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Pre-Adolescenti e Dio feeling o cortocircuito? Secondo Incontro in preparazione alla cresima Don Adriano Preto Martini transizione manuale.

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Presentazione sul tema: "Pre-Adolescenti e Dio feeling o cortocircuito? Secondo Incontro in preparazione alla cresima Don Adriano Preto Martini transizione manuale."— Transcript della presentazione:

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2 Pre-Adolescenti e Dio feeling o cortocircuito? Secondo Incontro in preparazione alla cresima Don Adriano Preto Martini transizione manuale

3 2 Come fare? ? a parlare di Dio ai nostri ragazzi in modo interessante e “corretto”? come offrire loro l’immagine di un “Dio simpatico”.

4 3 1 Teniamo vive le domande Domanda ultima: Che senso ha vivere? Domande di confine: È sufficiente? tutto qui? Dall’incontro precedente è risultata la necessità di due cose

5 4 2° Non presentiamo un dio sbagliato Non si rifiuta Dio, ma si rifiuta un dio sbagliato

6 5 Perché queste tematiche “poco” spirituali?” Ma si può separare lo spirituale dall’umano? La fede si basa sull’umanità Dio si fa uomo per comunicare se stesso (incarnazione) Un buon clima familiare favorisce e non smentisce l’insegnamento del catechismo Parafrasando Don Bosco “lavorare per una sana e serena famiglia è lavorare per una buona famiglia Cristiana!

7 6 3° Offriamo loro un Dio “simpatico” oggi Dio è infinitamente più grande, più dignitoso, più simpatico. Questo è il Dio che dobbiamo presentare.

8 7 Un Dio tenero Che non ama tutti, ma ognuno di un amore personalizzato L’adolescente è sensibilissimo all’amore personalizzato. Ricordate il film Il tempo delle mele? Ad un certo punto la protagonista Vi urla: «Non vi importa niente se sono felice o disperata!»; e tutti i ragazzi che fanno coda per andare a vedere se stessi nella pellicola, tifano per lei. Amore personalizzato, dicevamo. Perché, a conti fatti, proprio sull’amore si gioca il tutto con gli adolescenti. Solo l’amore persuade.

9 8 Un Dio tenero Un Dio che non ama tutti, ma ama ognuno. Ne abbiamo una conferma, ad esempio, nell’esperienza di don Milani il quale, nel testamento, rivolgendosi ai suoi ragazzi, scriveva: «Ho voluto più bene a voi che a Dio, ma ho sperato che lui non stia attento a queste sottigliezze e abbia scritto tutto al suo conto». «Ho voluto più bene a voi che a Dio»: difatti don Milani «ha perso la testa» – sono ancora sue parole – «dietro poche decine di creature». Se vogliamo riuscire a far qualcosa con gli adolescenti, ancor oggi dobbiamo continuare a perdere la testa per essi, totalmente, a fondo perduto. Non allontaniamoci dal tema; proseguiamo nel compilare la carta d’identità del Dio che vogliamo offrire ai nostri figli.

10 9 Un Dio vicino Un Dio che non mantiene le distanze, ma si lascia avvicinare e invocare. L’adolescente ama avere qualcuno con cui discorrere, con cui sfogarsi, a cui, anche, urlare. Gacobbe fu colui che ha lottato contro Dio. L’adolescente prega. Lo provano, oltre alle inchieste citate, le tante raccolte di preghiere che dimostrano come i ragazzi scelgono Dio quale interlocutore privilegiato per i problemi più disparati e disperati.

11 10 Un Dio vicino Una di queste inchieste è, ad esempio, quella di Alma Pezzoli, insegnante e madre, che ha raccolto in un volume molte lettere rivolte a Dio da parte di ragazzi tra gli 11 e i 15 anni: Caro Dio, ti scrivo (Rizzoli, Milano 1992). I preadolescenti sottopongono Dio a un fuoco di richieste che non sono solo favori ma, soprattutto, domande sul dolore, sul bene e sul male nel mondo, sul senso della vita e della morte: meravigliosi pezzi di vita interiore che rivelano che, contrariamente alle apparenze, i ragazzi non si accontentano di divorar pizze e carburante.

12 11 Un Dio che sa contare solo fino ad uno, poi ricomincia da capo. Difatti non fa due uomini uguali, ma tutti unici, irripetibili. Tale debolezza in matematica, gli è una gran fortuna: gli stimola la fantasia. Non ci vuole un’infinita riserva di creatività e di fantasia per formare miliardi e miliardi di uomini diversi l’uno dall’altro? Un Dio che non ammette doppioni è sulla stessa lunghezza d’onda dell’adolescente al quale danno fastidio frasi come queste: «Assomigli tutto a tuo papà»; «Sei tutto tua zia», «Sembrate due gocce d’acqua»… Un Dio scarso in matematica

13 12 Ma un Dio che fa tutti unici e irripetibili è anche esigente: non accetta un ragazzo che scimmiotta gli altri. Gli altri vanno in discoteca? Lui pure deve andare. Gli altri hanno la ragazza? Lui pure deve averla… Per Dio non vi è nulla di più deludente che creare uomini originali e vederli finire copie. Un Dio scarso in matematica

14 13 La Bibbia è ripiena di gioia. Dio «ride nel cielo», si legge nel salmo 2,4. Ride e vuole uomini che ridano. Sara, la moglie di Abramo, quando a 90 anni partorisce Isacco (che significa, appunto, «riso») esclama: «Dio mi ha fatto ridere e tutti quelli che ne avranno notizia rideranno con me!» (Gn 21, 6). «Possa tu avere molta gioia!», augura l’angelo a Tobia (Tb 5, 10). «Non abbandonarti alla tristezza», consiglia il sapiente Siracide (Sir 30, 22), perché «la gioia del cuore è vita per l’uomo» (Sir 30, 22), mentre «la malinconia ha rovinato molti» (Sir 30, 25). Un Dio allegro

15 14 Il Vecchio Testamento è così pieno di gioia che ridono addirittura la stelle! Sentite il profeta Baruc: «Le stelle brillano dalle loro vedette e gioiscono; egli le chiama e rispondono: eccoci!, e brillano di gioia per colui che le ha create» (Bar 3, 34-35). Che dire, poi, del Nuovo Testamento? In esso si parla ben 250 volte di gioia! Dunque, sarà mai possibile parlar di Dio senza brio? La gioia non è un optional nell’educazione, soprattutto nell’educazione religiosa. Un Dio lagnoso, un Dio noioso è quanto di più antipatico possa esservi per gli adolescenti i quali amano il lato giovane, il lato festivo delle cose, degli uomini, di tutto. Educare con gioia e nella gioia è segno di una buona Educazione!!! Un Dio allegro

16 15 Dimentica le colpe e perdona. Ci sono due modi di esse buoni Uno è non sbagliare mai L’altro risorgere sempre! “adulto è non chi non sbaglia mai, ma chi ammette i propri errori!” Sbagliato non è cadere, ma non volere rialzarsi! Sbagliato è credere che Dio non mi perdonerà. Un Dio che soffre di amnesia

17 16 Dimentica le colpe, perdona perché l’uomo possa rialzarsi. Ai ragazzi dobbiamo dire, il più presto possibile, che vi sono due modi d’esser buoni: il primo sta nel non cadere mai, il secondo nel risorgere sempre. Il primo modo non è per noi, il secondo sì. Far sapere questo è dare ossigeno alle loro anime, è passare ciò di cui sovente si ha bisogno in questi anni: forza e speranza. Non solo, ma è anche consegnare al loro cuore e alla loro anima un’àncora di salvezza che può essere decisiva. Nessuno sa cosa potrà succedere, nella vita, al nostro ragazzo. Potrebbe essere una sbandata, una perdita della direzione… Ebbene, solo se si ricorderà che Dio è sempre più salvatore di quanto l’uomo non sia peccatore, potrà rimettersi in piedi anche dopo la caduta più tragica. Un Dio che soffre di amnesia

18 17 Bussa e attende. Attende, perché Onnipotente non significa prepotente. Attende, perché non vuole gregari ma protagonisti. A noi la responsabilità di decidere: Dio ci dà le noci, ma non le schiaccia. Senza le braccia dei muratori, senza lo studio degli architetti, non avrebbe costruito le meravigliose cattedrali del Medio Evo. Va sottolineato con forza questo aspetto del vero Dio che non toglie nulla al nostro impegno, anzi lo sollecita. Altro che oppio, ripetiamo, Dio è risveglio: vuole personalità d’alto fusto; ragazzi che han tratto da sé il meglio di sé. Presentato come amico della crescita, Dio diventa significativo per il ragazzo. Un Dio discreto

19 18 Un Dio che ha aperto una finestra su di sé in Gesù La figura di Gesù, complessivamente, vien percepita con simpatia dagli adolescenti; solo il 3% la trova «non interessante». Gesù piace per due ragioni. Intanto perché il ragazzo ha bisogno di vedere qualcuno che gli stia davanti in modo ben definito. Ma piace, soprattutto, perché l’adolescente, anche se non lo esprime a voce, in realtà cerca un Tu cresciuto, un Tu compiuto. Un Dio che “assomiglia” a Gesù

20 19 Ora Gesù è il miglior successo della specie umana, l’uomo riuscito, l’uomo perfetto. Per questo Cristo, libero e luminoso, dolce e severo, bello ma non facile, chino sull’uomo ma più alto di tutti, fiero e umile, comprensivo e rigoroso…, incanta ancor oggi, affascina i nostri ragazzi telematici e cibernetici e diventa via a Dio. Un Dio che “assomiglia” a Gesù

21 20 Come può guardare di buon occhio Dio chi si considera uno sgorbio? Ecco, allora, un’altra via per favorire l’educazione religiosa del figlio: aiutarlo ad amarsi, passargli la convinzione che è prezioso, ricco: un prodigio. D’altronde è pura verità. Ogni uomo è prodigio. Tutti ci portiamo dentro un potere immenso. 3° Come aiutiamo il ragazzo a “volersi bene?”

22 21 Pensiamo anche solo al nostro cervello. È stato stimato che il cervello umano può accogliere una quantità di dati pari a centomila miliardi. Se fosse un calcolatore elettronico, per farlo funzionare occorrerebbe nientemeno che tutta l’energia prodotta dalle cascate del Niagara! Questo per il solo cervello. E che dire del potenziale affettivo che risiede nel cuore dell’uomo? Della sua capacità di ammirare, immaginare, parlare, adorare? Essere qualcosa di grande non significa però fargli credere che è perfetto, infallibile,‘ il migliore ’ !!

23 22 nel dialogo nella discussione nella correzione nel rimprovero Con le parole che precedono e accompagnano i fatti

24 23 modi sbagliati di parlare: e la parola (del genitore) uccide più della spada Non generalizzare, e umiliare ma contestualizzare definire il richiamo! Presentare anche la via d’uscita

25 24 Certo, nessuno ha mai totalizzato se stesso. «Siamo tutti più o meno dei sottosviluppati», diceva lo psicologo R. Zazzo. Ecco: il ragazzo deve capire che è disonesto pensare: «Quando nacqui io, Dio dormiva». No, Dio non dormiva, ma donava, anzi, largheggiava! Quante note in una chitarra; quante scintille in un ceppo; quante stelle in un brano di cielo; quanto possibile in un uomo! Diceva bene il teologo Karl Rahner: «All’uomo è proibito pensare dimessamente di sé, perché in tal caso penserebbe dimessamente di Dio». Per far comprendere al figlio che è grande, che è impagabile, è fondamentale evitare i modi sbagliati di parlargli.

26 25 Si può e si deve richiamare, ma c’è modo e modo In modo umiliante: «Possibile che non sappia mai far niente di giusto?». «Ma tutti i quattordicenni sono così stupidi per natura?». In modo offensivo: «Bisognerebbe pestarti». «Io alla tua età». «Questa me la lego al dito». In modo definitivo: «Sei il solito pasticcione». «Da te non mi aspetto niente di buono». «Chissà dove andrai a finire». Modi sbagliati di parlare il richiamo

27 26 Via, dunque, il parlar negativo, per sostituirlo con quello positivo: «Coraggio!». «Ce la farai!». «Bel voto, bravo!». «La prossima volta andrà meglio»… Simili parole danno la scossa all’anima, aiutano ad accettare la vita e a guardare con simpatia Chi ne è la base. Modi sbagliati di parlare il richiamo

28 27 Esemplificazioni: Il modo umiliante: «Possibile che non sappia mai far niente di giusto?». «Ma tutti i quattordicenni sono così stupidi per natura?» Il modo costruttivo: oggi hai sbagliato questa cosa, non sai farla e hai agito come se fossi stupido

29 28 Il modo offensivo e vendicativo: «Bisognerebbe pestarti». «Io alla tua età». «Questa me la lego al dito». Il modo definitivo Sei il solito pasticcione. Da te non mi aspetto niente di buono Chissà dove andrai a finire Sei sempre stato una delusione

30 29 Il modo di parlare positivo: «Coraggio!». «Ce la farai!». «Bel voto, bravo!». «La prossima volta andrà meglio»…

31 30 Attenzione !! Parlare positivo non vuol dire: far finta di niente, accettare ogni cosa o che va sempre bene tutto!! MA imitare Gesù con la peccatrice : neppure io ti condanno, va e non peccare più! Simili parole danno la scossa all’anima, aiutano ad accettare la vita e a guardare con simpatia Chi ne è la base.

32 31 Siamo all’ultima strada (ma non la meno importante!) per coltivare l’educazione religiosa del figlio: essergli, davvero, padre e madre. Il ragazzo legge Dio nella nostra vita, sul nostro volto. Un paio di genitori buoni, disponibili, ottimisti, sono come un invito continuo perché nella mente del ragazzo sorga l’idea di un Dio buono, attento, sereno. Se salta la famiglia, invece, tutto è finito. 4° Facciamo famiglia

33 32 Una ragazza di 12 anni, Lia, scriveva: «Casa nostra sembra proprio un campo di battaglia: papà e mamma litigano tra loro, mio fratello e mia sorella, più grandi di me, litigano con i genitori per uscire di sera; io litigo con tutti o… piango. Volano spesso parolacce, insulti o botte». Come è possibile, in un clima del genere, far germogliare Dio? Il figlio, in silenzio, dentro di sé, getta via la famiglia e, con essa, la religione. Teresio Bosco afferma con tutta sicurezza: «Se si sfascia o non è presente la famiglia, l’educazione diventa difficilissima, praticamente impossibile, specialmente l’educazione religiosa». È una verità sulla quale non si riflette mai abbastanza. Per questo abbiamo voluto ricordarla ancora una volta.

34 33 Lasciamoci aiutare.. genitori non si nasce abbiamo tutti bisogno: di aiuto: ed è normale di fermarci, riflettere assieme di collaborazione di fede Abbiamo bisogno di pregare… veramente e non di dire solo “le preghierine”

35 34 Scusateci Chiediamo scusa se il discorso, talora, ha messo alla prova la pazienza del lettore. Ma in queste cose e a certi livelli, la calma è d’obbligo. D’altronde, Dio stesso che c’è, anzi è tutto Essere, non ha nessuna fretta di farlo sapere. Anche noi non dobbiamo avere fretta: lasciamo al ragazzo il tempo per diventare credente. Vi arriverà se, da parte nostra, con umiltà e generosità, avremo seguito le vie proposte. Vi arriverà se, più volte, lo avremo fatto argomento di colloquio proprio con Dio.

36 35 L’adolescente è mistero. Chi può sentirne il cuore? Chi può definirlo? Han detto che chi non sa di enigmistica, non sa di adolescenza. Ebbene, Dio solo può entrare nel mistero e illuminarlo. Ecco perché Dio gioca un ruolo fondamentale nel nostro lavoro. www.micromedia.unisal.it

37 36 Scusateci Chiediamo scusa se il discorso, talora, ha messo alla prova la pazienza del lettore. Ma in queste cose e a certi livelli, la calma è d’obbligo. D’altronde, Dio stesso che c’è, anzi è tutto Essere, non ha nessuna fretta di farlo sapere. Anche noi non dobbiamo avere fretta: lasciamo al ragazzo il tempo per diventare credente. Vi arriverà se, da parte nostra, con umiltà e generosità, avremo seguito le vie proposte. Vi arriverà se, più volte, lo avremo fatto argomento di colloquio proprio con Dio. L’adolescente è mistero. Chi può sentirne il cuore? Chi può definirlo? Han detto che chi non sa di enigmistica, non sa di adolescenza. Ebbene, Dio solo può entrare nel mistero e illuminarlo. Ecco perché Dio gioca un ruolo fondamentale nel nostro lavoro.


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