamentazione Lo stato può affrontare il problema del monopolio regolamentandolo. Ad es. nel caso dei monopoli naturali come gli acquedotti o l’elettricità. In tali casi l’impresa non può stabilire autonomamente il prezzo del bene ma DEVE applicare la tariffa imposta dall’autorità di controllo.
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Mercati contendibili Un mercato è perfettamente contendibile quando i costi di entrata e di uscita di potenziali rivali con la stessa tecnologia del monopolista sono nulli per cui l’entrata può avvenire rapidamente (es. costi fissi recuperabili, aerei, autobus spostati su un’altra linea). Quanto più è contendibile il mercato tanto più un’industria anche monopolistica sarà costretta ad operare in condizioni simili alla concorrenza perfetta
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Monopolio e concorrenza Vediamo alcune differenze, per quanto riguarda i risultati, tra monopolio e concorrenza perfetta. (1)In concorrenza il prezzo è uguale al costo marginale ; in monopolio è maggiore: si ha infatti p Rmg = Cmg. Lo scarto tra prezzo e costo marginale viene usato come misura del grado di monopolio. (2)In concorrenza gli extraprofitti sono destinati ad annullarsi nel lungo periodo (a seguito dell’ingresso nel mercato di altre imprese; in monopolio no (perché le barriere impediscono l’ingresso delle altre imprese). Una espressione alternativa per definire gli extraprofitti in concorrenza è “quasi-rendite” (temporanee); in monopolio si può parlare, invece, di “rendite” (permanenti).
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Concorrenza monopolistica Caratteristiche: Numero elevato di imprese con una piccola quota di mercato ciascuna. Nessuna impresa si deve preoccupare delle mosse delle concorrenti ma ognuna occupa una nicchia del mercato. Libertà di entrata e di uscita Bene differenziato: può aumentare il prezzo senza perdere i clienti.
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Concorrenza monopolistica (breve periodo) DEFINIZIONE : tutte le caratteristiche in comune con la concorrenza perfetta tranne una : il prodotto non è omogeneo ma differenziato. Ne consegue che l’impresa fronteggia una “sua” curva di domanda e perciò può scegliere una combinazione di prezzo e quantità prodotta (come nel monopolio). Nel breve periodo (numero delle imprese dato) la sua scelta è determinata in modo identico a quella di un’impresa in condizioni di monopolio. Il grafico è lo stesso del monopolio. x 0 B xbxb pbpb i p Cm D Rmg Cmg
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Concorrenza monopolistica (lungo periodo) Nel lungo periodo, come avviene anche in concorrenza perfetta, entrano nuove imprese nel settore attirate dalla presenza di extraprofitti. 0 L x xlxl plpl p Cm D Rmg i Cmg Il loro ingresso fa ruotare verso il basso la curva di domanda della singola impresa ( D ) rendendola via via più ripida Ne consegue che ruota anche la curva del ricavo marginale ( Rmg i ). Cambia perciò la scelta dell’impresa (che produce meno). Il processo va avanti finché dura l’ingresso di nuove imprese, ossia fino a quando gli extraprofitti non si annullano. Siamo arrivati nel punto L, dove appunto si ha p = Cm.
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Confronto con la concorrenza perfetta nel lungo periodo
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Differenze Nel lungo periodo la concorrenza monopolistica differisce da quella perfetta per: La capacità produttiva in eccesso (l’impresa produce una quantità inferiore a quella efficiente che sarebbe corrispondente al costo medio minimo) Il markup (l’impresa produce nella parte discendente della curva del costo medio totale cosicché il costo marginale è inferiore a quello medio. Se il prezzo è uguale al costo medio totale allora deve essere superiore al costo marginale.
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Concorrenza NON di prezzo Oltre a decidere prezzo e quantità da produrre, l’impresa in concorrenza monopolistica deve anche prendere decisioni sulla varietà del prodotto e sulla pubblicità. La concorrenza non di prezzo è caratterizzata da due dimensioni: Sviluppo del prodotto che deve essere ben differenziato dagli altri e Pubblicità che deve persuadere il consumatore ad acquistarlo rendendo la curva di domanda meno elastica.
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Concorrenza NON di prezzo La pubblicità genera costi per cui l’ammontare ottimo di pubblicità è quello in corrispondenza del quale l’incremento del ricavo totale (Rmg) dovuto ad un incremento unitario di pubblicità è uguale all’incremento del costo totale (Cmg) dovuto ad un aumento unitario di pubblicità.
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