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PubblicatoIsidoro Contini Modificato 8 anni fa
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Scuola primaria “Gaudenzio Merula” di Borgolavezzaro
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… per fare il bosco ci vuole il monte per fare il monte ci vuol la terra per far la terra ci vuole un fiore per fare tutto ci vuole un fiore. Per fare un tavolo ci vuole il legno per fare il legno ci vuole l'albero per fare l'albero ci vuole il seme per fare il seme ci vuole il frutto per fare il frutto ci vuole il fiore ci vuole il fiore, ci vuole il fiore, per fare tutto ci vuole un fiore.
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GIORNATA NAZIONALE DELL’ALBERO Gli alunni e le docenti della Scuola Primaria “Gaudenzio Merula” di Borgolavezzaro salutano e ringraziano coloro che hanno accettato l’invito e l’Amministrazione Comunale che ha contribuito alla realizzazione di questa iniziativa. Un grazie particolare all’Assessore alla Cultura Enrica Cereda per la collaborazione e la disponibilità dimostrate. Nell’anno internazionale della biodiversità, la scuola ha deciso di accogliere la proposta del Ministro di festeggiare la giornata dell’albero per sottolineare l’importanza riconosciuta all’ambiente soprattutto per il futuro. Questa manifestazione è l’espressione di una serie di attività interdisciplinari che sono parte integrante della proposta formativa della nostra scuola ormai da anni. Alla manifestazione partecipa anche la Scuola dell’Infanzia “Luigi Gramegna”.
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ALBERELLO GENTILE L’alberello gentile trema al sussulto del vento. Fra poco l’inverno verrà, e il cielo gli mostrerà occhi di pioggia. Arrivano i bimbi, gridando, cantando e agitando le bandierine, una festa di verde, tra l’allegria dei grembiulini.
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ALBERO AMICO MIO Albero, amico mio la musica degli uccellini non ti pesa ed il vento ti sfoglia con dita che non ti vedono. Albero, amico mio, sei come me, ascolti la voce del silenzio, agiti le foglie come mani che tremano al vento. Albero, amico mio tu guardi il cielo come io lo guardo e il sole danza tra i rami gioia degli uccellini.
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NOZZE NEL BOSCO Nel bosco si sposarono l'allodolo e l'allodola tutti gli ospiti canticchiavano molto lieti di esser lì. E c'era un pappagallo che suonava bene l'organo la re fa re re la fa mi mi mi sol sol fa re mi do re. Il picchio cucinava tanti piatti prelibati ma che buoni gnam, ma che buoni gnam, ma che buoni gnam gnam gnam. Le anatre e le oche un concerto prepararono, ma che brave quack, ma che brave quack, ma che brave quack quack quack. La sposa fece il primo ballo col pavone Roccocò firulin fin fin, firulin fin fin, fu un applauso a non finir. La festa fu bellissima e durò fino alla sera viridallalla viridallalla, viridallalla lallala. L'allodolo condusse nella stanza la sua allodola e il fringuello da lontano col suo canto li seguì. Socchiusero le imposte e poi spensero la lampada buona notte disse il gallo con il suo chicchiricchi. Adesso gli sposini sono soli e son felici ma chi batte te alla porta, la cicogna è già qui...
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CUNCÉRT Al bosch a-sta sirä al sübiä e al chèntä dasi una cansón dal d’invèrän insèmä un fregg rabient, sensä distürbè ninsünä gnèncä cüj poch airón fai sü int i pön rüflà sü la sciümä dal ruvlón. Al sübiä e ‘l chèntä dasi na cansón vègiä ‘mè Gadön fai ad vent, fiocä sgilà, frasch e ram ingarbià. E i airón, seben ch’i s- gnòcän, i hin invià sintilä insèmä mi. Agh è fai che cumincé al cuncért ad Nadal chì a l’Agognä Mortä!
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Io sono la QUERCIA robusta. Vivo anni e secoli, resisto alla furia dei venti. Io sono il PINO, re dei monti. Non perdo i miei aghi e allieto la brutta stagione. Sono il CASTAGNO. Scaldo le persone e il mio frutto saporito e nutriente piace ai grandi e ai bambini. Io sono il MELO. Mi adorno di candidi fiori a primavera, e offro, in autunno,mele saporite. Ed io sono il PESCO. Mi vesto di rosa in primavera, offro frutti squisiti in estate. Ecco il CILIEGIO. Quanti mazzetti di corallo brillano fra il verde delle mie foglie, al finire di maggio! E che delizia per noi bambini! Io sono l’ALBERO: pino o ciliegio, castagno o pioppo, platano o pesco, gelso o acero; io rappresento le buone piante che aiutano l’uomo a ripararsi dal freddo, a mitigare il calore estivo, a tutti offrono doni! Non fateci del male. In cambio dei nostri doni, noi non chiediamo che di essere rispettati e difesi nel nostro sviluppo: null’altro!
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QUALE SARA’ QUINDI IL NOSTRO IMPEGNO? Non strappare i rami degli alberi e le radici delle piante e dei fiori. Lasciare il bosco pulito dopo i nostri pic-nic. Non sciupare i fogli di carta. Perché non facciamo amicizia con un albero? Abbracciamolo, impariamo a conoscerlo, chiudiamo gli occhi e tocchiamolo, annusiamo il suo tronco, tendiamo l’orecchio e ascoltiamo: sentiremo ronzare gli insetti e cinguettare gli uccelli!
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GLI ALBERI Traversata una piana arsa dal sole, ecco li incontro, non dimorano ai margini delle strade, perché c’è troppo rumore. Preferiscono i campi incolti, presso una sorgente che solo gli uccelli conoscono. Di lontano, paiono impenetrabili ma appena mi accosto i loro tronchi si disserrano. Mi accolgono guardinghi: posso riposarmi, è vero e ristorarmi, ma capisco che mi scrutano con diffidenza. Vivono in famiglia: i più anziani al centro, e i più giovani, quelli che buttano le prime fogliette ora, un po’dovunque, senza mai allontanarsi troppo. Resistono a lungo prima di morire e i loro morti li conservano in piedi, finché non cadono in polvere. Si sfiorano con le lunghe braccia per assicurarsi che ci sono tutti, come fanno i ciechi. Gesticolano incolleriti, se il vento si sfiata a sradicarli. Ma tra loro mai un diverbio. Non hanno se non un malumore concorde. Sento che saranno essi la mia vera famiglia: presto dimenticherò l’altra. A poco a poco questi alberi mi adotteranno, e per meritarlo apprendo quel che è necessario sapere. So già guardare le nuvole che passano; so anche restarmene fermo e so quasi tacere.
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Nel parchetto “Arcobaleno” sono stati messi a dimora cinque alberelli, simbolicamente uno per ogni classe. Sono tre aceri e due ciliegi a grappolo... …che cresceranno con i bambini per un futuro vivibile.
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