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OPERAZIONE CONGIUNTA «AGRO PONTINO» La DOGANA ed il CORPO FORESTALE DELLO STATO della Spezia stroncano un sodalizio criminoso operante nella zona di Latina.

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Presentazione sul tema: "OPERAZIONE CONGIUNTA «AGRO PONTINO» La DOGANA ed il CORPO FORESTALE DELLO STATO della Spezia stroncano un sodalizio criminoso operante nella zona di Latina."— Transcript della presentazione:

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2 OPERAZIONE CONGIUNTA «AGRO PONTINO» La DOGANA ed il CORPO FORESTALE DELLO STATO della Spezia stroncano un sodalizio criminoso operante nella zona di Latina che, nel periodo 2010-2014, ha illecitamente esportato verso il Medio Oriente oltre 2.500 tonnellate di rifiuti

3 L’inizio… Il controllo valutario operato dalla Dogana di Roma Fiumicino I funzionari della Dogana di Roma Fiumicino effettuano un controllo valutario a carico di un cittadino siriano in ingresso sul territorio italiano, trovando occultati sulla sua persona € 28.000 in contanti non dichiarati che, a seguito di indagini, sono risultati destinati ad acquistare in Italia parti di auto da esportare verso la Turchia. Ricevuta la notizia, la Direzione Interregionale Lazio ed Umbria dell’Agenzia delle Dogane dirama un messaggio di allerta a tutte le Dogane nazionali chiedendo di attenzionare la posizione di alcuni soggetti, operanti nella zona dell’Agro Pontino, risultanti abituali esportatori verso l’estero di parti di autovetture derivanti da operazioni di demolizione

4 La prima spedizione intercettata presso il porto della Spezia: le prime fasi dei controlli doganali ed i primi sospetti sulla liceità della spedizione A seguito dell’allerta i funzionari dell’Ufficio delle Dogane della Spezia e del Corpo Forestale dello Stato della Spezia ispezionavano un container destinato verso la Siria, esportato da una persona di nazionalità italiana ma di origini egiziane, titolare di una ditta individuale avente sede in Roma ma di fatto operante in Cisterna di Latina, dichiarato contenere parti di auto già bonificate. Già a seguito di un primo sommario esame della merce presente nel container, costituita da oltre 25 tonn. di motori ed assali ancora percolanti olio e da una cabina camion semplicemente «segata», è apparso evidente che ci si trovava di fronte ad una spedizione clandestina di rifiuti destinata ad un Paese extra U.E. Come da protocollo operativo, è stato richiesto l’intervento dei funzionari dell’ARPAL – Dipartimento della Spezia, la cui collaborazione con l’Autorità Doganale è ormai costante, i quali hanno accertato trattarsi effettivamente di una spedizione clandestina di rifiuti pericolosi riconducibili ai codici CER 16.01.06, 16.01.19, 16.01.17 e 16.01.21*, questi ultimi particolarmente pericolosi in quanto ancora contenenti olii minerali esausti.

5 La presentazione dell’informativa di reato e gli accertamenti sul territorio Accertato il reato, venivano operate una serie di rapidi sopralluoghi che consentivano di individuare in Cisterna di Latina, lungo la viabilità regionale Pontina (S.S. n. 148), l’area da cui ha avuto origine la spedizione illecita. Tale area risulta gestita da un imprenditore italiano, titolare di una ditta individuale operante nel settore delle autoriparazioni e privo di specifiche autorizzazioni amministrative ed ambientali per l’esercizio dell’attività di autodemolitore. La P.G. presentava quindi informativa di reato a carico dell’esportatore, del suo spedizioniere doganale e del gestore dell’area in questione ipotizzando il reato, in concorso fra di loro, di traffico internazionale di rifiuti (artt. 81 cpv, 110 e 483 c.p., 258 c. 4 e 259 D. Lgs. 152/2006).

6 A seguito del ricevimento dell’informativa di reato, la Procura della Repubblica delegava una serie di perquisizioni domiciliari a carico di uno spedizioniere doganale esercente attività in Livorno, dell’autoriparatore operante in Cisterna di Latina e dell’esportatore domiciliato a Roma ma di fatto operante all’interno delle aree dell’autoriparatore pontino. Le perquisizioni venivano operate da reparti congiunti della Dogana e della Forestale della Spezia con il supporto del NIPAF di Roma e di Latina.

7 La condizione delle aree in Cisterna di Latina da cui era partito il carico intercettato a La Spezia Le aree in questione, pari a circa 5.500 mq, all’interno delle quali insiste un’attività economica ufficialmente operante nel solo settore delle autoriparazioni, erano di fatto adibite in modo clandestino ad attività di demolizione di veicoli in assenza delle necessarie autorizzazioni amministrative ed ambientali e – trovate ingombre di ogni genere di rifiuto - sono state sottoposte a sequestro preventivo d’urgenza, successivamente convalidato dalla Procura della Repubblica di Latina. Il titolare dell’attività di autoriparazione insistente all’interno di tali aree è stato denunciato ai sensi dell’art. 256 T.U.A. per gestione di discarica abusiva. Dettaglio dei rifiuti pericolosi ritrovati all’interno delle aree sequestrate in Cisterna di Latina Cisterne percolanti liquidi pericolosi per l’ambiente direttamente sulla nuda terra

8 Il BLOCCO DELLE FRONTIERE: i controlli operati dalle altre Dogane nazionali consentono l’individuazione di altre tre spedizioni fraudolente ed il sequestro dei rifiuti di cui è stata tentata l’esportazione illecita. Le Dogane italiane hanno una particolarità: sono fra di loro perfettamente coordinate e le violazioni riscontrate presso una di esse sono conosciute anche ad tutte le altre. Ciò consente di «chiudere le frontiere» in relazione a specifici traffici fraudolenti. Con il coordinamento della Direzione Centrale Antifrode Controlli dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, altre tre spedizioni clandestine di rifiuti pericolosi, per circa 30 tonn., sempre provenienti dai medesimi locali di Cisterna di Latina, sono state intercettate e bloccate dai Doganieri in servizio presso gli uffici di Genova e di Trieste, dove sono state sottoposte a sequestro.

9 I controlli operati sulle precedenti spedizioni provenienti da Latina: l’utilizzo del software di «Business Intelligence» COGNOS-MERCE e della banca dati tributaria SERPICO in uso all’Agenzia delle Dogane. Gli inquirenti si sono quindi focalizzati sulla ricostruzione della «vita» economica dei soggetti coinvolti nell’attività illecita, ossia dell’esportatore romano ma di origini egiziane, dello spedizioniere doganale livornese e del gestore dell’autodemolizione di Cisterna di Latina, analizzando il loro flusso commerciale in uscita dal territorio comunitario principalmente mediante l’utilizzo del software COGNOS-MERCE e delle altre banche dati in uso all’Agenzia delle Dogane e successivo incrocio dei dati così ottenuti con il contenuto della documentazione sequestrata principalmente presso lo spedizioniere ed i locali di Cisterna di Latina al cui interno l’esportatore comunque operava abitualmente.

10 I controlli documentali sulle precedenti spedizioni provenienti da Latina: accertata l’illecita esportazione, nel corso del periodo 2010/2014, di 2.500 tonnellate di parti di veicoli demoliti in modo abusivo e costituenti rifiuto Sono state analizzate in modo puntuale diverse centinaia di bollette doganali presentate presso gli uffici di Genova, La Spezia, Livorno, Napoli, Trieste, Ravenna, Venezia, Civitavecchia, Gaeta, Roma 1 e Roma 2, Salerno e Treviso. I dati così acquisiti sono stati incrociati con il contenuto della documentazione sequestrata nel corso dell’attività ed è stato così possibile individuare n. 124 esportazioni di veicoli, condotte in precedenza, ritenuti essere stati demoliti in Latina in modo illegittimo ed ancora costituenti rifiuto. Nel complesso, nel corso del periodo 2010/2014, è stata accertata l’esportazione illecita, principalmente dai porti di Livorno, Genova e Ravenna, di 2.500 tonn. circa di rifiuti provenienti da demolizioni di veicoli.

11 I controlli documentali sulle precedenti spedizioni provenienti da Latina: accertata l’illecita esportazione, nel corso del periodo 2010/2014, di 2.500 tonnellate di parti di veicoli demolite in modo abusivo e costituenti rifiuto Nei confronti dell’esportatore, del gestore dell’impianto di autodemolizione abusiva e – limitatamente alle pratiche di esportazione da lui curate – dello spedizioniere operante in Livorno è scattata una ulteriore denuncia per violazione degli artt. 483 c.p. (falso in atto pubblico), 258 c. 4 e 259 D. Lgs. 152/2006 (traffico clandestino di rifiuti) e 260 D. Lgs. 152/2006 (attività organizzata ai fini del traffico clandestino di rifiuti), fatti tutti legati da concorso ex art. 81 cpv. in quanto diretti al perseguimento di un medesimo fine criminoso e per i quali è prevista la pena detentiva della reclusione fino a sei anni.

12 I controlli operati sulle precedenti spedizioni provenienti da Latina: le rotte seguite. I rifiuti sono stati esportati in minima parte verso la Siria e, negli ultimi tempi, verso la Turchia; nella maggior parte dei casi, essi sono stati trasportati fino in Egitto dove, fra l’altro, è emerso – dall’esame della documentazione commerciale sequestrata – che l’esportatore italiano gestisce una ulteriore attività economica … sempre nel settore del commercio di parti di veicoli.

13 I controlli operati sulle precedenti spedizioni provenienti da Latina: la verifica presso il Gabinetto di Polizia Scientifica di Genova dei certificati di proprietà dei veicoli demoliti. Sono stati anche controllati, sia mediante incrocio con le risultanze della banca dati S.D.I. in uso al Corpo Forestale dello Stato sia mediante invio in analisi presso il Gabinetto di Polizia Scientifica di Genova, numerosi certificati di proprietà (risultati poi afferenti veicoli in massima parte demoliti) rinvenuti nel corso della perquisizione delle aree di Cisterna di Latina. Tutti i riscontri operati hanno consentito di accertare la genuinità dei documenti sequestrati.

14 Gli accertamenti successivi di Polizia Tributaria: il lavoro non è ancora finito. Nel corso dell’indagine è stata anche esaminata con particolare attenzione sia la posizione dell’esportatore italiano sia quella dello spedizioniere doganale dei cui servizi si è, nella maggior parte di casi, avvalso. E’ stata in particolare rinvenuto un «brogliaccio» contenente indicazione dei pagamenti effettuati a contanti dal primo nei confronti del secondo, in molti casi eccedenti la soglia massima di legge prevista per le transazioni a contanti e, apparentemente, non indicati nelle loro scritture contabili. Inoltre, è stato accertato che – per ben due anni – pur avendo normalmente esercitato la propria attività economica, l’esportatore italiano ha omesso la presentazione delle dichiarazioni fiscali. Per tali fatti, gli atti sono stati trasmessi ai reparti di Roma e Livorno della Dogana al fine di procedere ad un’attività di accertamento fiscale congiunta gli uffici territoriali dell’Agenzia delle Entrate.


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