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PubblicatoAntonia Orlandi Modificato 8 anni fa
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RICAPITOLANDO LE FILA…… A cura di: Prof.ssa Striano Maura Dott.ssa Romano Alessandra Napoli, 12 Maggio 2014
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QUATTRO CONCETTI FONDAMENTALI 1. Riflessione e Trasformazione 2.Cultura locale 3.Trasformazione di prospettive di significato 4. Incidenti critici
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Apprendimento attraverso la trasformazione della prospettiva Apprendimento attraverso la trasformazione degli schemi Apprendimento di nuovi schemi di significato Apprendimento attraverso schemi di significato noti
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COME CONFRONTARSI CON LE SITUAZIONI PROBLEMATICHE E INCERTE DELLA PRATICA?
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UN RITORNO ALLA TEORIA…
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-Non può darsi alcun approccio conoscitivo alla realtà se non in termini “riflessivi”, il che richiede di chiamare in causa costantemente le intenzioni, le precomprensioni e le preconoscenze dei soggetti conoscenti. -La riflessione è intesa come indagine sistematica – svolta secondo una rigorosa procedura metodologica.
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-La riflessione è intesa anche come una procedura gnoseologica presente nell’ambito della costruzione della conoscenza che indaga linguaggi, codici, significati alla base del conoscere ma anche le forme del conoscere, gli interessi e le ideologie che le sostengono (Habermas, 1973).
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-L’uso di dispositivi “riflessivi” nell’ambito della ricerca educativa consente di indagare in profondità le condizioni storiche, sociopolitiche, ideologiche e culturali della complessa fenomenologia dell’educare e di individuare le “coazioni pseudonaturali” (Habernas 1973:322), che ne condizionano la realizzazione nell’ambito dei sistemi in cui si inscrivono.
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Nell’ambito delle pratiche “riflessive” nei contesti operativi e della formazione professionale, la riflessione qui assume la caratteristica di una procedura di individuazione di situazioni problematiche e di indagine funzionale alla loro interpretazione, risoluzione, revisione critica nonché funzionale al controllo, alla gestione, al monitoraggio dell’agire pratico e degli apprendimenti e conoscenze che si producono nel corso dell’agire in questione. -Si configura come un dispositivo essenziale allo sviluppo di una professionalità “riflessiva”.
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L’uso di un approccio riflessivo sulle pratiche professionali consente di: a.Rendere i professionisti dell’educazione attivi costruttori delle proprie conoscenze e competenze e consapevoli interpreti delle proprie esperienze formative e operative; b.Recuperare e valorizzare le potenzialità cognitive, euristiche, dialogico – argomentative dei professionisti della formazione, riconoscendoli come significativi interlocutori per la ricerca educativa, sulla base dell’interdipendenza inscindibile di conoscenza ed azione, di teoria e prassi nell’ambito dei processi educativi;
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c.Rendere espliciti e trasparenti, attraverso il dialogo riflessivo, le implicazioni ed i presupposti ideologici e culturali sottesi a curricoli, orientamenti, programmi, scelte e ne consenta continue analisi, rivisitazioni, negoziazioni.
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La pratica didattica viene qui intesa come processo riflessivo che ha una struttura circolare a quattro livelli: 1)Livello dell’esperienza concreta; 2)Livello della riflessione e dell’osservazione critica; 3)Livello della concezione astratta; 4)Livello della sperimentazione attiva (Pollard 1998)
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-Si tratta di promuovere un “pensiero laterale” attraverso cui si arriva ad una ristrutturazione dei contenuti percettivi, cioè al cambiamento del modo in cui si guardano le cose. Esso è una forma mentis che può essere sviluppata e potenziata attraverso : 1.Imparare a spostare l’attenzione da un lato all’altro di un processo, giungendo ad un cambiamento di moduli interpretativi della realtà; 2.Imparare a scardinare la rigidità di classificazioni e denominazioni cui si fa normalmente riferimento pensando, ad esempio, per immagini ;
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3.Imparare a superare la suddivisione del problema in parti stereotipe, dividendo queste parti in unità minori; 4.Imparare a trovare una pluralità di rapporti e connessioni;
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Pertanto, non si apprende solo ogni qualvolta un’esperienza lascia in noi sedimenti e tracce che ci consentono di affrontare analoghe esperienze in modo nuovo e diverso in futuro. Si apprende anche quando si ristrutturano le proprie organizzazioni cognitive ed affettive e si produce un cambiamento significativo nelle relazioni con il mondo, le cose, gli altri individui. Si apprendono contenuti, ma anche modalità di raccolta e di elaborazione di dati, tecniche, strategie operative, scripts situazionali, modelli relazionali, regole sociali, norme morali…..
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Si possono avere apprendimenti occasionali, non intenzionali, nel caso in cui una determinata esperienza e le sue eventuali ripetizioni si verificano indipendentemente dalla volontà del soggetto ed apprendimenti di carattere intenzionale e volontario, che prevedono intenzionalità sia da parte del soggetto dell’apprendimento che si organizza e propone esperienze apprenditive. E’ il caso, ad esempio, della scuola o delle altre agenzie educative, formali ed informali
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TORNANDO ALLA PRATICA…
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In tutti i contesti dell’apprendimento, formali, informali e non formali, la centralità della PRATICA, ossia di una dimensione del “fare” individuale e collettivo, può essere attuata solamente attraverso l’utilizzo della riflessione.
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La riflessione è il punto centrale dell’apprendimento intenzionale e naturalmente di quello trasformativo. Secondo la teoria trasformativa la riflessione è un processo di verifica della validità a cui sottoponiamo le nostre proposizioni. Attraverso il pensiero riflessivo noi agiamo in maniera critica sulla realtà circostante verificando la validità degli assunti sottoposti ad un processo di interpretazione.
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Secondo Dewey l’azione riflessiva si attua quando l’individuo si trova di fronte ad un problema ambiguo o che non ha una soluzione certa. In conseguenza della situazione problematica nasce il bisogno di creare nuovi modelli d’azione, modificando o sostituendo i precedenti.
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Il pensiero riflessivo permette all’individuo di mettere in discussione la logica che sta dietro all’interpretazione delle esperienze della vita quotidiana; vale a dire tutte quelle azioni che vengono svolte abitualmente seguendo i canoni interpretativi dati dalle esperienze passate, o quelli dettati dalle restrizioni sociali.
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Il pensiero riflessivo “pragmatico” (Dewey, 1993) “pensiero riflessivo” : “considerazione attenta e persistente di ogni credenza o forma di conoscenza alla luce del suo sostrato e delle conclusioni a cui tende”.. un processo circolare che attraversa diverse fasi: “sorpresa”; suggestioni; intellettualizzazione; ipotesi; ragionamento; prova.. problem solving razionale …. Di natura ipotetico – deduttiva … “indagine critica”, finalizzata non solo a specifici risultati ma anche a una più chiara formulazione degli assunti su cui è fondata l’azione
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Il “PROFESSIONISTA RIFLESSIVO” (Schon, 1983, 1987) Riflette “in action” (non solo “on action”); Ha una mentalità da ricercatore; Instaura una continua “conversazione” con la realtà in cui è inserito (il lavoro da fare, gli strumenti che usa, i clienti…); È capace di equilibrare la razionalità tecnica della propria azione con una “professional artistry” che gli consente di affrontare le situazioni incerte, uniche, conflittuali…..; Si pone soprattutto come facilitatore di processi individuali e collettivi di riflessione e apprendimento;
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Sviluppa la sua azione in base a forme di conoscenza tacita; Si muove all’interno di un sistema di riferimenti concettuali in cui si incrociano teoria e pratica il “PRACTICUM”, il contesto in cui chi apprende è il più possibile vicino alla pratica oggetto di apprendimento.
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far descrivere o narrare una pratica riferita ad una situazione percepita come critica; analizzare le narrazioni identificando le credenze, i copioni, i modelli, le rappresentazioni, gli script, le teorie sottesi alla pratica (anche attraverso una analisi categoriale e socio-linguistica); discutere le credenze, i copioni, i modelli, le rappresentazioni, gli script, le teorie identificate mettendo a fuoco le incoerenze, le fallacie, le rigidità ma anche gli elementi di efficacia, di praticabilità, di validità emergenti. FORMARE ALLA PRATICA RIFLESSIVA
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Metodologie Dialogo critico a coppie Dialogo critico in piccoli gruppi Role playing Drammatizzazione Strumenti Incidenti critici Narrazioni Canovacci per drammatizzazioni FORMARE ALLA PRATICA RIFLESSIVA: METODOLOGIE E STRUMENTI
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GRAZIE A TUTTI PER L’ATTENZIONE A cura di: Prof.ssa Striano Maura Dott.ssa Romano Alessandra Napoli, 12 Maggio 2014
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