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Il potere di mercato delle imprese Lo stato di arretratezza impone che per «agganciare» il treno della crescita economica, adottando le tecnologie e le.

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Presentazione sul tema: "Il potere di mercato delle imprese Lo stato di arretratezza impone che per «agganciare» il treno della crescita economica, adottando le tecnologie e le."— Transcript della presentazione:

1 Il potere di mercato delle imprese Lo stato di arretratezza impone che per «agganciare» il treno della crescita economica, adottando le tecnologie e le forme organizzative della SRI, vi sia la presenza di un nucleo ristretto di grandi imrpese [Amatori] L’influenza del capitale finanziario a là Hilferding spiega la tendenza oligopolistica del capitalismo italiano [Grifone, Bigazzi, Barca] Limitazione del mercato e della capacità innovativa [Sereni, Sylos Labini] Alternativa di successo, almeno negli anni Trenta e Sessanta, anche con il contributo dell’intervento pubblico [de Cecco, Petri] storia dell'impresa 2015-161

2 La concentrazione industriale La concentrazione industriale si misura in funzione delle quote di mercato detenute dalle imprese: la struttura influisce sull’efficienza (statica e dinamica) delle imprese e dei settori Il caso italiano ha indotto valutazioni contrastanti, in relazione: – ai periodi oggetto di studio – alle fonti (censimenti, imprese) e misure impiegate (attivo, capitale, addetti, ecc.) – agli indici utilizzati (Gini, HHI, C4, gruppi) storia dell'impresa 2015-162

3 Il grado della concentrazione La concentrazione industriale è stata valutata in modo diverso: a causa delle imperfezioni dei mercati poche grandi imprese avrebbero condizionato la dinamica settoriale [Costituente; Battara] altri evidenziano la dimensione ridotta delle imprese italiane in rapporto alla media europea [Boni e Gros-Pietro; Giannetti, Federico e Toninelli; Phlips] storia dell'impresa 2015-163

4 Indice di concentrazione (C4) per sottosezioni (1913-1971) storia dell'impresa 2015-164 Settore1913192119271936195219601971 Alimentare, bevande e tabacco 0.27 0.20 0.17 0.31 0.32 0.24 0.20 Tessile e abbigliamento 0.15 0.14 0.15 0.20 0.16 0.13 Concia, pelle e cuoio 0.70 0.43 0.34 0.41 0.37 0.38 Legno e prodotti in legno 0.76 0.49 0.56 0.54 0.43 0.30 0.28 Carta, stampa, editoria 0.32 0.28 0.36 0.40 0.26 0.19 Industria petrolifera 1.00 0.98 0.82 0.71 0.47 0.44 0.37 Chimica 0.35 0.36 0.47 0.48 0.58 0.50 0.52 Gomma e materie plastiche 1.00 - 0.98 0.97 0.92 0.91 0.62 Minerali non metalliferi 0.28 0.34 0.23 0.33 0.40 0.34 0.24 Metallurgia 0.51 0.49 0.44 0.46 0.45 0.46 0.47 Meccanica 0.72 0.88 0.32 0.64 0.28 0.16 0.20 Macchine elettriche e ottiche 0.67 0.53 0.42 0.35 0.26 0.25 0.27 Mezzi di trasporto 0.33 0.43 0.53 0.71 0.72 0.70 Altre industrie 0.73 0.54 0.39 0.61 0.73 0.66 0.33 Settore manifatturiero 0.11 0.17 0.14 0.19 0.20 0.21

5 Una riconsiderazione della concentrazione industriale L’evidenza empirica relativa alla concentrazione industriale (misurata sulle prime 4) mette in luce: – l’indice C4 (la quota delle prime 4/totale) è mediamente al di sotto della soglia di competitività – 1913-1921 e 1936-1952 aumenta la concentrazione (soprattutto in alcuni settori) – in generale, un alto numero di settori poco competitivi (monopolistici o semicompetitivi) storia dell'impresa 2015-165

6 La distribuzione delle imprese La distribuzione delle imprese appare «schiacciata», con poche grandi imprese e molte di minori dimensioni Le difficoltà di consolidamento: la quota delle prime 100 e 200 diminuisce, le prime 10 sono più stabili La concentrazione aumenta negli anni 1927-1952, poi diminuisce più rapidamente della concentrazione settoriale storia dell'impresa 2015-166

7 Quota di attivo sul totale delle prime 200 -100-50-10 imprese storia dell'impresa 2015-167 1913192119271936195219601971 Prime 200 imprese 75.9 71.9 64.9 72.1 75.1 70.8 62.7 Prime 100 imprese 58.7 58.5 51.9 60.1 64.4 60.8 53.3 Prime 50 imprese 43.2 46.3 39.8 48.2 53.3 50.4 44.5 Prime 10 imprese 18.0 25.6 20.3 24.5 30.5 29.9 27.4

8 Le determinanti della distribuzione: un modello adattativo Fino al 1950: – significative le economie di scala e le barriere connesse all’intensità di capitale, – meno la dimensione del mercato Dopo il 1950: – l’apertura delle frontiere commerciali accresce la concorrenza – favorisce strategie basate su dimensioni non efficienti che però si adattano alle variazioni cicliche del mercato storia dell'impresa 2015-168

9 La concentrazione negli anni Ottanta La concentrazione si conferma modesta (comunque inferiore rispetto alle medie dei paesi avanzati) – La grande impresa regredisce per effetto delle ristrutturazioni aziendali e dei fenomeni di decentramento legati alle nuove tecnologie La perdita di peso della grande impresa ha comportato la perdita delle competenze cruciali per la competitività dell’industria italiana storia dell'impresa 2015-169

10 Concentrazione (C4) nell’industria manifatturiera italiana (1980 e 1986) storia dell'impresa 2015-1610 Settore19801986 Alimentari 29.5 33.1 Tessili 12.6 11.9 Abbigliamento 18.8 19.4 Pelli e calzature 5.9 Legno e mobili 8.1 7.9 Siderurgia 40.5 41.1 Prodotti in metallo 20.8 20.3 Meccanica in senso stretto 35.3 35.2 Elettromeccanica 59.1 59.5 Mezzi di trasporto 60.2 62.9 Minerali non metalliferi 31.1 35.1 Chimica 45.3 45.6 Gomma e plastica 52.4 49.7 Carta, stampa, editoria 18.3 17.2

11 La concentrazione «consolidata» Una diversa misura della concentrazione industriale: – Tenendo conto della struttura di gruppo il livello di concentrazione aumenta I gruppi modificano la struttura competitiva di alcuni settori soprattutto negli anni Cinquanta e Sessanta Un dualismo: i settori scale e capital intensive (prevalentemente monopolistici) versus i settori tradizionali (semicompetitivi) storia dell'impresa 2015-1611

12 Indice di concentrazione (C4) «consolidata» per settore (1913-1971) storia dell'impresa 2015-1612 Settore1913192119271936195219601971 Alimentare, bevande e tabacco 0.49 0.39 0.44 0.42 0.38 0.30 Tessile e abbigliamento 0.22 0.23 0.33 0.28 0.26 0.44 0.27 Concia, pelle e cuoio 0.66 0.50 0.54 0.47 0.55 0.49 Legno e prodotti in legno 0.81 0.49 0.53 0.57 0.47 0.48 0.35 Carta, stampa, editoria 0.31 0.34 0.31 0.39 0.40 0.63 0.25 Industria petrolifera 1.00 0.98 0.62 0.84 0.65 0.91 0.62 Chimica 0.41 0.61 0.53 0.66 0.71 0.88 0.64 Gomma e materie plastiche 1.00 - 0.97 0.92 0.96 0.63 Minerali non metalliferi 0.30 0.44 0.45 0.61 0.54 0.76 0.34 Metallurgia 0.68 0.71 0.66 0.64 0.62 0.79 0.49 Meccanica 0.81 0.88 0.37 0.65 0.28 0.30 Macchine elettriche e ottiche 0.60 0.81 0.42 0.35 0.47 0.67 0.36 Mezzi di trasporto 0.37 0.55 0.60 0.72 0.73 0.85 0.80 Altre industrie 0.76 0.53 0.39 0.61 0.72 0.71 0.33 Settore manifatturiero 0.19 0.24 0.20 0.23 0.35 0.23

13 Un capitalismo collusivo: i gruppi Come conciliare la ridotta concentrazione con il carattere collusivo del capitalismo italiano? Come in altri paesi ritardatari (Francia, Germania, Giappone, Corea del Sud), l’industria italiana si è avvalsa di pratiche e strutture collusive: coalizioni, alleanze, gruppi La crescita dimensionale è stata perseguita mediante strutture di gruppo – la struttura di gruppo assicura, in assenza di un’offerta di capitali elastica alla domanda, il controllo delle imprese con un ridotto impegno finanziario storia dell'impresa 2015-1613

14 Che cos’è un gruppo? I gruppi gerarchici, piramidali, sono strutture organizzative in cui imprese giuridicamente distinte sono connesse da legami societari (catene di società) che consentono a un vertice (holding) di esercitare forme di controllo o coordinamento delle attività I gruppi associativi sono costituiti da insiemi di imprese connesse da partecipazioni azionarie incrociate: il controllo o il coordinamento sono affidati a meccanismi formali (patti parasociali) o informali (fiduciari, patti di alleanza) storia dell'impresa 2015-1614

15 I gruppi di imprese I gruppi: un residuo della crescita o una strategia originale? Due visioni: – una strategia dei paesi arretrati per ovviare alle imperfezioni dei mercati (in assenza di strumenti che assicurano il controllo con poca o senza proprietà) – una strategia originale di ricerca di forme di efficienza organizzativa storia dell'impresa 2015-1615

16 I gruppi e i comportamenti delle imprese L’organizzazione delle grandi imprese in gruppi e i legami inter-gruppo influenzano comportamenti e strutture limitando la contendibilità dei diritti di controllo e la concorrenza sul mercato dei prodotti I legami inter- e infra- settoriali (partecipazioni incrociate, patti parasociali) possono dare luogo a : i) comportamenti collusivi che riducono l’efficienza dinamica delle imprese ii) ma anche a comportamenti cooperativi che accrescono gli investimenti storia dell'impresa 2015-1616

17 Contendibilità e competitività delle imprese La proprietà e il controllo delle imprese: – con i gruppi si possono affermare forme di controllo non trasparenti che sottraggono la gestione delle imprese alla valutazione di azionisti di minoranza e investitori esterni Il mercato delle imprese è sostituito dalla regolazione fiduciaria e/o gerarchica dei diritti di controllo, con possibili effetti negativi: – la ridotta contendibilità delle imprese può produrre una cattiva allocazione dei diritti di controllo – i legami collusivi si possono associare a una scarsa concorrenza nei mercati dei beni e servizi storia dell'impresa 2015-1617

18 I legami di gruppo: due fasi Sino al 1936: i legami tra le imprese industriali sono diretti e assistiti da un limitato numero di grandi banche (le banche «miste» o «universali»); Dal 1952 al 1972: entrano nuovi soggetti, il comparto finanziario assume rilievo attraverso un nucleo misto di assicurazioni, banche e holding Il fenomeno è stabile nel tempo, con due discontinuità istituzionali: – la nazionalizzazione dell’industria elettrica (1962) – le privatizzazioni post 1992 La «cesura» degli anni Settanta provoca un ridisegno della struttura del capitalismo italiano – Si incrementano i confini dell’impresa pubblica – Il sistema diviene meno coeso (vedi fig. 3.1) storia dell'impresa 2015-1618

19 Densità delle prime 250 imprese italiane (1913- 2010) storia dell'impresa 2015-16 19

20 Le tipologie dei gruppi Colli e Vasta propongono una tassonomia dei gruppi – I gruppi «privati» (Fiat, Pirelli, Falck) attivi nel «triangolo industriale» – I gruppi «pubblici» attivi a partire dagli anni Trenta (Iri) e poi anche nel secondo dopoguerra (Eni) – I gruppi «mono-settoriali» (gli elettrici sino al 1962) – I gruppi «misti» (esempio, la Montecatini) all’interno dei quali coesistono capitali pubblici e privati – I gruppi «diversificati» che si muovono in molti settori industriali e riescono a implementare strategie finanziarie storia dell'impresa 2015-16 20

21 Proprietà e controllo (modelli di capitalismo) LME (liberal market economies): US, UK CME (coordinated market economies): Germania, Giappone, Corea del Sud, paesi scandinavi – La variante «latina» (Francia, Spagna e Italia) con la presenza della politica e dell’impresa pubblica storia dell'impresa 2015-16 21


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